giovedì 21 febbraio 2019

FRANZ KAFKA - Pagine scelte - Lettura attiva

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INTRODUZIONE DI SILVIA LADDOMADA

Kafka è nato a Praga nel 1883 ed è morto, appena quarantenne, nel 1924. E’ vissuto nella splendida belle époque; non nella mitica Parigi, ma nella straordinaria Vienna, nella Mitteleuropa (l’Europa di mezzo), che allora coincideva con il territorio dell’Impero degli Asburgo. Un mondo vivacissimo, nutrito di intensi scambi culturali e commerciali. Oggi se pensiamo alla Mitteleuropa ci si presenta davanti una particolare atmosfera culturale, fatta di caffè eleganti, di salotti culturali, di concerti musicali, di edifici maestosi, una leggenda. Una leggenda incarnata da Vienna, capitale di un millenario impero multietnico e da un treno, l’Orient Express, che partiva da Venezia e arrivava a Instambul, seguendo il corso del Danubio, attraversando proprio le città della Mitteleuropa, Zagabria, Praga, Budapest. Tanti intellettuali avevano in Vienna un centro ideale, propizio alla nascita di decisive e originali espressioni culturali, non solo letterarie, ma anche musicali, artistiche, scientifiche, filosofiche. Sul piano politico questo Impero vivo e vitale, era travagliato da scontri interni, Moravia, Ungheria, Serbia. Un Impero destinato a sparire dopo la Prima Guerra.
Una fine che proprio gli intellettuali anticiparono nelle pagine dei romanzi, nei ritratti degli artisti, nelle note dei musicisti. Fu un crollo preannunciato, quindi, che si caricò di un valore simbolico. La previsione di questo crollo provocò quella inquietante rivoluzione esistenziale, di fronte a cui l’individuo perde ogni certezza, finisce nell’angoscia, si sente schiacciato da una realtà senza senso, una realtà da incubo, in cui si aggirano i personaggi di Kafka.
Il disagio e il senso di alienazione dell’uomo del Novecento trovano espressione proprio nelle opere del boemo Kafka. Un uomo smarrito, insicuro, ridotto a “cosa”, privato della sua personalità che avverte l’assurdità dell’esistenza; un uomo che si sente in balia di un mondo regolato da leggi senza senso, di cui cerca invano di capirne il significato, leggi che lo rendono preda della paura, in una solitudine impotente. Tutte le opere si basano sull’ ”allegoria vuota”, ossia sono dei racconti inverosimili, assurdi che rimandano a un significato inafferrabile, come la realtà stessa. Ciò che sorprende in lui è la tecnica narrativa: Kafka usa uno stile piano, pacato, sa descrivere situazioni assurde come se fossero normali. Ed è proprio questo urto tra assurdo e normale, che accentua nel lettore il senso di angoscia.

