Prof.ssa Silvia Laddomada |
IL SALUTO DELLA DIRETTRICE LADDOMADA
Buonasera e benvenuti a tutti gli amici, questa
sera avremo come relatore il prof. Giuseppe Lazzaro, specializzato in.psicologia clinica. Ci parlerà della resilienza, una parola che da un po' di tempo sentiamo anche in altre occasioni, in altri incontri simili; la capacità cioè di saper reagire alle situazioni trovando sempre una soluzione. E' come quella pubblicità che dice: quando non c'è una strada, gli italiani ne sanno inventare una. Proprio perchè molte volte questo è necessario. Quindi ascoltiamo il nostro professore e grazie ancora per il suo intervento e per la sua collaborazione alle attività dell'Università Minerva. Buon ascolto.
RELATORE: DOTT. GIUSEPPE LAZZARO
Specializzato in Psicologia clinica
Benvenuti a tutti voi, ringrazio la prof.ssa Laddomada per questo gentile invito.
La
resilienza nei bambini.
La
resilienza
è un darsi forza, coraggio. Rispetto al passato il nostro modo di
comunicare è cambiato, spostandosi sui canali interattivi, sui
social, che non prevedono la presenza dell'interlocutore. Si usano
spesso frasi ad effetto, frasi di incoraggiamento. Si parla di
resilienza, ne abbiamo bisogno, ci permette di attraversare le fasi
più complesse della nostra esistenza e diventare più forti. La
resilienza è un termine preso in prestito dalla scienza dei
materiali.
Quando un materiale subisce una deformazione, se
resiliente, può ritornare alla forma originaria. A livello psichico
non bisogna cadere nell'inganno che la psicologia sia un discorso ad
effetto, per creare clamore, per creare un sentimento vago di come
vivere e considerare la realtà. La realtà è altro. Non
dimentichiamo che i nostri pensieri influenzano i bambini. Spesso
pensiamo che nella vita ci sono eventi positivi ed eventi negativi.
Invece nella vita ci sono solo eventi. Di fronte ad un evento
luttuoso dobbiamo cercare dentro di noi le competenze giuste per
accettare quello che é accaduto. Come in biologia si parla di
adeguamento alla realtà, così in psicologia si arriva
all'accettazione della realtà. Un tempo i trattamenti
psicoterapeutici duravano anni, ora sono più brevi, perchè di
fronte alla tematica dolente dell'individuo, lo si invita a trovare
in sè la competenza per affrontare il proprio dramma interiore. Per
esempio, per aiutare i bambini a maturare, bisogna tener presente che
fino alla preadolescenza essi vivono in modo magico, giocano,
fantasticano. Poi affronteranno le problematiche della vita.
Osservandoli mentre giocano, spesso gli adulti vorrebbero richiamarli
alla responsabilità, alla realtà, a compiere il proprio dovere, non
capendo che proprio il gioco é per loro il dovere. Quindi di fronte
a un evento luttuoso, si deve ricorrere al gioco, al disegno, alla
creatività, per consentire loro di elaborare il proprio vissuto.
A
volte gli adulti si fanno carico delle emozioni dei figli, perché
vogliono proteggerli dagli aspetti cupi della vita. Non é opportuno
proteggerli da questa emozione; i bambini devono vivere in modo
spontaneo le loro emozioni, emozioni che non si possono spiegare,
essi non potranno dire cosa stanno provando. Sono gli adulti che
razionalizzano le emozioni, per adattarsi ai vari contesti in cui si
trovano.
Bisogna
educare i bambini alla resilienza, devono imparare a misurarsi con le
proprie emozioni. Se in classe sorgono incomprensioni con
l'insegnante o tra amici, bisogna lasciare liberi i bambini di
risolvere i loro problemi, educandoli a sperimentare quelle emozioni,
che spesso portano a uno stato di malinconia. Gli adulti sono
abituati a ragionare per categorie diagnostiche, interpretano la
tristezza dei bambini come forma di depressione. Non è questo il
linguaggio da usare con i bambini, è giusto che vivano le loro
malinconie. Così com'è giusto che vivano le loro emozioni di gioia.
Gli
eventi negativi della vita fanno parte dell'esistenza umana. Spesso
gli adulti attenuano le emozioni positive provate in occasioni di
eventi gioiosi, perchè pensano che automaticamente succederà
qualcosa di brutto. Questi sono meccanismi psichici profondi che si
sono strutturati negli adulti, ecco perchè è importante valutare
gli eventi della vita come eventi che arrivano, che ognuno deve
sapere affrontare con resilienza. La sofferenza fa parte della vita,
non si può evitare.
