venerdì 31 marzo 2023

GLI SCARTI EDILIZI: RISORSA E OPPORTUNITÀ DI PROGRESSO di Antonio Conte

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L’abbandono indiscriminato di rifiuti nel territorio ha raggiunto livelli insostenibili e non più compatibili con il desiderio e diritto di vivere in un ambiente armonico e salubre. Una piaga questa più diffusa nel sud Italia. Un esempio per noi qui a Crispiano è dato dal Regio Tratturo Martinese, che da Pentima Rossi porta sulla provinciale Martina-Massafra, in contrada Petrella-Caccavella. Sono ben evidenti i cumuli di inerti (tufi, ceramica, calcestruzzo, laterizi), lasciati dove capita, ai margini della strada asfaltata o nelle immediate vicinanze dei tratturi confluenti .

Questo territorio è interessato da una estesa macchia mediterranea, composta soprattutto da arbusti di lentisco, mirto, ginestra ed essenze aromatiche come il timo. Un’arteria delimitata dai classici muretti a secco, che corre in mezzo a questo ecosistema spontaneo e a noi familiare, da valorizzare e tutelare meglio.

Un posto spesso frequentato, soprattutto la domenica mattina, da podisti, da camminatori di sentieri sterrati e da ciclisti, provenienti anche dai comuni limitrofi e dalla provincia di Brindisi.

 

Abbandono-discarica abusiva - contrada Caccavella-Pentima Rossa

Un nuovo paradigma

Il rimedio per lo smaltimento abusivo di rifiuti inerti dovrebbe consistere in un nuovo paradigma del sistema produttivo ed economico dell’ “uso e getta”. Una legislazione incentrata sull’aspetto punitivo per questi illeciti non è sufficiente. Serve una mentalità di gestione dei materiali che ne preveda un riutilizzo, in questo caso, nella manutenzione di tratturi e strade sterrate delle aree rurali. Le cosiddette “strade bianche” cosi care al turismo slow e al cicloturismo: diventate oggi attrattive in virtù della conservazione del loro stato originario storico e che sono ben integrate con l’ambiente naturale.


Questa prospettiva e organizzazione è definita RESILIENZA. <<Un esempio clamoroso di spreco/dissipazione di risorse è quello dei materiali da rifiuto, che sono condotti in discarica (con costi proibitivi), invece di essere reintrodotti come preziose risorse ( … ) grazie a una circolarizzazione virtuosa e a sinergie>> (…) Occorre una normativa nazionale che espliciti l’obiettivo di fare dell’Italia una società fondata sul principio del riuso, riciclo, rigenerazione, cioè della circolarizzazione dei processi e delle simbiosi>>. (Luigi Fusco Girard – professore ordinario di Economia ed Estimo ambientale, Università Federico II, Napoli – Convegno Meic, Ostuni 2014).


Possibili soluzioni e prospettive

L’interesse del legislatore e delle amministrazioni locali deve mirare soprattutto a evitare l’alterazione dell’ambiente e del paesaggio, in quanto è la rigenerazione ambientale che va messa al primo posto. Perciò le modalità burocratiche che sottendono ai lavori di manutenzione straordinaria in edilizia, dovrebbero essere semplificate e venire incontro ad alcune esigenze, per chiudere il ciclo di questi rifiuti inerti.

<<Non si esce da queste condizioni … agendo solo a livello macro. (…) Si esce dalla crisi se si riesce a partire dal territorio, dalle città: dalla dimensione locale, ed in particolare dalla piccola scala. Occorre rendere più resilienti le nostre città ed i nostri territori>> (ibidem).

Si può pensare a un sistema, una sinergia tra pubblico e privato, che preveda il recupero degli scarti edili e il loro trattamento di calibrazione, per renderli adatti al ripristino delle irregolarità dei fondi stradali delle campagne. Così si evita uno spreco, non si deturpa l’ambiente naturale ed antropico, si conservano le “strade bianche” e si creano posti di lavoro.

Crispiano, 30.03.2023 Antonio Conte

(Associazione Agire Politicamente, già Consigliere e Amministratore del Comune di Crispiano)





BRAMANTE di Antonio SANTORO

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Relatore Antonio Santoro.
  
