La
parola ansia deriva dal latino angère ossia “stringere”, termine
che esprime bene la sensazioni di tensione, minaccia, preoccupazione
e le modificazioni fisiche che la caratterizzano.
L’ansia
è uno stato caratterizzato da sentimenti di tensione e di
preoccupazione non connessi, almeno apparentemente, ad alcuno stimolo
specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo.
La paura ha un carattere più di immediatezza,
l’ansia di previsione.
L’ansia
e la paura non sono necessariamente sensazioni “cattive”, ma al
contrario hanno un ruolo adattivo. La
paura, infatti, è fondamentale nella risposta di “attacco o fuga”,
che ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare
la minaccia o, in alternativa, fuggire da essa, salvandoci la vita in
alcuni casi (ad esempio di fronte ad un animale pericoloso o ad una
macchina che ci sta venendo incontro mentre attraversiamo la strada).
L’ ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci
contro di esse.
L’ansia
coinvolge tre sistemi di funzionamento:
-
il sistema cognitivo
(che permette di riconoscere il pericolo);
-
il sistema somatico
(tutte le
manifestazioni fisiche dell’ansia);
-
il sistema comportamentale
(comportamenti e azioni conseguenti, ad esempio l’evitamento).
L’ansia
diventa patologica quando travalica spesso dai suoi aspetti adattivi,
cioè utili, ad altri non adattivi, in quanto le reazioni ansiose
sono generalizzate a una serie di situazioni ‘neutre’. Quando,
quindi, diventa eccessiva e persistente.
I
disturbi d’ansia categorizzati dal DSM-5 (Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi mentali) sono:
Molti
disturbi d’ansia si sviluppano in età infantile e tendono a
persistere quando non curati; la maggior parte è più comunemente
diffusa nella popolazione femminile, con un rapporto di 2:1 rispetto
ai maschi.
Il
disturbo d’ansia di separazione e il mutismo selettivo riguardano
bambini e adolescenti, entro i 18 anni.
La
fobia specifica è
una paura marcata e persistente, eccessiva e irragionevole, provocata
dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o di una situazione
specifica. L’esposizione allo stimolo fobico provoca una risposta
ansiosa immediata, che può prendere forma di attacco di panico. La
persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole. Esistono
diversi tipi:
tipo
ANIMALI: paura
provocata da animali o insetti.
tipo
AMBIENTE NATURALE:
temporali, altezze, acqua.
tipo
SANGUE-INIEZIONI-FERITE:
vista del sangue, o di una ferita, iniezioni o altre procedure
mediche.
tipo
SITUAZIONALE:
trasporti pubblici, ponti, ascensori, gallerie, volare, guidare o
luoghi chiusi.
altro
TIPO: fobia dello
spazio (di cadere giù se si è lontano dai muri) o paura di rumori
forti o di personaggi in maschera nei bambini.
Il
disturbo d’ansia
sociale è la
paura, marcata, stabile e irrazionale delle situazioni in cui
l’individuo si sente esposto al giudizio e osservazione degli
altri. E’ il timore di agire in modo umiliante e imbarazzante
davanti agli altri. Si differenzia dal tratto psicologico della
timidezza, intesa più come senso di peso durante le interazioni
interpersonali.
Le
paure dell’ansia sociale sono:
-
Entrare in un negozio
-
Chiedere informazioni
-
Ordinare al ristorante
-
Firmare davanti alle persone
-
Entrare in una stanza piena
di gente
-
Stare con persone che si
conoscono poco
-
Guardare le persone negli
occhi
-
Parlare in pubblico
-
Arrossire
L’attacco
di panico si
manifesta improvvisamente e inaspettatamente, senza alcun apparente
motivo. I sintomi raggiungono il picco in 10 minuti, 4 o più spesso
si verificano tutti insieme e possono colpire sia di giorno che di
notte. Dopo l’attacco la persona si sente esausta, presenta
sonnolenza, stanchezza e torpore.
I
sintomi includono:
-
Respirazione accelerata
-
Tremolio degli arti
-
Sensazione di soffocamento
-
Dolori al petto
-
Battiti accelerati
-
Sudorazione
-
Nausea e senso di vomito
-
Sensazione di svenimento
-
Disorientamento e sbandamento
-
Paura di impazzire o di
morire
-
Vampate di caldo o brividi di
freddo
-
Formicolii delle mani o dei
piedi
-
Derealizzazione e
depersonalizzazione (senso di distacco dalle cose e da se stessi).
In
seguito all’attacco di panico la persona può sviluppare ipocondria
e agorafobia.
L’ipocondria
è la paura o convinzione di avere una malattia grave e conseguente
incapacità del soggetto di rassicurarsi dopo ripetute visite
mediche. La persona riconosce l’esagerazione delle proprie
preoccupazioni, addirittura ammettendo che non vi è nessuna
patologia. Nonostante ciò le malattie sono argomento abituale di
conversazione e ci sono controlli giornalieri di parti del proprio
corpo.
