mercoledì 18 marzo 2020

LA GINESTRA di Giacomo Leopardi-17 marzo 2020

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RELAZIONE DI SILVIA LADDOMADA

Buonasera amici,

innanzitutto un grazie a tutti voi per gli auguri rivolti a me in occasione del mio 70° compleanno e a Mariangela, che festeggia anche lei il compleanno oggi.

Ma sopratutto vi ringrazio per la gentilezza, generosità e affetto mostrati tramite messaggi, grazie. Festeggeremo tutti insieme appena possibile. Voglio anche ricordare che oggi in Italia si festeggia la nascita dello Stato Italiano nella forma del regno d'Italia. Infatti il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II assunse per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia. Come ha ricordato il capo di governo Giuseppe Conte, l'anniversario cade nel mezzo di una delle emergenze sanitarie più gravi tra quelle che la nostra amata Italia abbia conosciuto. Un momento delicato, in cui stiamo affrontando una prova difficilissima. Dal 1861 il nostro Pese ha affrontato mille difficoltà, ma "gli italiani, con orgoglio e determinazione, hanno saputo rialzarsi e ripartire. A testa alta". Questo senso di comunità nazionale può aiutare a rafforzarci, a trovare risorse utili ad andare avanti. In questi giorni sui balconi di tutta Italia sono state esposte bandiere tricolori, cartelloni con il disegno dell'arcobaleno, con la scritta:

"TUTTO ANDRA' BENE", "CE LA FAREMO". 

Alle 12 e alle 18,00 gli Italiani hanno fissato degli appuntamenti, uscire sui balconi, affacciarsi dalle finestre, salire sul terrazzo, per cantare, suonare, accendere le luci. Sui social tanti video, immagini, che evidenziano la fantasia e la creatività di questa brava gente, che vive in Italia. "Sventoliamo orgogliosi il nostro tricolore - puntualizza Conte - Intoniamo fieri il nostro inno nazionale. Uniti, responsabili, coraggiosi". Un patriottismo da balcone? Può darsi. Ma é il segno di un Paese che resiste. Molte piazze, molti monumenti ed edifici si tingono con i nostri colori, in segno di solidarietà, anche a Sarajevo, a Betlemme, a Gerusalemme.... Attraverso i social ci scambiamo video, foto. Combattiamo così il senso di isolamento. Un applauso a tutti, a chi non ce l'ha fatta; a chi si prodiga nell'assistenza; a noi, per darci coraggio e per dire "ce la faremo". Siamo diventati simili ai bambini emotivi, a cui lo Stato, le autorità sanitarie, gli esperti, devono intervenire per riprenderci e per ribadire fino alla noia i doveri da osservare, per invitarci a non essere irresponsabili. Una psicosi collettiva. E' tempo di angoscia, davanti a noi l'ignoto, qualcosa che ci mette alla prova, che indebolisce le nostre certezze. Molti sono presi da attacchi di panico, da paure irrazionali e incontrollabili. Puntiamo il dito sul probabile untore, all'inizio tutti alla ricerca ossessionata del paziente zero, un mistero ancora irrisolto. Diffidenti dei cinesi noi, diffidenti di noi l'Europa e poi il mondo intero. L'Italia é chiusa in casa, gli italiani devono reinventarsi lo stile di vita, possono riscoprire se stessi, riflettere, emozionarsi. In questo tempo lungo, tanti uomini e donne, travolti dalla frenetica vita di questo mondo globalizzato, ritengono che non sia sbagliato riprendere il dialogo con Dio. Non bisogna vergognarsi di pregare, di affidarci a Dio e di farci consolare da Lui. Di fronte a questo virus, a questa calamità, sentiamo il bisogno di una social catena, per affrontare con dignità madre Natura che, come dice Leopardi, é madre dei mortali perché li ha generati, ma é matrigna, per il suo atteggiamento verso di loro. Di fronte alla forza della natura, l'uomo scopre la sua fragilità. La carestia, la guerra, la peste, come dice Manzoni, hanno sempre angosciato l'uomo nel corso della storia, e a nulla serve sentirsi il dominatore del mondo.
E passiamo ora a parlare di questa lirica leopardiana: La ginestra. 

