giovedì 1 dicembre 2022

Poeti e Letterati del 1900 IL DECADENTISMO di Silvia Laddomada

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POETI E LETTERATI del 1900: IL DECADENTISMO

 Anno Accademico 2022-2023

7° Incontro

Relazione di Silvia Laddomada

Iniziamo oggi la conoscenza della letteratura (prosa e poesia) che si é sviluppata a partire dall'ultimo decennio del 1800, e che prende il nome di Decadentismo.

Il nome richiama il concetto di qualcosa di decadente, di qualcosa che é crollato.

Sono crollati dei valori, delle certezze, degli stili di vita. C'è stata una svolta, si sono imposte nuove idee, a volte appoggiate, spesso contestate, certamente molto significative, per l'influenza che hanno avuto sui poeti, sugli scrittori, testimoni di questo cambiamento epocale che ha sconvolto la società e che ha fatto parlare di generazioni in crisi, ma in crisi esistenziale cioè non una crisi passeggera, o una crisi da definire sociale, culturale, economica, si tratta di una crisi che ha modificato l'esistenza stessa dell'individuo.

Anche noi oggi possiamo parlare di cambiamento epocale con l'avvento del digitale già da 40 anni (anni '80).

Cerchiamo di capire come si é arrivati a questa crisi.

Sappiamo che l'Ottocento é il Secolo del Romanticismo, dei sentimenti, delle emozioni, dei sogni, della fantasia, degli ideali, per i quali si soffre e si muore (ideali patriottici).

Nella seconda metà dell' Ottocento, c'é stata la rivoluzione industriale, non c'é stato solo un cambiamento del lavoro, andare in fabbrica, fare i turni di notte, chiamarsi operai, dipendere da imprenditori borghesi.

Era cambiato lo stile di vita, c'era maggiore ricchezza, c'era la convinzione che ci sarebbe stato un progresso inarrestabile.

L'ottimismo di quel periodo fu interpretato dalla corrente filosofica del Positivismo. Secondo questo pensiero, l'avanzamento delle conoscenze e delle capacità umane avrebbe generato fiducia nella ragione, nella scienza, nella tecnica.

In effetti migliorarono le condizioni di vita: luce elettrica, strade asfaltate nelle grandi metropoli, costruzioni di ospedali, di scuole. Con l'invenzione del motore a scoppio apparve l'automobile, la motocicletta, furono aperti i grandi magazzini nei maggiori centri urbani. La borghesia frequentava i teatri, il cinema, si usava il grammofono per l'ascolto della musica, venne ideato il telefono da Antonio Meucci (1876), il telegrafo da Guglielmo Marconi (1901).

Si diffusero degli sport, il calcio, il ciclismo; la gente si concedeva dei giorni di villeggiatura in località di mare, si muoveva da una capitale all'altra viaggiando sul favoloso Orient Express.

I centri simboli di questi anni trionfanti erano Parigi e Vienna, sopratutto Parigi, che era allora la capitale della cultura, dell'arte, degli spettacoli, delle scienze, dello sport, della moda, dei consumi.

Era il periodo della belle èpoque (1890-1915). Sembrava di vivere nel mondo migliore possibile.

Eppure, proprio a Parigi, nei locali sui viali della Senna, nei caffè, in cui si incontravano pittori, letterati e intellettuali europei, per uno scambio di idee e teorie e per godere dei benefici di questa belle èpoque, si sviluppò un pensiero critico nei confronti della borghesia, incapace di mantenere le promesse di libertà e uguaglianza fatte.

Gli operai acquisivano sempre più la consapevolezza di essere una classe sociale con diritti che non venivano rispettati. Nacque proprio in questo periodo il partito socialista, portavoce delle istanze della classe operaia. La borghesia invece non riusciva più a mascherare, sotto finti idealismi, le sue intenzioni, cioé la corsa al potere, la corsa al profitto. Gli ideali di pace e di collaborazione mostravano la loro inconsistenza di fronte alla diffusione dei nazionalismi o degli imperialismi europei.

Si arrivò alla rottura degli equilibri e alla divisione dell'Europa in due blocchi (Triplice Intesa e Triplice Alleanza). La stessa fiducia nella scienza cominciava a vacillare.

Gli intellettuali cominciarono a rivolgere la loro attenzione all'uomo, all'individuo, ridotto a un numero nella catena di montaggio all'interno di una fabbrica, un uomo ridotto a un congegno meccanico, costretto ad annullare il suo io interiore. Un alienato.