Kafka è autore di un lungo racconto “La Metamorfosi”; di altri racconti, di tre romanzi, America, Il Processo, Il Castello (incompiuto), pubblicati postumi dall’amico Max Brod.
Nella Metamorfosi (1915) il protagonista è un commesso viaggiatore, Gregor Samsa che vive una situazione inverosimile, presentata con lucido realismo. Un mattino qualunque, al risveglio, si trova trasformato in un enorme scarafaggio. Dopo un primo disorientamento non prova né eccessiva sorpresa, né orrore, ma accetta la sua nuova condizione con tranquillità, si adatta, si autodifende chiudendosi nella sua stanza. Questa incongruenza ci trasporta in una situazione onirica, tipica del sogno e dell’incubo, in cui anche gli eventi anormali appaiono reali, probabili. Gregor si preoccupa non tanto della sua nuova natura, quanto del fatto che essa rende impossibile recarsi al lavoro, col quale aiutava la famiglia, che ora avrà difficoltà. Un personaggio debole, passivo, incapace di inserirsi nella vita sociale, ma anche incapace di ribellarsi ad essa. E’ un essere inutile, un inetto, un diverso. Sentirsi uno scarafaggio significa provare un senso di colpa, é sentire di essere stato punito perché incapace di rispondere alle richieste della società, della famiglia e soprattutto del padre.
Il rimanere nella stanza, la reclusione, è prima volontaria, poi forzata, perché la famiglia, per la quale Gregor è una vergogna, un mostro da nascondere, lo costringerà a rimanere chiuso nella stanza, ad essere trattato come un animale e cibato con gli avanzi, con i rifiuti. Un isolamento allegorico: il desiderio di comunicare, il tormento psichico e fisico, il rifiuto della famiglia, la sua passività (accetta la situazione senza scomporsi), fanno sì che la scelta dell’isolamento diventi alla fine la sua condanna. Una volta Gregor esce dalla stanza, per avvicinarsi alla madre, ma ha uno scontro violento col padre, che gli scaglia un mela, ferendolo gravemente. Dopo un secondo tentativo di uscire , per ascoltare l’esecuzione al pianoforte della sorella, egli scatena una reazione violenta da parte di tutti (soprattutto degli inquilini di una stanza della casa), che lo cacciano nella sua tana, dove egli si lascia morire di fame, dopo una lunga agonia, di cui nessuno si preoccupa. Il suo corpo viene gettato nella spazzatura, e la famiglia può riprendere la sua “normale” esistenza borghese. IL PROCESSO (pubblicato postumo, nel 1926). Un procuratore di Banca, Joseph K. (cognome abbreviato, che sottolinea l’affinità autobiografica), nel giorno del suo trentesimo compleanno, al risveglio, trova nella sua stanza due inviati di un misterioso tribunale, giunti per arrestarlo.
Essi gli comunicano l’esistenza di un processo a suo carico, per aver violato la legge. Non si sa il perché. Il signor K viene accompagnato al posto di lavoro, la vita scorre normalmente, ma l’arresto ha sconvolto la sua esistenza, per un po' egli spera che si tratti di uno scherzo dei colleghi, ma intuisce nel suo animo che c’è qualcosa di più serio. Cerca di conoscere i motivi del suo arresto, ma le sue domande infastidiscono le guardie. Sicuro della propria innocenza, contatta alcuni personaggi per tentare una difesa, ma tutti lo convincono che l’unica salvezza consiste nell’accettare l’autorità di questo tribunale. Paradossalmente entra nei panni del colpevole, che cerca di scagionarsi da un’accusa non ben definita. Dopo un anno, egli viene prelevato da due sconosciuti che, senza spiegazione, lo conducono fuori città e lo uccidono “come un cane”, con una coltellata al cuore.

Anche questa una situazione assurda, ritratta con un realismo tale, da farla diventare una specie di allucinazione. Un’altra testimonianza della difficoltà a comunicare, dell’inutile ricerca di senso della vita.
Kafka è convinto che dietro i fatti quotidiani, si nasconda sempre qualcosa di insolito, di misterioso. Nei racconti fantastici la stranezza dipendeva da cause soprannaturali, qui non si sa, e questo rende ancora più inquieta la narrazione. La vita è indecifrabile per Kafka, l’uomo è angosciato, disorientato, non riesce a capire le ragioni e il senso della propria esistenza. Il disagio, l’alienazione, il senso di colpa, che caratterizzano i personaggi e lo stesso Kafka, sono da ricondurre, per alcuni critici, al difficile rapporto col padre, alla condizione di esclusione legata alle sue origini ebraiche, all’insofferenza verso la società borghese, o verso l’opprimente burocrazia del potere austroungarico, in cui gli ordini sono autoritari.
Alla legge si obbedisce, anche se incomprensibile, anche se inaccessibile; una legge che incombe come un’entità disumana che sconfigge l’uomo, che lo esclude, lo emargina. Una situazione da incubo, in cui l’individuo si sente schiacciato da un meccanismo perverso, spietato. Un contenuto attuale, moderno. Quanti individui oggi sono vittime della burocrazia, o delle persecuzioni che queste Istituzioni mettono in atto contro i cittadini. Pensiamo anche ad alcune vicende giudiziarie realmente accadute, dove persone innocenti sono state ingiustamente accusate e condannate (per crimini non commessi).




Lettura dell’inizio delle Metamorfosi (1912)

 


L'ARRESTO DI K.

l processo,  capitolo I


 



 
AUGURI ALLA SIGNORA MARIA PIA SANTORO PER IL SUO COMPLEANNO E GRAZIE PER IL BUFFET OFFERTO CON L'OTTIMO "COTOGNOLO", FRUTTO DI UNA ORIGINALE IDEA DI ADAMO



venerdì 15 febbraio 2019

LA MEMORIA DELLE FOIBE - Riflessioni

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Il monumento in onore delle vittime delle foibe a Basovizza.


