venerdì 1 dicembre 2023

LA DIVINA COMMEDIA: PURGATORIO - IL PARADISO TERRESTRE / BEATRICE

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Silvia Laddomada
 IN ALLESTIMENTO!!!!!!!!!

Anno Accademico 2023-2024

Relazione di Silvia Laddomada

28.11.2023 - 3° INCONTRO

Lasciati i lussuriosi, i tre pellegrini, Dante, Virgilio e Stazio, vengono invitati dall'angelo della carità ad attraversare una barriera di fuoco purificatore, e poi salire una lunga scala, incassata nella roccia, che li porterà alla cima della montagna, su cui si trova il paradiso terrestre.

Dante impallidisce per la paura e Virgilio lo consola dicendo che il fuoco tormenta ma non uccide e poi gli ricorda che solo oltrepassando quella barriera potrà arrivare a Beatrice.

Allora Dante affronta la prova, simile a un fanciullo che cede alla lusinga di un frutto (Giochino).

Sopraggiunta la notte, i tre si fermano, nei vari gradini, per riposare.

A Dante appare in sogno una giovane bellissima, intenta a raccogliere fiori per farsi una ghirlanda e poi specchiarsi. Un'altra giovane appare immobile, soddisfatta di specchiarsi, di contemplare.

Sono Lia, moglie di Giacobbe, e la sorella Rachele. Sono figure simboliche: Lia rappresenta la vita attiva, l'operare virtuoso, Rachele rappresenta la vita contemplativa, simboleggiano le due facoltà della conoscenza intellettuale, utili per la perfezione umana.

Un sogno che introduce al clima quasi paradisiaco che Dante sta per vivere.

Al risveglio Virgilio gli comunica che sta per lasciarlo.


Il suo compito é finito, sarà Beatrice la sua nuova guida.

Allegoricamente significa che la ragione non é sufficiente a salvare l'uomo, occorre anche l'intervento della Grazia, rappresentata da Beatrice.

Nel salutarlo, Virgilio dice "vv.139-142".

Non attendere più la mia parola, nè i miei cenni; ormai sei in possesso della tua libertà, il tuo arbitrio é retto e integro, sarebbe un errore non assecondarlo. Perciò io pongo sul tuo capo la corona di signore e la mitra di pastore di te stesso.


Canto n° 28

Salito sulla sommità del monte, Dante sicuro di sè e seguito dai due poeti, si ritrova in una straordinaria foresta, il Paradiso terrestre, Una foresta verde, fiorita, allietata da un dolce venticello, dal canto degli uccelli e dallo scorrere delle acque cristalline di un fiume, una primavera perenne.

Qui dimorarono Adamo ed Eva, appena creati da Dio.

Al di là del fiume, cioé sulla sponda opposta, Dante scorge una giovane donna che raccoglie fiori, scegliendo i più belli che vede nel suo percorso.

Canta e danza (come le donne che aveva sognato). Dante le chiede di avvicinarsi e Matelda, continuando a danzare si avvicina e solleva gli occhi, splendidi come quelli di Venere innamorata.

Matelda é l'immagine della perfetta felicità, goduta dall'umanità creata da Dio, prima del peccato originale.

Matelda parla di due fiumi che scorrono in questo luogo suggestivo. Uno é il Lete, che toglie la memoria del peccato, l'altro é l'Eunoè, che ravviva il ricordo del bene compiuto.

Matelda e Dante avanzano lungo le opposte sponde del fiume Lete, come se fosse un confine tra la vita e la morte. Ma, all'improvviso appare una luce molto intensa, accompagnata da una melodia dolcissima.

Dante rimane estasiato, per cui nel raccontare quello che aveva visto, invoca l' aiuto delle Muse.

Davanti ai suoi occhi si materializza un corteo, una processione particolare, che avanza lentamente.

Una processione in cui, attraverso elementi allegorici, simbolici, viene tratteggiata la Storia della Chiesa.

All'inizio compaiono 7 candelabri ( i 7 doni dello Spirito Santo), le cui fiamme disegnano nell'aria strisce luminose dei colori dell'arcobaleno.

Avanzano poi 24 uomini anziani (i libri del Vecchio testamento), 4 animali alati incoronati di verdi fronde (4 vangeli).

In mezzo a loro un carro trionfale (la Chiesa) guidata da un grifone (Cristo) - un corpo di leone con le ali di aquila, color oro che sfiorano le strisce multicolori. Alla destra del carro danzano 3 donne (le virtù teologali, la fede vestita di bianco, la speranza di verde, la carità di rosso).

A sinistra altre 4 donne, vestite di rosso (virtù cardinali).

Seguono infine 7 anziani ( i libri del Nuovo Testamento: Atti, Epistole, Apocalisse).

Arrivato davanti a Dante, il corteo si ferma. Dante ha seguito tutto in un silenzio stupefatto.

Canto 30°

Tutti guardano verso il Carro. Uno degli anziani intona un Canto "Vieni sposa del Libano...., canta per 3 volte e tutti gli altri ripetono il Canto.

