venerdì 25 gennaio 2019

LA GIORNATA DELLA MEMORIA - RIFLESSIONI

Print Friendly and PDF di Silvia Laddomada
Il giorno della memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio per commemorare le vittime della Shoah. E’ stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il primo novembre 2005, a stabilire questa giornata, perché proprio il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata rossa, dopo l’offensiva contro i tedeschi sul fiume Vistola-Oder e proseguendo nel territorio tedesco verso Berlino, irruppero nel Campo di concentramento di Auschwitz, una cittadina poco distante da Cracovia, liberando i superstiti.
L’uccisione con armi da fuoco di gente inerme, donne, vecchi, bambini, causava spesso negli stessi assassini crisi nervose e disturbi mentali, tanto che molti SS, reclutati tra i criminali, riuscivano ad eseguire gli ordini solo sotto l’effetto di alcol. Quindi nell’inverno del ‘41 nacque il progetto dei campi di sterminio, destinati all’eliminazione sistematica della popolazione ebraica, costruiti in 900 località, tra Germania, Austria e Polonia.
La scoperta di un tale luogo, le testimonianze dei sopravvissuti, rivelarono compiutamente, per la prima volta al mondo, l’orrore del genocidio nazista. I tedeschi si erano già ritirati 15 giorni prima, portandosi i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia. L’apertura dei cancelli mostrò anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati nel lager nazista. Erano 900 i campi di concentramento disseminati in tutta Europa, ma in modo più massiccio in Polonia.
A gennaio 1942 si cominciò a parlare di soluzione finale, quindi furono escogitate le camere a gas. I forni crematori furono realizzati per cancellare qualsiasi testimonianza della Shoah, dello sterminio di massa. Uccisi nelle camere a gas gli internati venivano sepolti in grandi fosse nel terreno, ma era impossibile tenere segreti questi luoghi, così nei forni crematori, si riusciva a bruciare fino a 10.000 corpi di prigionieri morti. Il progetto hitleriano, però, non ebbe successo, la liberazione dei sopravvissuti da parte dei russi, il 27 gennaio, ha fatto sì che tutta questa tragedia venisse conosciuta. Tra i sopravvissuti ritornati alle loro case, molti hanno scritto dei libri, per raccontare come si svolgeva la vita in quelli che hanno chiamato “inferni organizzati dall’uomo”. Il ricordo più amaro e doloroso di tutti i superstiti era lo stato di degradazione ed avvilimento al quale si riducevano a poco a poco gli internati. La fame, la persecuzione, il terrore delle percosse e della morte, annientavano in loro tutti quei sentimenti e quelle passioni, quegli affetti e quei pensieri che sono la ricchezza più vera e più grande dell’uomo. Unico, ossessionante restava il desiderio di sopravvivere. Scompariva ogni senso di dignità e di giustizia, giacché essere coraggiosi e reagire ai soprusi voleva dire soltanto essere destinati a una morte bestiale.
Si parla di un vero e proprio genocidio, di una distruzione pianificata degli Ebrei, 6 milioni di individui, a cui si aggiungono centinaia di migliaia di altre persone, tra zingari,malati mentali, disabili, omosessuali; uccisi perché parte di una sub umanità, erano “diversi”, erano dei cosiddetti “sottouomini”. La persecuzione dei “diversi” è ancora oggi praticata in molte società, ma il progetto hitleriano dello sterminio totale del popolo ebraico fu la manifestazione più delirante e al tempo stesso quella più scientificamente organizzata. Gli Ebrei erano una razza inferiore, erano da emarginare. Era questa la convinzione di Hitler, capo del partito nazionalsocialista (nazista), all’interno della repubblica di Weimar, nata nel 1919, alla fine della 1^ guerra mondiale. Le condizioni imposte alla Germania dagli Stati vincitori erano state durissime: perdita ingente di territorio, obbligo di disarmo, obbligo a risarcire i danni provocati dal conflitto.
In Germania si era diffuso un malcontento generale, Hitler ne approfittò; additò come responsabili della sconfitta della Germania gli Ebrei e gli Slavi russi, parlò di un complotto giudaico-bolscevico a danno della Germania. Ebrei e comunisti vennero accusati di tenebrosi delitti e perfidi complotti contro la Patria: la decadenza della Germania era dovuta alla mescolanza con razze inferiori, e queste andavano sacrificate, solo così la nazione tedesca poteva ritrovare la posizione di predominio europeo che le spettava. La scelta di passare al progetto di sterminio, fu presa dopo l’avanzata dei tedeschi in Polonia e in Russia, regioni abitate da milioni di Ebrei. Nel 1941 gruppi speciali di SS, con l’appoggio di governi collaborazionisti, rastrellavano gli Ebrei e li fucilavano. Ma non sempre questi reparti speciali riuscivano a smaltire “il lavoro di morte” in tempo utile per seguire l’avanzata dell’esercito.

Primo Levi – "Se questo è un uomo". In questo libro Levi ha raccontato la sua esperienza di prigioniero nel lager di Auschwitz, racconta il processo di annientamento della personalità. Lo scrittore propone una riflessione sulle emozioni, sui sentimenti, sugli stati d’animo che la nuova situazione genera. Nel lager la persona diventa numero, massa indistinta; non riconoscendosi come individuo, cerca di sopravvivere al freddo, alla fame, alla fatica, alle malattie, al dolore, con mille espedienti, spesso schiacciando gli altri, rinnegando quei principi di solidarietà, libertà, coraggio delle proprie idee. Dalla rinuncia ai valori propri degli essere umani, nasce un altro sentimento che accompagnerà per tutta la vita coloro che nel lager si sono salvati: la vergogna, il senso di colpa. Sul piano razionale non c’è nulla di cui vergognarsi, i sopravvissuti si vergognano di essere scampati alla morte e provano sensi di colpa per non aver fatto nulla, o poco, contro il sistema di cui erano prigionieri. Negli occhi di chi ascolta i ricordi, il sopravvissuto crede di vedere un giudizio su ciò che non ha fatto, su ciò che non ha detto, perciò si sente spinto a giustificarsi: i prigionieri si sentono colpevoli di omissioni di soccorso verso il compagno malato, bisognoso, vecchio, inesperto. “ Forse quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare. Ma se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate. Anche la nostra”.
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genocidio: etimologia greca e latina- genos + cidio. Gruppo etnico + uccidere olocausto: etimologia greca - bruciare tutto. E' un rito religioso, che prevede di bruciare interamente degli animali sacrificali. Essendo un termine carico di valenza religiosa, non é opportuno pensare di paragonare lo sterminio a un sacrificio a Dio. Shoah: etimologia ebraica - distruzione totale, annientamento.

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Quello che é rimasto di Auschwitz é stato classificato, dall'Unesco, patrimonio dell'Umanità, con la speranza che possa servire da monito a non ricadere in un'efferatezza inconcepibile come quella attuata dai nazisti.
I tedeschi non volevano ammettere l'esistenza della Shoah, allora pochi mesi dopo la fine della guerra,gli alleati costrinsero un centinaio di borghesi e reduci, scelti a caso, a recarsi a Dachau, dove scoprirono una fossa comune nella quale era ammucchiato un migliaio di cadaveri.


 Gli scheletrici volti dei sopravvissuti al campo di concentramento di Ebensee, in Austria.



Detenute scampate al lager di Dachau fotografate dopo la loro liberazione.
 
 SU "MINERVA NEWS" - SITO ASSOCIAZIONE MINERVA:
"PREZIOSI SOLDATINI DI PIOMBO DI ALFIO E AMANZIO BORMIOLI" DI FRANCO PRESICCI


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