venerdì 19 novembre 2021

NOVECENTO: Una storia ancora in corso 1964 - 1970

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RELATORE: Tommaso CHISENA

Dott. Tommaso Chisena
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Relazione: Il Novecento, una storia ancora in corso: dal 1964 al 1970

 

Argomenti: primo governo di centrosinistra di Aldo Moro dicembre 1963


tentativo di golpe del generale De Lorenzo: piano solo 1964

convegno hotel parco dei principi maggio 1965

colpo di stato di Gheddafi in Libia 1°settembre 1969

strage di piazza Fontana 12 dicembre 1969

golpe Borghese 7/8 dicembre 1970

Nonostante l’immane sforzo della propaganda inglese, il PCI e la sua crescita politico-elettorale continuano a turbare Londra.

E' il novembre del 1963. Democristiani e Socialisti stanno trattando per formare il primo governo organico di centrosinistra che comprenderà la DC, il Psi, il Psdi e Pri. Il regista dell’operazione e’ Aldo Moro che sara’ per 15 anni -dal 1963 al 1978- il protagonista assoluto della politica nazionale ed estera dell’Italia in qualità di presidente del consiglio e ministro degli esteri.

Moro avrebbe voluto fare questo accordo gia’ due anni prima e c’era quasi riuscito ma i tempi non erano maturi. Infatti formo’ il governo Fanfani con l’appoggio esterno del Psi che si astenne sulla fiducia alla Camera.

Ora pero’ il momento era propizio, anche se il presidente della repubblica Segni non era assolutamente d’accordo: infatti mettera’ tantissimi bastoni tra le ruote per non far nascere questo governo.

Comunque il 3 dicembre del 1963 nasce il governo organico di centrosinistra voluto da Moro e da Nenni. Ma cominciarono da subito azioni subdole ed intimidatorie per far cadere questo governo.

Infatti nel 1964 tra queste azioni volte a fermare la politica di Moro e del suo governo si annovera il tentativo di golpe del generale De Lorenzo, comandante generale dei carabinieri, che predispose questo colpo di stato chiamato “piano solo” perche’ doveva essere effettuato solo dall’arma dei carabinieri.

Questo piano, che fu portato dal generale De Lorenzo alla visione del presidente della repubblica Segni, che dette il suo benestare, si presentava come piano di emergenza speciale a tutela dell’ordine pubblico, prevedeva il controllo delle istituzioni, l’occupazione delle sedi di partito nonche’ la detenzione degli oppositori politici -circa 773 – da trasportare in Sardegna. La motivazione di questo colpo di stato era impedire la presa del potere da parte del partito comunista italiano e dei suoi alleati.

In realta’ si tratto’ piu’ di un avvertimento che di un pericolo reale: diciamo una intimidazione a Moro e alla sua politica per evitare che si riformasse il governo caduto a giugno del 1964. Cio’ nonostante Nenni ed il suo partito mitigarono le pretese riformiste del programma e ad agosto dettero vita al secondo governo Moro di centrosinistra organico.

In quei giorni lo scontro tra Moro e Segni fu molto duro, perche’ alla richiesta di Moro che voleva accettare l’incarico di formare il governo , Segni rispose proponendo o minacciando un governo di tecnici sostenuto da militari.


Comunque il 7 agosto 1964 , all’indomani dell’insediamento del governo moro due, Segni fu colpito da un ictus cerebrale nel corso di una accesissima discussione con Moro e Saragat. La supplenza fu assunta dal presidente del senato Merzagora e perdurando l’impedimento, a dicembre del 1964, Segni si dimise e al suo posto il parlamento elesse Giuseppe Saragat.

Il piano solo fu svelato nel 1967 da una inchiesta giornalistica del settimanale l’Espresso, a cui segui’ la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta i cui lavori terminarono nel dicembre 1970, escludendo ogni tesi dolosa del tentato golpe, essendo il piano soltanto una bozza, il cui contenuto non era attuabile.

E' comunque singolare che questo piano ai fini organizzativi fu preso ed applicato dai colonnelli nel colpo di stato avvenuto in Grecia nel 1967 e preso a riferimento dai successivi tentati golpe italiani: di Borghese del 1970 e di Sogno del 1974 ed in parte dall’ ultimo piano di golpe del 1976, predisposto dall’intelligence britannica.

Ordunque il governo di centrosinistra varato da Moro fu per gli inglesi una sorte di ultima spiaggia: un limite oltre il quale non puo’ che esserci il baratro.

Intanto proseguiva la crescita economica dell’Italia e della sua industria che dara’ vita al miracolo italiano degli anni sessanta.

Dopo due anni di governo, nel 1966, la diplomazia britannica non sapeva come comportarsi di fronte alla richiesta – avanzata dal presidente Moro – di accogliere l’Italia nel gruppo delle quattro grandi potenze occidentali: Usa- Regno unito- Francia e Germania.