Evento organizzato dall'Università del Tempo Libero e del Sapere Minerva di Crispiano

 

BRAMANTE di Antonio Santoro


 

mercoledì 29 marzo 2023

IL DECADENTISMO: Lettura pagine scelte dei primi narratori decadenti

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Silvia Laddomada

Relazione di Silvia Laddomada

Interventi di Nadia Bumbi, Anna Presciutti

Abbiamo avviato un corso di letteratura del 1900.

Dopo il movimento romantico e dopo quello realistico, si é verificato un totale capovolgimento della poesia e della narrativa. 

 

Il nuovo movimento letterario é il Decadentismo, caratterizzato da tante correnti poetiche e artistiche (Futurismo, Impressionismo, Dadaismo, Surrealismo), che avevano in comune un atteggiamento di rivolta e di trasgressione nei confronti della società borghese.

 

 

 

 

 

 

                                Trasgressione che esprimevano attraverso il linguaggio: in pittura deformando le immagini e disegnandole in movimento, arte dinamica; in letteratura ricorrendo alle "parole di libertà", al rifiuto delle regole grammaticali e sintattiche, alle variazioni tipografiche, ricorrendo al "non sens".


Tutto questo per esprimere l'angoscia esistenziale, presente nei giovani artisti, i quali non avevano più certezze. Tutto é relativo, tutto é incerto, la realtà appare inquieta, tormentata.

 

Il loro stile di vita é bizzarro, é dissacrante, spregiudicato.

Gli intellettuali vivevano in modo anticonformista, spesso ai limiti dell'autolesionismo.

Erano orgogliosi di vivere ai margini della società borghese che appariva ipocrita e corrotta.

Nella narrativa lo spirito decadente si manifesta in alcuni letterati che esaltavano la bellezza come valore supremo della vita.

Erano raffinati, amanti di tutto ciò é raro, prezioso, erano dediti ai piaceri dei sensi, privi di ogni regola morale. Pensavano di costruire la loro vita con un'opera d'arte.

Scrivevano romanzi psicologici, in cui il protagonista rifletteva lo stato d'animo dell'autore.

Il linguaggio é il soliloquio: il protagonista parla ad alta voce con un immaginario interlocutore; il monologo interiore: il protagonista pensa ad alta voce, seguendo un legame logico; il flusso di coscienza: l'Autore riporta il fluire dei pensieri, in libertà, senza legami logici, ma solo per associazione di idee, senza alcun segno di punteggiatura.

Nei romanzi non si racconta la vicenda di uno o più personaggi secondo uno svolgimento logico e cronologico. Ora domina il tema del ricordo, della memoria, della malattia interiore, del disagio psichico.

Raccontavano storie di esteti, di dandy, di uomini che cercano il piacere nell'artificio, vogliono essere eternamente giovani e belli.

Ma sono uomini, soggetti alle leggi naturali della vecchiaia e del decadimento.

Solo l'arte é eterna, per cui questa amara consapevolezza li porta alla nevrosi (cioé a un malessere psichico) e alla follia.

I rappresentanti di questo primo Decadentismo sono Karl Huysmans, Oscar Wilde e Gabriele D'Annunzio.

Leggeremo alcune pagine di questi Autori.

Cominciamo con KARL HUYSMSNS, francese.
Il suo romanzo "A rebour" (contro corrente) presenta un esteta, un dandy che si isola dalla società per vivere al contrario dell'uomo comune, vive di notte, assume droga, ha allucinazioni, é angosciato, inquieto. Vive in modo artificioso, artistico, creando intorno a sè un'atmosfera irreale.

"Una vita artificiale" (Cap.2°)

 

Passiamo adesso a OSCAR WILDE, inglese.

Il suo romanzo "Il ritratto di Dorian Gray", racconta la storia di un uomo raffinato che resterà sempre giovane e bello, per un effetto magico.

Il suo ritratto, realizzato da un pittore, si trasformerà e rivelerà i segni della sua malvagità e perversione.

 "La rivelazione della bellezza". (Cap. 2°)

Dorian é nello studio di un amico pittore, che gli sta facendo un ritratto.

Entra nello studio un esteta spregiudicato, che influenzerà in modo negativo il futuro di Dorian.