Il poeta volle che nella pubblicazione dei suoi Canti, dei suoi Idilli, fosse messa per ultima, perchè la considerava il suo testamento morale e poetico. Era un invito all'umiltà, di fronte alla potenza della Natura, l'uomo é niente, può consolarsi formando con gli altri una "social catena", appunto, impegnandosi, come collettività, per una convivenza più umana. Può cantare dai balconi, stringersi la mano in modo virtuale e resistere, come un novello Prometeo. La lirica fu composta a Torre del Greco, vicino Napoli, nel 1836 e pubblicata postuma nel 1845 dall'amico Antonio Ranieri. Leopardi risiede in una villa, ai piedi del Vesuvio: di fronte a lui la visione del desolato paesaggio, che porta ancora i segni della potenza distruttiva della natura; l'eruzione vulcanica ha distrutto città, ha destabilizzato comunità, ha sconvolto la gente. In questo desolante paesaggio, in cui anche le pietre testimoniano il potere di una natura ostile e indifferente alla sofferenza umana, il poeta ammira la ginestra. "Tu adorata ginestra, tu lenta (flessibile) ginestra, su queste desolate pendici del Vesuvio, tu profumata ginestra, fai fiorire i tuoi cespugli solitari. Una grande rovina avvolge ogni cosa, ma tu fior gentile, impietosita per le sciagure altrui, mandi al colle il tuo profumo dolcissimo, che consola questo deserto". 

La ginestra, simbolo di una pacata resistenza all'ostilità della natura, un modello etico positivo per tutti gli uomini. La ginestra, umile fiore che germoglia con tenacia alle pendici del Vesuvio, il fiore gentile che con il suo dolce profumo consola il deserto, diventa il simbolo di quell'eroica tenacia che l'uomo deve possedere nel deserto dell'esistenza; diventa il simbolo della pietà per le sventure altrui (giovani e vecchio aggiungiamo noi), diventa il simbolo di quell'atteggiamento dignitoso e umile verso il destino. Leopardi chiama "folle" colui che si abbandona a una cieca fiducia nella felicità dell'uomo. L'uomo folle abituato a credersi il fine e il centro dell'universo, fiducioso nelle "magnifiche sorti e progressive", non sa che c'é una sproporzione tra l'immensità del cosmo e la piccolezza del genere umano, esposta agli attacchi di una natura onnipotente, ostile ed eterna. Quest'uomo orgoglioso che promette agli altri eccelsi destini, straordinarie felicità... che non solo questa terra, ma anche l'universo ignora. Promette, spera, ma forse non sa che un maremoto "mar commosso", un terremoto, "sotteraneo crollo", o un'epidemia "fiato d'aura maligno" posso distruggerlo in modo tale che di lui resta a gran fatica solo la memoria.




















Contro l'uomo folle, Leopardi elogia l'uomo che accetta con dignità la propria condizione di sofferenza. Un animo nobile, dice il poeta, deve vivere "in umana compagnia", in una ordinata società, deve stare stretto in un'alleanza comune con gli altri, deve abbracciare tutti con amore sincero, porgendo aiuto e aspettandosi un aiuto, vigoroso e tempestivo nelle difficoltà (nelle angosce, dice il poeta). Dall'umile ginestra giunge quindi un messaggio anche all'uomo di oggi, vittima del corona virus. L'uomo costretto a fermarsi, deve accettare con dignità e umiltà di riflettere sulla sua fragilità. Una lirica che non propone dolci illusioni, ma un conforto affettuoso e severo di fronte al male. Come un piccolo frutto cadendo da un albero schiaccia e distrugge in un istante un formicaio, così l'eruzione vulcanica, un'oscura valanga di cenere e lapilli e sabbia rovente, sconvolse e distrusse le città bagnate dal mare sulla costa campana. Un giorno anche la ginestra si piegherà davanti alla furia devastatrice del "sotterraneo foco" (la lava), ma apparirà più saggia e meno folle dell'uomo, in quanto, quasi come creatura vivente, non ha ritenuto che i suoi figli siano stati resi immortali dal fato o per loro merito. La ginestra morirà con dignità, più umile rispetto all'uomo, che rivendica una posizione privilegiata nel cosmo e si crede padrone del mondo. E quando tutto finirà, , noi, che abbiamo ridimensionato la nostra potenza, che abbiamo riacquistato la libertà, potremo ripetere con Leopardi: " Sulla distesa desolata, vedo nel blu intenso del cielo, fiammeggiare dall'alto le stelle, alle quali in lontananza il mare fa da specchio, e vedo il mondo brillare tutto intorno di stelle scintillanti nel firmamento limpido." 

















