Fiori d'arte a Silvia per la lectio magistralis |
Relatrice Silvia LADDOMADA
Diamo
inizio a un corso di Storia della Repubblica italiana, a partire dal
dopoguerra, per arrivare al racconto della Storia contemporanea, cioè
fino ai decenni del 2000.
Prima
di ripercorrere gli eventi di quel periodo, vorrei farvi ascoltare il
discorso, in sintesi, che il presidente Sergio Mattarella ha rivolto
agli Italiani.
"Nel
1946 gli Italiani seppero superare le divisioni che avevano lacerato
il Paese, per fare della Repubblica la casa di tutti, sulla base dei
valori di libertà, pace e democrazia. Questa giornata é come
emblematica per l'inizio della ripartenza, dopo il difficile periodo
che abbiamo vissuto in questi mesi. Dobbiamo avere la consapevolezza
delle difficoltà che abbiamo di fronte. La ricostruzione sarà
impegnativa, forse sofferta, serviranno coraggio, prudenza,
tempestività e lungimiranza. Questo 2 giugno ci invita a riflettere
su cosa é e su cosa vuol essere oggi la Repubblica. Non si tratta
di annullare la normale dialettica politica; la democrazia vive e si
alimenta di confronto tra posizioni diverse. C'é qualcosa che viene
prima della politica e che segna il suo limite. Cioè l'unità
morale, la coesione, la consapevolezza, la condivisione di un unico
destino, il sentirsi responsabili gli uni degli altri, una
generazione dell'altra, un territorio dell'altro, un ambiente sociale
dell'altro. Siamo tutti parte di una stessa storia, di uno stesso
popolo. L'Italia non é sola, l'Europa ha manifestato di aver
ritrovato lo spirito autentico della sua integrazione. Si va
affermando la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi non è
una scelta tra le altre, ma é la sola via possibile per affrontare
con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano
vissuto. L'Italia in questa emergenza ha mostrato il suo volto
migliore. Sono fiero del mio Paese".
Fieri dovremmo essere anche noi di essere Italiani.
Fieri dovremmo essere anche noi di essere Italiani.
Ritorniamo
adesso indietro nel tempo, per ripercorrere gli eventi che
accompagnarono i primi passi della nostra Repubblica.
Durante
il periodo della Resistenza, all'interno del Comitato di liberazione
nazionale (Cln) avevano cominciato a riorganizzarsi quelle forze
politiche che diventeranno protagoniste della vita italiana del
dopoguerra. Parliamo di sette partiti:
La
democrazia cristiana (DC), nata nel 1942 dall'incontro di esponenti
del Partito popolare di don Sturzo con elementi formatisi
all'interno dell'Azione cattolica. Un partito interclassista, che si
rivolgeva a tutti i ceti sociali. Era guidato da Alcide De Gasperi.
Il
partito comunista (Pci), che nell'era fascista aveva agito in forma
clandestina e che ora si stava allontanando dalla linea
rivoluzionaria per entrare nelle istituzioni democratiche. Un partito
di massa, di natura classista, avente come obiettivo gli interessi di
una sola classe, quella dei lavoratori, in particolare degli operai.
Una grande organizzazione coordinata dal segretario Palmiro
Togliatti.
Il
partito socialista che si era frantumato negli anni '20, con
l'avvento del fascismo ed era rinato nel 1943 con la denominazione di
partito socialista di unità proletaria (Psiup). Un partito che
godeva di grande prestigio, per essere il più antico partito operaio
italiano. Era guidato da Pietro Nenni.
Il
partito d'Azione, nato nel 1942 dalla riunione di ex militanti di
Giustizia e Libertà, da liberalsocialisti e da democratici liberali,
che però si sciolse nel 1947.
La
democrazia del lavoro, di Ivanoe Bonomi, partito democratico
populista, destinato a sciogliersi nel 1948.
Il
partito Liberale, alquanto conservatore e tradizionalista.
Il parrtito repubblicano, nato nel 1895, con il simbolo dell'edera, legato a ideologie mazziniane e radicali. Nel 1946 era rappresentato da Ugo La Malfa.
