domenica 10 dicembre 2023

Rubrica culturale: UNA FINESTRA SULL' ARTE (07.12.2023) di Antonio Santoro

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IL DECADENTISMO: LUIGI PIRANDELLO - Novelle: pagine scelte

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Anno Accademico 2023-2024

Relazione:

21.11.2023 - 2° INCONTRO

Relazione di Silvia Laddomada

Originario di Agrigento, nacque in una villa che si chiamava "Caos", nel 1867.

Uomo di cultura, poeta, scrittore, autore di opere teatrali. Pirandello ha scritto poesie, romanzi e opere destinate alla rappresentazione teatrale. Seguiva le Compagnie che portavano in scena le sue opere. Opere presentate in prestigiosi teatri europei ed americani, con enorme successo.

La sua fama è mondiale, il suo pensiero, la sua filosofia sono universali. Ricevette il premio Nobel per la letteratura.

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Il padre gestiva delle miniere di zolfo, aveva investito tutti i capitali, compresa la dote della moglie di Luigi, figlia di un socio di papà Stefano.

La moglie soffriva di crisi depressive. In seguito all'allagamento della miniera, la famiglia subì un forte crollo economico e la moglie ebbe un tracollo nervoso.

Ricoverata in una cosa di cura, Luigi le stette sempre vicino, limitando la sua libertà e proteggendola con il suo amorevole affetto. Collaborava come scrittore a riviste e giornali, per superare le ristrettezze finanziarie.

Un'altra tragedia che lo coinvolse riguarda il figlio Stefano (aveva 3 figli). Fatto prigioniero, nel primo conflitto mondiale, dagli Austriaci, fu tenuto in un campo di concentramento fino alla fine della guerra.

Queste amare esperienze di dolore influirono molto sulla sua triste concezione della vita.

Alla sua morte, nel 1936, Mussolini aveva decretato i funerali di Stato, ma lo scrittore, prima di morire, aveva espresso il desiderio di essere portato al cimitero, nudo, avvolto in un lenzuolo, col carro dei poveri.

Le sue ceneri riposano in un cratere, sotto l'albero di pino a lui caro, nella sua villa "Caos".

Vissuto nella seconda metà dell' 800, Pirandello riflette la crisi del Positivismo: la scienza aveva perso il carattere di verità assoluta, la sfiducia nella ragione aveva generato insicurezza, dubbi, scetticismo, incomunicabilità. La nuova fisica si fondava sulla teoria della relatività dei fenomeni. Ogni punto di vista era relativo, non c'erano certezze. Si respirava un' aria di generale inquietudine che Pirandello esaspera e rappresenta in situazioni paradossali, che a volta si verificano realmente, facendo parlare di "vicende pirandelliane".

La vita é una grande "pupazzata", egli dice. Gli uomini sono tanti pupi nelle mani di un burattinaio invisibile, il caso.

Quando nasciamo ci troviamo inseriti, per puro caso, in una società con le sue leggi, le sue convenzioni, le sue abitudini. In questo contesto la società o noi, ci assegniamo una parte, ci fissiamo in una forma, indossiamo una maschera, e ci muoviamo secondo schemi ben definiti. Ciascuno di noi ha un ruolo: magistrato, maestro, medico, sacerdote, commerciante.

Sotto l'apparenza della "forma" però, noi abbiamo sentimenti o impulsi che spesso sono in contrasto con la maschera che altri, o noi, ci siamo imposti.

C'è sempre questo contrasto tra vita e forma, tra realtà e maschera.

C'è sempre un contrasto tra ciò che vorremmo essere e ciò che ci costringono ad essere.

Una volta avuto un ruolo, ci comportiamo come quella maschera impone, freniamo gli im pulsi, gli istinti, per non urtare contro i principi della società, o per buona pace del nostro spirito.

A volte però l'anima istintiva esplode, facendo saltare i freni inibitori. Allora la maschera si spezza e siamo come "un violino fuor di chiave", cioé stonato, nel contesto sociale.

La libertà che abbiamo cercato, togliendo la maschera, é però di breve durata, in quanto il nostro nuovo modo di vivere ci imprigiona in una nuova forma, in una nuova maschera, diversa ma altrettanto soffocante.

Quando l'uomo scopre questo contrasto tra la maschera e l'essere, può reagire in 3 modi dice Pirandello.

1) La reazione passiva: rassegnarsi alla maschera, vivendo con dolore la frattura tra la vita che si vorrebbe vivere e quella che si é costretti a vivere.

Vive in modo sdoppiato (Il fu Mattia Pascal).

