Età geriatrica: età presenile fino a 65 anni; età senile fino a 75 anni; vecchiaia fino a 90 anni; grande vecchiaia oltre i 90 anni.
E’ importante allenare il cervello con attività che ne stimolino
il funzionamento. L’invecchiamento è un processo fisiologico, e
oggi che l’età media si è allungata (80 anni l’uomo, 84 le
donne), è necessario prevenire le malattie neurologiche, cioè
abbassare il rischio che si possono manifestare, visto che, come
patologia in età senile, oggi purtroppo in aumento, (in alcuni casi
presente anche a 45/50 anni), costituisce la terza causa di morte di
un individuo. Dopo i tumori e le malattie cardiovascolari, vengono i
disturbi del circolo cerebrale. Le demenze senili sono invece al
primo posto per quanto riguarda le ripercussioni sulla qualità della
vita, sulle relazioni, sul lavoro.
Sono patologie che comportano un alto costo sociale, poiché si
prevede la riabilitazione, la pensione di invalidità,
l’accompagnamento (legge 104); costi che gravitano sulle spalle di
noi contribuenti.
Occorre prendere coscienza in tempo e gestire al meglio il proprio
tempo perché, una volta che si è colpiti, non c’è una cura
farmacologica che faccia riprendere la qualità della vita.
La demenza senile si manifesta con un iniziale stato di depressione,
di disturbo dell’umore. Può portare all’ictus, al morbo di
Parkinson, all’Alzheimer.
Soffermiamoci
sull’ictus.
Il soggetto colpito da ictus presenta uno stato di malessere
improvviso: difficoltà di linguaggio, formicolio alle mani e alle
gambe, doppia immagine visiva, perdita di coscienza, spesso dovuta ad
aritmia cardiaca.
Ci può essere l’ictus ischemico e l’ictus emorragico.
Nell’ictus ischemico si ha un ipoafflusso di sangue e di ossigeno
in una zona del cervello deputata al controllo delle attività
motorie e sensoriali, per cui si manifesta la paralisi, a volte
ridotta, agli arti e alla bocca (la zona destra del cervello comanda
i movimenti della sinistra del corpo, la zona sinistra comanda i
movimenti della destra).
Nell’ictus emorragico si determina la rottura di un vaso sanguigno
e la morte cerebrale delle cellule circostanti la zona interessata.
Si può avere un peggioramento entro le 24 o le 72 ore, e può essere
anche fatale.
E’ necessario un trattamento intensivo entro le prime 4 ore, in un
ospedale specializzato; occorre poi un attento controllo dello
sviluppo della patologia, perché entro i nove mesi successivi può
esserci il rischio di un altro attacco. E’ importante la
riabilitazione, per stimolare la zona del cervello colpita,affinché
vengano sostituite le cellule morte o debilitate.
Anche l’aneurisma è una forma di ictus, dovuto a una dilatazione
di un vaso sanguigno del cervello, con conseguente rottura ed
emorragia a causa di un picco ipertensivo, a volte a una
malformazione congenita.
Si può
prevenire?
Ci sono dei fattori di rischio oggettivi: predisposizione genetica o
famigliare; età (la patologia aumenta con l’età); sesso (più
facilmente a carico degli uomini).
Ci sono anche fattori di rischio modificabili: occorre tenere sotto
controllo l’ipertensione, perché i picchi ipertensivi determinano
lesioni alle pareti dei vasi sanguigni del cervello, formazioni di
trombi (con conseguente trombosi) e ischemia.
Occorre controllare l’assetto coagulativo: se il livello di
coagulazione è alto c’è il rischio di ischemia o infarto; se è
basso c’è il rischio di emorragia cerebrale.
Occorre tenere sotto controllo i valori della glicemia e del
colesterolo, a causa dei quali rischiano gli occhi, reni, cuore e
cervello.
Quindi attenzione alla dieta, seguire la prescrizione dei farmaci,
fare movimento.
Occorre ancora tenere sotto controllo il consumo di sigarette, perché
il fumo danneggia polmoni, cuore e cervello.
Nei prossimi
incontri: il morbo di Parkinson e poi il morbo di Alzheimer.
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