 




PER IL LORO
COMPLEANNO,

AUGURI A SILVIA E 

ALLA PRESIDENTE
DELL'ASSOCIAZIONE MINERVA 

MARIANGELA LIUZZI





                                                                                   
                                                    OPERA D'ARTE IN LEGNO DI ADAMO DI PALMA

LA DIRETTA SU FB "MINERVA CRISPIANO"








venerdì 13 marzo 2020

Anno bisesto...anno funesto - in collegamento on line con Silvia Laddomada

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Andrà tutto bene, Enza con un arcobaleno, Maria Vita con un cuore italiano abbracciato da due bimbi, Ninetta con una scritta sulla sabbia. La nostra parola d'ordine in questi giorni. Fa sorridere sempre con il suo umorismo Angelo "la panda é mia!". Riaccoppiare le calze spaiate come dice Maria Vita, può essere una delle cose da fare. La verità é che in questo periodo la priorità é fermare con ogni mezzo la diffusione del virus. 
Seguiamo tutti i consigli che ci vengono dati. Come ci dicono, più sacrifici facciamo ora, prima ci liberiamo. Almeno lo speriamo... Ma una cosa forse abbiamo capito: la pandemia, cioè l'epidemia diffusa in tutto il mondo, ha dato a tutti la percezione che apparteniamo a un'unica specie, la specie umana, al di là dei colori della pelle. Siamo un'unica tribù impiantata sulla terra. Le tante ordinanze ci costringono a cambiare stile di vita, a fare l'esperienza della distanza, della solitudine, dello stare in casa. Teniamoci in contatto con i social allora, e a casa inventiamoci un hobby, valorizziamo il calore della famiglia, stacchiamo la spina dalla vita frenetica che fino a qualche mese fa ci stressava. Noi di Minerva in teoria siamo più di 80 persone, molti sono simpatizzanti, silenziosi e assenti. Per continuare a sentirci, proviamo a comunicare attraverso facebook, tutti potranno farlo. Penso che, anno bisesto, anno funesto, non sia solo un proverbio che già i nostri nonni citavano, ma ha delle mezze verità. Intanto l'anno 2020. Ho letto qualcosa sul quotidiano "Il Messaggero" e voglio condividerla con voi; una curiosità linguistica, ma anche matematica ed enigmistica. Il 2 febbraio di quest'anno é stato uno dei rari casi in cui i numeri che compongono la data hanno lo stesso significato anche letto al contrario. Infatti se scriviamo 02-02-2020 (2 febbraio 2020), e leggiamo al contrario, abbiamo lo stesso significato. E' stata una data palindroma, un termine greco che significa che una sequenza di caratteri letta al contrario rimane invariata. Un semplice esempio? Il nome Anna, il numero otto oppure la frase: "i topi non avevano nipoti", si legge anche al contrario. In 10.000 anni i giorni palindromi sono stati 366. 

