sabato 8 luglio 2017

L'UNIONE EUROPEA: IL MITO, LA BANDIERA, L'EURO. Interventi di Presciutti-Laddomada-Prisco

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EUROPA NELLA MITOLOGIA

prof.ssa Anna Presciutti



Secondo la mitologia da Zeus e Io, trasformata in giovenca, nasce Poseidone, padre di Telefassa, a sua volta padre di Europa, la quale, sedotta da Zeus trasformato in toro, genera, tra gli altri, Minosse.
La moglie di Minosse, Pasifae, innamorata di Poseidone, trasformato in toro, genera il Minotauro.




Mito di Europa

Nel mito del ratto di Europa è sempre presente la figura del toro.

Il toro e la giovenca ricorrono spesso nella mitologia; le corna dei due animali rappresentano la Luna e i riti ad essa legati.
Europa è trasportata dalla Fenicia (attuale Libano), verso Nord/Ovest, a Creta: il viaggio rappresenta le trasmigrazioni delle civiltà verso occidente, verso… l’Europa.
Il nome Europa deriva dal fenicio Erek: terra dove tramonta il sole. Oppure dal greco: “grandi occhi”, o anche “terra ben irrigata”.
Il mito del ratto di Europa è stato soggetto di opere  figurative e poetiche, assumendo nuovi significati nei secoli.
Il suo volto si trova sulle nostre banconote e sui due euro greci.



                               












 


























LA BANDIERA EUROPEA

prof.ssa  Silvia Laddomada

Nel 1992, col trattato di Mastricht, nacque politicamente l’Unione Europea, che adottò la bandiera con le 12 stelle dorate, su sfondo blu scuro.
Essa viene esposta in occasione di eventi pubblici ed è affiancata dalla bandiera nazionale di ogni Stato, posta sempre a destra (per l’osservatore) di quella nazionale.



Il significato della bandiera

18 giugno 2004  fu approvata la Costituzione europea da parte di 25 capi di Stato e di governo.
Ci furono molte critiche legate alla mancanza di richiami alle radici cristiane. Sembrava che non si volesse ricordare che la storia d’Europa sia stata fondata sulla millenaria cultura cristiana.
Secondo alcune dichiarazioni, nella bandiera noi troviamo il legame tra il vecchio continente e la cristianità.
All’inizio si pensò di realizzare una bandiera che avesse lo sfondo blu (il colore del cielo di ponente) e al centro una croce rossa posizionata in un cerchio giallo, proposta scartata perché richiamava molto chiaramente la fede cattolica.
Poi si propose una grande E verde su sfondo bianco, alla fine prevalse quella attuale, su sfondo blu un cerchio di 12 stelle, prima bianche ora dorate. Dodici non corrisponde al numero degli Stati fondatori, né al numero degli stati che nel 1985, anno in cui fu ufficializzata la bandiera, insieme all’inno, facevano parte dell’Unione.
Si disse che il le stelle  rappresentassero  gli ideali di unità, di solidarietà e di armonia che devono regnare tra i popoli europei, esse  sono  disposte con la punta rivolta verso l’alto, e messe nella stessa posizione del quadrante  di un  orologio.
Se si consulta il sito ufficiale dell’Unione (www.europa.eu), troviamo un collegamento tra la bandiera e il culto mariano.
Un grafico francese di nome Arsène Heitz, morto nel 1989,  racconta di essere stato l'autore del bozzetto che vinse il bando di concorso, emesso dal Consiglio d’Europa, concorso presieduto da Paul Lèvy, un belga di religione ebraica che era responsabile dell’Ufficio Stampa del Consiglio. Il sig. Heitz ricorda che il 12 è il simbolo della pienezza, e nella Bibbia, il numero che rappresenta la diversità nell’unità. Egli ha dichiarato di essersi ispirato ad un brano dell’Apocalisse, l’ultimo dei libri del Nuovo Testamento della Bibbia, nel quale l’apostolo Giovanni, riferendosi alla Madonna dice : “nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di «dodici stelle»”.
Per realizzare il bozzetto della bandiera, l’allora quarantaduenne disegnatore Heitz prese a modello la medaglietta della Madonna che portava al collo: pose le stelle in circolo sullo sfondo azzurro (colore mariano) e le colorò di bianco (poi sarebbero diventate dorate), per ricordare l’Immacolata Concezione.
Di tale riferimento non c'è però alcuna traccia nei documenti originali degli anni '50 e '60. 
Un’altra curiosità: i governi degli Stati del Consiglio d’Europa, adottarono la bandiera blu stellata l’8 dicembre 1955, il giorno dell’Immacolata Concezione.
Una coincidenza, forse...