Da 15 anni il 10 febbraio é il giorno dedicato al ricordo di tutte le vittime delle foibe istriane e dell'esodo dei profughi giuliani, istriani, fiumani, dalmati. Perché si parla di vittime delle foibe? un breve cenno ai fatti accaduti negli ultimi anni della 2* guerra mondiale . Le terre istriane e dalmate avevano conosciuto per 20 anni la politica fascista di italianizzazione forzata: i fascisti avevano adottato gli stessi metodi di repressione dei nazisti: internamenti di massa, deportazione, presa di ostaggi, esecuzioni sommarie, distruzione di villaggi. Contro di loro si era organizzato la resistenza slovena di Tito.

Recupero di resti umani dalla foiba di Vines, località Faraguni, presso Albona d'Istria
Dopo l'8 settembre 1943, i partigiani sloveni uccisero 700 italiani, gerarchi e membri del partito fascista, gettandoli nelle foibe. FOIBE= fovea in latino, cavità, fossa. Le foibe sono delle voragini naturali molto diffuse nel Carso,scavate dalle acque nella roccia, estremamente tortuose e profonde fino a 250 metri, con un ingresso stretto e a strapiombo. Quello del '43 é un eccidio che gli storici chiamano "le foibe istriane". Nella primavera del 1945 si arrivò alla resa dei conti. L'Armata rossa e i partigiani di Tito liberarono la Iugoslavia dal nazifascismo; in seguito Tito occupò l'Istria e la Venezia Giulia, con l'intento di annettere queste terre alla Iugoslavia comunista. La popolazione di quelle terre era italiana, e purtroppo il fatto di essere italiani venne considerato equivalente a essere fascisti. I Titini procedettero ad esecuzioni di massa indiscriminati: giovani, vecchi,donne, bambini, finirono nelle foibe; quindi non solo i reduci, colpevoli di aver vestito la divisa fascista, ma anche partigiani che volevano difendere i territori italiani dalle mire espansionistiche di Tito e tanti innocenti, spinti nel baratro da calunnie e maldicenze. Questo secondo eccidio é noto come "le foibe giuliane". Circa 10 mila persone persero la vita in questo modo, altre migliaia di persone finirono internati in campi di prigionia slavi, dove trovarono la morte. Morte atroce quella delle foibe, visto che le persone venivano trascinate all'imboccatura di queste fosse, legate tra loro, a due a due, da un fili di ferro, collegato a pesanti massi, fucilati e, spesso ancora vivi, lasciati cadere giù. Molte volte succedeva che una sola persona veniva fucilata e l'altra ancora viva, veniva trascinata insieme.

