venerdì 19 gennaio 2018

USO CORRETTO DEI FARMACI

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RELATORE: Dr.

STEFANO LIUZZI








Il dott. Liuzzi ha esordito dichiarandosi contrario alla terapia omeopatica, visto che nei farmaci c’è una concentrazione infinitesimale delle sostanze curative; le cure con farmaci omeopatici costano e sono semplicemente un affare commerciale. E’ preferibile una fitoterapia, che prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie, o meglio per il mantenimento del benessere psicofisico. Non è utile nemmeno seguire il consiglio del vicino di casa, che esalta un farmaco, efficace però solo per se stesso. Peggio il fai da te, seguendo i consigli di internet. Spesso si tratta di notizie errate, dannose e inefficaci, chi le segue non ha possibilità di scelta critica.

Meglio sarebbe non prendere medicinali quando non è necessario e comunque osservare le dosi e i tempi (prima dei pasti significa 2 ore prima, dopo significa appena dopo; per farmaci antidiabetici, che comportano assorbimento di zuccheri, è consigliabile assumerli a pasto iniziato. Chi è allergico ad alcuni medicinali o ad alcuni antibiotici, non deve evitarli, ma deve ricorrere ad un esame allergologico per capire quale sostanza è intollerabile. Ad esempio l’influenza, oggi tanto diffusa. Essendo una malattia virale, non necessita di un farmaco specifico, per cui il fai da te, ricorrendo all’antibiotico é inutile, anzi i soggetti a rischio (anziani), o con patologie particolari, possono subire danni che procurerebbero altre patologie (effetti collaterali).

L’influenza deve avere un corso naturale di 2-5 giorni; se si manifesta la febbre, occorre sapere che essa è un meccanismo di difesa dell’organismo, non occorre stroncarla subito; certamente c’è nel soggetto influenzato un indebolimento generale, ma si ricorre ad antipiretici, a farmaci respiratori, quando la febbre supera per qualche tempo i 38 gradi. Si può ricorrere ai farmaci da banco, rilasciati cioè senza richiesta del medico, altrimenti sarà il medico di famiglia a prescrivere opportunamente le terapie da seguire. Se invece si è attaccati dai batteri, ci si deve affidare alla terapia consigliata dal proprio medico, non si deve ricorrere al primo antibiotico che ci viene suggerito, ma a quello appropriato per la specifica patologia; l’alterazione della flora batterica intestinale col conseguente abbassamento delle difese immunitarie, richiede specifici interventi per i quali non tutti gli antibiotici sono efficaci, in quanto alcuni aggrediscono solo la struttura esterna delle cellule, mentre, a volte, i batteri entrano all’interno di esse. Altro fai da te da correggere è l’uso di farmaci per la protezione dello stomaco, nel caso del paziente costretto a seguire una terapia che prevede molti farmaci in giornata. Essi riducono l’acidità, creano una vernice-barriera per sostanze irritanti, ma non occorre farne un uso esagerato.

Questo perché l’acidità è anche una difesa da attacchi patogeni esterni, la sua riduzione facilita l’ingresso di altri agenti patogeni. Quindi diventa utile nei pazienti di età superiore a 65 anni che prendono la cardioaspirina ogni giorno; è utile per chi segue terapie antinffiammatorie per periodi lunghi. Ai giovani o a chi segue terapie brevi non servono; così come non servono a chi segue terapie con anti ipertensivi. Un’altra informazione utile riguarda l’uso esagerato degli anti infiammatori, comunemente e spesso usati. Essi producono il cosiddetto “effetto placebo”: sono efficaci per suggestione psicologica soggettiva. E’ sempre meglio affidarsi al medico di base, perché – ha concluso il dott. Liuzzi – un mal di testa può essere cefalea o un buco nel cervello. Spetta al medico la diagnosi, perché un vero medico conosce lo stato generale di salute del paziente e, se necessario, sarà lui a consigliare il paziente di avvalersi delle prestazioni di uno specialista. Il medico di famiglia è il vero collante, il vero coordinatore tra paziente e specialista; un tempo la collaborazione tra colleghi medici era più corretta, ora si è insinuata la competizione che può arrivare a forme meschine, come il prescrivere un farmaco diverso, considerato migliore, ma solo perché ha un nome diverso. O peggio, lasciare libero il paziente di consultare lo specialista che vuole. E’ seguito un attento e interessante dibattito e ulteriori approfondimenti su patologie particolari.

                                                                                        Silvia Laddomada

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