venerdì 1 marzo 2019

L’ANSIA - dott.ssa Antonella Annese- Psicologa/Psicoterapeuta

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La parola ansia deriva dal latino angère ossia “stringere”, termine che esprime bene la sensazioni di tensione, minaccia, preoccupazione e le modificazioni fisiche che la caratterizzano.
L’ansia è uno stato caratterizzato da sentimenti di tensione e di preoccupazione non connessi, almeno apparentemente, ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo. La paura ha un carattere più di immediatezza, l’ansia di previsione.
L’ansia e la paura non sono necessariamente sensazioni “cattive”, ma al contrario hanno un ruolo adattivo. La paura, infatti, è fondamentale nella risposta di “attacco o fuga”, che ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare la minaccia o, in alternativa, fuggire da essa, salvandoci la vita in alcuni casi (ad esempio di fronte ad un animale pericoloso o ad una macchina che ci sta venendo incontro mentre attraversiamo la strada). L’ ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci contro di esse.
L’ansia coinvolge tre sistemi di funzionamento:
  • il sistema cognitivo (che permette di riconoscere il pericolo);
  • il sistema somatico (tutte le manifestazioni fisiche dell’ansia);
  • il sistema comportamentale (comportamenti e azioni conseguenti, ad esempio l’evitamento).
L’ansia diventa patologica quando travalica spesso dai suoi aspetti adattivi, cioè utili, ad altri non adattivi, in quanto le reazioni ansiose sono generalizzate a una serie di situazioni ‘neutre’. Quando, quindi, diventa eccessiva e persistente.


I disturbi d’ansia categorizzati dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) sono:
  • Disturbo d’ansia di separazione
  • Mutismo selettivo
  • Fobia specifica
  • Disturbo d’ansia sociale
  • Disturbo di Panico
  • Disturbo d’ansia generalizzata
Molti disturbi d’ansia si sviluppano in età infantile e tendono a persistere quando non curati; la maggior parte è più comunemente diffusa nella popolazione femminile, con un rapporto di 2:1 rispetto ai maschi.
Il disturbo d’ansia di separazione e il mutismo selettivo riguardano bambini e adolescenti, entro i 18 anni.
La fobia specifica è una paura marcata e persistente, eccessiva e irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o di una situazione specifica. L’esposizione allo stimolo fobico provoca una risposta ansiosa immediata, che può prendere forma di attacco di panico. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole. Esistono diversi tipi:
tipo ANIMALI: paura provocata da animali o insetti.
tipo AMBIENTE NATURALE: temporali, altezze, acqua.
tipo SANGUE-INIEZIONI-FERITE: vista del sangue, o di una ferita, iniezioni o altre procedure mediche.
tipo SITUAZIONALE: trasporti pubblici, ponti, ascensori, gallerie, volare, guidare o luoghi chiusi.
altro TIPO: fobia dello spazio (di cadere giù se si è lontano dai muri) o paura di rumori forti o di personaggi in maschera nei bambini.
Il disturbo d’ansia sociale è la paura, marcata, stabile e irrazionale delle situazioni in cui l’individuo si sente esposto al giudizio e osservazione degli altri. E’ il timore di agire in modo umiliante e imbarazzante davanti agli altri. Si differenzia dal tratto psicologico della timidezza, intesa più come senso di peso durante le interazioni interpersonali.
Le paure dell’ansia sociale sono:
  • Entrare in un negozio
  • Chiedere informazioni
  • Ordinare al ristorante
  • Firmare davanti alle persone
  • Entrare in una stanza piena di gente
  • Stare con persone che si conoscono poco
  • Guardare le persone negli occhi
  • Parlare in pubblico
  • Arrossire
L’attacco di panico si manifesta improvvisamente e inaspettatamente, senza alcun apparente motivo. I sintomi raggiungono il picco in 10 minuti, 4 o più spesso si verificano tutti insieme e possono colpire sia di giorno che di notte. Dopo l’attacco la persona si sente esausta, presenta sonnolenza, stanchezza e torpore.
I sintomi includono:
  • Respirazione accelerata
  • Tremolio degli arti
  • Sensazione di soffocamento
  • Dolori al petto
  • Battiti accelerati
  • Sudorazione
  • Nausea e senso di vomito
  • Sensazione di svenimento
  • Disorientamento e sbandamento
  • Paura di impazzire o di morire
  • Vampate di caldo o brividi di freddo
  • Formicolii delle mani o dei piedi
  • Derealizzazione e depersonalizzazione (senso di distacco dalle cose e da se stessi).