BANCA CENTRALE EUROPEA

 prof. Carmine Prisco




La Banca centrale europea (BCE) gestisce l'euro , definisce e attua la politica economica e monetaria dell'UE. Il suo compito principale è mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo in tal modo la crescita e l'occupazione. Membri della Banca Centrale Europea sono il presidente e il vicepresidente della BCE e i governatori delle banche centrali nazionali di tutti i Paesi dell'UE. È stata istituita nel 1998 ed ha la sede a Francoforte (Germania). Il suo attuale Presidente è l’italiano Mario Draghi. Il presidente della BCE rappresenta la banca nelle riunioni ad alto livello sia dell'UE, sia di organismi economici e finanziari internazionali. A livello europeo la BCE collabora con le banche centrali nazionali di tutti i paesi dell’UE, che nel loro insieme costituiscono il sistema europeo delle banche centrali. Per quanto riguarda la cooperazione tra le banche centrali dell’eurozona (paesi che hanno adottato l’euro) è la BCE che ha il compito di promuoverla ed attuarla, realizzando il cosiddetto Eurosistema.
Compiti specifici della BCE sono: * fissare i tassi di interesse a carico delle banche commerciali dell’eurozona quando concede loro prestiti, controllando in tal modo la quantità di moneta in circolazione e l’inflazione; * gestire le riserve di valuta estera dell'eurozona e l'acquisto o la vendita di valute per mantenere in equilibrio i tassi di cambio; * accertare che le istituzioni e i mercati finanziari siano adeguatamente controllati dalle autorità nazionali, e che i sistemi di pagamento funzionino correttamente; * garantire la sicurezza e la solidità del sistema bancario europeo; * autorizzare l'emissione di euro in banconote da parte dei paesi dell'eurozona; * monitorare le tendenze dei prezzi e valutare i rischi che ne derivano per la loro stabilità.
Gli organi decisionali della BCE sono i seguenti tre: 1) il Consiglio direttivo, che è il principale organo decisionale e comprende il Comitato esecutivo e i governatori delle banche centrali nazionali dei paesi dell’eurozona; questo organo valuta gli sviluppi economici e monetari, stabilisce la politica monetaria dell'eurozona e fissa i tassi di interesse applicabili ai prestiti erogati dalla BCE alle banche commerciali; 2) il Comitato esecutivo, che gestisce gli affari correnti della BCE e comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e altri quattro membri nominati per un periodo di otto anni dai leader dei paesi dell'eurozona; attua la politica monetaria, prepara le riunioni del Consiglio direttivo ed esercita i poteri che gli vengono delegati dallo stesso;
3) il Consiglio generale, che svolge prevalentemente funzioni consultive e di coordinamento e comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e i governatori delle banche centrali nazionali di tutti i paesi dell'UE. Il Consiglio generale concorre ai preparativi necessari per l'allargamento futuro dell'area dell'euro.

