mercoledì 10 giugno 2020

Luigi XVI e gli Stati Generali

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RELAZIONE DI SILVIA LADDOMADA

Partiamo dall'attualità, per arricchire le conoscenze della Storia passata.
Si parla, in questi giorni, di Stati Generali, da parte del capo di Governo Giuseppe Conte.
Saranno convocati gli Stati generali, si dice.
Sembra un'espressione grossa, di assetto di guerra.
In realtà é un' Assemblea che vedrà riuniti il capo di Governo con i rappresentanti dei partiti, le forze produttive e le forze sociali.
E' un evento non comune, non quotidiano, che richiama alla memoria , per similitudine, la convocazione degli Stati Generali voluta dal re di Francia Luigi XVI nel 1789.Si dice che si riuniranno gli Stati Generali dell'economia, per fare il punto sulla fase 3, quella del rilancio dell'economia italiana dopo la fine dell'emergenza sanitaria.
Sappiamo tutti che le conseguenze economico-finanziarie della pandemia saranno dure e difficili da contrastare. Occorre, si dice, una saggia strategia politica in grado di garantire: meno tasse, meno burocrazia, più investimenti.
In un momento così precario, non occorre lo scontro tra le forze politiche. Il presidente Mattarella ha richiamato tutti alla coesione, al senso di responsabilità, ha parlato di Stati generali inclusivi.
Ed é questa la strada che si vuole percorrere.
Sarà possibile usufruire di un fondo europeo di oltre 170 miliardi di euro, ma bisognerà presentare un documento di proposte condivise, un piano di investimenti e di progetti da presentare a Bruxelles.

Il Parlamento italiano

Quindi in questi giorni il Presidente del Consiglio lavorerà con i ministri, con i capi delegazione del Partito democratico, del Movimento 5 Stelle, di Italia viva, di Liberi e Uguali. Lavorerà per la stesura della piattaforma, del documento, con cui andrà al cospetto di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, dei sindacati, delle piccole e medie Imprese. consulterà le "eccellenze" delle associazioni imprenditoriali che programmano ad alto livello innovativo e tecnologico; consulterà "le menti brillanti", quali l'architetto Renzo piano, il docente di Economia del Lavoro Tino Boeri, il segretario della CGIL Mauro Landini ed altri economisti.
Dovrà consultare le opposizioni: Forza Italia, Fratelli d'Italia e la Lega, cioè i loro leader o i responsabili economici dei loro partiti.
Sarà così preparata una grande piattaforma di programmi di rilancio dell'economia italiana, da attuare con l'utilizzo del fondo europeo di 170 miliardi di euro.
Fondi che saranno utilizzati in 5 settori di intervento: infrastrutture, digitalizzazione, investimenti privati, capitale umano e Sanità.
E' molto probabile che si voterà anche a favore del MES, Meccanismo europeo di Stabilità. Si tratta di un fondo salva Stati, di oltre 37 miliardi di euro, per rilanciare il Servizio Sanitario nazionale. Si dovrebbe, in pratica, investire questo fondo per ammodernare la rete ospedaliera, per rinnovare i macchinari diagnostici, incrementare la medicina del territorio, stabilizzare medici e infermieri.
Ci auguriamo tutti che, messi da parte gli interessi individuali, si lavori per il bene comune e si aiutino le diverse categorie economiche, che questa quarantena ha indebolito. Gli Stati generali, quindi, per attuare uno sconvolgimento epocale positivo.
Meno positivo fu, invece l'esito della convocazione degli Stati generali nella Francia dell'ultimo decennio del 1700.
In quel periodo la monarchia francese dovette affrontare una grave crisi finanziaria dovuta alla carestia, all'aumento dei prezzi, ai debiti di guerra contratti per l'intervento al fianco delle tredici colonie inglesi in America (la famosa rivoluzione americana, che portò alla nascita degli Stati Uniti).
La popolazione era divisa in tre ordini: nobiltà, clero e terzo stato.
Se nobiltà e clero erano esenti dal pagamento delle tasse e godevano di svariati privilegi, come vivere nella corte di Versailles, con vitto e alloggio pagati dal Re, il terzo stato, formato da tutti gli altri ceti sociali, non aveva privilegi, non aveva diritti e pagava tributi di vario genere.
L'enorme debito dello Stato indusse il re a nominare come ministri, uomini capaci e onesti che proposero delle riforme, ma non riuscivano a farle approvare.

Stati Generali del 1789 (Foto Wikipedia)

Allora Luigi XVI decise di convocare gli Stati generali, un'assemblea di origine medievale, che non veniva convocata da due secoli, formata dai rappresentanti dei tre ordini. Un'Assemblea che doveva approvare l'introduzione di nuove tasse, da far pagare anche a nobili e clero.
Ovviamente ciascuno aspirava a ottenere risultati in contrasto con gli interessi e le aspettative altrui.
L'annuncio della convocazione portò i sudditi francesi a organizzare comizi, assemblee popolari, dove venivano decisi gli argomenti da discutere. Si preparavano documenti scritti, i cahiers de doleances, quaderni di lamentele, lettere indirizzate al re, in cui il popolo esprimeva il proprio malcontento, le proteste, raccontava le sofferenze dei ceti più poveri, guidati da intellettuali illuministi che credevano nella libertà, nell'uguaglianza e nella fratellanza.
Un'altra similitudine con quello che accade oggi. Cosa sono, infatti, le varie trasmissioni televisive serali, come Diritto e Rovescio, Fuori dal Coro, Quarta Repubblica e tante, tante altre, se non cahiers de doleances digitali, in cui con toni spesso esasperarti, la gente manifesta il proprio malessere, le difficoltà, la disperazione e invita il Governo a rimediare?
Il re di allora decise quindi di riunire i tre stati e di attuare alcune riforme.
Purtroppo ci furono dei contrasti sulla modalità di votazione:
Votare le riforme per testa, cioè un voto per ogni deputato, come voleva il terzo stato, o votare per ordine, come volevano clero e nobiltà?
Nel primo caso, cioè votare per testa, avrebbe vinto il terzo stato, perchè i suoi rappresentanti, in proporzione, erano più numerosi dei rappresentanti uniti degli altri due stati.
Votare per ordine, invece, significava che la maggioranza sarebbe andata a clero e nobiltà, due voti contro uno.
Il re non accettò la proposta del terzo stato, per non perdere il consenso della nobiltà.
A questo punto, il terzo stato decise di proseguire i lavori dal solo, finché non avesse dato alla Francia una nuova Costituzione.
Il re, alquanto indeciso, fece affluire delle truppe nei dintorni di Parigi.
Il popolo, deluso, si ribellò e assaltò la Bastiglia, una struttura in cui venivano detenuti gli avversari politici, una struttura simbolo dell'antico regime. Era il 14 luglio 1789, giorno che viene considerato l'inizio della Rivoluzione francese.
Noi, certamente, ci aspettiamo un esito diverso, ma non bisogna dimenticare che le tante folle che protestano in cortei e sfilate, sotto diverse bandiere, si aspettano tanto da questo piano di rinascita dell'economia che il Governo dovrà stilare.

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