Dal 1918 al 1943 la Venezia Giulia e la Dalmazia furono amministrativamente italiane, ma oltre la metà della loro popolazione era composta da sloveni e croati. Durante il fascismo l'italianizzazione venne perseguita seguendo, nelle intenzioni, il modello francese (attraverso una serie di provvedimenti come l'italianizzazione della toponomastica, dei nomi propri e la chiusura di scuole bilingui); nei fatti, il modello fascista. La repressione divenne più crudele durante la guerra, quando ai pestaggi si sostituirono le deportazioni nei campi di concentramento nazisti e le fucilazioni dei partigiani jugoslavi.
Il 10 febbraio 1947, nei trattati di pace , firmati a Parigi, l'Istria e la maggior parte della Venezia Giulia furono effettivamente annesse alla Iugoslavia. Un'altra questione fu la sorte di Trieste, divisa in due zone: la zona A che comprendeva la Città e ospitava 300 mila abitanti, quasi tutti italiani, fu sottoposta a un'amministrazione angloamericana. La zona B , che comprendeva i dintorni di Trieste ed era popolata da 700 mila persone, in gran parte slovena, fu annessa alla Iugoslavia. Nel 1954 la zona A, quindi Trieste, tornò all'Italia. Per Tito, gli abitanti sopravvissuti nelle terre annesse erano pur sempre italiani, cioè fascisti. Si diffuse allora un atteggiamento spietato, una furia sanguinaria, che assunse i contorni di una pulizia etnica. Bisognava ridurre la presenza degli italiani. Cominciò l'esodo degli istriani, giuliani, dalmati, fiumani. Fuggirono 350 mila italiani; il regime concesse loro di portare con sè solo 5 kg. di vestiario e 5000 lire. i loro beni furono requisiti dal regime. Per mesi rimasero accampati sul Carso; alcuni furono poi smistati in capannoni, alla periferia , di Venezia, Bologna, Ancona. Solo quando in Italia si affermò la Repubblica, democratica e liberale, essi riuscirono a trovare una sistemazione e un lavoro. Rimasero però in loro l'amarezza e l'insoddisfazione, perchè l'integrazione nella società italiana, la società della loro madrepatria, era stata possibile cancellando e sottacendo la propria identità d'origine. Gli esuli parlavano dialetti veneti stretti, avevano cognomi di origine slava, tedesca, pur essendo italiani da diverse generazioni. Si definivano vagamente triestini, per evitare offese alla loro sensibilità, esacerbati dalla voluta ignoranza delle loro storie, fingevano di gettare il passato alle spalle, per sopravvivere serenamente tra chi riusciva a comprenderli. Perseguitati dalla Iugoslavia comunista, si sentivano emarginati e maltrattati dall'Italia. In Italia si stese un velo pietoso sulle atrocità commesse dai titini, per calcoli diplomatici e pregiudizi ideologici.

Dove si trovano le principali foibe utilizzate per i massacri. Nella sola Istria si trovano più di 1.700 cavità carsiche, non tutte peraltro sono state usate per scaraventarvi, spesso ancora vivi, i prigionieri torturati e sommariamente processati da parte delle milizie facenti capo a Tito.
Per quasi 60 anni due Italie hanno convissuto separate dall'ignoranza e dal silenzio: l'Italia di chi sapeva ma non lo raccontava, e l'Italia di chi ne era all'oscuro. Dopo appena 15 anni, alcuni rappresentanti dell'ANPI (Associazione nazionale partigiani d'Italia), vogliono non solo ignorare questa tragedia, ma vogliono contestarla, negarla. Questo atteggiamento dimostra come una parte della nostra Storia sia ancora lontana dalla coscienza del Paese. Perché? Nel 1948 Tito si era separato da Stalin, cercando una propria strada al socialismo, quindi gli Stati Uniti non avevano più interesse a infierire contro di lui. Il governo italiano non voleva intervenire, per evitare che la Iugoslavia mettesse sotto processo i fascisti italiani, autori dei crimini commessi negli anni di guerra. La Sinistra italiana non parlava, vista la sottomissione al comunismo internazionale. Con la fine della guerra fredda, nei primi anni del 1990, si ritornò a parlare di questa triste pagina della storia italiana, con notevole imbarazzo tra i banchi del Parlamento.
Nel 2004, il presidente della Repubblica Azeglio Ciampi promosse l'istituzione, per legge, del "giorno del ricordo", quasi a trovare un equilibrio tra la memoria della shoah tedesca e il ricordo della shoah iugoslava.
Purtroppo, non si riesce ancora a comprendere che tutto ciò che é accaduto, deve diventare memoria condivisa, memoria collettiva. Quindi, tocca a noi conoscere, conservare e tramandare la memoria di questa gente innocente, straniera nella sua patria, che aveva perso tutto, fuorchè l'amore e l'onore di sentirsi italiana. E' seguito un interessante dibattito, in cui si é registrato un reciproco arricchimento delle conoscenze storiche, con particolare riflessione sulle attuali tendenze negazioniste, pericolose e strumentali, che ancora di più allontanano le nuove generazioni, proiettate nel mondo virtuale e del tutto demotivate, prive della voglia di conoscere il passato, per capire il presente e costruire il futuro.

