La recente crisi finanziaria ha messo in luce sia la rapidità e la virulenza con cui possono propagarsi i problemi del settore finanziario, specie all’interno di un’unione monetaria, sia le ricadute dirette per i cittadini dell’area dell’euro. Questo fenomeno ha indotto le autorità delle banche centrali nazionali a creare un sistema europeo di vigilanza bancaria, detto Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU), avente lo scopo di contribuire a ristabilire la fiducia nel settore bancario europeo e rafforzare la capacità di tenuta delle banche. Questo meccanismo comprende la BCE e le autorità di vigilanza nazionali dei paesi partecipanti. Le principali finalità di questo organismo sono: * salvaguardare la sicurezza e la solidità del sistema bancario europeo; * accrescere l’integrazione e la stabilità finanziarie; * assicurare una vigilanza coerente.
La BCE, in collaborazione con le autorità di vigilanza nazionali, è responsabile del funzionamento efficace e coerente della vigilanza bancaria europea. Nella attuazione di tale compito la BCE ha il potere di: * condurre valutazioni prudenziali, ispezioni in loco e indagini; * concedere o revocare licenze bancarie; * valutare l’acquisto e la cessione di partecipazioni qualificate in enti creditizi; * assicurare la conformità alla normativa prudenziale dell’UE; * fissare requisiti patrimoniali più elevati (“riserve”) per scongiurare ogni rischio finanziario.
La BCE esercita la vigilanza diretta su 125 banche tra le più importanti dei paesi partecipanti, che detengono quasi l’82% degli attivi bancari nell’area dell’euro. Le altre banche continuano a essere sottoposte alla vigilanza esercitata dalle autorità nazionali competenti in stretta collaborazione con la BCE. Tuttavia la BCE può decidere in ogni momento di assumere la vigilanza diretta di un qualsiasi istituto al fine di assicurare l’applicazione coerente di standard di vigilanza elevati. Tutti i paesi dell’area dell’euro aderiscono automaticamente all’MVU. Gli altri Stati membri dell’UE, che non utilizzano l’euro come valuta nazionale, possono decidere di prendervi parte. A tal fine, le rispettive autorità di vigilanza nazionali instaurano una “cooperazione stretta” con la BCE per mezzo di memorandum di intesa circa le modalità di cooperazione in materia di vigilanza.
EURO
L'Euro è la valuta comune ufficiale dell'Unione europea (nel suo insieme). Il nome "euro" fu adottato dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 in sostituzione della sigla ECU, acronimo dell’ inglese European Currency Unit, cioè "Unità di conto europea", sino a quel momento utilizzata nei trattati. Il nome doveva essere semplice, unico e invariabile. Il nome unico Euro ha in realtà due varianti in Ευρώ scritto con i caratteri dell’alfabeto greco per la Grecia e in Евро con caratteri cirillici per la Bulgaria. Attualmente è adottato da 19 dei 28 Stati membri dell'Unione europea. I 19 Stati, che hanno adottato l’euro, sono Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, LussemburgoMalta, Paesi Bassi, PortogalloSlovacchia,  Slovenia e Spagna. L'ultimo Stato ad aver adottato l'euro è stata la Lituania il 1º gennaio 2015. Il complesso di questi Paesi, detto informalmente zona euro (o anche eurozona o eurolandia), conta una popolazione di oltre 335 milioni di abitanti. Prendendo in considerazione anche quei paesi terzi che utilizzano divise legate all'euro, la moneta unica interessa direttamente oltre 480 milioni di persone in tutto il mondo. In aggiunta ai membri dell'eurozona, la moneta unica europea è utilizzata anche in altri 6 piccoli Stati europei (Principato di Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano, Montenegro e Kosovo), a seguito di accordi internazionali o a seguito dell'adozione unilaterale. L’euro è stato introdotto il 1° gennaio 1999. Per i primi tre anni è stato una moneta scritturale, utilizzata unicamente per fini contabili, ad esempio nei pagamenti elettronici.
Il contante è entrato in circolazione soltanto il 1º gennaio 2002, quando ha sostituito le banconote e le monete delle valute nazionali (franco belga, marco tedesco, ecc...) a un tasso di conversione fisso. Le banconote hanno un taglio di 5, 10, 20, 50, 100, 200, 500 euro. Le monete hanno un conio da 1, 2, 5, 10, 20 e 50 centesimi di euro, oltre alle due monete da 1 e 2 euro. L'euro è amministrato dalla Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte sul Meno, e dal Sistema europeo delle banche centrali; la BCE è responsabile unico delle politiche monetarie comuni, mentre coopera con l’altro organismo per quanto riguarda il conio e la distribuzione di banconote e monete negli stati membri.