L’ipocondria
si manifesta con:
-
Preoccupazioni sempre
riguardo la propria salute
-
Timore di contrarre una grave
malattia
-
Preoccupazione per ogni
piccolo dolore
-
Quando si legge di una
malattia, cominciare ad averne i sintomi
-
Non credere al medico che
dice che non c’è niente
-
Avere paura di notizie che
richiamano la morte
-
Andare spesso dal medico
senza particolare motivo
-
Pensare di avere ancora poco
da vivere
L’agorafobia
è il più grave ed invalidante tra i disturbi fobici. E’
caratterizzata da paura marcata e conseguente evitamento di trovarsi
da solo o in luoghi pubblici dove la fuga possa essere difficile o
dove non sia disponibile un aiuto in caso di improvviso malessere.
L’ansia anticipatoria chiamata anche «la paura della paura» porta
ad evitare tante e diverse situazioni.
Le
paure dell’agorafobia sono:
-
Trovarsi in posti affollati
(cinema, supermercato)
-
Trovarsi in posti chiusi
(ascensore)
-
Sedersi in mezzo alla gente
(invece che ai lati)
-
Prendere autobus,
metropolitana, treno, aereo
-
Essere in autostrada o nel
traffico
-
Fare la coda alla posta
-
Passare le entrate di
sicurezza in banca
-
Trovarsi in spazi molto ampi
-
Dormire o trovarsi in casa da
soli
L’ansia
generalizzata è uno stato continuo di apprensione, con costante
percezione di una minaccia. La persona riconosce come eccessiva la
propria apprensione, ma non riesce ad impedire che i pensieri
preoccupanti interferiscano con il proprio funzionamento globale.
Include sintomi fisici quali irrequietezza, affaticamento, tensione
muscolare, calo della memoria e della concentrazione, insonnia.
Le
paure dell’ansia generalizzata sono:
-
pensare sempre al peggio
-
pensare sempre che succeda
qualcosa di brutto ai nostri cari
-
paura di incidenti e malattie
-
paura di scontentare tutti
-
paura dei terremoti e di
grandi catastrofi
-
paura di non portare a
termine compiti e responsabilità lavorative
-
paura di non essere
all’altezza
-
forte preoccupazione di
fronte a minimi imprevisti
Il
disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo post-traumatico da stress
nel DSM 5, per la prima volta, non compaiono più tra i disturbi
d’ansia ma vengono considerati categorie a sé stanti. Riportiamo
comunque un accenno delle loro caratteristiche.
Il
disturbo
ossessivo-compulsivo
include sia ossessioni che compulsioni. Le prime sono pensieri,
impulsi o immagini ricorrenti vissuti come intrusivi o inappropriati,
che causano ansia o disagio marcati. Non sono semplicemente eccessive
preoccupazioni per i problemi della vita reale. La persona tenta di
ignorare o di sopprimere tali pensieri e immagini. Le compulsioni
sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, controllare) o azioni
mentali (pregare, contare) che la persona si sente obbligata a
mettere in atto in risposta ad un’ossessione. Servono per ridurre
il disagio e l’angoscia del soggetto o per prevenire situazioni
temute e sono chiaramente eccessivi.
Il
disturbo
post-traumatico da stress
si sviluppa quando la persona ha vissuto o assistito ad un evento che
ha implicato morte o minaccia di morte o all’integrità fisica
propria o altrui (incidenti, terremoti, catastrofi naturali). La
persona ha provato paura intensa, impotenza e orrore. L’evento
traumatico viene rivissuto attraverso ricordi o sogni spiacevoli
ricorrenti e intrusivi, flashback. Si manifestano difficoltà ad
addormentarsi, irritabilità, difficoltà a concentrarsi,
ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
Le
cause
dell’ansia sono individuabili in diversi fattori:
-
fattori ereditari:
studi genetici hanno rilevato che, in circa il 50% dei casi, i
soggetti con disturbi d'ansia hanno almeno un familiare affetto da
una patologia analoga.
-
fattori biologici:
secondo alcuni studi effettuati sul cervello umano, l'ansia sarebbe
causata da alterazioni della quantità di alcuni neurotrasmettitori,
come per esempio un'eccessiva produzione di noradrenalina (l'ormone
dello stress) ed una ridotta produzione di serotonina (che
regola il benessere).
-
fattori di personalità:
sensibilità all’ansia
-
esperienze di vita
precedenti: uso di
sostanze, alcol, cannabis, cocaina, oppiacei, caffeina e altri
stimolanti, che influiscono ancora nel presente.
-
fattori inconsci:
Freud parla di un conflitto inconscio; Bowlby di un problema di
attaccamento: la persona da bambina non ha potuto elaborare la sua
sicurezza nei confronti delle figure di accudimento, di solito la
madre.
-
stress:
cambiamenti vita che impongono un notevole sforzo di adattamento, ma
anche il lento carico quotidiano che si accumula giorno dopo giorno.
Ad esempio un’attività lavorativa logorante, tensioni
interpersonali fuori e dentro casa, eccesso di impegni e possibilità
di sonno e svago insufficienti.
Le
preoccupazioni dei soggetti ansiosi riguardano lavoro, salute, soldi,
figli, famiglia, ma hanno un denominatore comune: non essere
all'altezza della situazione, deludere le aspettative degli altri e
quindi poter essere rifiutati.