Per l’Italia sarebbe il riconoscimento definitivo del suo ruolo internazionale e del suo status di nazione finalmente affrancata dai vincoli di dipendenza imposti ( dagli inglesi) dal trattato di pace di Parigi del 1947.

Ma per la Gran Bretagna, tutto cio’ suonerebbe come una ammissione, al cospetto della comunita’ internazionale, della perdita del proprio prestigio e della propria influenza nel Mediterraneo.

Pertanto non potevano accogliere una nazione considerata da Londra di secondo o terzo rango ; al massimo si possono concedere solo consultazioni bilaterali, in quanto gli italiani non godono dei diritti e delle speciali responsabilita’ della Germania occidentale (!).

Nonostante il governo di centrosinistra, per la diplomazia inglese la minaccia del partito comunista italiano era piu’ che mai aggressiva.

Questo e’ il pensiero dell’ambasciatore inglese sir Ward che cosi’ scrive nella sua relazione trasmessa a Londra il 25 gennaio 1965: "I comunisti non fanno mistero di puntare ad abbattere l’instabile governo per poter tornare cosi’ al potere dopo che 18 anni prima -nel 1947- furono buttati fuori ".

Secondo l’ambasciatore "i comunisti italiani puntano fiduciosi ad una Italia a partito unico, un obiettivo che desiderano raggiungere per vie costituzionali, non con la violenza. Ma una volta conquistato il potere il Pci non l’avrebbe piu’ abbandonato”.

Questa paura del comunismo, sotto certi aspetti giustificata alla luce dell’esperienza dei paesi dell’Est, si trasforma in ossessione ed e’ quello che vuole la propaganda britannica.

La forzata gravita’ della situazione legittimeranno le strategie di contrasto piu’ dure e radicali.

Infatti, e’ in questo clima che, tra il 3 e il 5 maggio del 1965, si tenne all’hotel parco dei Principi a Roma un convegno, i cui drammatici effetti saranno valutabili solo qualche anno piu’ tardi. A cominciare da piazza Fontana 12 dicembre 1969.

Il tema del convegno e’ la guerra rivoluzionaria dichiarata dal comunismo al mondo libero. Il sottotema che emerge da tutti gli interessati e’ la risposta teorica e pratica adeguata alla minaccia incombente.

Il convegno fu organizzato da un istituto di studi militari dello stato maggiore della difesa ma a finanziarlo fu un ufficio dei servizi italiani diretto dal colonnello Renzo Rocca. Costui fu uno dei fautori dei primi nuclei anticomunisti di stato insieme all’ambasciatore Edgardo Sogno – ex agente SOE- ed ex partigiano bianco, medaglia d’oro della resistenza, e Francesco Malfatti – diplomatico, partigiano , agente segreto italiano ed anglofilo di fama .

Tra i partecipanti al convegno troveremo personaggi come Lombardi ( deputato socialdemocratico), Renato Mieli ( giornalista, ex agente SOE), col. Merryl (ex comunista direttore dell’Unita’ ). Inoltre ci sono vecchi repubblichini e commilitoni del principe Valerio Borghese, ex comandante della 10° MAS, come il senatore Pisano’ e Pino Rauti fondatore di Ordine nuovo, movimento nazifascista.

In pratica con questo convegno si e’ ricostituito il programma -gia’ iniziato durante la seconda guerra mondiale per conto del SOE di Edgardo Sogno- ovvero quello di mettere insieme in un unico fronte anticomunista uomini della RSI e partigiani bianchi ( liberali -democristiani- repubblicani e azionisti).

Di quel convegno non si accorse nessuno, neanche l’allora ministro della difesa Giulio Andreotti, al quale, una trentina di anni dopo, il presidente della commissione parlamentare stragi e terrorismo – sen. Giovanni Pellegrino- chiese se ne fosse a conoscenza: la risposta fu che cadeva dalle nuvole.

Comunque la commissione parlamentare ha documentato ed accertato che le finalita’ di quel convegno costituivano il presupposto di quello che sarebbe accaduto in Italia dal 1969 al 1974, lo stragismo nero, a cui segui’ il successivo periodo detto del terrorismo rosso dal 1974 al 1978, accomunati dalle stesse finalita’ antidemocratiche e con implicazioni di servizi segreti stranieri, a cominciare da quelli di Londra.

In realta’ l’ossessione britannica, piu’ che dal comunismo ( un pretesto) e’ rappresentato dal petrolio e dalla politica dell’Eni. Gli inglesi credevano di aver risolto il problema con la morte per assassinio di Mattei, avvenuta a ottobre 1962.

