domenica 25 febbraio 2018

“Dal Porcellum al Rosatellum”

Print Friendly and PDF


Incontro con l’avv. Francesco Laddomada

P. Speziale, S. Laddomada, F. Laddomada

In prossimità delle elezioni politiche, nell’incontro con l’avv. Laddomada, sono stati illustrati i sistemi elettorali con nomi pseudolatini, che fanno riferimento a quei ministri o uomini politici che hanno proposto le leggi, in base alle quali, i cittadini sono stati chiamati alle urne. Il relatore ha sottolineato la riduzione della libertà del cittadino di eleggere democraticamente i rappresentanti del potere legislativo (Camera e Senato). “Il potere è di pochi individui che decidono dall’alto; quale democrazia c’è in un sistema che non lascia libertà di scelta? C’è il pericolo dell’astensionismo, tant’è che perfino la Chiesa incoraggia a non rinunciare al proprio diritto-dovere di andare a votare, anche se si va ad avallare le decisioni degli altri.

A differenza della Germania in cui c’è il senso dello Stato, e una grande coalizione è sinonimo di responsabilità, in Italia c’è inciucio, c’è il ricatto (non mi dai questo? Io prendo i miei e vado dagli altri). Manca in Italia il dialogo costruttivo fra le forze politiche; le campagne elettorali sono basate sull’insulto, sulla delegittimazione di un gruppo avversario; la volgarità è patologica, ci si altera per dire solo quello che l’altro non può o non sa fare. In Italia ancora non si comprende che in uno scontro dialettico bisogna saper cogliere il meglio e progettare insieme, anche se il meglio è proposto da un gruppo di opposizione”. Il relatore si è quindi soffermato sulle leggi elettorali proposte dal Porcellum e ora Rosatellum. Il politologo Giovanni Sirtori ideò l’etichetta Porcellum per la legge Calderoli, da lui stesso definita “una porcata”.
E’ una legge proporzionale (seggi assegnati in proporzione ai voti ottenuti). Per evitare la dispersione dei voti si prevede un voto di maggioranza alla coalizione che ottiene il maggior numero di voti e una soglia di sbarramento al 4% (al di sotto della quale non si è ammessi alla ripartizione dei seggi). Una legge non in linea col principio di sovranità popolare nella scelta dei propri rappresentanti, non dà all’elettore la possibilità di esprimere preferenze, poiché si vota per il partito che decide poi quali esponenti portare alla Camera e al Senato. La Corte Costituzionale ha però dichiarato l’illegittimità costituzionale parziale della legge, annullando il premio di maggioranza e riproponendo il voto di preferenza.

E’ arrivato il Consultellum (legge rivisitata dalla Consulta elettorale). Ora si vota con il Rosatellum (una legge che sostituisce l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato; legge che prende il nome del suo ideatore, Ettore Rosato, capogruppo del PD. E’ un sistema elettorale misto, in cui un terzo di deputati e senatori è eletto nei collegi uninominali (un solo candidato per coalizione, il più votato è eletto) e i restanti due terzi sono eletti con un sistema proporzionale di lista. La soglia di sbarramento è fissata al 3%. E’ prevista una soglia minima del 10% per le coalizioni (all’interno delle quali, almeno una lista deve aver superato il 3%). Non è prevista l’espressione di voti di preferenza, i candidati vengono eletti secondo l’ordine fissato al momento della presentazione della lista. Rispettando, ovviamente, l’alternanza di genere.