Esistevano anche delle forze politiche di destra reazionaria. Fin dal 1944 era nato il Movimento dell'uomo qualunque, centro di aggregazione degli scontenti e dei nostalgici del passato regime. Nel 1946 i nostalgici dettero vita al Movimento sociale italiano (Msi), guidato da Giorgio Almirante. Gli altri, dopo il 1948, confluirono nel partito Liberale o nei movimenti monarchici.
Esistevano anche delle forze politiche di destra reazionaria. Fin dal 1944 era nato il Movimento dell'uomo qualunque, centro di aggregazione degli scontenti e dei nostalgici del passato regime. Nel 1946 i nostalgici dettero vita al Movimento sociale italiano (Msi), guidato da Giorgio Almirante. Gli altri, dopo il 1948, confluirono nel partito Liberale o nei movimenti monarchici.
La
nuova Italia cominciò a muovere i primi passi a giugno del 1945, col
primo governo post Liberazione, costituto dal Comitato di liberazione
nazionale e presieduto da Ferruccio Parri, del Partito d'Azione.
Un'esperienza di breve durata, perché non rispondeva alle
aspettative delle diverse categorie economiche e nemmeno alle
aspettative politiche degli italiani. Il Nord voleva valorizzare il
sistema del Comitato di Liberazione, il Sud preferiva mantenere la
continuità col vecchio stato.
Fu
questa la prima crisi di governo del dopoguerra. Così il governo
Parri si chiuse a novembre del 1945.
Gli
succedette, a dicembre, un governo basato sulla coalizione di tutti i
partiti antifascisti, presieduto da Alcide De Gasperi, leader della
Democrazia cristiana.
De
Gasperi ripristinò le istituzioni legate al vecchio stato liberale
prefascista e attuò un clima di pacificazione nazionale,
assecondato dal leader del Partito comunista, Palmiro Togliatti,
ministro della giustizia.
Sempre nel 1946 si svolsero le elezioni amministrative, le prime dopo 20 anni. Il voto fu esteso alle donne; si realizzava così un vero suffragio universale.
Le
elezioni segnarono l'affermazione della Democrazia cristiana, partito
che godeva dell'appoggio del governo americano e delle gerarchie
ecclesiastiche.
Il 2 giugno 1946 il popolo italiano fu chiamato a pronunciarsi sulla questione istituzionale.
Si trattava di scegliere tra Monarchia e Repubblica.
Ci
fu un'affluenza del 90% dei cittadini.
L'esito
del referendum sancì la nascita della Repubblica, che ottenne
12.717.923 voti. Contro i 10.719.284 totalizzati dalla Monarchia.
Dopo
la pubblicazione dei risultati, Umberto II di Savoia, (succeduto da
appena un mese al padre Vittorio Emanuele III, che aveva abdicato nel
tentativo di salvare la Monarchia), rinunciò al trono e si ritirò
in esilio in Portogallo. Vittorio Emanuele III si ritirò in
Egitto.
Analizzati
i risultati, regione per regione, emerse ancora una volta un'Italia
divisa: la vittoria della repubblica si fondava sul voto del Centro
Nord, mentre il Sud aveva assegnato una forte maggioranza alla
monarchia.
21 Madri Costituenti: 9 DC, 9 PCI, 2 PSI, 1 Partito Uomo Qualunque |
Contemporaneamente
al referendum, venne eletta, a suffragio universale, l'Assemblea
costituente, incaricata di procedere alla stesura di una nuova
Costituzione. I risultati riconfermarono il peso della DC che ottenne la
maggioranza relativa, seguita dal partito socialista e partito
comunista.
Dieci
giorni dopo, il giurista e uomo politico napoletano Enrico De Nicola
fu
nominato capo provvisorio dello Stato.
Il
nuovo testo costituzionale fu approvato a dicembre 1947 ed entrò in
vigore il 1° gennaio 1948.
Sempre
nel 1947, mentre Pietro Nenni e Rodolfo Morandi sostenevano la
fusione tra partito comunista e partito socialista, alcuni
dissidenti socialisti, guidati da Giuseppe Saragat, fondarono il
partito socialista dei lavoratori (Psli), che nel 1951 prese la
denominazione di Partito socialista democratico italiano (Psdi).
Saragat
rinunciava quindi all'utopia della rivoluzione proletaria e si
collocava all'interno delle istituzioni liberal democratiche.
Il
Psiup, partito socialista di unità proletaria, ritornava alla vecchia
denominazione di Partito socialista (Psi).