Giova ricordare che la politica dell’Eni non solo non e’ mai cambiata, ma di sicuro e’ stata condivisa e difesa da tutti i governi italiani che si sono succeduti, da De Gasperi in poi.

Infatti, nel 1967 l’Italia, attraverso l’Eni, cerco’ di rientrare in Iraq da dove era stata espulsa nel 1935 alla vigilia della campagna di Etiopia, a causa della furbizia doppiogiochista della perfida Albione e delle velleita’ imperiali di Mussolini e del re Vittorio Emanuele III . ( vedi precedenti ing. Puppini).

Questa volta pero’, le condizioni sono piu’ favorevoli.

Infatti in Iraq , a seguito della guerra dei sei giorni ( 5/10 giugno 1967) tra Israele ed i paesi arabi di Egitto, Siria e Giordania, il potere e’ stato preso dal partito ba’th (nazionalista, panarabo, filonasseriano e secolare, detto partito socialista arabo) che ha espulso dal paese gli interessi petroliferi inglesi .

Mentre vengono spalancate le porte a quelli italiani, attraverso l’Eni.

Questo progetto allarma gli inglesi. Nel mirino di Londra finiscono Moro, presidente del consiglio e Fanfani, ministro degli esteri, pressati sul piano diplomatico anche con minacce dal Regno unito.

Le numerose minacce comunque non sortirono effetto; infatti nel 1968 le richieste dell’Eni al governo italiano, relative all’entrata in Iraq, furono accolte mandando su tutte le furie gli inglesi e le loro aziende petrolifere Bp e Schell.

Il periodo 1968/1969, per gli avvenimenti che accadranno, sara’ cruciale nei rapporti tra Roma e Londra: addirittura da incubo.

Infatti , mentre in Italia le elezioni politiche del 1968 hanno visto, oltre alla affermazione solita della DC, una buona affermazione del Pci che insieme al Psiup raggiungeranno il 30%, mentre hanno anche visto una secca sconfitta del Partito socialista unitario, formato dal Psi e psdi, mettendo cosi’ in difficolta’ il centrosinistra.

Paradossalmente questa incertezza non condizionera’ nè l’Eni e nè la politica estera del governo italiano. Al contrario proprio nel 1969 giunge a compimento il disegno strategico di Mattei e della DC morotea e fanfaniana, con la benedizione dell’opposizione comunista.

L’Inghilterra e’ ormai una forza marginale in Medio Oriente, dove ha perso gran parte dei suoi possedimenti coloniali, e in Africa, dove molti paesi anglofili hanno conquistato l’indipendenza.

Sara’ espulsa anche dal Mediterraneo, dove e’ ormai fuori dall’Egitto nasseriano oltre a perdere le isole di Cipro e Malta. Le resta il controllo solo della Libia, attraverso il re filoinglese Idris.

Ed e’ proprio in questo paese, dove e’ stato trovato da pochi anni il piu’ grosso giacimento petrolifero del nord Africa, che si gioca la partita finale tra Italia e Regno unito.

Infatti nella notte tra il 31 agosto e 1 settembre 1969, con un colpo di stato militare, il re filobritannico Idris viene deposto dal colonnello Gheddafi che conquista il potere.

Il giovane colonnello filonasseriano e’ stato addestrato nelle accademie militari italiane . II golpe infatti e’ stato pianificato mesi primi in un hotel di Abano Terme, in provincia di Padova.

Gheddafi espelle dalla Libia le basi americane e inglesi, nonche’ le loro societa’ petrolifere, nazionalizzando l’estrazione del petrolio, mentre sono destinati a crescere i rapporti commerciali e militari con l’Italia.

In quel momento il nostro paese e’ in una posizione di forza in tutta l’area mediorientale e mediterranea .

Sono tali la sua influenza e il suo prestigio, che gli Stati Uniti d’America fanno buon viso a cattiva sorte.

Anzi sorvolano sulle conseguenze subite in Libia, convinti di trarne vantaggio puntando sulla presenza dell’italia, alla quale sia il presidente kennedy , qualche anno prima, che il presidente Nixon hanno riconosciuto il ruolo di potenza destinata, nell’ambito della Nato, a mediare i conflitti tra il nazionalismo arabo e l’Occidente e nel contempo, a contenere i disegni revanscisti della Gran Bretagna.

londra evidentemente non e’ d’accordo su tutto questo, dal momento che il 1969 segna il definitivo capovolgimento dell’esito della seconda guerra mondiale, dopo appena 25 anni.

il Regno Unito, tra le potenze vincitrici, ora e’ solo una importante isola del nord Europa , a cui resta solo la rocca di Gibilterra; al contrario, l’Italia, nazione sconfitta, e’ diventata potenza egemone nel Mediterraneo ed esercita una influenza crescente anche nel Medio Oriente e nell’Africa nera.

La reazione nei confronti dell’Italia si fara’ subito sentire.