                                                                                                  Silvia Laddomada

sabato 24 febbraio 2018

Carnevale, tra cultura, allegria, gastronomia - 13/02/2018

Print Friendly and PDF







Relazione di 

Silvia Laddomada







Un incontro culturale all’insegna del sano divertimento carnevalesco: un’occasione di condivisione e di degustazione di prodotti gastronomici realizzati dalle “amiche” che frequentano gli incontri dell’Università del Tempo Libero e del Sapere “Minerva”. Sottofondo di musiche latino-americane, di pìzziche e spontanei passi di danza. La cultura, cibo per la mente, come si sostiene negli incontri, ha portato i partecipanti a rivivere il Carnevale dei secoli passati, dall’età preistorica, quando ci si mascherava nei  riti magico-religiosi, a quella romana, quando a febbraio (dal latino febru-ere=purificare) si celebravano i riti di passaggio, di purificazione, dalla morte alla vita della natura.
Una settimana di festa ( i Saturnalia) per rievocare l’età dell’oro con Saturno, e auspicare un raccolto abbondante per l’anno che cominciava. La gente si travestiva, si copriva il volto con maschere orribili per allontanare gli spiriti maligni nell’aldilà, saltando e ballando dietro festosi carri, tirati da animali bardati in modo bizzarro. E prima ancora c’erano state le Dionisie, feste pagane greche in onore di Dionisio (Bacco per i romani). Un’altra festa romana era quella dei Lupercali, i luperci – lupacchiotti si recavano nel bosco e presso una grotta ai piedi del Palatino, dove si riteneva fossero stati allattati dalla lupa Romolo e Remo, uccidevano delle capre, ungevano col sangue la fronte di due giovani, che precedevano il corteo festoso, e si mascheravano con pelli di lupo, tagliavano a strisce le pelli delle capre, le arrotolavano e, correndo, le srotolavano (le antenate delle stelle filanti?).
Nel Medio Evo i Saturnali esistevano ancora; la gente colpiva per scherzo i passanti con bastoni e pietre (gli attuali manganelli di plastica riempiti a volte con sassolini).A fine settimana si concludeva con un grande banchetto, all’insegna del travestimento e del gioco libertino.  Poi si introdusse il rito giocoso del processo al Re Carnevale, capo espiatorio dei mali dell’anno precedenti; un fantoccio di paglia che veniva condannato a morte, con corteo funebre seguito da gente in gramaglie.
Nel 1500 si organizzavano sfarzosi spettacoli e carri riccamente addobbati, i Trionfi, circondati da gente in costume che intonava canti scritti per l’occasione (famoso il Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo il Magnifico).
Per rendere più festoso il percorso si lanciavano sui carri semi di coriandolo glassati con lo zucchero ( gli antenati dei nostri coriandoli, piccoli dischetti multicolori di carta leggera?), oppure si lanciavano piccoli pezzi di gesso colorati ( i nostri confetti e cannellini colorati?).
Le feste rivissute anno dopo anno diventano tradizioni.
Nel 1600 nascono le maschere per eccellenza, Arlecchino, Pulcinella, Brighella, Pantalone, ecc. personaggi della Commedia dell’Arte, spettacoli destinati a un pubblico che si divertiva in modo sguaiato. E poi dolci fritti a volontà, perché il grasso c’era, dopo la macellazione dei suini. 
A Carnevale ogni scherzo vale, diciamo ancora, quasi a giustificare quella moderata follia  che anche a noi é concessa, almeno una volta all'anno.

domenica 18 febbraio 2018

QUALI SONO I NUOVI APPROCCI DELL'ONCOLOGIA MODERNA?

Print Friendly and PDF RELATORE: DOTT. ANTONIO RINALDI
Dott. Antonio Rinaldi


L'incontro culturale, seguito da un numeroso pubblico, è stato ricco di approfondimenti, grazie all'interessante dibattito e alla generosa disponibilità e cordialità del dott. Rinaldi (Responsabile dell'Unità Operativa di Oncologia   dell'ASL di Taranto. Polo occidentale:                          Castellaneta-Massafra-Mottola).                          

Egli ha sempre sostenuto che di fronte ad un tumore, malattia sempre più diffusa, la sfida maggiore diventa l'aggiornamento e la tecnologia,

mai disgiunti dall'impegno di garantire un costante miglioramento sia degli ambienti di cura, sia della multidisciplinarità degli approcci diagnostico-terapeutici.


Per la documentazione completa dell'intervento è possibile cliccare sulla foto della presentazione













venerdì 2 febbraio 2018

LO PSICOLOGO: PREGIUDIZI E VERITA'

Print Friendly and PDF  

RELATRICE:
DOTT. SSA  ANTONELLA  ANNESE

                          P S I C O L O G A





Lo psicologo è uno studioso del comportamento umano che si occupa di prevenzione (andando, ad esempio, nelle scuole a parlare di bullismo, violenza sulle donne ecc); diagnosi, sostegno psicologico, abilitazione e riabilitazione per far acquisire abilità mai apprese o far riacquisire abilità perse, in seguito ad un trauma o a malattie che hanno compromesso funzioni quali il linguaggio, la memoria ecc. Lo psicologo si avvale di strumenti quali: il colloquio clinico, l’intervista strutturata, quindi domande più specifiche per raccogliere informazioni o per confermare o meno un’ipotesi diagnostica, e test psicologici. Rispetta l’obbligo al segreto professionale, la dignità e l’autonomia di coloro che gli chiedono aiuto e che possono, in qualunque momento lo desiderino, interrompere la terapia o rivolgersi ad un altro psicologo.
Rispetto al percorso formativo, lo psicologo ha conseguito una laurea di cinque anni, seguita da un periodo di tirocinio e dall’iscrizione all’Albo degli Psicologi della propria Regione, dopo aver svolto l’esame di Stato. Lo psichiatra, invece, è laureato in medicina e dopo il tirocinio e l’esame di Stato, ha frequentato una scuola di specializzazione in psichiatria. Lo psicoterapeuta è laureato in medicina o in psicologia e ha conseguito, dopo l’esame di stato, la specializzazione in psicoterapia.