Per quanto riguarda il conio le monete sono così formate:
- le monete da 12 e 5 centesimi, sono in acciaio ricoperto di rame;
- le monete da 1020 e 50 centesimi, di colore oro, sono in oro nordico;
- le monete da 1 e 2 euro, sono bimetalliche, di colore argento/oro.
Ciascuna moneta è caratterizzata da un lato comune a tutti i paesi che hanno adottato l'euro. L'effigie sull'altro lato è di competenza sia dei singoli stati che hanno adottato l'euro, sia di quelli che possono coniare monete in virtù di accordi bilaterali con l'Unione europea tramite Italia e Francia. ovvero San MarinoCittà del VaticanoPrincipato di Monaco e dal 2015 anche il Principato di Andorra.
La Finlandia ha deciso di non produrre e di non far circolare le monete da 1 e 2 centesimi, a eccezione di piccole quantità per il collezionismo. Dal 2004 anche i Paesi Bassi non immettono in circolazione monete da 1 e 2 centesimi; tuttavia quelle in circolazione, benché poco utilizzate, mantengono corso legale. Ciò nonostante, le monete di tale valore coniate in altri paesi continuano naturalmente ad avere valore legale all'interno di tutta l'eurozona.

Le banconote euro, a differenza delle monete, sono caratterizzate da un aspetto unico valido in tutta la zona euro e sono disponibili in sette tagli, ognuno con colore e dimensione diversi: 5102050100200 e 500 euro.
Ogni taglio presenta una particolare tematica architettonica e storica nel contesto europeo; inoltre gli stili architettonici sono ordinati cronologicamente: più aumenta l'importo della banconota e più l'architettura rappresentata sarà moderna. Per ogni tematica, il fronte della banconota presenta delle porte o delle finestre, mentre il retro raffigura dei ponti.

Considerato gli elevati importi che le banconote rappresentano e la potenzialità dell'euro di poter essere utilizzata come valuta di riserva internazionale, nella fase di progettazione è stato deciso di applicare sofisticate tecnologie anti-contraffazione.
Ogni taglio reca la firma del presidente della BCE. Il 4 maggio 2016 la BCE ha deciso di sospendere la produzione della banconota da 500 euro, la cui emissione verrà interrotta intorno alla fine del 2018.
La tabella seguente indica i Paesi che hanno adottato l’Euro e la data della loro adesione.

Stati Adozione dell'euro
 Austria 1º gennaio 1999

 Belgio
 Finlandia
 Francia
 Germania
 Irlanda
 Italia
 Lussemburgo
 Paesi Bassi
 Portogallo
 Spagna
 Grecia 1º gennaio 2001
 Slovenia 1º gennaio 2007
 Cipro 1º gennaio 2008
 Malta
 Slovacchia 1º gennaio 2009
 Estonia 1º gennaio 2011
 Lettonia 1º gennaio 2014
 Lituania 1º gennaio 2015


STATI DELL’EUROZONA

Le fasi di transizione dalle monete locali all'euro vennero stabilite dalle disposizioni del  Trattato di Maastricht del 1992 relative alla creazione dell'Unione economica e monetaria.
Per poter partecipare alla nuova valuta, gli stati membri dovevano rispettare i seguenti criteri, informalmente detti parametri di Maastricht:
* un deficit pari o inferiore al 3% del prodotto interno lordo;
* un rapporto debito pubblico/PIL inferiore al 60%;
* un tasso di inflazione non superiore di oltre 1,5 punti percentuali rispetto a quello medio dei tre stati membri a più bassa inflazione;
* tassi d'interesse a lungo termine non superiori di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre stati membri a più bassa inflazione;
* appartenenza per almeno un biennio al sistema monetario europeo.
In fase di accettazione, vennero compresi anche gli stati membri i cui parametri avevano dimostrato la tendenza a poter rientrare nel medio periodo all'interno dei criteri stabiliti dal Trattato. In particolare, all'Italia e al Belgio fu permesso di adottare subito l'euro anche in presenza di un rapporto debito/PIL largamente superiore al 60%.