Tutta questa inquietudine, questa insicurezza, questo smarrimento furono avvertiti sopratutto dagli intellettuali, i quali cominciarono ad assumere atteggiamenti trasgressivi, provocatori nei confronti della borghesia. Alla fiducia nella scienza, che risolveva tutti i problemi, alla razionalità essi contrapponevano l'irrazionalità, esaltavano l'aspetto fantastico, istintivo e irrazionale dell'animo umano.

Dicevano che la realtà non é quella che osserviamo con i 5 sensi e comprendiamo con la ragione. Al di là di essa c'é un'altra realtà, che si può solo intuire, non spiegare, una realtà che si può cogliere in modo soggettivo (un oggetto diventa importante, perché ha un valore affettivo).

Un grande poeta, Paul Verlaine, nella lirica "Languore", diceva: sono l'Impero alla fine della decadenza, che guarda passare i barbari bianchi (con riferimento alle condizioni dell'Impero romano, il cui splendore crollò di fronte alle incursioni barbariche del 4-5 secolo).

Da questo verso prende nome il movimento letterario del Decadentismo. Il termine veniva usato in modo spregiativo dai borghesi, decadenti erano i "poeti maledetti".

Così venivano definiti Baudelaire, Verlaine, Rimbaub, Mallarmè.

Poeti che rifiutavano i valori borghesi, quali il benessere, il denaro, il successo. Decadente era invece, per questi poeti, il termine che definiva il loro disagio esistenziale, la loro insofferenza, la loro diversità, estraneità, superiorità rispetto alla società borghese.

Questi artisti rifiutavano l'impegno politico e sociale e celebravano l'arte come valore assoluto.

Si definivano esteti, dandy, perché amavano costruire la loro vita come un'opera d'arte, sostituivano i valori sociali e morali con il culto della bellezza e l'esaltazione del piacere. Vivevano in modo anticonformista, spesso ai limiti dell'autolesionismo.

I loro atteggiamenti erano liberi, spregiudicati, il loro abbigliamento era sempre singolare, originale, erano sempre alla ricerca di oggetti preziosi, eleganti. Erano certamente ammirati, ma spesso erano sgraditi e antipatici alla borghesia benpensante.

Erano dominati dal tedio, dalla noia, lo spleen. Dotati di una superiore sensibilità percepivano il grigiore della vita moderna, e si definivano veggenti, in quanto capaci di cogliere l'essenza della realtà, oltre all'aspetto fenomenologico, attraverso il deragliamento dei sensi, l'abbandono ai sensi, non escludendo l'uso di sostanze allucinogene.

Oltre a queste innovazioni, portate dagli intellettuali, si diffondevano anche delle correnti di pensiero che sconvolgevano e mandavano in crisi le certezze finora possedute.

Einstein formulò nel 1905 la teoria della relatività: i concetti di spazio e tempo non sono assoluti, ma sono fenomeni dipendenti dal punto di vista dell'osservatore.

Il filosofo Bergson aggiungeva che il tempo non é solo una successione di momenti isolati, il tempo é una dimensione interiore, un flusso continuo, simultaneo, in cui l'uomo vive il presente con la memoria del passato e l'anticipazione del futuro.

Egli inoltre introduce il concetto di intuizione (6° senso): l'intuizione ci permette di cogliere l'essenza spirituale della realtà.

Un'altra teoria rivoluzionaria fu quella elaborata dal filosofo Freud.

Egli richiamava l'attenzione sull'esistenza dell'inconscio, una zona d'ombra della psiche. La psicoanalisi. L'uomo si scopriva incapace non solo di comprendere e dominare la realtà esterna, ma era incapace anche di conoscere e padroneggiare se stesso. Non era più certo della propria identità personale, perché governato da pulsioni incomprensibili, provenienti da una dimensione inconscia, l'Es, spesso in conflitto con le istanze della ragione e con le regole fissate dal mondo esterno.

Ancora un ultimo filosofo Nietzche, il quale diceva che tutti i valori tradizionali sono menzogne, nulla é stabile, nulla é sicuro.

"Dio é morto", intendendo che non c'erano più quelle verità certe, quei valori morali dell'ipocrita società borghese.

Egli proponeva la figura del super uomo, un individuo votato a esperienza eccezionali, a una vita straordinaria, in grado di superare gli ostacoli, compresi quelli morali, che reprimevano i desideri, le aspirazioni individuali.

Tutte teorie che diffondevano una visione relativistica del mondo, generando disorientamento, svuotamento delle certezze acquisite, perdita di identità.

Queste teorie portarono i letterati a sviluppare nuove tematiche nelle opere, a usare nuovi linguaggi.

Sorsero infatti tante correnti, con nomi diversi, ma tutte nell'ambito del Decadentismo, che diventa così il denominatore comune di tutti, il contenitore della cultura per oltre un cinquantennio.
































VIDEO: IL DECADENTISMO

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