Il neurologo è un medico specializzato nel trattamento delle patologie che colpiscono il cervello, i muscoli, i nervi e il midollo spinale (emicrania, sclerosi multipla, morbo di Alzheimer, epilessia, meningite, ecc).
Infine, il neuropsichiatra infantile è un medico che si occupa di patologie dello sviluppo neuropsichico di pazienti dai 0 ai 18 anni, come disturbi dello spetto autistico, del linguaggio, dell’apprendimento ecc.
I tre orientamenti teorici principali a cui uno psicologo può fare riferimento sono:
-l’orientamento psicoanalitico che comprende l’origine profonda e remota dei sintomi e rende consce le cause dei conflitti e dei traumi infantili (Freud-inconscio-lettino);

-l’orientamento cognitivo-comportamentale che sostituisce o migliora pensieri e schemi disfunzionali della realtà, non fa riferimento al passato, ma al qui ed ora, al presente, e si avvale di esperimenti comportamentali;

-l’orientamento familiare che focalizza l’attenzione sull’ambiente in cui la persona ha vissuto e sulle sue relazioni familiari più significative, che possono avere ancora una certa influenza sulle sue relazioni attuali.
I pregiudizi rispetto alla figura dello psicologo sono:
“Lo psicologo non serve. Se stai male, ce la devi fare da solo”. Secondo questo modo di pensare però non dovrebbe esistere alcun mestiere, perché chiunque potenzialmente è in grado di fare ogni cosa.
“Si può parlare benissimo con gli amici, non serve lo psicologo, perché dovrei parlare con un estraneo?”. Tale pregiudizio nasce dal credere che lo psicologo serva soltanto a “parlare”, a sfogarsi e che “ascolti” passivamente, rimanendo in silenzio. In realtà, lo psicologo interviene quando è necessario e utilizza tecniche assenti in una normale conversazione con un amico o in una semplice confessione.
Lo «strizzacervelli» serve solo ai «matti». Questi termini nascono dall’accostamento che si fa con la vecchia psichiatria, soprattutto con il concetto di manicomi, definitivamente chiusi con la legge Basaglia del maggio 1978. Lo psicologo serve a tutti, o meglio a coloro che sono realmente motivati a mettersi in gioco e in discussione.
“Chiedere aiuto è una forma di debolezza”. Non è una forma di debolezza, ma significa volersi bene e raggiungere un benessere psico-fisico. La stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la salute non come assenza di malattia e infermità, ma uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.

“Andare dallo psicologo costa tanto e richiede tanti anni”.
 C’è ancora qualche resistenza a pagare per qualcosa che è difficile da «vedere» concretamente e “solo” per farsi ascoltare. In media, una psicoterapia dura più di un anno ma non è infinita. “Tu che sei psicologo… come mi vedi?
Mi stai analizzando?”.
Gli psicologi non hanno la palla di vetro e neanche strumenti misteriosi che gli permettono di comprendere tutto, semplicemente guardando negli occhi gli altri, oppure vedendo come si accomodano o come parlano.
“Tu che sei psicologa hai problemi familiari, provi ansia e come mai?”. Gli psicologi sono dei figli, dei padri e delle madri. Provano emozioni, hanno delle difficoltà e delle debolezze come tutti, sono esseri umani e hanno anche loro, a volte, bisogno di uno psicologo.
E’ necessario rivolgersi ad uno psicologo:
-quando si avverte una situazione di disagio che interferisce con il normale svolgimento delle proprie attività di vita (personali, relazionali, scolastiche o lavorative, sociali);
-i problemi non si sono risolti anche se avete chiesto aiuto a familiari e amici;
-consultare il medico o altri specialisti non ha cambiato nulla;
-vi sentite particolarmente preoccupati o molto tristi;
-avete dei comportamenti, delle reazioni o dei pensieri che non riuscite a controllare e che neanche voi vi spiegate;
-evitate situazioni che prima non vi creavano alcun disagio, ad esempio prendere un aereo o cenare fuori casa;
-vi sentite tesi e avete spesso difficoltà a dormire, tachicardia e capogiri;
-per stare meglio ricorrete all’alcool o ad altre droghe;
-state così male da pensare al suicidio.
Quando qualcosa ci impedisce di condurre una vita serena, di sentirci bene con noi stessi possiamo imparare a non ripetere certi comportamenti ricorrenti, comprendendo il perché di certi schemi, cosa si nascondeva sotto e arrivando ad accettarsi, e ad accettare parti del nostro passato che, senza che neppure ce ne rendessimo conto, avevano una pesante influenza su quello che facevamo. Da uno psicologo non ci si sfoga, per un benessere immediato e passeggero, da uno psicologo si lavora su se stessi, magari per un benessere più tardivo, ma sicuramente a lungo termine. Mentre parliamo, lo psicologo interviene quando è necessario, aiutandoci a focalizzarci sugli aspetti importanti, guidandoci a guardare le cose da altri punti di vista. Lo psicologo non dà consigli, se lo facesse sarebbe un pessimo psicologo, perché non avrebbe aiutato il paziente a imparare a governare da sé la sua vita.



E' seguito un attento e interessante dibattito, ulteriori approfondimenti e l'esposizione di due casi clinici positivamente conclusi.