Infatti, non e’ un caso che proprio in quel periodo rispuntino sulla scena, da protagonisti, due vecchi amici dei servizi inglesi, Jiunio Valerio Borghese e Edgardo Sogno assieme ad un terzo personaggio che, se pur non ha legami diretti ed accertati con l’intelligence britannica, ne’ ha sicuramente con gli ambienti anglofili : si tratta dell’editore di estrema sinistra Giangiacomo Feltrinelli.

Intorno alle loro figure, tra la fine degli anni sessanta ed i primi anni settanta si intrecceranno quasi tutti i fili dell’eversione nera, bianca e rossa.

Infatti, il 12 dicembre 1969 a Milano viene compiuta una strage a seguito dell’esplosione di una bomba collocata nella sede della Banca dell’Agricoltura, sita in piazza Fontana, che provoco’ 17 morti e quasi un centinaio di feriti.

Quell’attentato, di matrice nera, mirava a innescare, nell’opinione pubblica, una richiesta di ordine tale da provocare una dichiarazione di stato di emergenza da parte del presidente del consiglio Mariano Rumor.

Era il segnale che il principe Borghese aspettava per entrare in azione ed attuare il suo colpo di stato, progettato per la notte tra il 13 e 14 dicembre.

Solo che, per ragioni mai chiarite, Rumor si tiro’ indietro.

Borghese dovette rimandare il suo golpe l’anno dopo, nella notte tra il 7 e 8 dicembre 1970.

Recentemente, i preparativi ed i movimenti del golpe borghese, sono stati ricostruiti attraverso una serie di rapporti dettagliati redatti all’epoca dai servizi americani .

Si tratta di documenti desecretati dalla Cia nel 2005 e che dal 2010 sono confluiti nel faldone intestato al comandante della decima Mas, negli archivi americani di college Park nel Maryland.

Questi documenti attestano tutti gli incontri, avvenuti a Roma all’ambasciata americana, tra un ufficiale della marina militare italiana – ex decima Mas- ed agenti della Cia, nei quali si mette al corrente l’ambasciata circa il progetto del principe Borghese, al fine di assicurarsi un appoggio politico dopo il golpe.

Ci fu anche un incontro, il 26 gennaio 1970, tra lo stesso Borghese ed il segretario dell’ambasciata americana. Il piano prevedeva il coinvolgimento di forze militari, politiche ed economiche.

la risposta diplomatica non sbatteva la porta in faccia ma neppure garantiva appoggi. In pratica gli americani non presero in seria considerazione Borghese, come dissero qualche tempo dopo gli amici del principe.

Quindi, il colpo di stato originariamente previsto per il 13 e 14 dicembre, un giorno dopo piazza Fontana, viene rinviato da Borghese ed attuato nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970.

Gli americani sanno gia’ chi gli copre le spalle: ovvero i servizi inglesi. Infatti negli atti desecretati di college Park e’ stato trovato il rapporto segreto, dell’11 settembre 1970 tre mesi prima del golpe, che il colonnello James Clavio -addetto militare dell’ambasciata americana a Roma- ha inviato a Wwashington dove e’ scritto che “ Borghese ha contatti con l’intelligence britannica dalla quale e’ influenzato”.

La notte dell’Immacolata del 1970, quindi, gli uomini del principe ( tra cui 187 forestali, militari dell’esercito, nonche’ militanti neofascisti di avanguardia nazionale,ordine nuovo e del fronte nazionale di Borghese) entreranno nella sede del ministero dell’Interno, prelevando le armi, e arriveranno ad un passo dall’occupazione del Quirinale e dall’arresto del presidente della repubblica Saragat. Avranno nelle loro mani anche la sede della Rai dai cui microfoni il capo degli insorti, Borghese, dovra’ leggere un proclama e la lista dei ministri.

Ma improvvisamente -mentre era in atto il golpe- un ordine giunto dall’alto all’ultimo minuto, probabilmente dall’ambasciata americana, costringera’ Borghese ad annullare tutto, facendo rientrare i militari nelle proprie caserme.

Il principe fuggi’ in Spagna dove mori’ qualche anno dopo nel 1974 a Cadice.

Naturalmente ci furono diverse inchieste e processi . Nel 1977 in primo grado furono condannati tutti e 78 imputati, i quali nel 1984 nella sentenza di appello furono tutti assolti ed in maniera definitiva dalla Cassazione nel 1988.

Infine il golpe Borghese ha avuto diverse connessioni non solo politiche ma anche con la sparizione del giornalista Mauro De Mauro e con il delitto Pecorelli, fino alla mafia il cui intervento e’ stato confermato dal pentito Tommaso Buscetta.



https://www.youtube.com/watch?v=MOq3IPiqfR0&t=54s


Silvia Laddomada



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