 

Un autore italiano, GABRIELE D'ANNUNZIO.

Il suo romanzo decadente é "Il Piacere", un romanzo psicologico, in cui si indaga sui complessi e morbosi stati d'animo del protagonista.

Al centro della storia, il desiderio di abbandonarsi al piacere, la passione sensuale del protagonista Andrea Sperelli per la bella e dissoluta Elena Muti.

Leggiamo l'inizio della storia, il protagonista aspetta Elena, sperando di riprendere la voluttuosa relazione con lei, che si era interrotta.

Per l'occasione, da grande esteta, raffinato e galante, Andrea ha curato ogni particolare, creando nella sua casa un'atmosfera preziosa.

"Aspettando Elena" (Incipit)


Ora un autore boemo, originario di Praga (attuale capitale della Repubblica Ceca), FRANZ KAFKA.

I suoi racconti presentano situazioni assurde, allucinanti.

Si parla di situazioni Kafkiane, per indicare situazioni tipiche del sogno, in cui ci si sente schiacciati da una realtà da incubo, dove é impossibile qualsiasi reazione.

Dopo una notte inquieta, un commesso viaggiatore si sveglia trasformato in un enorme scarafaggio.

L'assurdità sta nel fatto che la situazione sarà vissuta dal protagonista e dalla famiglia come una situazione normale. 

"La metamorfosi" (Incipit)


Un altro grande Autore, JAMES JOYCE, irlandese.

Nelle sue opere i personaggi vivono in modo apatico, privi di sentimenti, prigionieri dei loro tormenti, dei loro dubbi, delle loro angosce, incapaci di realizzare i loro sogni.

L'Autore analizza psicologicamente le loro insoddisfazioni.

Leggiamo una pagina del suo capolavoro Ulisse, in cui emerge la tecnica del flusso di coscienza.

Molly-Penelope, in uno stato di dormiveglia, divaga da una pensiero all'altro, ricorda alcune situazioni che ha vissuto, senza un ordine logico.

 

 

"L'insonnia di Molly"  (Cap. "Penelope")


Concludiamo con MARCEL PROUST, con la sua "Ricerca del tempo perduto"; tempo dimenticato, non perso.

Un impegno a ricostruire la sua vita. Ma per Proust decadente e modernista é importante l'analisi psicologica della realtà interiore.

La memoria volontaria non restituisce il passato, é invece importante la memoria involontaria, basata su improvvise e casuali sensazioni.

"La madeleine"  ("Dalla parte di Swann"-incipit)

Una sensazione provata nell'assaggiare un piccolo dolce fa riaffiorare magicamente un ricordo dell'infanzia, un momento del passato dimenticato.

Una fonte: Freud, per il quale molti ricordi restano nei cassettini della memoria.

Poi basta qualcosa di imprevisto, un sogno, un'associazione di idee, una battuta, un'immagine, una sensazione, ed ecco che i ricordi riemergono, in modo casuale.

 

VIDEO: IL DECADENTISMO DI SILVIA LADDOMADA

mercoledì 22 marzo 2023

venerdì 17 marzo 2023

Piero della Francesca di Antonio Santoro

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Anno Accademico 2022-2023 7° incontro: "PIERO DELLA FRANCESCA" Relatore
 Antonio Santoro
 
 
 

 Video: Piero della Francesca

 


Antonio Santoro con una sua scultura

giovedì 16 marzo 2023

LA MUSICA ATTRAVERSO I SECOLI: HAENDEL - IL PIROTECNICO

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L' ASSOCIAZIONE MINERVA, L'UNIVERSITA' DEL TEMPO LIBERO E DEL SAPERE di Crispiano (Ta), organizza incontri culturali settimanali. 

Relatore su questo argomento Palmo Liuzzi Anno Accademico 2022-2023

 


LA MUSICA ATTRAVERSO I SECOLI: HAENDEL - IL PIROTECNICO



 














AUGURI AD ADAMO PER IL SUO COMPLEANNO






mercoledì 8 marzo 2023

LA FESTA DELLA DONNA: ARTEMISIA GENTILESCHI

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Anno Accademico 2022-2023

18° INCONTRO

L' ASSOCIAZIONE MINERVA, L'UNIVERSITA' DEL TEMPO LIBERO E DEL SAPERE di Crispiano (Ta).