Nella
prima metà del 1947 ci fu una svolta politica decisiva per la vita
della Repubblica. De Gasperi attuò una svolta in senso moderato, in
una prospettiva filo occidentale e anticomunista.
In
questo contesto, il partito socialista e il partito comunista
uscirono dal governo e passarono all'opposizione.
De
Gasperi restava capo di Governo.
Si
chiudeva il periodo di collaborazione tra i partiti antifascisti,
iniziato con il Comitato di Liberazione.
Il
18 aprile 1948 si tennero le prime elezioni politiche repubblicane.
Bisognava
creare la prima Camera dei deputarti e il primo Senato.
29 milioni di italiani e italiane furono chiamati a dire da quale parte collocarsi nel mondo diviso in due, se con l'America di Truman o con la Russia di Stalin. La campagna elettorale fu accesa ma anomala.
29 milioni di italiani e italiane furono chiamati a dire da quale parte collocarsi nel mondo diviso in due, se con l'America di Truman o con la Russia di Stalin. La campagna elettorale fu accesa ma anomala.
Socialisti
e comunisti si unirono in una coalizione chiamata Fronte popolare, ma
non usarono toni duri, anzi tolsero la falce e il martello dai
manifesti e scelsero come simbolo il volto di Garibaldi, un eroe
democratico ma non certo filosovietico.
A
chiusura della campagna elettorale Togliatti promise "pace,
concordia, fratellanza, umanità", ma non attaccò gli Stati
Uniti e non insistette sulla lotta di classe.
I
toni esasperati furono invece quelli usati dai democristiani e dai
loro due alleati: la Chiesa e gli Stati Uniti. Nei comizi De Gasperi
definiva Togliatti "un diavolo dai piedi biforcuti". Un
manifesto della DC mostrava un Garibaldi che, capovolto, diventava
Stalin. Lo stesso Pio XII, in campagna elettorale, dichiarava: "o
con Cristo o contro Cristo". Un gesuita, padre Lombardi, diceva
" nel segreto dell'urna Dio ti vede, Stalin no". Gli
americani, da parte loro, fecero capire che se avesse vinto il Fronte
popolare, avrebbero sospeso gli aiuti del piano Marshall: questo
piano, dal nome del generale che lo ideò, era un piano di aiuti
economici americani all'Europa, per restituirle benessere, per diventare poi,
magari, un grande mercato per i prodotti americani. I Paesi dell'Est non acettaronogli aiuti. Quindi i
risultati riconfermarono il peso della Democrazia cristiana, 48,5 %
dei voti. Mentre il Fronte popolare fu sconfitto.
Il
nuovo presidente della Repubblica fu Luigi Einaudi, già vice
presidente del Consiglio.
De
Gasperi ebbe nuovamente l'incarico di formare il governo.
Egli
avviò un'alleanza con i Socialdemocratici, con i Liberali e i
Repubblicani, un'alleanza quadripartita.
Cominciava
la fase del "centrismo".
Purtroppo
lo scontro ideologico che aveva caratterizzato la campagna elettorale
del 1948 ebbe una triste conseguenza. Il 14 luglio 1948 un
estremista di destra ferì Palmiro Togliatti, segretario del partito
comunista, nei pressi del Parlamento.
L'attentato
scatenò uno sciopero generale che fece temere una insurrezione, ma i
dirigenti del partito riportarono la calma.
Un 'altra conseguenza fu la rottura dell'unità sindacale. La CGIL, sindacato unitario dei lavoratori dal 1944, fu accusato di dipendere molto dal partito comunista, e così si formarono tre distinti sindacati: la CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro) di orientamento comunista e socialista, la CISL (Confederazione italiana sindacati lavoratori) di orientamento democristiano e la UIL (Unione italiana lavoratori) di orientamento socialdemocratico e repubblicano.
Un 'altra conseguenza fu la rottura dell'unità sindacale. La CGIL, sindacato unitario dei lavoratori dal 1944, fu accusato di dipendere molto dal partito comunista, e così si formarono tre distinti sindacati: la CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro) di orientamento comunista e socialista, la CISL (Confederazione italiana sindacati lavoratori) di orientamento democristiano e la UIL (Unione italiana lavoratori) di orientamento socialdemocratico e repubblicano.
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