Valuta
1
BEF 40,3399 (franchi belgi)
1
DEM 1,95583 (marchi tedeschi)
1
EEK 15,6466 (corone estoni)
1
IEP 0,787564 (sterline irlandesi)
1
GRD 340,750 (dracme greche)
1
ESP 166,386 (pesetas spagnole)
1
FRF 6,55957 (franchi francesi)
1
ITL 1936,27 (lire italiane)
1
CYP 0,585274 (lire cipriote)
1
LVL 0,702804 (lat lettoni)
1
LTL 3,45280 (litas lituani)
1
LUF 40,3399 (franchi lussemburghesi)
1
MTL 0,429300 (lire maltesi)
1
NLG 2,20371 (fiorini olandesi)
1
ATS 13,7603 (scellini austriaci)
1
PTE 200,482 (escudos portoghesi)
1
SIT 239,640 (talleri sloveni)
1
SKK 30,1260 (corone slovacche)
1
FIM 5,94573 (marchi finlandesi)

Fra i paesi che avevano chiesto l'adesione alla moneta unica sin dal suo esordio, la Grecia era l'unica che non rispettava nessuno dei criteri stabiliti; fu comunque ammessa due anni dopo, il 1º gennaio 2001, e l'introduzione fisica della nuova valuta nel paese avvenne contemporaneamente a quella degli altri undici paesi. I tassi di cambio tra le varie divise nazionali e l'euro furono determinati dal Consiglio europeo in base ai loro valori sul mercato al 31 dicembre 1998 in modo che un ECU (European Currency Unit, ovvero Unità di valuta europea) fosse pari a un euro.
In Italia l'euro venne sperimentato per la prima volta nei comuni di Fiesole e Pontassieve per sei mesi a partire dal 1º ottobre 1999.
Tassi di conversione dell’euro fissati il 31/12/1998

Osservando la tabella si nota come il valore della lira, quando si fissarono i tassi di conversione con l’euro, era di gran lunga il più basso rispetto a tutte le monete degli altri paesi che lo avevano adottato. Occorrevano infatti più di 1936 lire per
 avere 1 euro.

Curiosità
Se si divide il tasso di cambio della lira (1936,27) con uno qualsiasi delle altre monete nazionali aderenti all’euro, si ottiene il cambio della moneta nazionale rispetto alla lira all’epoca della introduzione dell’euro.
Es. Dividendo il tasso di conversione della lira 1936,27 con quello del franco francese 6,55957 si ottiene il valore 295,18245 corrispondente al numero delle lire occorrenti allora per avere un franco francese. In pratica allora 1 franco francese costava poco meno di 300 lire.

Il beneficio principale dell'introduzione della moneta unica è l'eliminazione dei rischi e dei costi di cambio, garantendo più stabilità alle aziende esportatrici all'interno dell'eurozona; viene inoltre incrementata l'interdipendenza economica e una facilitazione del commercio tra stati membri. Questo dovrebbe portare benefici a tutti i cittadini della  eurozona, in quanto l'incremento dei commerci è storicamente una delle forze guida della  crescita economica. Un secondo benefico effetto è una riduzione nelle fluttuazioni dei prezzi, ovvero un maggior contenimento dell'inflazione a vantaggio dei consumatori.
In qualche stato (tra cui Italia, Francia, Olanda, Germania, Austria, Grecia) hanno preso piede movimenti politici cosiddetti euroscettici, che chiedono o una revisione dei Trattati internazionali oppure un ritorno alla valuta nazionale con svalutazione della moneta per rendere competitivi, col tasso di cambio, i prodotti per l'esportazione. Ma una svalutazione della moneta, se è vero che faciliterebbe le esportazioni (l’acquirente estero pagherebbe meno i prodotti importati), danneggerebbe le importazioni (farebbe pagare di più i prodotti e servizi provenienti dall’estero, come materie prime, prodotti energetici, pezzi di ricambi, ecc…) e ciò avrebbe come ulteriore effetto l’aumento del costo di produzione dei beni prodotti con conseguente aumento dei prezzi e quindi dell’inflazione e annullamento della competitività sperata con la svalutazione. L'aumento dei prezzi avrebbe, poi, come ulteriore conseguenza un impatto sui redditi con la perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni e quindi la riduzione del salario reale. Questo provocherebbe, a sua volta, una caduta della domanda d'acquisto interna con la diminuzione della crescita economica e di conseguenza anche un aumento della disoccupazione.