                                                                                                                                                SU "MINERVA  NEWS" -     SITO ASSOCIAZIONE MINERVA CRISPIANO: "Aperta nel '24 da Alberto Pepoli" di Franco Presicci

venerdì 8 febbraio 2019

DALLO STATUTO ALBERTINO ALLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

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RELATORE: DOTT. TOMMASO CHISENA

Premessa:

CON IL TERMINE COSTITUZIONE— NELLA STORIA , ANCHE ANTICA, DEL DIRITTO — SI INDICA UN ATTO DI AUTORITA' CONTENENTE DISPOSIZIONI NORMATIVE. NELL’ERA CONTEMPORANEA CON TALE TERMINE- IN SENSO STRETTO- SI INTENDE UN CORPO DI LEGGI FONDAMENTALI PRODOTTE DALLA SOVRANITA' DEL POPOLO, DI SOLITO PER IL TRAMITE DI UNA ASSEMBLEA COSTITUENTE. SE LA COSTITUZIONE E' INVECE IL RISULTATO DI UNA CESSIONE DI AUTORITA’ DA PARTE DI UN MONARCA SI PARLA SOLITAMENTE DI STATUTO O CARTA COSTITUZIONALE.

NELLA VITA ISTITUZIONALE DEGLI STATI MODERNI, LA COSTITUZIONE SVOLGE LA FUNZIONE DI "LIMITAZIONE LEGALE DELLA POLITICA".

LA MAGGIORANZA DEGLI STATI HA ALLA BASE DEL PROPRIO ORDINAMENTO GIURIDICO UNA COSTITUZIONE SCRITTA, COME L’ITALIA E GLI STATI UNITI, MENTRE ALTRI, COME IL REGNO UNITO, HA ALCUNE LEGGI DI RIFERIMENTO ED UNA CONSUETUDINE CHE NEL LORO COMPLESSO POSSONO ESSERE CONSIDERATE UNA COSTITUZIONE MATERIALE.

INOLTRE,ALTRO CARATTERE DISTINTIVO DELLE COSTITUZIONI RIGUARDA LA FORMA DELLO STATO, PER CUI ABBIAMO COSTITUZIONI MONARCHICHE ASSOLUTE, LIBERALI E COSTITUZIONALI E COSTITUZIONI REPUBBLICANE. QUANDO POI SONO PRECEDUTE DA RIVOLUZIONI O MOTI LIBERALI ESSE NE CONTENGONO I PRINCIPI ISPIRATORI AFFERMATI DALLE STESSE.

INFATTI, NELLA STORIA ,LA NASCITA DELLE COSTITUZIONI CONTEMPORANEE HA COINCISO CON L'AFFERMARSI DELLE RIVOLUZIONI LIBERALI DI FINE SETTECENTO A COMINCIARE DALLA COSTITUZIONE AMERICANA DEL 1789 PRECEDUTA DALLA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA DAL REGNO UNITO DEL 1776 OVE SI AFFERMAVA —QUALE BASAMENTO DI TUTTE LE ALTRE E SUCCESSIVE COSTITUZIONI- TRA L'ALTRO — CHE TUTTI GLI UOMINI SONO CREATI UGUALI, CHE ESSI SONO DOTATI DAL LORO CREATORE DI ALCUNI DIRITTI INALIENABILI , E CHE FRA QUESTI VI SONO LA VITA, LA LIBERTA' E LA RICERCA DELLA FELICITA';CHE ALLO SCOPO DI GARANTIRE QUESTI DIRITTI SONO CREATI FRA GLI UOMINI | GOVERNI, I QUALI DERIVANO I LORO GIUSTI POTERI DAL CONSENSO DEI GOVERNATI; OGNI QUAL VOLTA UNA QUALSIASI FORMA DI GOVERNO TENDE A NEGARE TALI FINI E' DIRITTO DEL POPOLO MODIFICARLA O ABOLIRLA,E CREARE UN NUOVO GOVERNO, CHE POGGI IL SUO FONDAMENTO NEI PRINCIPI E ORGANIZZI I SUOI POTERI NELLE FORME CHE SEMBRERANNO PIU' ADATTI AD ASSICURARGLI SICUREZZA E FELICITA'.

A SEGUITO DELLA RIVOLUZIONE AMERICANA NEL 1789 SEGUI' QUELLA FRANCESE CONTENENTE LA ”DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E DEI CITTADINI " DOVE SONO FONDAMENTALI I DIRITTI DA GARANTIRE A TUTTI GLI UOMINI CHE NASCONO E RESTANO LIBERI ED UGUALI, UNITAMENTE ALLA DIVISIONE DEI POTERI, CONCEPITA COME CONDIZIONE ESSENZIALE PERCHE’ LA VITA DELLA COMPAGINE POLITICA SI SVOLGA NEL RISPETTO DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI.