Allora 100 angeli si levano in volo dal Carro, spargendo fiori in giro.

Nella nuvola dei fiori, appare una donna vestita di rosso, con un mantello verde e velata di bianco, con una ghirlanda d'ulivo: Beatrice.

Dante non ha ancora visto il suo viso ma "E' lo spirito mio" - dice - "per occulta virtù che da lei mosse/ d'antico amor sentì la gran potenza" (vv. 38-39)

per una misteriosa virtù che proveniva dalla sua persona, il mio spirito sentì il grande potere dell'amore di un tempo lontano (gli batte il cuore, le farfalline nello stomaco).

Come un bambino che corre dalla mamma quando ha paura, così Dante si volse indietro in cerca di Virgilio, "dolcissimo patre", per dirgli "men che dramma di sangue n'é rimaso che non tremi: / conosco i segni de l'antica fiamma". (non mi é rimasta una goccia di sangue che non tremi.


Ma Virgilio non c'é più. Allegoricamente alle soglie del Paradiso non c'é bisogno della ragione, ma della grazia di Dio. E Dante si scioglie in lacrime.

La donna si appoggia alla sponda del carro e con un atteggiamento altero, simile a un ammiraglio a capo di una grande flotta dice: Dante non piangeva perchè Virgilio é andato via, ha ben altri motivi per piangere. Non é certo un incontro idilliaco!

"Guardami, sono Beatrice. Tu che avevi smarrito la retta via, come hai osato venire su questo monte, dove l'uomo vive eternamente più felice?

Dante é ancora preso da sentimenti terreni, i rimproveri lo fanno vergognare di sè stesso.

Rivolgendosi agli angeli, Beatrice parla del traviamento di Dante. "Costui aveva ricevuto degli influssi astrali e dalla Grazia di Dio delle buone attitudini che io giovane fanciulla, con il mio sguardo indirizzai verso il bene, ma dopo la mia morte, si incamminò per una via piena di errori, inseguendo false immagini di Bene, amando la filosofia, sapienza laica con cui si illudeva di raggiungere la felicità sulla terra.

A nulla valsero le visioni, le ispirazioni divine per farlo ravvedere. Per salvarlo bisognava mostrargli i dannati dell'Inferno.

Quindi io sono scesa nel Limbo e mi sono rivolta a Virgilio, che lo ha guidato fin quassù. La pietas latina, l'amore non solo terreno, ma cristiano, amore che si traduce in interesse per l'altro.

Prima di passare il fiume Lete (le cui acque cancellano il ricordo dei peccati commessi), é necessario che prenda coscienza dei propri errori e se ne penta, con le lacrime.

Lacrime, rimorsi, memorie, sentimenti che si combattono in quell'incontro, tensioni che si sciolgono.




Lasciati i lussuriosi, i tre pellegrini, Dante, Virgilio e Stazio, vengono invitati dall'angelo della carità ad attraversare una barriera di fuoco purificatore, e poi salire una lunga scala, incassata nella roccia, che li porterà alla cima della montagna, su cui si trova il paradiso terrestre.

Dante impallidisce per la paura e Virgilio lo consola dicendo che il fuoco tormenta ma non uccide e poi gli ricorda che solo oltrepassando quella barriera potrà arrivare a Beatrice.

Allora Dante affronta la prova, simile a un fanciullo che cede alla lusinga di un frutto (Giochino).

Sopraggiunta la notte, i tre si fermano, nei vari gradini, per riposare.

A Dante appare in sogno una giovane bellissima, intenta a raccogliere fiori per farsi una ghirlanda e poi specchiarsi. Un'altra giovane appare immobile, soddisfatta di specchiarsi, di contemplare.

Sono Lia, moglie di Giacobbe, e la sorella Rachele. Sono figure simboliche: Lia rappresenta la vita attiva, l'operare virtuoso, Rachele rappresenta la vita contemplativa, simboleggiano le due facoltà della conoscenza intellettuale, utili per la perfezione umana.

Un sogno che introduce al clima quasi paradisiaco che Dante sta per vivere.

Al risveglio Virgilio gli comunica che sta per lasciarlo.

Il suo compito é finito, sarà Beatrice la sua nuova guida.

Allegoricamente significa che la ragione non é sufficiente a salvare l'uomo, occorre anche l'intervento della Grazia, rappresentata da Beatrice.

Nel salutarlo, Virgilio dice "vv.139-142".

Non attendere più la mia parola, nè i miei cenni; ormai sei in possesso della tua libertà, il tuo arbitrio é retto e integro, sarebbe un errore non assecondarlo. Perciò io pongo sul tuo capo la corona di signore e la mitra di pastore di te stesso.


Canto n° 28

Salito sulla sommità del monte, Dante sicuro di sè e seguito dai due poeti, si ritrova in una straordinaria foresta, il Paradiso terrestre, Una foresta verde, fiorita, allietata da un dolce venticello, dal canto degli uccelli e dallo scorrere delle acque cristalline di un fiume, una primavera perenne.

Qui dimorarono Adamo ed Eva, appena creati da Dio.