Incontri culturali settimanali. Relatore su questo argomento Antonio Santoro. Interventi di Silvia Laddomada e Anna Presciutti

 


Artemisia Gentileschi

Relazione di Silvia Laddomada

              

Domani, 8 marzo, é la giornata internazionale della donna, istituita dagli Stati Uniti nel 1975.

Non é una festa, anche se in questo giorno si organizzano cene solo tra donne, si hanno sconti nelle visite ai musei, gli uomini comprano regali, si offrono rami di mimosa, questo fiore giallo, primaverile, delicato ma resistente. Un fatto commerciale.

Simbolo di libertà, di autonomia, di sensibilità, simbolo della donna, un essere fragile, ma all'occorrenza forte.

In questa giornata, più che festeggiare la donna, quasi fosse la festa di san Valentino, bisognerebbe riflettere sul ruolo della donna nella società di oggi. Bisognerebbe riflettere sulle lotte, sui sacrifici, sugli ostacoli superati, sulla conquista di diritti in campo sociale, economico, politico.

Bisognerebbe riflettere sui traguardi che le donne hanno raggiunto, dopo lotte cominciate un secolo fa.

Sono infatti i movimenti politici femminili, all'inizio del 1900, a rivendicare i diritti delle donne, a protestare, a lottare per rompere modelli sociali e culturali in cui non si riconoscevano, a lottare per guadagnare uno spazio, in un mondo gestito e governato dagli uomini.

Fino al 1800 la donna era l'angelo del focolare, non le erano consentite attività extra domestiche, se non quella di operaia o contadina.

Le possibilità di studiare erano molto limitate; i talenti non potevano esprimersi: non si permetteva alla donna di affermarsi in campo artistico, al massimo poteva dedicarsi al cucito e ricamo; nè in campo musicale, la donna poteva suonare, cantare, ma chi componeva o dirigeva non veniva né citata, né applaudita.

Il prendere coscienza di avere dei diritti, nella famiglia e nella società, ha portato le donne a protestare, a manifestare, a volte anche in modo esagerato, ricordiamo le femministe degli anni '70.

Per cui, grazie a queste lotte, oggi le donne possono votare, studiare, esercitare una professione e fare carriera, avere un'indipendenza economica, ricoprire ruoli di comando in vari settori, essere capi di Governo. (La Meloni, accolta con applausi, congratulazioni, come se fosse un extraterrestre, ora Margherita Cassano, presidente della Cassazione). Sono soddisfazioni.


Certo; si parla di emancipazione femminile, ma il percorso non si é concluso. Quante discriminazioni, quante violenze, fisiche e psicologiche colpiscono la donna, oggi?

Tantissime. Sono frequenti i delitti, le violenze, purtroppo anche in famiglia, tra le pareti di casa.

C'è una maggiore denuncia, attraverso la stampa, la televisione, le Istituzioni.

Ma quanta strada deve percorrere ancora la donna per essere rispettata, amata e quanta strada deve anche l'uomo percorrere, per capire che la donna non é un oggetto.

Anche quando si parla di conquista dei diritti, si deve riflettere sulla mancata assistenza, sul mancato aiuto, da parte delle Istituzioni, che agevolino il compito della donna.

La donna, questo essere speciale nella quotidianità, deve poter conciliare il lavoro con la gestione della famiglia, con la cura dei figli.

Questo comporta, spesso, la necessità di modificare il proprio impegno lavorativo.


Ci sono, però, Stati in cui si vuole l'invisibilità della donna, a cui viene negata la libertà di espressione, di istruzione, a cui viene negata la libertà di esercitare una professione fuori dalle pareti domestiche.

La giornata della donna deve essere quindi l'occasione per sostenere con convinzione l'impegno di ogni donna , non già a salire sulle barricate, per gridare "io sono mia", come facevano, con modalità esagerata, le femministe anni '70, ma a rivendicare pari dignità con gli uomini, a rivendicare il diritto di veder riconosciuti i propri meriti, le proprie competenze in ambiti diversi, famiglia, lavoro, politica.