In seguito all’attacco di panico la persona può sviluppare ipocondria e agorafobia.
L’ipocondria è la paura o convinzione di avere una malattia grave e conseguente incapacità del soggetto di rassicurarsi dopo ripetute visite mediche. La persona riconosce l’esagerazione delle proprie preoccupazioni, addirittura ammettendo che non vi è nessuna patologia. Nonostante ciò le malattie sono argomento abituale di conversazione e ci sono controlli giornalieri di parti del proprio corpo.
L’ipocondria si manifesta con:
  • Preoccupazioni sempre riguardo la propria salute
  • Timore di contrarre una grave malattia
  • Preoccupazione per ogni piccolo dolore
  • Quando si legge di una malattia, cominciare ad averne i sintomi
  • Non credere al medico che dice che non c’è niente
  • Avere paura di notizie che richiamano la morte
  • Andare spesso dal medico senza particolare motivo
  • Pensare di avere ancora poco da vivere


L’agorafobia è il più grave ed invalidante tra i disturbi fobici. E’ caratterizzata da paura marcata e conseguente evitamento di trovarsi da solo o in luoghi pubblici dove la fuga possa essere difficile o dove non sia disponibile un aiuto in caso di improvviso malessere. L’ansia anticipatoria chiamata anche «la paura della paura» porta ad evitare tante e diverse situazioni.
Le paure dell’agorafobia sono:
  • Trovarsi in posti affollati (cinema, supermercato)
  • Trovarsi in posti chiusi (ascensore)
  • Sedersi in mezzo alla gente (invece che ai lati)
  • Prendere autobus, metropolitana, treno, aereo
  • Essere in autostrada o nel traffico
  • Fare la coda alla posta
  • Passare le entrate di sicurezza in banca
  • Trovarsi in spazi molto ampi
  • Dormire o trovarsi in casa da soli

L’ansia generalizzata è uno stato continuo di apprensione, con costante percezione di una minaccia. La persona riconosce come eccessiva la propria apprensione, ma non riesce ad impedire che i pensieri preoccupanti interferiscano con il proprio funzionamento globale. Include sintomi fisici quali irrequietezza, affaticamento, tensione muscolare, calo della memoria e della concentrazione, insonnia.
Le paure dell’ansia generalizzata sono:
  • pensare sempre al peggio
  • pensare sempre che succeda qualcosa di brutto ai nostri cari
  • paura di incidenti e malattie
  • paura di scontentare tutti
  • paura dei terremoti e di grandi catastrofi
  • paura di non portare a termine compiti e responsabilità lavorative
  • paura di non essere all’altezza
  • forte preoccupazione di fronte a minimi imprevisti

Il disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo post-traumatico da stress nel DSM 5, per la prima volta, non compaiono più tra i disturbi d’ansia ma vengono considerati categorie a sé stanti. Riportiamo comunque un accenno delle loro caratteristiche.
Il disturbo ossessivo-compulsivo include sia ossessioni che compulsioni. Le prime sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti vissuti come intrusivi o inappropriati, che causano ansia o disagio marcati. Non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale. La persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri e immagini. Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, controllare) o azioni mentali (pregare, contare) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione. Servono per ridurre il disagio e l’angoscia del soggetto o per prevenire situazioni temute e sono chiaramente eccessivi.
Il disturbo post-traumatico da stress si sviluppa quando la persona ha vissuto o assistito ad un evento che ha implicato morte o minaccia di morte o all’integrità fisica propria o altrui (incidenti, terremoti, catastrofi naturali). La persona ha provato paura intensa, impotenza e orrore. L’evento traumatico viene rivissuto attraverso ricordi o sogni spiacevoli ricorrenti e intrusivi, flashback. Si manifestano difficoltà ad addormentarsi, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.

Le cause dell’ansia sono individuabili in diversi fattori:
  • fattori ereditari: studi genetici hanno rilevato che, in circa il 50% dei casi, i soggetti con disturbi d'ansia hanno almeno un familiare affetto da una patologia analoga. 
  • fattori biologici: secondo alcuni studi effettuati sul cervello umano, l'ansia sarebbe causata da alterazioni della quantità di alcuni neurotrasmettitori, come per esempio un'eccessiva produzione di noradrenalina (l'ormone dello stress) ed una ridotta produzione di serotonina (che regola il benessere).
  • fattori di personalità: sensibilità all’ansia
  • esperienze di vita precedenti: uso di sostanze, alcol, cannabis, cocaina, oppiacei, caffeina e altri stimolanti, che influiscono ancora nel presente.
  • fattori inconsci: Freud parla di un conflitto inconscio; Bowlby di un problema di attaccamento: la persona da bambina non ha potuto elaborare la sua sicurezza nei confronti delle figure di accudimento, di solito la madre.
  • stress: cambiamenti vita che impongono un notevole sforzo di adattamento, ma anche il lento carico quotidiano che si accumula giorno dopo giorno. Ad esempio un’attività lavorativa logorante, tensioni interpersonali fuori e dentro casa, eccesso di impegni e possibilità di sonno e svago insufficienti.