Al di là del fiume, cioé sulla sponda opposta, Dante scorge una giovane donna che raccoglie fiori, scegliendo i più belli che vede nel suo percorso.

Canta e danza (come le donne che aveva sognato). Dante le chiede di avvicinarsi e Matelda, continuando a danzare si avvicina e solleva gli occhi, splendidi come quelli di Venere innamorata.

Matelda é l'immagine della perfetta felicità, goduta dall'umanità creata da Dio, prima del peccato originale.

Matelda parla di due fiumi che scorrono in questo luogo suggestivo. Uno é il Lete, che toglie la memoria del peccato, l'altro é l'Eunoè, che ravviva il ricordo del bene compiuto.

Matelda e Dante avanzano lungo le opposte sponde del fiume Lete, come se fosse un confine tra la vita e la morte. Ma, all'improvviso appare una luce molto intensa, accompagnata da una melodia dolcissima.

Dante rimane estasiato, per cui nel raccontare quello che aveva visto, invoca l' aiuto delle Muse.

Davanti ai suoi occhi si materializza un corteo, una processione particolare, che avanza lentamente.

Una processione in cui, attraverso elementi allegorici, simbolici, viene tratteggiata la Storia della Chiesa.

All'inizio compaiono 7 candelabri ( i 7 doni dello Spirito Santo), le cui fiamme disegnano nell'aria strisce luminose dei colori dell'arcobaleno.

Avanzano poi 24 uomini anziani (i libri del Vecchio testamento), 4 animali alati incoronati di verdi fronde (4 vangeli).

In mezzo a loro un carro trionfale (la Chiesa) guidata da un grifone (Cristo) - un corpo di leone con le ali di aquila, color oro che sfiorano le strisce multicolori. Alla destra del carro danzano 3 donne (le virtù teologali, la fede vestita di bianco, la speranza di verde, la carità di rosso).

A sinistra altre 4 donne, vestite di rosso (virtù cardinali).

Seguono infine 7 anziani ( i libri del Nuovo Testamento: Atti, Epistole, Apocalisse).

Arrivato davanti a Dante, il corteo si ferma. Dante ha seguito tutto in un silenzio stupefatto.


Canto 30°

Tutti guardano verso il Carro. Uno degli anziani intona un Canto "Vieni sposa del Libano...., canta per 3 volte e tutti gli altri ripetono il Canto.

Allora 100 angeli si levano in volo dal Carro, spargendo fiori in giro.


Nella nuvola dei fiori, appare una donna vestita di rosso, con un mantello verde e velata di bianco, con una ghirlanda d'ulivo: Beatrice.

Dante non ha ancora visto il suo viso ma "E' lo spirito mio" - dice - "per occulta virtù che da lei mosse/ d'antico amor sentì la gran potenza" (vv. 38-39)

per una misteriosa virtù che proveniva dalla sua persona, il mio spirito sentì il grande potere dell'amore di un tempo lontano (gli batte il cuore, le farfalline nello stomaco).

Come un bambino che corre dalla mamma quando ha paura, così Dante si volse indietro in cerca di Virgilio, "dolcissimo patre", per dirgli "men che dramma di sangue n'é rimaso che non tremi: / conosco i segni de l'antica fiamma". (non mi é rimasta una goccia di sangue che non tremi.

Ma Virgilio non c'é più. Allegoricamente alle soglie del Paradiso non c'é bisogno della ragione, ma della grazia di Dio. E Dante si scioglie in lacrime.

La donna si appoggia alla sponda del carro e con un atteggiamento altero, simile a un ammiraglio a capo di una grande flotta dice: Dante non piangeva perchè Virgilio é andato via, ha ben altri motivi per piangere. Non é certo un incontro idilliaco!

"Guardami, sono Beatrice. Tu che avevi smarrito la retta via, come hai osato venire su questo monte, dove l'uomo vive eternamente più felice?

Dante é ancora preso da sentimenti terreni, i rimproveri lo fanno vergognare di sè stesso.

Rivolgendosi agli angeli, Beatrice parla del traviamento di Dante. "Costui aveva ricevuto degli influssi astrali e dalla Grazia di Dio delle buone attitudini che io giovane fanciulla, con il mio sguardo indirizzai verso il bene, ma dopo la mia morte, si incamminò per una via piena di errori, inseguendo false immagini di Bene, amando la filosofia, sapienza laica con cui si illudeva di raggiungere la felicità sulla terra.

A nulla valsero le visioni, le ispirazioni divine per farlo ravvedere. Per salvarlo bisognava mostrargli i dannati dell'Inferno.

Quindi io sono scesa nel Limbo e mi sono rivolta a Virgilio, che lo ha guidato fin quassù. La pietas latina, l'amore non solo terreno, ma cristiano, amore che si traduce in interesse per l'altro.

Prima di passare il fiume Lete (le cui acque cancellano il ricordo dei peccati commessi), é necessario che prenda coscienza dei propri errori e se ne penta, con le lacrime.

Lacrime, rimorsi, memorie, sentimenti che si combattono in quell'incontro, tensioni che si sciolgono.





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