SUCCESSIVAMENTE TALI RIVOLUZIONI SPINSERO DIVERSI STATI E MONARCHIE EUROPEE, TRA CUI QUELLE PRESENTI IN ITALIA, A MOTI LIBERALI DI INIZIO OTTOCENTO E A RECLAMARE LE COSTITUZIONI LIBERALI. A DIFFERENZA DELLE RIVOLUZIONI AMERICANA E FRANCESE FATTE DAL POPOLO, I DIVERSI TENTATIVI MESSI IN ATTO NON FURONO MAI ACCOMPAGNATI DAL POPOLO MA DALLA BORGHESIA E PARTE DI ARISTOCRAZIA LIBERALE CHE, COMUNQUE, FECE SI’ CHE I DIVERSI SOVRANI CONCEDESSERO DELLE CARTE DI PARVENZA COSTITUZIONALE, COME FECE IL RE FERDINANDO lI DELLE DUE SICILIE , IL PAPA PIO IX ED ALTRI, TUTTE REVOCATE DOPO BREVISSIMO TEMPO .
L'UNICA COSTITUZIONE EMANATA IN QUEL PERIODO E CHE RIMASE IN VIGORE PER 100 ANNI FU LO STATUTO ALBERTINO, CONCESSO DAL RE DI PIEMONTE E SARDEGNA, CARLO ALBERTO DI SAVOIA, IL 4 MARZO 1948, CHE DOPO 12 MESI ABDICO' IN FAVORE DI VITTORIO EMANUELE II.                                                                             EGLI, A SEGUITO DELL’ANNESSIONE DEI TERRITORI ITALIANI ED IN PARTICOLARE DI QUELLI FACENTI PARTE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, SI PROCLAMO’ RE D‘ITALIA E A TESTIMONIARE L’ANNESSIONE LASCIO' LA DICITURA REALE DI PRIMA, ESTENDENDO LO STATUTO ALBERTINO A TUTTO IL NUOVO REGNO D’ITALIA.







VEDIAMO LE CARATTERISTICHE DI TALE COSTITUZIONE:

-LIBERTA’ DI STAMPA ( ABOLIZIONE CENSURA ECCLESIASTICA )

-RICONOSCIMENTO CULTI NON CATTOLICI

-UGUAGLIANZA DI FRONTE ALLA LEGGE

- TRIPARTIZIONE POTERI

-SUFFRAGIO CIRCOSCRITTO

DIFFERENZE ED ANALOGIE DELLO STATUTO ALBERTINO CON LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

1)COSTITUZIONE CONCESSA (OTTRIATA) E COSTITUZIONE REPUBBLICANA VOTATA E APPROVATA DAL PARLAMENTO, A SEGUITO DELLE ELEZIONI DEL 1946, CHE OLTRE A SCEGLIERE LA FORMA REPUBBLICANA ELESSERO UN’ ASSEMBLEA COSTITUENTE, CHE APPROVO’ LA NUOVA CARTA, LA QUALE ENTRO’ IN VIGORE IL 1° GENNAIO 1948;

2)DIRITTO DI VOTO: su base censuaria, 40 lire imposte e ammessi solo maschi alfabetizzati, dal 1861 ( VOTO’ IL 2% DELLA POPOLAZIONE: 418.00 SU 22 MILIONI- CAVOUR 165 VOTI GARIBALDI 63 VOTI) ) sino al 1872, quando il diritto fu esteso ai maschi di 21 anni alfabetizzati; nel 1912 votava il 23% della popolazione, maschi alfabetizzati e analfabeti,dopo i 30 anni ; nel 1919 votava il 61% della popolazione: Elettori tutti i cittadini maschi maggiorenni, 21 anni; nel 1946 voto universale a donne e uomini maggiorenni.

3)CARTA FLESSIBILE E CARTA RIGIDA : PROBLEMI DELLA FLESSIBILITA'

4) LUNGHEZZA: 81 ARTICOLI LO STATUTO, CONTRO 139 ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, DIVISA IN 3 PARTI FONDAMENTALI: DALL’ART. 1 A 12 PRINCIPI; DALL'ART.13 A 54 DIRITTI E DOVERI; DALL'ART. 55 AL 139 ORDINAMENTO. ( LA COSTITUZIONE AMERICANA SI BASA SU 8 ARTICOLI).

