mercoledì 13 settembre 2023

Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile a Taranto

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Nodi da sciogliere, cordata da costruire, vetta da raggiungere”

Pier Giorgio P. Farina

C’è una legge, la nr. 145 del 30.12.2019, sospesa sulla città di Taranto che, da allora, non riesce ad “atterrare”. O forse, meno metaforicamente, giace su qualche scrivania in attesa di un impulso vitale che ne dia finalmente attuazione. Ci riferiamo alla fondazione denominata «Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile» con sede in Taranto, di cui al comma 732 e seguenti dell’art. 1.


C’è una opportunità d’oro, per questo nostro territorio ionico che non riesce a svoltare e a diversificarsi; eppure questa chance non viene ancora, incredibilmente, colta e da alcuni, addirittura, non viene capita o conosciuta, rischiando cosi di svanire, finendo nella desolata landa delle tante occasioni perdute.


C’è un crocevia, quello del Mediterraneo, da tanti evocato come potenziale risorsa di scambio e di crescita, che avrebbe centro proprio in Taranto, e che non può più essere solo storia del passato classico o di presente incremento turistico, né terreno di “giochi”, nemmeno di quelli, a maggior ragione, una tantum.


La verità, ignota a tanti, è che proprio qui, a Taranto, c’è un “centro” di futuro possibile e sostenibile, da innescare e mettere a sistema, da far nascere finalmente con il massimo della cooperazione possibile, perché poi, e solo così, sarà certamente potenzialmente generativo. Lo è già, in uno Statuto già scritto, e attende di generare processi virtuosi di nuova economia “olivettiana”, senza compromessi, circolare, sostenibile, basata su tecnologie innovative, proprio quelle che ci vogliono, su energie rinnovabili e relative applicazioni, e tutto insieme in grado di essere interagenti e trainanti, e finalmente in grado di creare ed offrire opportunità e posti di lavoro. Perché tra i tanti primati negativi e crescenti del nostro territorio ne svetta uno: quello dei nostri giovani che vanno via, e quasi sempre, senza più tornare.


Questa nuvola sospesa di possibilità scritte per Taranto è li’, c’è già, ma… non condensa, non trova terra, non diventa quella realtà di cui c’è così bisogno; questo ha del drammatico, è autolesionismo puro, senza “se” né “ma”. Sono ormai quattro anni che di questa legge se ne parla, se ne scrive, se ne ri-parla e se ne ri-scrive, si finanzia, si de-finanzia e si ri-finanzia ma tutto sembra paralizzarsi nel momento in cui occorrerebbe dar corso a quelle poche, semplici ma essenziali procedure necessarie per determinarne l’attuazione; procedure, per altro, ben definite, specificate e descritte da uno “statuto”, proprio quello della legge.

Perché questo accade? Chi e cosa si oppone od ostacola un processo costitutivo così ben scritto in ogni sua parte? E’ legge e non fantasia. Legge approvata, finanziata e pubblicata in G.U, (31.12.2019), ignorata da ben tre governi e “attenzionata” solo per privarla del pur minimo finanziamento già avuto: 9 milioni di euro per i primi tre anni riacciuffati in extremis grazie all’intervento di alcuni parlamentari neoeletti. Ma prima che anche questi 3 milioni evaporino al sole, occorre agire e creare una cordata per raggiungere la vetta.


Queste ed altre domande, non possono più restare senza risposta, e non possono più farsele solo alcuni cittadini più attenti. E’ arrivato il momento di sciogliere tutti i nodi più volte venuti al pettine; occorre che le autorità governative e i ministeri preposti alle nomine le facciano, ed occorre che la comunità ionica, chi riveste cariche pubbliche, gli organismi di rappresentanza, le associazioni e  tutti i cittadini, siano correttamente informati e facciano la propria parte.


In questi anni di attesa varie sono state le iniziative per accendere attenzione su quanto tardava a concretizzarsi. Vari gli incontri e i dibattiti coinvolgenti il CNEL, l’AISEC, l’ASviS con il suo portavoce e poi ministro Enrico Giovannini, il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, le aziende, le università, ben quattordici grandi società multinazionali pronte a far parte della Fondazione di partecipazione Tecnopolo del Mediterraneo, e che ora devono essere ri-chiamate. 

“2009, NORD, Emilia Romagna: dove atterrano i Tecnopoli…”
 



      
 

L’ inerzia ha prevalso sul far accadere le cose, ma ora deve esserci una svolta, ed è questo l’intento che anima una nuova iniziativa che proseguirà per tutta l’estate. Innanzitutto è in corso una raccolta firme, in calce ad un documento da presentare al governo in carica perché si attivi nel fare ciò che è previsto. Vi sarà poi un incontro dibattito con il territorio, sul finire di settembre, azione, condivisa e di rappresentanza, che chiamerà l’interlocuzione con il Governo.


Il “Team Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile” (TPMSS TEAM), a cui si deve questo nuovo impulso e che accomuna persone, professionisti, entità civiche e del terzo settore già a vario titolo impegnate in attività di promozione e sensibilizzazione sul territorio ionico, aveva ultimamente assunto l’impegno di concentrarsi sullo studio di una possibile sede (o più sedi) idonee ad ospitare degnamente un tale organismo di ricerca, sperimentazione ed attuazione. Ma proprio questo sforzo ha portato ben presto a individuare almeno altri cinque differenti pilastri su cui poter fondare il Tecnopolo. Oltre alla Sede (o sedi), anche: Autorità (politiche e scientifiche da coinvolgere), Nomine (negli organismi previsti da statuto), Risorse (da recuperare e moltiplicare), Aziende (possibilmente benefit e società per la Fondazione di Partecipazione, caratteristica unica del nostro Tecnopolo), Territorio (da rendere partecipe).


Da qui il la stesura di un documento congiunto proprio per aver già incontrato il pieno favore di alcuni iniziali sostenitori della “questione-Tecnopolo”, e che ora potranno meglio concentrarsi nella edificazione delle sei direttrici anzidette e tutte fondanti. Tra gli attori l’Associazione Culturale “G. Lazzati”, il “Comitato” per il Tecnopolo, il “TP-Team”, la CGIL, CISL e UIL, l’Ordine Architetti di Taranto, e vari altri ancora, già sensibili e che si potranno certamente affiancare, sino a convergere in quel corale e sinergico incontrarsi di fine settembre per meglio determinare la “cordata verso la vetta”.





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