Le preoccupazioni dei soggetti ansiosi riguardano lavoro, salute, soldi, figli, famiglia, ma hanno un denominatore comune: non essere all'altezza della situazione, deludere le aspettative degli altri e quindi poter essere rifiutati.
Una forte ansia indica che la persona non è in armonia con se stessa, con i suoi bisogni e desideri. Si soffre per il divario fra quello che si è e quello che si vorrebbe essere.
C’è una ricerca della perfezione, la convinzione inconscia di poter essere accettati dagli altri solo se brillanti, vincenti, sempre all'altezza della situazione. Tali aspettative irrealistiche e troppo elevate nei confronti di se stessi fanno sentire costantemente inadeguati e non all'altezza. Tutto ciò rivela una scarsa autonomia dell’Io che risulta debole.
Anche le pressioni dei genitori nei confronti dei figli che devono necessariamente raggiungere il massimo dei risultati o dei voti, in ambito scolastico o sportivo, contribuiscono a sviluppare ansia e a interrompere spesso queste attività, per timore di non essere all’altezza delle aspettative dei genitori.
I disturbi d’ansia spesso si associano ad un rischio maggiormente elevato di soffrire di malattie cardiovascolari; a maggiore difficoltà a trovare un’occupazione lavorativa; gravi disagi interpersonali e riduzione sostanziale nella qualità della vita.

COME CURARLI?
Esistono due tipi di trattamento possibili:
  • Trattamento farmacologico
  • Trattamento psicoterapico
  • Combinazione di entrambi
Il trattamento farmacologico include le benzodiazepine (ansiolitici) usate come tranquillanti il giorno e come ipnotici serali. Inibiscono la noradrenalina (l’ormone dello stress).
La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha l’obiettivo di produrre cambiamenti nel modo in cui il soggetto vede e interpreta il mondo (terapia cognitiva) e nei comportamenti (terapia comportamentale). Utilizza tecniche come il diario e l’esposizione graduale all’oggetto o situazione che provoca ansia o fobia.
La psicoterapia psicodinamica ha l’obiettivo di far acquisire consapevolezza e comprensione di tutti i conflitti non risolti del passato e di come questi attivino sintomi disfunzionali nel presente. L’attacco di panico, ad esempio, può essere causato da blocchi emotivi dovuti ad un sentimento di rabbia provato nei confronti delle figure genitoriali, che in passato è stato rimosso perché considerato inaccettabile, e che si manifesta nel presente sotto forma di ansia.
La psicoterapia sistemico-relazionale non si concentra sul sintomo, ma sul contesto relazionale (familiare, lavorativo o sociale) che lo ha generato, introducendo punti di vista diversi e rendendo consapevole la persona delle proprie modalità relazionali disfunzionali che mantengono in vita il disagio o la sofferenza.
È possibile gestire l’ansia anche attraverso l’autoterapia.
Il modo di interpretare e giudicare le situazioni come pericolose e ansiogene rappresenta il fattore soggettivo che chiarisce come mai certe reazioni ansiose si presentino in alcune persone e in altre no. Non si hanno reazioni sbagliate in termini di emozioni e comportamenti, ma reazioni adeguate a giudizi errati. E’ necessario quindi riaggiustare e modificare la propria capacità di giudizio, il proprio dialogo interiore immediato. Non valutare in maniera distorta e negativa le situazioni, non ingigantire, non catastrofizzare, non generalizzare, non porsi domande del tipo «E se..». Sostituire una «sceneggiatura» negativa con una più funzionale, interpretando in maniera più oggettiva e razionale.
Domande utili da farsi potrebbero essere:
«Che modi diversi, alternativi ci sono di vedere le cose?»
«Quanto è probabile che accada veramente quello che temo?»
«Qual è realisticamente la cosa peggiore che mi potrebbe capitare? E la migliore?».
E’ importante per non farsi travolgere dall’ansia dedicarsi al proprio benessere psicologico, inteso come:
  • Auto-accettazione: atteggiamenti positivi nei confronti di se stessi.
  • Relazioni positive con gli altri: avere fiducia, calore, empatia, affetto, relazioni di valore.
  • Autonomia: essere sicuri di sé e indipendenti.
  • Padronanza ambientale: saper controllare l’ambiente circostante, traendo opportunità da ciò che ci circonda.
  • Scopo nella vita: avere una meta e un senso di direzione nei confronti della propria vita.
  • Crescita personale: avere la sensazione di poter crescere continuamente, essere disposti al cambiamento, essere aperti a nuove esperienze, realizzare il proprio potenziale.
Infine, è necessario modificare stili di vita sbagliati come un eccesso di carico lavorativo, avere sempre fretta, dedicarsi poco al riposo, pasti saltati, abuso di alcool e caffeina, cercando di essere più assertivi, ossia imparare a dire di no per evitare sovraccarichi o ad esprimere le proprie emozioni e opinioni senza offendere l’interlocutore.
 SU "MINERVA NEWS" -SITO ASSOCIAZIONE MINERVA
 CRISPIANO: "NANNI SVAMPA L'ANTESIGNANO DEL CABARET"
 DI FRANCO PRESICCI

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