Bisogna ancora lottare contro i pregiudizi maschili, gli uomini sono ancora scettici sulle capacità di una donna


TESTO di Anna PRESCIUTTI


La parola DONNA deriva dal latino DOMINA, che a sua volta deriva da DOMUS, casa. Lei è la padrona della casa.


E qui comincia l’adulazione subdola dell’essere femminile: le si attribuisce un grande potere, ma (attenzione!) relativamente al perimetro della casa.  O al perimetro della passione dell’uomo.  Non si deve azzardare a aspirare ad altri campi, a farsi notare o addirittura a “dominare” in altri contesti. Questo presso alcune civiltà e fino a poco tempo fa anche in occidente. E non sto parlando del passato remoto.

Al contrario, in alcune epoche storiche la donna è stata veramente “domina”, nel senso che ha avuto potere politico (un esempio ne sono le imperatici di oriente, ecc.)

L’utilizzo di strategie scorrette e pericolose applicate ultimamente (in un Paese orientale) nelle classi femminili per scoraggiare il proseguimento degli studi, denota, oltre a una volontà criminale, una grande paura da parte degli gli uomini di non essere all’altezza di donne istruite.

In conclusione, l’ostacolo o il divieto dell’istruzione femminile diventa una certificazione della paura di cadere in un’inferiorità intellettuale.

Allargando il campo, la percezione del potere della donna come possibile pericolo spesso è interpretata (anche da parte delle donne stesse) non già come un tragico disagio maschile, ma come una manifestazione di arroganza. Arroganza che purtroppo può sfociare a volte nella violenza estrema, come appurato purtroppo spesso dalla cronaca.

Ci scandalizziamo di questo, ma non dimentichiamo che nella civilissima, colta, Italia esisteva il “delitto d’onore” fino al 1981, definitivamente considerato illegale solo con la Legge 442 del 5 agosto ’81.

Guardiamo oggi con sdegno a Paesi in cui le donne indossano abiti molto coprenti.

Non è il velo o il chador o la tunica a dover fare paura: sono indumenti tradizionali, non c’è nulla da criticare.

Quello che fa scandalo è l’obbligo di indossarli, per le donne. Altrettanto ingiusto il divieto di indossarli, come successe in Francia, stato laico in cui è vietata l’ostentazione di simboli religiosi in ambito statale. Considerando il velo un simbolo religioso, fu vietato nelle scuole pubbliche, col risultato che tutte la ragazze indossarono poi il velo per difendere la possibilità di portarlo purché senza costrizioni.


Ci sono Paesi in cui le donne indossano veli e abiti tradizionali, ma ricoprono, o hanno ricoperto, posti autorevoli a livello politico interno e mondiale.  Ricordiamo, tra le altre, Indira Gandi in India

In conclusione, il vero scandalo, a mio avviso, è il divieto o l’obbligo di alcune azioni (scoprirsi o coprirsi, guidare, decidere) imposti a persone in quanto esseri femminili

                                                                          

mercoledì 1 marzo 2023

DIVINA COMMEDIA - PURGATORIO: L'AMORE E LA FEMMINA BALBA (canti 17°-18°-19°)

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Anno Accademico 2022-2023

Relazione di Silvia Laddomada

Nella terza cornice Dante ha incontrato gli iracondi, immersi nel fumo e nelle tenebre.

Ha incontrato Marco Lombardo, un uomo di corte del 1200, con cui il poeta ha parlato del libero arbitrio, cioé della libertà dell'uomo di scegliere tra il bene e il male, dopo aver capito, grazie alla ragione, ciò che é bene e ciò che é male.

Conversando e continuando a camminare, il fumo era diventato più rarefatto, Marco Lombardo era tornato indietro e Dante e Virgilio avevano proseguito.

Durante il tragitto, Dante ha delle visioni di esempi di ira punita, gli sembrava di vedere personaggi di storie mitologiche, bibliche, letterarie.

Intanto arriva una luce, E' un angelo, che cancella una P dalla fronte, liberandolo dal peccato dell'ira e gli indica la scala per salire alla 4^ cornice.