2)La reazione ironica-umoristica, l'uomo non si rassegna alla maschera, ma visto che non se ne può liberare, sta al gioco delle parti, con un atteggiamento ironica, "umoristico" in senso pirandelliano, per la pietà che suscita in chi lo osserva nella sua pena (La patente).

3) La reazione drammatica: l'uomo non si rassegna alla maschera, nè sorride, stando al gioco delle parti. Si chiude in una solitudine disperata, che lo porta al dramma: suicidio o pazzia (Enrico IV, Uno, nessuno, centomila).

Si arriva alla disgregazione della persona umana.

Non solo si vive un rapporto sdoppiato con la società, ma si può arrivare a un rapporto sdoppiato con sè stesso (Uno, nessuno, centomila).

L'uomo é uno, perché é quello che crede di essere; é centomila, perché quelli che lo avvicinano lo vedono a loro modo, ed egli assume tante forme (ha tante "maschere") quante sono quelle che gli altri gli attribuiscono.

Quindi non é nessuno, perchè non riesce a fissarsi in una personalità chiaramente definita, cioè nella maschera che gli altri gli attribuiscono Questo vedere frantumata in tanti aspetti la propria personalità, lo può portare alla follia, o all'autodistruzione.


In tutte le sue opere i personaggi appartengono alla piccola borghesia, vittime delle condizioni alienanti della società industriale, una società attenta alle apparenze, alle convenzioni sociali, una società ipocrita ed egoista, piena di pregiudizi e inganni propri e altrui. Non é un uomo ancorato a valori oggettivi, universali ma un uomo frantumato con molte problematiche psicologiche.


I personaggi di Pirandello non sono però dei vinti, dei rassegnati; essi si ribellano, protestano contro la società ipocrita e alienante,urlano in maniera goffa, vivono in modo paradossale, ma il loro comportamento non è comico, ma "umoristico", alla maniera pirandelliana.

In un saggio, Pirandello presenta la sua poetica dell'umorismo..

L'umorismo per Pirandello é il sentimento del contrario, che nasce dall'azione di due forze: il sentimento che crea le situazioni comiche e la ragione che le analizza, le scompone, per capirne i meccanismi e ispira pietà.

Pirandello porta l'esempio di una vecchia signora, che si tinge i capelli, si trucca e si veste come una giovanissima.

Nel vederla così conciata, viene da ridere, si avverte il lato comico della situazione, perché la signora é il contrario di ciò che dovrebbe essere una donna della sua età. Questo é il momento comico dell'avvertimento al contrario.

Poi interviene la ragione, che vuole capire, e scopre che quel modo di presentarsi é un autoinganno.

La signora spera che nascondendo i suoi difetti possa trattenere l'amore del marito, molto più giovane di lei.

Questo é il momento del sentimento del contrario, perché alla comicità subentra la pietà per il dramma penoso della signora.

venerdì 1 dicembre 2023

LA DIVINA COMMEDIA: PURGATORIO - IL PARADISO TERRESTRE / BEATRICE

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Silvia Laddomada
 IN ALLESTIMENTO!!!!!!!!!

Anno Accademico 2023-2024

Relazione di Silvia Laddomada

28.11.2023 - 3° INCONTRO

Lasciati i lussuriosi, i tre pellegrini, Dante, Virgilio e Stazio, vengono invitati dall'angelo della carità ad attraversare una barriera di fuoco purificatore, e poi salire una lunga scala, incassata nella roccia, che li porterà alla cima della montagna, su cui si trova il paradiso terrestre.

Dante impallidisce per la paura e Virgilio lo consola dicendo che il fuoco tormenta ma non uccide e poi gli ricorda che solo oltrepassando quella barriera potrà arrivare a Beatrice.

Allora Dante affronta la prova, simile a un fanciullo che cede alla lusinga di un frutto (Giochino).

Sopraggiunta la notte, i tre si fermano, nei vari gradini, per riposare.

A Dante appare in sogno una giovane bellissima, intenta a raccogliere fiori per farsi una ghirlanda e poi specchiarsi. Un'altra giovane appare immobile, soddisfatta di specchiarsi, di contemplare.

Sono Lia, moglie di Giacobbe, e la sorella Rachele. Sono figure simboliche: Lia rappresenta la vita attiva, l'operare virtuoso, Rachele rappresenta la vita contemplativa, simboleggiano le due facoltà della conoscenza intellettuale, utili per la perfezione umana.

Un sogno che introduce al clima quasi paradisiaco che Dante sta per vivere.