Una
forte ansia indica che la persona non è in armonia con se stessa,
con i suoi bisogni e desideri. Si soffre per il divario fra quello
che si è e quello che si vorrebbe essere.
C’è
una ricerca della perfezione, la convinzione inconscia di poter
essere accettati dagli altri solo se brillanti, vincenti, sempre
all'altezza della situazione. Tali aspettative irrealistiche e troppo
elevate nei confronti di se stessi fanno sentire costantemente
inadeguati e non all'altezza. Tutto ciò rivela una scarsa autonomia
dell’Io che risulta debole.
Anche
le pressioni dei genitori nei confronti dei figli che devono
necessariamente raggiungere il massimo dei risultati o dei voti, in
ambito scolastico o sportivo, contribuiscono a sviluppare ansia e a
interrompere spesso queste attività, per timore di non essere
all’altezza delle aspettative dei genitori.
I
disturbi d’ansia spesso si associano ad un rischio maggiormente
elevato di soffrire di malattie cardiovascolari; a maggiore
difficoltà a trovare un’occupazione lavorativa; gravi disagi
interpersonali e riduzione sostanziale nella qualità della vita.
COME
CURARLI?
Esistono
due tipi di trattamento possibili:
Il
trattamento farmacologico include le benzodiazepine (ansiolitici)
usate come tranquillanti il giorno e come ipnotici serali. Inibiscono
la noradrenalina (l’ormone dello stress).
La
psicoterapia cognitivo-comportamentale
ha l’obiettivo di produrre cambiamenti nel modo in cui il soggetto
vede e interpreta il mondo (terapia cognitiva) e nei comportamenti
(terapia comportamentale). Utilizza tecniche come il diario e
l’esposizione graduale all’oggetto o situazione che provoca ansia
o fobia.
La
psicoterapia psicodinamica
ha l’obiettivo di far acquisire consapevolezza e comprensione di
tutti i conflitti non risolti del passato e di come questi attivino
sintomi disfunzionali nel presente. L’attacco di panico, ad
esempio, può essere causato da blocchi emotivi dovuti ad un
sentimento di rabbia provato nei confronti delle figure genitoriali,
che in passato è stato rimosso perché considerato inaccettabile, e
che si manifesta nel presente sotto forma di ansia.
La
psicoterapia sistemico-relazionale
non si concentra sul sintomo, ma sul contesto relazionale
(familiare, lavorativo o sociale) che lo ha generato, introducendo
punti di vista diversi e rendendo consapevole la persona delle
proprie modalità relazionali disfunzionali che mantengono in vita il
disagio o la sofferenza.
È
possibile gestire l’ansia anche attraverso l’autoterapia.
Il
modo di interpretare e giudicare le situazioni come pericolose e
ansiogene rappresenta il fattore soggettivo che chiarisce come mai
certe reazioni ansiose si presentino in alcune persone e in altre no.
Non si hanno reazioni sbagliate in termini di emozioni e
comportamenti, ma reazioni adeguate a giudizi errati. E’ necessario
quindi riaggiustare e modificare la propria capacità di giudizio, il
proprio dialogo interiore immediato. Non valutare in maniera distorta
e negativa le situazioni, non ingigantire, non catastrofizzare, non
generalizzare, non porsi domande del tipo «E se..». Sostituire una
«sceneggiatura» negativa con una più funzionale, interpretando in
maniera più oggettiva e razionale.
Domande
utili da farsi potrebbero essere:
«Che
modi diversi, alternativi ci sono di vedere le cose?»
«Quanto
è probabile che accada veramente quello che temo?»
«Qual
è realisticamente la cosa peggiore che mi potrebbe capitare? E la
migliore?».
E’
importante per non farsi travolgere dall’ansia dedicarsi al proprio
benessere
psicologico, inteso
come:
-
Auto-accettazione:
atteggiamenti positivi nei confronti di se stessi.
-
Relazioni positive con gli
altri: avere
fiducia, calore, empatia, affetto, relazioni di valore.
-
Autonomia:
essere sicuri di sé e indipendenti.
-
Padronanza ambientale:
saper controllare l’ambiente circostante, traendo opportunità da
ciò che ci circonda.
-
Scopo nella vita:
avere una meta e un senso di direzione nei confronti della propria
vita.
-
Crescita personale:
avere la sensazione di poter crescere continuamente, essere disposti
al cambiamento, essere aperti a nuove esperienze, realizzare il
proprio potenziale.
Infine,
è necessario modificare stili di vita sbagliati come un eccesso di
carico lavorativo, avere sempre fretta, dedicarsi poco al riposo,
pasti saltati, abuso di alcool e caffeina, cercando di essere più
assertivi, ossia imparare a dire di no per evitare sovraccarichi o ad
esprimere le proprie emozioni e opinioni senza offendere
l’interlocutore.
SU "MINERVA NEWS" -SITO ASSOCIAZIONE MINERVA
CRISPIANO: "NANNI SVAMPA L'ANTESIGNANO DEL CABARET"
DI FRANCO PRESICCI