mercoledì 12 ottobre 2022

TORNIAMO A INCONTRARCI - Mahsa Amini del Kurdistan iraniano

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Relazione: Silvia LADDOMADA

11.10.2022 - 1° INCONTRO

Benvenuti carissimi amici.

Iniziamo oggi l'anno accademico della nostra Università popolare del Tempo libero e del sapere. Auguro a tutti di poter fare tesoro di questi incontri settimanali, che da oggi riprendiamo con piacere.

Incontri in presenza, non virtuali, non da seguire seduti in poltrona a casa; incontri che ci offriranno la possibilità di una chiacchierata piacevole e di uno scambio di idee ed esperienze.

Sono incontri in cui, soprattutto, cerchiamo di seguire l'invito dell' Ulisse di Dante, arricchirci "di virtute e canoscenza", ampliare i nostri orizzonti culturali e guardare la realtà in cui viviamo, con occhi diversi.

Con grande piacere vi comunico di avere un gruppo di lavoro; possiamo contare sul contributo di idee, di suggerimenti, di operatività di Anna Presciutti, Nadia Bumbi e Liliana Marangi.

Insieme a loro organizzeremo i nostri appuntamenti.

Ringrazio di cuore tutti coloro che in questo periodo estivo hanno contribuito, con i loro saluti, i loro messaggi, le loro locandine, a farci sentire uniti e non "spatriati", citando il titolo di un libro di un giovane scrittore di Martina.

Ringrazio tutti coloro che hanno assicurato il loro intervento, quest'anno, come relatori volontari, amici che credono nell'idea che la cultura sia cibo per la mente.

La nostra Università popolare non lascia diplomi, nè attestati, come ben sappiamo. E' aperta a tutti coloro che hanno un pò di tempo libero, e desiderano impegnarlo nell'imparare qualcosa. Non si finisce mai di imparare, si dice.

Ci limitiamo a un incontro settimanale. Purtroppo non possiamo stilare un calendario di incontri quotidiani perchè mancherebbe a molti la possibilità e il tempo per partecipare, visto che sul territorio sono attivi altre associazioni e altri gruppi sociali, sportivi, musicali, artistici, a cui i cittadini partecipano.

Noi offriamo anche la possibilità di incontri in mattinata.

Aspettiamo le richieste, le proposte, e poi ci organizzeremo.

 

Intanto con Nadia Bumbi si potrebbe avviare il corso di amigurumi, un'arte giapponese di lavorare all'uncinetto o a maglia, per realizzare oggetti particolari (fiori, piante, animaletti). Aspettiamo le richieste.

Il nostro calendario, per quest'anno accademico, prevede vari corsi, cioè vari incontri su determinate tematiche:

1) La Letteratura europea del Novecento;

2) L' Opera letteraria;

3) La Storia degli ultimi 50 anni;

4) La musica attraverso i secoli;

5) L'arte attraversi i secoli;

6) Il racconto mitologico;

7) La memoria delle tradizioni, delle ricorrenze, degli eventi festivi;

8) La conoscenza della Divina Commedia (Purgatorio);

9) La medicina preventiva;

10) Incontri periodici di argomento sociale, artistico, psicologico, giuridico ed economico;

11) L'angolo della poesia;

12) La natura e i suoi colori - "botanica culturale";

13) Attualità;

14) Varie ed eventuali.

Tra le varie: escursioni, gita di un giorno o più giorni.

Possiamo spaziare dal castello Aragonese al Museo di Taranto, possiamo allontanarci all'interno della Puglia e fuori, dalla Lucania ad altre regioni. Possiamo partecipare a una serata di teatro o di spettacolo a Taranto o Martina; una cena in un ristorante o in pizzeria.

Sopratutto organizziamo una mostra, in cui portiamo a conoscenza dei nostri concittadini le nostre creazioni artistiche, a Natale per esempio.

Ciascuno di noi può proporre un relatore, che tratterà un argomento a sua scelta.

Questa sera cominciamo con un argomento di attualità: le donne iraniane.

La tv ci parla e ci propone, in questi giorni, una serie di immagini relative alla protesta delle donne iraniane.

Viviamo in un villaggio globale, quindi ci interessa anche quello che succede in Iran (l'antica Persia), una repubblica islamica che si affaccia sul Golfo Persico.

Perché la protesta di questi giorni?

Perché una giovane donna, di 22 anni, Mahsa Amini, del Kurdistan iraniano, una delle 31 regioni dell'Iran, é stata arrestata e brutalmente uccisa dalla polizia della moralità, in quanto non indossava lo ijad (il velo), in maniera decorosa.

Dobbiamo sapere che in Iran é stato fondato un corpo di polizia, detto di sicurezza morale, che pattuglia le strade per vigilare che le donne rispettino i principi islamici e le regole ufficiali del codice di abbigliamento.

Quindi la morte della giovane Mahsa ha provocato una coraggiosa reazione delle donne iraniane che hanno invaso le piazze della capitale Teheran gridando, Zhen, Zhian, Azadi, donna, vita, libertà.