5) LO STATUTO RIPORTA CHE LO STATO E’ RETTO DA UN GOVERNO MONARCHICO RAPPRESENTATIVO E IL TRONO E’ EREDITATO SECONDO LA LEGGE SALICA; LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA RECITA CHE LA SOVRANITA’ APPARTIENE AL POPOLO, CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE.



6) FORMA DI GOVERNO MONARCHICA E REPUBBLICANA : DIVISIONE DEI POTERI

7) ENTRAMBE SONO SCRITTE, IN QUANTO PUBBLICATE SU DI UN TESTO LEGISLATIVO PER LA LORO ENTRATA IN VIGORE

8) ENTRAMBE PREVEDONO UN SISTEMA BICAMERALE CON DIFFERENZA DI FUNZIONI DELLE DUE CAMERE, LE SEDUTE PARLAMENTARI SONO PUBBLICHE E SI RICHIEDE LA MAGGIORANZA DEI LORO COMPONENTI PER DELIBERARE;

9) ENTRAMBE RICONOSCONO L'INVIOLABILITA' DEL DOMICILIO

10) SONO PRESENTI DISPOSIZIONI TRANSITORIE VOLTE AD AGEVOLARE L'ENTRATA IN VIGORE DEL DOCUMENTO

11) STATUTO CONFESSIONALE (ART. 1) E COSTITUZIONE LAICA (ART.7/8)


COSTITUZIONE REPUBBLICANA

APPROVATA IL 22.12.1947 DALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE —COMPOSTA DA 556 MEMBRI –-- LA QUALE AFFIDO' A 75 COMPONENTI DI ESSA DIVISI IN 3 SOTTOCOMMISSIONI LA ELABORAZIONE DELLA CARTA— E PROMULGATA IL 27.12.47 DAL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO ENRICO DE NICOLA, ENTRANDO IN VIGORE IL 1° GENNAIO 1948, SOSTITUENDO DA QUEL GIORNO LO STATUTO ALBERTINO.

ALCUNE NORME NON FURONO SUBITO ATTUATE ED ALTRE ANCORA ASPETTANO:

ART.124 SULLA CORTE COSTITUZIONALE CHE ENTRO' IN VIGORE SOLO NEL 1953;
.
ART.115 SULLE REGIONI CHE ENTRARONO IN VIGORE SOLO NEL 1970;

SONO IN ATTESA DI LEGGE DI ATTUAZIONE:

L'ART.49 SULLA ORGANIZZAZIONE DEI PARTITI;

L'ART.39 SULLA ORGANIZZAZIONE DEI SINDACATI;

IN TEMA DI PRINCIPI E DIRITTI SOCIALI LO STESSO ART.3 NON è STATO PIENAMENTE ATTUATO VISTO CHE SI OCCUPA DELLA RIMOZIONE DEGLI OSTACOLI DI ORDINE ECONOMICO E SOCIALE TALE DA ASSICURARE IL PIENO SVILUPPO DELLA PERSONA E SOPRATTUTTO IL PIENO DIRITTO AL LAVORO.

AI 139 ARTICOLI SI AGGIUNGONO LE 18 DISPOSIZIONI TRANSITORIE TRA LE QUALI :

XIII : MEMBRI CASA SAVOIA

XIV : ESCLUSIONE VALORE TITOLI NOBILIARI.

L'incontro, con cui si inizia la

conoscenza della Costituzione

italiana, da sviluppare negli incontri

successivi, è stato arricchito da

un'analisi precisa dei fatti storici

da parte del relatore,dott.

Chisena, a cui è seguito un

proficuo dibattito: gli amici,

assidui frequentatori delle

serate culturali, hanno

sollecitato curiosità e voglia

di "conoscenza".



A conclusione è stato festeggiato il compleanno di

Enza Basile, a cui rinnoviamo gli A UG U R I!



SU "MINERVA NEWS" - SITO "ASSOCIAZIONE MINERVA

CRISPIANO": "I VENTAGLI: VERE OPERE D'ARTE"

di Franco Presicci