Se
un bambino litiga con un amico, non si deve intervenire a picchiare
l'amico, in questo modo il bambino non imparerà a cavarsela da solo.
Questa è la resilienza. La famiglia è per un bambino una sorta di
sicurezza, per cui se il bambino è spinto a sperimentare una
relazione con gli altri, e la famiglia sta lì, pronta a cogliere un
momento di delusione, di frustrazione, che sono probabili, per
allontanare il senso di sofferenza, non insegnerà mai al bambino ad
essere resiliente.
Affrontare
ciò che succede nella vita, questa è la resilienza. Ognuno di noi
esprime il proprio modo di vivere. Si può essere forti in un ambito
e deboli in un altro; ognuno è un contenitore di esperienze,
positive e negative. Bisogna accettare le esperienze che ci fanno
star bene e quelle che ci fanno stare male. Ognuno di noi tende al
bene, cerca di sviluppare le competenze per vivere la vita
serenamente. Ed è quello che tutti cercano: la serenità.
La
felicità è un'illusione, la serenità dà anche la felicità quando
ci si realizza in un ambito. ma da sola la felicità è una emozione
passeggera, seguita subito dal desiderio di realizzarsi in un altro
ambito.
Un
altro aspetto della resilienza è il cambiamento. Come in biologia
l'adattamento è legato all'evoluzione della specie, così in
psicologia l'adattamento alle situazioni cambia il proprio modo di
vivere, la flessibilità rafforza la fiducia in sè e porta a vivere
pienamente gli eventi della vita. Tenendo conto del temperamento, di
natura biologica, e del carattere forgiato nelle relazioni sociali,
si riesce a sviluppare un giusto grado di resilienza che permette di
affrontare le difficoltà della vita e favorire il cambiamento. Nel
parco giochi, osserviamo i bambini che giocano. A volte si avvicinano
ai genitori, per vedere se ci sono ancora, a volte si allontanano per
giocare, per esplorare. Questo li aiuta a crescere. Gli adulti devono
limitarsi ad osservarli.
La
scuola é la prima esperienza di vita sociale per un bambino.
Potranno esserci difficoltà di relazionarsi con gli altri, forse
sperimenterà una solitudine profonda, si porterà dietro questa
triste esperienza infantile, ma rafforzerà il proprio apparato
psichico, il proprio carattere, e le esperienze di relazioni
difficili lo aiuteranno a maturare.
Jung
diceva che dobbiamo imparare ad essere sempre più simili a noi
stessi, per essere individui. Un bambino attraverso le difficoltà
impara a riconoscersi e a rapportarsi con gli altri.
L'autorità.
In classe il bambino stabilisce un rapporto con l'autorità,
rappresentata dall'insegnante. Parlare male dell'insegnante o del suo
modo di educare o insegnare, non é positivo, perchè il bambino ha
stabilito un rapporto affettivo chiaro, ma diverso da quello che ha
con i genitori. E' necessario che ci sia sempre una interazione tra
famiglia e scuola, il conflitto non aiuta il bambino a vivere
serenamente . Viene messa in discussione la sua capacità di
rapportarsi con gli altri in altri contesti.
Per
consentire una crescita equilibrata, occorre anche non sviluppare il
concetto di competizione. Non é resilienza se si trasmette ai figli
l'idea che devono essere migliori degli altri, che devono essere i
primi della classe. O peggio, punirli se non raggiungono alti
livelli. I figli non sono la proiezione dei genitori. Finita
l'esperienza del più bravo della classe, il bambino può trovarsi
poi in contesti in cui vivrà esperienze di frustrazione, non avrà
più fiducia in se stesso. Vedrà il mondo come un luogo in cui si
deve combattere, competere, confrontarsi. E' vero che la vita é una
giungla, e bisogna imparare a farsi spazio. Ma é più educativo
insegnare a cooperare. La cooperazione é più vicina al modo di
relazionarsi dei bambini. Insegnamenti da vivere in famiglia, perché
la famiglia é davvero una palestra di vita.
Sviluppare
la resilienza significa trovare la capacità di adattarsi alla
realtà, valutandone i vari e complessi aspetti, e dare una giusta
risposta.
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Bene, ringraziamo il prof. Giuseppe Lazzaro il nostro amico Giuseppe e soprattutto è importante quello che lui ci ha voluto comunicare. La resilienza nei bambini, cioè l'invito a noi genitori, a noi nonni di permettere ai bambini di sperimentare le loro emozioni, soprattutto di lasciarli andare avanti nella vita, per affrontare le difficoltà che man mano la vita presenterà e soprattutto inculcare in loro la necessità della cooperazione e non della competizione. Quindi abbiamo anche come educatori un grande compito. Buona serata a tutti.