Le critiche alla moneta unica derivano anche da economisti appartenenti a diverse scuole di pensiero. Le loro considerazioni hanno portato diversi partiti europei a schierarsi su posizioni euro-scettiche o euro-critiche, particolarmente dopo la grande recessione in cui si sono trovate molte nazioni dell'Eurozona. Gli euroscettici sono presenti anche nel parlamento europeo e infatti con le elezioni del 2014 si sono formati in tale istituzione  due gruppi chiamati Europa delle Nazioni e della Libertà ed Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, i cui membri si sono spesi spesso a favore di un abbandono dell'area valutaria dell’euro. Esponenti di spicco del primo gruppo sono il leader della Lega Nord Matteo Salvini e la segretaria del Front National Marine Le Pen; nel secondo gruppo, invece, sono confluiti fra gli altri Beppe Grillo e Nigel Farage, esponenti di spicco rispettivamente del Movimento 5 Stelle in Italia e del partito indipendentista britannico. A sinistra, inoltre, si è formato un gruppo parlamentare chiamato Sinistra Unitaria Europea, che non propone un ritorno alle monete nazionali, ma comunque una forte revisione della politica di austerità. che si è accompagnata con l'adozione della moneta unica. Ne fanno parte il leader di Syriza  Alexis Tsipras (attuale premier greco) e quello di Podemos (partito spagnolo) Pablo Iglesias Turrión. Questi tre gruppi parlamentari hanno conquistato in totale 134 seggi, poco meno di un quinto dell'emiciclo di Bruxelles.
Per quanto riguarda gli effetti della moneta unica sui conti pubblici italiani è doveroso rilevare come l’enorme debito pubblico dell’Italia, attualmente stimato in oltre 2400 miliardi di euro (il più elevato tra tutti i paesi dell’eurozona), comporti un onere pesantissimo per gli interessi che lo Stato deve pagare ai suoi creditori. I tassi di interesse bassi stabiliti dalla BCE in attuazione dei criteri di politica monetaria, ivi compresa la strategia del QE (Quantitative Easing), consentono agli Stati debitori di ridurre l’onere degli interessi in modo sostanziale, poiché la Banca Centrale Europea acquista titoli del debito pubblico a tasso zero o comunque molto basso. Tale politica non potrebbe sussistere senza l’Unione europea e la sua BCE.

A conclusione del tema Europa possiamo tranquillamente affermare che l’Unione Europea è un bene, è necessaria, ha consentito un lungo periodo di pace tra i suoi popoli e quindi va difesa, va conosciuta nei suoi valori e nel funzionamento delle sue istituzioni. Tutto ciò tuttavia non ci esime dall’esprimere giudizi e valutazioni non sempre positivi sulle azioni concrete che l’UE pone in essere. Essa è una istituzione democratica, a volte prigioniera dei suoi valori e delle sue regole (mercato, conti pubblici, parametri,burocrazia,ecc ),regole che i cittadini europei possono modificare se non le condividono, facendo sentire la propria voce in special modo quando eleggono i propri rappresentanti in seno alle istituzioni europee.