Questo lo slogan della protesta, che la polizia morale sta reprimendo con violenza.

A loro si sono unite, per solidarietà, le donne di altre province dell'Iran, in più sono insorte le donne afghane, anch'esse vittime del regime talebano.

Una protesta che dura da giorni, e che coinvolge tutto il popolo iraniano, sceso in piazza per protestare contro l'intero sistema di oppressione che domina nell'Iran.

E' una protesta contro la povertà, la corruzione, la discriminazione etnica, il fondamentalismo religioso, la mancanza di libertà politica, contro l'ingiustizia a diversi livelli.

Per solidarietà sono intervenute molte star del mondo dello spettacolo. Un gesto comune che noi vediamo fare, é il taglio di una ciocca di capelli. E' un segno di lutto, un segno di condivisione del dolore, in questo caso per l'ingiusta morte di Mashia, ma si aggiunge a questo gesto un significato di rabbia, per l' ingiustizia quotidiana che ogni iraniano sperìmenta.

Un intenso malessere attraversa la società iraniana. L' Iran é una repubblica islamica. Cerchiamo di conoscere questa realtà.

L' Iran, sede dell'antica civiltà persiana, territorio mediorientale, era governato dallo scià (re) Reza Pahlari, fin dal 1941.

Il re dovette confrontarsi con il movimento nazionalista di Mosaddek che, come capo di Governo, volle nazionalizzare i pozzi petroliferi, principale risorsa economica dello Stato, per avviare l'industrializzazione del paese.

La proposta non fu condivisa dalle potenze occidentali, per cui con un colpo di Stato, organizzato nel 1953 da inglesi e americani, a Reza Pahlavi furono conferiti i pieni poteri.

La sua monarchia apparve subito autoritaria e dispotica e filo-occidentale.

Nel 1962 lo scià dette vita alla "rivoluzione bianca", un programma finalizzato a modernizzare l'Iran. Venne introdotto il suffragio universale, curata l'alfabetizzazione, vennero approvate riforme industriali e agrarie, furono espropriate le terre al clero e ridistribuite.

Negli ambienti religiosi, però, si rimproverava al sovrano il tentativo di modernizzare l'Iran sul modello europeo e americano, modello giudicato estraneo e anzi contrario ai precetti islamici.

Il malcontento crebbe nel corso degli anni '70, a causa del lusso, dello sfarzo della Corte, della corruzione diffusa, della ricchezza nelle mani di pochi, della povertà dilagante.

Si avviò un movimento di protesta, portato avanti dalla fazione religiosa tradizionalista, gli sciiti, che criticava le violazioni del Corano prodotte dalla modernizzazione, e da alcuni componenti liberali e di sinistra, che chiedevano riforme sociali e maggiore libertà.

Lo scià per mantenere il potere ordinò durissime repressioni.

Il movimento di protesta diventò nel 1979 una vera e propria rivoluzione, che costrinse il re ad abbandonare l'Iran, mentre tutti i manifestanti si riunirono intorno alla figura carismatica dell' ayatollah Khomeini, la massima autorità religiosa sciita (mandato in esilio dallo scià nel 1965), che fu subito riconosciuto come capo spirituale e politico della rivoluzione iraniana. Con un referendum venne sancita la nascita della repubblica islamica e Komeini si presentò agli iraniani e al mondo in una veste progressista: promise al popolo, oppresso dalla dittatura dello scià, il ritorno alla libertà, le riforme sociali, il recupero dei valori culturali dell' Islam.


Ma questo ritorno ai principi del Corano assunse un indirizzo repressivo. Il potere politico e religioso fu affidato al clero sciita; fu ristabilita la legge coranica, fu cancellato sistematicamente tutto ciò che di nuovo era stato introdotto nel paese.

Le istituzioni politiche (Presidente, Parlamento, Governo) furono posti sotto il controllo delle autorità religiose, furono imposti una serie di divieti e la pena di morte per chiunque assumesse comportamenti non conformi alla sharì'a.

Le donne furono escluse da alcune cariche pubbliche e obbligate a presentarsi in pubblico col capo coperto da un velo che nascondesse rigorosamente i capelli e indossando una veste lunga e ampia che nascondesse le forme del corpo.

Oggi l'Iran vive una situazione di profondo malessere, abbiamo detto, proprio per le enormi contraddizioni nella società, per le regole ferree imposte da un clero conservatore.

Oggi guida suprema é l'Ayatollah Khamanei, succeduto a Khomeini, contro cui si protesta apertamente, mentre presidente della repubblica é Ebrahim Raisi, seconda autorità del paese.

Regole e dogmi che una società giovanile, diversificata e più laica, non accetta più.

Gli uomini sono senza lavoro, i giovani non hanno prospettive per il futuro, le donne chiedono maggiore libertà e parità di diritti.

Tutto questo spiega le tante manifestazioni di protesta di questi giorni, che potrebbero sfociare in un'altra rivoluzione sociale.



TORNIAMO AD INCONTRARCI

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