venerdì 3 febbraio 2023

DECADENTISMO: poesia d'Avanguardia e narrativa psicologica

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13° INCONTRO

Relazione di Silvia Laddomada

All'inizio del Novecento nacquero diverse correnti poetiche e artistiche, i loro esponenti furono chiamati artisti d' Avanguardia.

Erano artisti polemici verso la tradizione, verso la società borghese, ritenendo che i valori tradizionali fossero scheletriche convenzioni, cercavano di provocare disgusto, scandalo.


I loro comportamenti trasgressivi, da un lato denunciavano lo smarrimento in cui si trovava l'individuo, (per la diffusione delle varie teorie filosofiche che circolavano: il relativismo, la diversa idea del tempo, visto come dimensione interiore, il valore dato all'inconscio che condiziona il comportamento), dall'altro portavano avanti un indirizzo culturale che esaltava l'azione istintiva, violenta, irrazionale, con gravi ripercussioni sul piano politico.

Furono proprio queste tensioni a preparare il tragico scenario del 1° conflitto mondiale.

I più noti movimenti d'Avanguardia, furono il Futurismo, il Dadaismo, il Surrealismo.

IL FUTURISMO fu fondato da Tommaso Marinetti, che fece conoscere le sue idee attraverso un manifesto pubblicato sul quotidiano francese Le Figaro.

Un movimento culturale che coinvolse tutte le arti, dalla pittura, alla musica, al teatro e influenzò la politica, la moda, i gusti dell'epoca.

I futuristi operavano in gruppi, con un programma comune, esaltavano l'amore per il pericolo, per il coraggio, per le rivolte, per l'audacia.

Consideravano la guerra "l'unica igiene del mondo".


Come artisti, manifestavano un forte interesse per i prodotti delle nuove industrie: le automobili, gli aerei; in arte deformavano le immagini, come se fossero in movimento, come se fuggissero via, di fronte allo sguardo dello spettatore.

 

Per esprimere in modo originale la loro visione della realtà, ricorrevano alla tecnica della "parola in libertà", cioè accostamento libero di termini, per creare delle analogie suggerite dal libero gioco "dell'immaginazione senza fili".

Nei loro scritti si rinunciava alle regole della sintassi, si aboliva la punteggiatura, si eliminavano aggettivi, avverbi.

Curavano anche la grafica, usando caratteri tipografici diversi e insoliti.

Famose erano le "serate futuriste", incontri letterari che degeneravano in zuffa, in lanci di verdure degli spettatori verso gli artisti; scontri provocatori, per portare un'aria di novità, per costruire un nuovo mondo.


L'ESPRESSIONISMO é un movimento che si sviluppò in Germania.

I rappresentanti sono Ernest Kirchner, Eduard Munch, artisti per i quali l'arte non deve imitare la realtà, ma deve esprimere l'interiorità dell'artista.

E' un'arte ricca di contenuti sociali, che vuole esprimere la realtà amara della guerra, le contraddizioni politiche, le aspre lotte di classe.

Questa realtà é vista però in modo inquieto e tormentato. L'immagine é spesso deformata, ridotta a linee tracciate con segni violenti, i colori sono accesi, antinaturalisti e fortemente contrastanti.

Essi esprimono l'idea di un'umanità tragica, angosciata, pervasa da un senso di morte e distruzione (l'urlo di Munch).


IL DADAISMO é un movimento nato a Zurigo, sotto la guida di Tristan Tzarà.

La sua poetica esaltava l'anarchia espressiva, la distruzione dalle basi del linguaggio. I dadaisti parlavano di una poesia fatta di suoni liberamente accostati, di collages, ottenuti accostando le parole a caso. E' la poesia del non-sens, dada in francese é giocattolo, "una buffonata nata dal nulla", dicevano i critici con disprezzo.

Quindi un'arte non seria, ma dissacrante. (Un sacchetto in cui inserire parole tagliate dai giornali, comporre una poesia con le parole prelevate, una per una dal sacchetto e accostate tra loro: questa é poesia).


IL SURREALISMO é un movimento artistico e letterario francese, nato dopo la prima guerra, il cui massimo esponente é Andrè Breton.

Esso dava molta importanza all'immaginazione, ai sogni, agli incubi, ai lapsus, alle angosce. Esprimeva con tecniche libere le pulsioni dell'inconscio.

La sua poetica si basava sull'automatismo psichico. Occorre ascoltare le parole interiori, che sorgono all'improvviso, far appello all'inconscio; vengono fuori libere associazioni, non soggette nè al controllo della ragione, nè alla logica del ragionamento (notevole l'influenza di Freud).

E' bello in arte "l'incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello, su un tavolo operaio".

Calligrammi di Apollinaire






Juan Mirò, Renè Magritte, Salvador Dalì e Guillaume Apollinaire i più rappresentativi artisti.

Noti i quadri di Dalì. Gli orologi che assumono consistenze semiliquide, posti in un deserto, un'immagine onirica. Nel sogno, spesso gli oggetti più comuni della vita quotidiana, gli animali, gli elementi del paesaggio, le figure umane, si collocano in contesti insoliti, improbabili.

Quadri che suscitano un senso di inquietudine.

L' "Urlo" di MUNCH - interesse per le angosce esistenziali, la drammaticità della morte, tradusse in chiave simbolica l'angoscia e il male di vivere

Se questa é la novità in campo poetico e artistico, é sconvolgente anche la novità nel campo della narrativa.

Nell'età del Decadentismo non c'é più il romanzo realista di Manzoni, di Verga, più protagonisti, corale partecipazione dei personaggi.

Nel primo Novecento si analizzano nella narrativa le problematiche psicologiche dell'uomo contemporaneo.