Al risveglio Virgilio gli comunica che sta per lasciarlo.


Il suo compito é finito, sarà Beatrice la sua nuova guida.

Allegoricamente significa che la ragione non é sufficiente a salvare l'uomo, occorre anche l'intervento della Grazia, rappresentata da Beatrice.

Nel salutarlo, Virgilio dice "vv.139-142".

Non attendere più la mia parola, nè i miei cenni; ormai sei in possesso della tua libertà, il tuo arbitrio é retto e integro, sarebbe un errore non assecondarlo. Perciò io pongo sul tuo capo la corona di signore e la mitra di pastore di te stesso.


Canto n° 28

Salito sulla sommità del monte, Dante sicuro di sè e seguito dai due poeti, si ritrova in una straordinaria foresta, il Paradiso terrestre, Una foresta verde, fiorita, allietata da un dolce venticello, dal canto degli uccelli e dallo scorrere delle acque cristalline di un fiume, una primavera perenne.

Qui dimorarono Adamo ed Eva, appena creati da Dio.

Al di là del fiume, cioé sulla sponda opposta, Dante scorge una giovane donna che raccoglie fiori, scegliendo i più belli che vede nel suo percorso.

Canta e danza (come le donne che aveva sognato). Dante le chiede di avvicinarsi e Matelda, continuando a danzare si avvicina e solleva gli occhi, splendidi come quelli di Venere innamorata.

Matelda é l'immagine della perfetta felicità, goduta dall'umanità creata da Dio, prima del peccato originale.

Matelda parla di due fiumi che scorrono in questo luogo suggestivo. Uno é il Lete, che toglie la memoria del peccato, l'altro é l'Eunoè, che ravviva il ricordo del bene compiuto.

Matelda e Dante avanzano lungo le opposte sponde del fiume Lete, come se fosse un confine tra la vita e la morte. Ma, all'improvviso appare una luce molto intensa, accompagnata da una melodia dolcissima.

Dante rimane estasiato, per cui nel raccontare quello che aveva visto, invoca l' aiuto delle Muse.

Davanti ai suoi occhi si materializza un corteo, una processione particolare, che avanza lentamente.

Una processione in cui, attraverso elementi allegorici, simbolici, viene tratteggiata la Storia della Chiesa.

All'inizio compaiono 7 candelabri ( i 7 doni dello Spirito Santo), le cui fiamme disegnano nell'aria strisce luminose dei colori dell'arcobaleno.

Avanzano poi 24 uomini anziani (i libri del Vecchio testamento), 4 animali alati incoronati di verdi fronde (4 vangeli).

In mezzo a loro un carro trionfale (la Chiesa) guidata da un grifone (Cristo) - un corpo di leone con le ali di aquila, color oro che sfiorano le strisce multicolori. Alla destra del carro danzano 3 donne (le virtù teologali, la fede vestita di bianco, la speranza di verde, la carità di rosso).

A sinistra altre 4 donne, vestite di rosso (virtù cardinali).

Seguono infine 7 anziani ( i libri del Nuovo Testamento: Atti, Epistole, Apocalisse).

Arrivato davanti a Dante, il corteo si ferma. Dante ha seguito tutto in un silenzio stupefatto.

Canto 30°

Tutti guardano verso il Carro. Uno degli anziani intona un Canto "Vieni sposa del Libano...., canta per 3 volte e tutti gli altri ripetono il Canto.

Allora 100 angeli si levano in volo dal Carro, spargendo fiori in giro.

Nella nuvola dei fiori, appare una donna vestita di rosso, con un mantello verde e velata di bianco, con una ghirlanda d'ulivo: Beatrice.

Dante non ha ancora visto il suo viso ma "E' lo spirito mio" - dice - "per occulta virtù che da lei mosse/ d'antico amor sentì la gran potenza" (vv. 38-39)

per una misteriosa virtù che proveniva dalla sua persona, il mio spirito sentì il grande potere dell'amore di un tempo lontano (gli batte il cuore, le farfalline nello stomaco).

Come un bambino che corre dalla mamma quando ha paura, così Dante si volse indietro in cerca di Virgilio, "dolcissimo patre", per dirgli "men che dramma di sangue n'é rimaso che non tremi: / conosco i segni de l'antica fiamma". (non mi é rimasta una goccia di sangue che non tremi.


Ma Virgilio non c'é più. Allegoricamente alle soglie del Paradiso non c'é bisogno della ragione, ma della grazia di Dio. E Dante si scioglie in lacrime.