La prossima data sarà il 29 febbraio 2092: 29-02-2092. I palindromi hanno una lunga storia. I primi palindromi sono stati trovati come graffiti a Ercolano, parliamo del 70 dopo Cristo. Ma addirittura nel terzo secolo avanti Cristo, i palindromi erano presenti nei versi del poeta Greco Sòtade, rappresentante della poesia licenziosa e satirica del tempo. Dalla notte dei tempi l'uomo si affida ai numeri e alle lettere per codificare, per dare un ordine sistematico al mondo e leggere la realtà. Quando apparvero i primi esempi di palindromi nel Medioevo, molti gli attribuivano un significato mistico, persino un'ascendenza diabolica. Nel corso dei secoli, i poeti hanno usato i palindromi per dimostrare il proprio estro, come il poeta francese Guillaume Apollinaire, sostenitore del Futurismo e della pittura metafisica. Col tempo hanno perso la sfumatura cabalistica, mistica, misteriosa, per diventare un gioco per matematici e linguisti. Comunque matematica a parte, i palindromi alimentano la fantasia. Sarebbe bello se potessimo vivere la vita al diritto e al rovescio, se potessimo arrivare in fondo e poi tornare indietro, magari per poterci rimangiare l'ultima parola detta. Molti però hanno una paura immaginaria dei palindromi. Questa paura si chiama aibofobia, che, se fate attenzione, é un palindromo. E ora passiamo a un'altra curiosità ( da Avvenire). Febbraio non solo ha avuto una giornata palindroma, ma anche 29 giorni, un giorno in più. Per questo parliamo di anno bisestile. Sul piano astronomico il pianeta Terra impiega 365 giorni e 6 ore per fare un giro completo intorno al sole, mentre nel nostro calendario contiamo 365 giorni. Questa differenza, apparentemente insignificante, può rompere la corrispondenza tra i mesi e le stagioni. Si può rimediare aggiungendo un giorno al calendario. L'idea l'ha avuta Giulio Cesare, nel 46 a.C., che inserì ogni 4 anni, 24 ore in più, esattamente dopo il 24 febbraio, che per i Romani era il sesto giorno prima dell'inizio di marzo. quindi due volte sesto giorno: "bis sexto die", cioè per la sconda volta sesto giorno, quindi anno bi-sestile. Ma venivano fuori molti anni bisestili, quindi il calendario umano non coincideva con quello solare. Nel 1582 il papa Gregorio XXXIII stabilì un nuovo calendario, che noi oggi usiamo, e cioè il calendario gregoriano. L'anno bisestile ricade solo negli anni in cui le ultime due cifre sono divisibili per quattro. In quell'anno però saltarono 10 giorni, i giorni compresi tra il 5 e il 14 ottobre furono cancellati. la sera del 4 ottobre la gente andò a dormirte e si svegliò che era già il 15 ottobre. Tutto questo per riportare l'equinozio di primavera al 21 marzo. Questa la spiegazione scientifica, ma qualche piccolo ritardo o anticipo, si accumula sempre. Passiamo ora alle stranezze. Una data speciale, per chi nasce in questo giorno, una sfortuna o una vera fortuna?. Si calcola che nel mondo 5 milioni di persone festeggiano il compleanno ogni 4 anni, mentre negli anni normali, spengono le candeline o il 28 febbraio o il 1 marzo. Si dice che invecchiano più lentamente. Ma un giorno in più non é l'unica stranezza degli anni bisestili. Diverse tradizioni, leggende, e anche superstizioni sono legate a questi anni. Nel passato lontano tutto ciò che allontanava l'uomo dalle abitudini conosciute era considerata una stranezza, perchè non si sapeva cosa potesse provocare. Circolavano molti pregiudizi, era diffusa la convinzione che l'anno di 366 giorni fosse un anno sfortunato. In Italia diciamo "anno bisesto, anno funesto", oppure "anno bisesto, tutte le cose van di traverso", o ancora "anno bisesto, che passi presto". La scienza non c'entra. Ma ricordiamo che presso i Romani il mese di febbraio era dedicato al ricordo dei morti, aumentare il numero dei giorni era considerato di cattivo auspicio. In Scozia erano gli allevatori di pecore a sentirsi maggiormente colpiti dalla sfortuna. In Germania le vittime dell'anno bisestile erano i campi coltivati; per la Russia negli anni bisesti c'erano peggiori condizioni climatiche, rispetto agli anni normali. Nell'Irlanda, secondo un'antica tradizione, una donna poteva chiedere la mano del fidanzato solo il 29 febbraio. Secondo la leggenda, questa opportunità per le ragazze sarebbe stata offerta da Santa Brigida, d'accordo con il vescovo Patrizio, ma solo una volta ogni 4 anni. In Danimarca, dove la tradizione si era diffusa, gli uomini non potevano rifiutare la proposta di matrimonio, altrimenti dovevano risarcire la fidanzata con 12 paia di guanti. In Scozia, la regina Margherita, nel 1200, decise di punire i giovani che non accettavano le nozze, proposte il 29 febbraio, facendo pagare loro una multa di 100 sterline.
Ecco, vi ho distratti per mezz'ora. Vorrei concludere citando alcune riflessioni, inviate al gruppo da Liliana Marangi, dello psicologo Morelli (penso che non l'avete cancellato): "in un'età in cui le relazioni, la comunicazione sono giocate nel non-spazio del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie la vicinanza vera, reale, ci obbliga alla distanza, al non contatto e ci insegna che la regola non é pensare al proprio orto, ma la reciprocità, il senso di appartenenza, il sentimento di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro". Concludo con la lettura del messaggio di papa Francesco: "Stasera prima di addormentarvi pensate a quando torneremo in strada. A quando ci abbracceremo di nuovo, a quando fare la spesa tutti insieme ci sembrerà una festa. Pensiamo a quando torneranno i caffè al bar, le chiacchiere, le foto stretti uno all'altro. Pensiamo a quando sarà tutto un ricordo, ma la normalità ci sembrerà un regalo inaspettato e bellissimo. Ameremo tutto quello ch fino ad oggi ci è sembrato futile. Ogni secondo sarà prezioso. Le nuotate al mare, il sole fino a tardi, i tramonti, i brindisi, le risate. Torneremo a ridere insieme.  Forza e coraggio.

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