mercoledì 22 dicembre 2021

LE TRADIZIONI DI NATALE CON VITO SANTORO

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SCAMBIO DI AUGURI CON VITO SANTORO E LA

SUA FISARMONICA.

 

 

 

Sotto un "Ritratto" del grande artista Antonio Mellone riferito a Franco Presicci all'epoca in cui lavorava al quotidiano di Milano.

Franco PRESICCI

"Che serata l'altra sera a Crispiano all'Università del tempo libero e del sapere! Mattatore il fisarmonicista e fine dicitore Vito Santoro, che ha suonato alla grande pezzi di ogni tipo, compresi quelli più celebri del repertorio napoletano. Tra un brano e l'altro il principe della serata ha rispolverato pagine della tradizione popolare, raccontato in breve ed efficace sintesi suscitando prolungati appalusi Il pubblico, divertito e interessato, è intervenuto più volte integrando, aggiungendo episodi di vita vissuta. Insomma le serate di Vito Santoro, virtuoso della fisarmonica e cultore dei giorni crispianesi di una volta, sono sempre all'insegna dell'allegria. Tra l'altro ha resuscitato le serenate. All'università di Crispiano l'appuntamento è per ogni martedì e non sono dedicate solo al divertimento, ma anche alla cultura: si parla di Dante e di problemi di atualità. Spesso relatrice è la prpfessoressa Silvia Laddomada e lo scultore e storico dell'arte, Santoro. Poco tempo fa l'iniziativa è stata dedicata al poeta Salvemini".

 

PRESENTAZIONE DI UN'OPERA DI ROSITA

ACHILLE CON I GIUDIZI CRITICI DI GIACOMO 

SALVEMINI E ANTONIO SANTORO
 



Le tradizioni di Natale con Vito Santoro

 

Annese - Achille - Laddomada

 

 Opera di Rosita Achille donata  all'Universita' del Tempo Libero e del Sapere "Minerva"



Video recensioni di Giacomo Salvemini e Antonio Santoro




IL PUMO-Opera in legno realizzata da Adamo Di Palma (in foto con la moglie Maria Pia Santoro e la direttrice dell'Università Silvia Laddomada - a sinistra i coniugi Clemente), messo in palio alla tombolata e vinto dall'artista Rosita Achille.

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venerdì 17 dicembre 2021

IN PRINCIPIO ERA IL CAOS

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5° incontro: "IN PRINCIPIO ERA IL CAOS" - Relatrice: Anna Presciutti Evento organizzato dall'Università del Tempo Libero e del Sapere Minerva di Crispiano (TA) Anno Accademico 2021-2022
 

 

 

 

 


In principio era il caos

giovedì 16 dicembre 2021

Dialogo di un Venditore d'almanacchi e di un Passeggere

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L' ASSOCIAZIONE MINERVA, L'UNIVERSITA' DEL TEMPO LIBERO E DEL SAPERE di Crispiano (Ta), organizza incontri culturali settimanali. Relatrice su questo argomento Silvia Laddomada


  


Almanacco di formato ridotto per l'anno 1832,
 abbellito  da una scenetta, con riferimento
                     alla stagione per ogni trimestre.
                         (Trovato con Google immagini)

Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere è uno scritto tratto dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi (1798-1837).

Si tratta di un dialogo tra un venditore di calendari e un passante.
Nell'epoca dell'Internet ci sono i calendari virtuali, nell'Ottocento i calendari (almanacchi e lunari)  venivano venduti per strada, con significato augurale per l'Anno Nuovo.
Leopardi immagina una conversazione centrata sul tema della speranza nella felicità, una delle ottimistiche  illusioni degli uomini, per natura portati a sperare in un futuro migliore.

Anche il venditore crede che l'anno nuovo sarà migliore di quelli passati, ciò nonostante non ve n'è uno in cui possa affermare di essere stato felice.
Nella visione leopardiana, la felicità non esiste, vi è soltanto l'illusoria attesa di essa. Nessuno, avendone la possibilità, ripercorrerebbe la propria esistenza come  una copia carbone della stessa, ma ne accoglierebbe una nuova con tutte le incognite e i rischi che comporterebbe.
Gli esseri umani, in definitiva, antepongono la speranza alla ragione. Il leopardiano significato dell'esistenza e la bellezza di questa consistono nella illusoria attesa della felicità.
Il tono del dialogo, contenuto nell'ultima delle Operette Morali, tra il venditore ed il passante, è meno amaro e sarcastico di quello che ritroviamo in molte di esse. Le considerazioni sulla infelicità umana sono pacate... oserei dire quasi serene.


*****


VENDITORE. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?

PASSEGGERE. Almanacchi per l’anno nuovo?

VENDITORE. Sì signore.

PASSEGGERE. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?

VENDITORE. Oh illustrissimo sì, certo.

PASSEGGERE. Come quest’anno passato?

VENDITORE. Più più assai.

PASSEGGERE. Come quello di là?

VENDITORE. Più più, illustrissimo.

PASSEGGERE. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?

VENDITORE. Signor no, non mi piacerebbe.

PASSEGGERE. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?

VENDITORE. Saranno vent’anni, illustrissimo.

PASSEGGERE. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?

VENDITORE. Io? non saprei.

PASSEGGERE. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?

VENDITORE. No in verità, illustrissimo.

PASSEGGERE. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?

VENDITORE. Cotesto si sa.

PASSEGGERE. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?

VENDITORE. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.

PASSEGGERE. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta nè più nè meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?

VENDITORE. Cotesto non vorrei.

PASSEGGERE. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?

VENDITORE. Lo credo cotesto.

PASSEGGERE. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?

VENDITORE. Signor no davvero, non tornerei.

PASSEGGERE. Oh che vita vorreste voi dunque?

VENDITORE. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.

PASSEGGERE. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?

VENDITORE. Appunto.

PASSEGGERE. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?

VENDITORE. Speriamo.

PASSEGGERE. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.

VENDITORE. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.

PASSEGGERE. Ecco trenta soldi.

VENDITORE. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

                                                      *****

LA POESIA DI GIACOMO SALVEMINI SU "la REPUBBLICA" DEL 14 dicembre '21