La donna si appoggia alla sponda del carro e con un atteggiamento altero, simile a un ammiraglio a capo di una grande flotta dice: Dante non piangeva perchè Virgilio é andato via, ha ben altri motivi per piangere. Non é certo un incontro idilliaco!

"Guardami, sono Beatrice. Tu che avevi smarrito la retta via, come hai osato venire su questo monte, dove l'uomo vive eternamente più felice?

Dante é ancora preso da sentimenti terreni, i rimproveri lo fanno vergognare di sè stesso.

Rivolgendosi agli angeli, Beatrice parla del traviamento di Dante. "Costui aveva ricevuto degli influssi astrali e dalla Grazia di Dio delle buone attitudini che io giovane fanciulla, con il mio sguardo indirizzai verso il bene, ma dopo la mia morte, si incamminò per una via piena di errori, inseguendo false immagini di Bene, amando la filosofia, sapienza laica con cui si illudeva di raggiungere la felicità sulla terra.

A nulla valsero le visioni, le ispirazioni divine per farlo ravvedere. Per salvarlo bisognava mostrargli i dannati dell'Inferno.

Quindi io sono scesa nel Limbo e mi sono rivolta a Virgilio, che lo ha guidato fin quassù. La pietas latina, l'amore non solo terreno, ma cristiano, amore che si traduce in interesse per l'altro.

Prima di passare il fiume Lete (le cui acque cancellano il ricordo dei peccati commessi), é necessario che prenda coscienza dei propri errori e se ne penta, con le lacrime.

Lacrime, rimorsi, memorie, sentimenti che si combattono in quell'incontro, tensioni che si sciolgono.




Lasciati i lussuriosi, i tre pellegrini, Dante, Virgilio e Stazio, vengono invitati dall'angelo della carità ad attraversare una barriera di fuoco purificatore, e poi salire una lunga scala, incassata nella roccia, che li porterà alla cima della montagna, su cui si trova il paradiso terrestre.

Dante impallidisce per la paura e Virgilio lo consola dicendo che il fuoco tormenta ma non uccide e poi gli ricorda che solo oltrepassando quella barriera potrà arrivare a Beatrice.

Allora Dante affronta la prova, simile a un fanciullo che cede alla lusinga di un frutto (Giochino).

Sopraggiunta la notte, i tre si fermano, nei vari gradini, per riposare.

A Dante appare in sogno una giovane bellissima, intenta a raccogliere fiori per farsi una ghirlanda e poi specchiarsi. Un'altra giovane appare immobile, soddisfatta di specchiarsi, di contemplare.

Sono Lia, moglie di Giacobbe, e la sorella Rachele. Sono figure simboliche: Lia rappresenta la vita attiva, l'operare virtuoso, Rachele rappresenta la vita contemplativa, simboleggiano le due facoltà della conoscenza intellettuale, utili per la perfezione umana.

Un sogno che introduce al clima quasi paradisiaco che Dante sta per vivere.

Al risveglio Virgilio gli comunica che sta per lasciarlo.

Il suo compito é finito, sarà Beatrice la sua nuova guida.

Allegoricamente significa che la ragione non é sufficiente a salvare l'uomo, occorre anche l'intervento della Grazia, rappresentata da Beatrice.

Nel salutarlo, Virgilio dice "vv.139-142".

Non attendere più la mia parola, nè i miei cenni; ormai sei in possesso della tua libertà, il tuo arbitrio é retto e integro, sarebbe un errore non assecondarlo. Perciò io pongo sul tuo capo la corona di signore e la mitra di pastore di te stesso.


Canto n° 28

Salito sulla sommità del monte, Dante sicuro di sè e seguito dai due poeti, si ritrova in una straordinaria foresta, il Paradiso terrestre, Una foresta verde, fiorita, allietata da un dolce venticello, dal canto degli uccelli e dallo scorrere delle acque cristalline di un fiume, una primavera perenne.

Qui dimorarono Adamo ed Eva, appena creati da Dio.

Al di là del fiume, cioé sulla sponda opposta, Dante scorge una giovane donna che raccoglie fiori, scegliendo i più belli che vede nel suo percorso.

Canta e danza (come le donne che aveva sognato). Dante le chiede di avvicinarsi e Matelda, continuando a danzare si avvicina e solleva gli occhi, splendidi come quelli di Venere innamorata.

Matelda é l'immagine della perfetta felicità, goduta dall'umanità creata da Dio, prima del peccato originale.