In questo percorso, Dante affronta con Virgilio argomenti filosofici e teologici, che rimandano agli insegnamenti, alla meditazione e alla predicazione dei Padri della Chiesa, S.Agostino, S. Ambrogio, San Girolamo, San Gregorio Magno.

Accanto alla Patristica, cioè al pensiero cristiano dei primi secoli, c'era poi la Scolastica, cioè il pensiero cristiano che si diffuse in tutto il Medio Evo, con Tommaso d'Aquino, considerato uno dei pilastri della Chiesa Cattolica; la sua dottrina riprende i filosofi greci Socrate, Platone e sopratutto Aristotele.

Dante riporta spesso nella sua Commedia, il pensiero di Aristotele.

Non si tratta solo di disquisizioni Scolastiche, qui c'é il contributo di Dante a questioni drammaticamente dibattute al suo tempo.

Mentre raggiungono la 4* cornice, Virgilio illustra a Dante l'Ordinamento del Purgatorio, ordinamento conforme alla morale dell'amore.

L'istinto d'amore é innato nell'uomo; l'uomo ha la libertà di amare, di seguire qualcosa che piace. La forza dell'amore attira l'animo umano come la calamita attira il ferro, dice Dante.

Quando l'animo umano percepisce l'oggetto d'amore, prova piacere e si piega verso di esso. Ma se l'amore spontaneo é buono, non sempre lo é l'amore volontario, cioé il piegarsi verso ciò che é ritenuto buono. Ma l'uomo ha la ragione, "la virtù che consiglia" dice Virgilio, cioé la facoltà di guidare l'amore volontario e allontanarlo da un falso amore.

Ma l'uomo ha il libero arbitrio, é lui sempre responsabile delle sue scelte, a livello personale e a livello sociale, politico, religioso..

Pertanto, l'amore volontario può essere sbagliato quando si rivolge a un oggetto cattivo come la superbia, l'invidia e l'ira, le tre forme di amore del male altrui, peccati da scontare nei primi 3 gironi.

L'amore volontario é sbagliato anche quando si rivolge a un oggetto buono, ma con un vigore superiore al dovuto, come l'avarizia, la gola e la lussuria.

Non si desidera il male degli altri, ma se l'uomo si rivolge a questi piaceri in un modo esagerato, superando la dovuta misura, rivela un amore che offende Dio e il suo peccato viene espiato negli ultimi 3 gironi.

Al centro resta il peccato dell'accidia, l'amore rivolto a un oggetto buono, a una buona azione, ma con poco vigore, con fiacca e poca assiduità.

L' accidia é come una zona neutra, tra le passioni del basso e dell'alto Purgatorio.

Mentre i due pellegrini sono intenti a meditare, sopraggiunge un gruppo di anime: gli accidiosi.

Essi furono troppo lenti nella ricerca del bene, ora sono costretti a correre senza sosta lungo la cornice, gridando esempi di sollecitudine e di accidia punita.

Alla richiesta di più chiare indicazioni per proseguire, l'abate di San Zeno di Verona, indica la salita verso la 5 cornice, continuando la sua corsa, che é poi la sua pena.

Gli Accidiosi

Ma nella sua corsa, l'Abate, vissuto al tempo di Federico Barbarossa, esprime il suo rammarico per l'intrusione del potere civile in quello religioso, quasi a completamento del discorso di Marco Lombardo, sull'autonomia dei due poteri: spirituale (papa) e temporale (imperatore).

Dante ha la mente confusa da tanti discorsi, tante riflessioni, per cui, essendo già sera, si sente stanco e si addormenta per terra.

 

 

 

Verso l'alba Dante sogna "una femmina balba" (balbuziente).

mi venne in sogno una femmina balba, 
ne li occhi guercia, e sovra i piè distorta, 
con le man monche, e di colore scialba.

                     
Io la mirava; e come ‘l sol conforta 
le fredde membra che la notte aggrava, 
così lo sguardo mio le facea scorta

                              
la lingua, e poscia tutta la drizzava 
in poco d’ora, e lo smarrito volto, 
com’ amor vuol, così le colorava.

                                   
Poi ch’ell’avea ‘l parlar così disciolto, 
cominciava a cantar sì, che con pena 
da lei avrei mio intento rivolto. 