Non si analizza in modo oggettivo la realtà esterna, ma si riflette sul mondo interiore dell'individuo.

Salvador Dalì-Persistenza della memoria

Uno dei motivi che accomuna i romanzi decadenti é l'Estetismo, ossia l'esaltazione della bellezza come valore supremo della vita.

Questo vale per i personaggi dei romanzi, ma anche per gli stessi autori. I protagonisti dei romanzi di questo periodo sono una proiezione dell'autore, sono aristocratici in preda a nevrosi che rasentano la follia. Sono esteti, dandy, giovani raffinati e amanti di tutto ciò che é bello, raro, ricercato, che costruiscono la loro vita come un'opera d'arte.

I romanzi per eccellenza di questo periodo sono: "A rebours", (Controcorrente) di Joris Karl Huismans, "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde, "Il Piacere" di Gabriele D'Annunzio.

Il protagonista é un anti-eore, un eroe negativo, l'atteggiamento anticonformista si risolverà in un fallimento, cioè nella consapevolezza amara che solo l'arte é eterna, l'uomo invece é legato a un triste destino di vecchiaia e decadimento.

Nel romanzo di Huiusmans, Jean Der Esseinten é annoiato dell'ambiente in cui vive, perché non prova alcuna affinità con chi frequenta, non ha entusiasmo, interessi per nessuna cosa.

"Qualunque cosa tentasse, un'immensa noia lo opprimeva".

Decide quindi di allontanarsi dalla città, o meglio dalla consorzio civile. Liquida la proprietà, compera una casa in campagna, desideroso di isolarsi dal mondo.

Passa la giornata leggendo opere d'arte, contemplando quadri, abbandonandosi a riflessioni su argomenti vari, circondandosi di cose artificiose. Ha molti incubi, nella mente riaffiorano i ricordi, la salute peggiora, si sente prigioniero.

Deve curarsi e ritornare in città. Il suo tentativo di sottrarsi al corso della storia, di andare controcorrente si rivela impossibile. Quindi deve arrendersi, portandosi dietro una profonda lacerazione interiore.

Vivere solo nel mondo dell'arte non é possibile, bisogna accettare la squallida prosa del quotidiano.

Nel "Ritratto di Dorian Gray", il protagonista Dorian posa per un pittore cinico ed esteta.

Il quadro ritrae un giovane bellissimo, che può abbandonarsi a ogni forma di piacere, grazie al suo fascino. Sapendo che la giovinezza e la bellezza sono passeggeri, dice di voler rinunciare alla propria anima in cambio dell'eterna giovinezza.

I suoi peccati e la vecchiaia compariranno solo nel dipinto, lui resterà giovane e bello.

Conduce una vita dissoluta, si dedica al culto di sè, si abbandona a tutte le forme del piacere, del lusso e dello sfarzo, incurante delle regole morali e sociali. Il volto sul quadro si trasforma, diventa sempre più il ritratto di un vecchio corrotto e degenerato.

Stanco di tanta crudeltà, e disgustato dall'immagine del quadro, lancia un pugnale sulla tela, ma cade a terra, morto.

Il quadro riacquista lo splendore della giovinezza, a terra c'é un uomo decrepito, riconoscibile dall'anello che aveva al dito.

La bellezza é un valore eterno, ma l'uomo é soggetto alla trasformazione della natura.

Nel "Piacere" di G. D'Annunzio, il protagonista Andrea Sperelli é un giovane aristocratico, convinto di poter costruire la sua vita come un'opera d'arte.

Alla base della sua vita c'é il piacere sensuale, la perversione, la ricerca di avventure amorose, il culto della bellezza, nelle donne e nell'arte.

Vive un'intensa relazione amorosa con Elena, ma questa lo abbandona, lui vive da depravato.

Incontra una donna, Maria, sensibile, che lo affascina con la sua bellezza e purezza. ma negli incontri amorosi, Andrea pensa solo ad Elena e in un incontro chiama Maria col nome della donna da sempre amata. Maria lo abbandona. Andrea si sente un fallito, consapevole di aver perso tutto e di aver sbagliato nella sua vita.

Ha avuto un esistenza vuota; inutilmente poteva darle un senso andando alla ricerca esasperata del piacere.

Poi ci sono i romanzi che analizzano la psiche, che danno importanza all'introspezione, ai processi psicologici interiori del protagonista.

In questi romanzi non si raccontano fatti, il protagonista é sempre uno, parla spesso in prima persona, usando la tecnica del "monologo interiore", oppure quella dei "flussi di coscienza", associazione di idee.

Cioè l' Autore riporta il libero formarsi dei pensieri, così come affiorano dall'inconscio.

Ricordiamo Italo Svevo (la Coscienza di Zeno), Marcel Proust (Alla ricerca del tempo perduto), James Joice (Ulisse).

I protagonisti sono convinti che la realtà vera é diversa da quella che appare, hanno una visione frantumata delle cose, la stessa vita sociale appare una fonte di falsità e di fallimento.

Essi stessi sono incerti, ambigui, nevrotici, malati, ma la malattia é un alibi, in realtà sono estranei al mondo.

Si sentono degli sconfitti, incapaci di affrontare le sfide, le novità (Gente di Dublino di Joice), sono inetti, inadatti a vivere come gli altri (Una vita, Senilità, di Svevo), si sentono degli esclusi, sono fuori di chiave, non hanno identità (Pirandello) o sono vittime dell'assurdità del vivere quotidiano (Il Processo di Kafka).

Sono i romanzi della crisi.

Gli Autori stessi non sono in grado di migliorare la realtà, perché molti intellettuali furono spinti a desiderare la guerra, "la sola igiene del mondo", urlavano i Futuristi.

 

Il Decadentismo: poesia d'avanguardia e narrativa psicologica di Silvia Laddomada

 

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