Matelda parla di due fiumi che scorrono in questo luogo suggestivo. Uno é il Lete, che toglie la memoria del peccato, l'altro é l'Eunoè, che ravviva il ricordo del bene compiuto.

Matelda e Dante avanzano lungo le opposte sponde del fiume Lete, come se fosse un confine tra la vita e la morte. Ma, all'improvviso appare una luce molto intensa, accompagnata da una melodia dolcissima.

Dante rimane estasiato, per cui nel raccontare quello che aveva visto, invoca l' aiuto delle Muse.

Davanti ai suoi occhi si materializza un corteo, una processione particolare, che avanza lentamente.

Una processione in cui, attraverso elementi allegorici, simbolici, viene tratteggiata la Storia della Chiesa.

All'inizio compaiono 7 candelabri ( i 7 doni dello Spirito Santo), le cui fiamme disegnano nell'aria strisce luminose dei colori dell'arcobaleno.

Avanzano poi 24 uomini anziani (i libri del Vecchio testamento), 4 animali alati incoronati di verdi fronde (4 vangeli).

In mezzo a loro un carro trionfale (la Chiesa) guidata da un grifone (Cristo) - un corpo di leone con le ali di aquila, color oro che sfiorano le strisce multicolori. Alla destra del carro danzano 3 donne (le virtù teologali, la fede vestita di bianco, la speranza di verde, la carità di rosso).

A sinistra altre 4 donne, vestite di rosso (virtù cardinali).

Seguono infine 7 anziani ( i libri del Nuovo Testamento: Atti, Epistole, Apocalisse).

Arrivato davanti a Dante, il corteo si ferma. Dante ha seguito tutto in un silenzio stupefatto.


Canto 30°

Tutti guardano verso il Carro. Uno degli anziani intona un Canto "Vieni sposa del Libano...., canta per 3 volte e tutti gli altri ripetono il Canto.

Allora 100 angeli si levano in volo dal Carro, spargendo fiori in giro.


Nella nuvola dei fiori, appare una donna vestita di rosso, con un mantello verde e velata di bianco, con una ghirlanda d'ulivo: Beatrice.

Dante non ha ancora visto il suo viso ma "E' lo spirito mio" - dice - "per occulta virtù che da lei mosse/ d'antico amor sentì la gran potenza" (vv. 38-39)

per una misteriosa virtù che proveniva dalla sua persona, il mio spirito sentì il grande potere dell'amore di un tempo lontano (gli batte il cuore, le farfalline nello stomaco).

Come un bambino che corre dalla mamma quando ha paura, così Dante si volse indietro in cerca di Virgilio, "dolcissimo patre", per dirgli "men che dramma di sangue n'é rimaso che non tremi: / conosco i segni de l'antica fiamma". (non mi é rimasta una goccia di sangue che non tremi.

Ma Virgilio non c'é più. Allegoricamente alle soglie del Paradiso non c'é bisogno della ragione, ma della grazia di Dio. E Dante si scioglie in lacrime.

La donna si appoggia alla sponda del carro e con un atteggiamento altero, simile a un ammiraglio a capo di una grande flotta dice: Dante non piangeva perchè Virgilio é andato via, ha ben altri motivi per piangere. Non é certo un incontro idilliaco!

"Guardami, sono Beatrice. Tu che avevi smarrito la retta via, come hai osato venire su questo monte, dove l'uomo vive eternamente più felice?

Dante é ancora preso da sentimenti terreni, i rimproveri lo fanno vergognare di sè stesso.

Rivolgendosi agli angeli, Beatrice parla del traviamento di Dante. "Costui aveva ricevuto degli influssi astrali e dalla Grazia di Dio delle buone attitudini che io giovane fanciulla, con il mio sguardo indirizzai verso il bene, ma dopo la mia morte, si incamminò per una via piena di errori, inseguendo false immagini di Bene, amando la filosofia, sapienza laica con cui si illudeva di raggiungere la felicità sulla terra.

A nulla valsero le visioni, le ispirazioni divine per farlo ravvedere. Per salvarlo bisognava mostrargli i dannati dell'Inferno.

Quindi io sono scesa nel Limbo e mi sono rivolta a Virgilio, che lo ha guidato fin quassù. La pietas latina, l'amore non solo terreno, ma cristiano, amore che si traduce in interesse per l'altro.

Prima di passare il fiume Lete (le cui acque cancellano il ricordo dei peccati commessi), é necessario che prenda coscienza dei propri errori e se ne penta, con le lacrime.

Lacrime, rimorsi, memorie, sentimenti che si combattono in quell'incontro, tensioni che si sciolgono.