                                       
«Io son», cantava, «io son dolce serena, 
che’ marinari in mezzo mar dismago; 
tanto son di piacere a sentir piena!

                               
Io volsi Ulisse del suo cammin vago 
al canto mio; e qual meco s’ausa, 
rado sen parte; sì tutto l’appago!». 

                               
Ancor non era sua bocca richiusa, 
quand’ una donna apparve santa e presta 
lunghesso me per far colei confusa.

                            
«O Virgilio, Virgilio, chi è questa?», 
fieramente dicea; ed el venìa 
con li occhi fitti pur in quella onesta.

L’altra prendea, e dinanzi l’apria 
fendendo i drappi, e mostravami ‘l ventre; 
quel mi svegliò col puzzo che n’uscia.          

Canto 19° (vv.7-33)

Una donna balbuziente, strabica, con piedi storti, mani mozzate, viso molto pallido.

Osservandola con attenzione, questa donna si trasformava: lingua sciolta, diritta, il suo viso prendeva colore.

Cantava in modo tale che difficilmente mi sarei distratto, dice Dante.

Diceva di essere la dolce sirena che affascina i naviganti, e li svia dal loro cammino.

La sirena che cercò di distrarre Ulisse, perché chi si avvicina a lei viene pienamente appagato.

Ma all'improvviso appare una donna santa, che cerca di svergognarla. Con sdegno incita Virgilio a intervenire, e Virgilio con lo sguardo fisso su di lei, afferra l'altra donna, le straccia le vesti e mostra a Dante il ventre.

Per il fetore che ne uscì, Dante si svegliò.

Virgilio gli fa notare che per 3 volte lo ha chiamato, ma Dante, rialzatosi, cammina curvo, pensoso, turbato dal sogno fatto.

Virgilio lo sa e lo incoraggia.

"Vedesti quell'antica strega...e come l'uomo da lei si slega" (vedesti quella strega ammaliatrice e vedesti come l'uomo riesce a liberarsi da lei).

" bastiti, e batti a terra le calcagne...e gli occhi rivolgi verso l'Eterno".

Il sogno é simbolico. la femmina balba é il desiderio quasi passionale per qualcosa.

Personifica i vizi dei tre ultimi gironi del Purgatorio: avarizia, gola, lussuria; i peccati commessi per eccesso d'amore.

E' balbuziente perché non può parlare secondo verità; é guercia, strabica perché non sa vedere la verità; ha i piedi storti perché non può procedere per la diritta via, ha le mani monche, mozzate perché non agisce rettamente, é scialba, pallida perché corrosa dal male.

Poi si trasforma in una sirena, la famosa Sirena che cercò di adescare Ulisse.

Simili alla femmina balba sono le seduzioni terrene. A volte però, i beni del mondo, la ricchezza, la potenza, i piaceri raffinati, la voluttà, la passione carnale, appaiono così desiderabili, simili a una splendida sirena, che travolgono l'uomo e lo fanno deviare.

Nel sogno arriva però una donna santa e presta (sollecita), simbolo dell'aiuto soprannaturale, la grazia, che ammonisce Virgilio (la ragione) a svelare a Dante la vera natura della femmina. Squarciando le vesti Virgilio mette a nudo i piaceri illeciti.

Questi piaceri, privati del fascino dell'apparenza, appaiono nella loro bruttezza disgustosa.

Avari e Prodighi
Interpretato il sogno, Virgilio e Dante proseguono; un angelo sopraggiunge e cancella la quarta P dalla fronte di Dante, mostrando la via per salire alla 5^ cornice, dove i due incontrano gli avari e i prodighi. Coloro che in vita cercarono i beni materiali, il potere, gli onori mondani. E i prodighi, coloro che sperperarono in modo ingiustificato i beni terreni.

Sono stesi bocconi a terra, schiacciati, quasi, e piangono, senza mai poter volgere gli occhi al cielo, perchè in terra si dimenticarono delle cose celesti.

Dante dialoga brevemente con uno di loro, il papa Adriano, V, un avaro che gli dice di essersi convertito, rivestendo il manto papale, e scoprendo quanto bugiarda sia la vita mondana.



VIDEO: L'amore e la femmina Balba

 

Magnolia di casa, simbolo dell'Università