mercoledì 3 giugno 2020

2 giugno. Nasce l'Italia repubblicana

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Fiori d'arte a Silvia per la lectio magistralis












                                                                                                        (Franco Presicci)

Relatrice Silvia LADDOMADA                                                                                                                                                               
Diamo inizio a un corso di Storia della Repubblica italiana, a partire dal dopoguerra, per arrivare al racconto della Storia contemporanea, cioè fino ai decenni del 2000.
Prima di ripercorrere gli eventi di quel periodo, vorrei farvi ascoltare il discorso, in sintesi, che il presidente Sergio Mattarella ha rivolto agli Italiani.

"Nel 1946 gli Italiani seppero superare le divisioni che avevano lacerato il Paese, per fare della Repubblica la casa di tutti, sulla base dei valori di libertà, pace e democrazia. Questa giornata é come emblematica per l'inizio della ripartenza, dopo il difficile periodo che abbiamo vissuto in questi mesi. Dobbiamo avere la consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La ricostruzione sarà impegnativa, forse sofferta, serviranno coraggio, prudenza, tempestività e lungimiranza. Questo 2 giugno ci invita a riflettere su cosa é e su cosa vuol essere oggi la Repubblica. Non si tratta di annullare la normale dialettica politica; la democrazia vive e si alimenta di confronto tra posizioni diverse. C'é qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Cioè l'unità morale, la coesione, la consapevolezza, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili gli uni degli altri, una generazione dell'altra, un territorio dell'altro, un ambiente sociale dell'altro. Siamo tutti parte di una stessa storia, di uno stesso popolo. L'Italia non é sola, l'Europa ha manifestato di aver ritrovato lo spirito autentico della sua integrazione. Si va affermando la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi non è una scelta tra le altre, ma é la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. L'Italia in questa emergenza ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese". 
Fieri dovremmo essere anche noi di essere Italiani.

Ritorniamo adesso indietro nel tempo, per ripercorrere gli eventi che accompagnarono i primi passi della nostra Repubblica.
Durante il periodo della Resistenza, all'interno del Comitato di liberazione nazionale (Cln) avevano cominciato a riorganizzarsi quelle forze politiche che diventeranno protagoniste della vita italiana del dopoguerra. Parliamo di sette partiti:
La democrazia cristiana (DC), nata nel 1942 dall'incontro di esponenti del Partito popolare di don Sturzo con elementi formatisi all'interno dell'Azione cattolica. Un partito interclassista, che si rivolgeva a tutti i ceti sociali. Era guidato da Alcide De Gasperi.
Il partito comunista (Pci), che nell'era fascista aveva agito in forma clandestina e che ora si stava allontanando dalla linea rivoluzionaria per entrare nelle istituzioni democratiche. Un partito di massa, di natura classista, avente come obiettivo gli interessi di una sola classe, quella dei lavoratori, in particolare degli operai. Una grande organizzazione coordinata dal segretario Palmiro Togliatti.
Il partito socialista che si era frantumato negli anni '20, con l'avvento del fascismo ed era rinato nel 1943 con la denominazione di partito socialista di unità proletaria (Psiup). Un partito che godeva di grande prestigio, per essere il più antico partito operaio italiano. Era guidato da Pietro Nenni.
Il partito d'Azione, nato nel 1942 dalla riunione di ex militanti di Giustizia e Libertà, da liberalsocialisti e da democratici liberali, che però si sciolse nel 1947.
La democrazia del lavoro, di Ivanoe Bonomi, partito democratico populista, destinato a sciogliersi nel 1948.
Il partito Liberale, alquanto conservatore e tradizionalista.
Il parrtito repubblicano, nato nel 1895, con il simbolo dell'edera, legato a ideologie mazziniane e radicali. Nel 1946 era rappresentato da Ugo La Malfa.

Esistevano  anche delle forze politiche di destra reazionaria. Fin dal 1944 era nato il Movimento dell'uomo qualunque, centro di aggregazione degli scontenti e dei nostalgici del passato regime. Nel 1946 i nostalgici dettero vita al Movimento sociale italiano (Msi), guidato da Giorgio Almirante. Gli altri, dopo il 1948, confluirono nel partito Liberale o nei movimenti monarchici.

La nuova Italia cominciò a muovere i primi passi a giugno del 1945, col primo governo post Liberazione, costituto dal Comitato di liberazione nazionale e presieduto da Ferruccio Parri, del Partito d'Azione. Un'esperienza di breve durata, perché non rispondeva alle aspettative delle diverse categorie economiche e nemmeno alle aspettative politiche degli italiani. Il Nord voleva valorizzare il sistema del Comitato di Liberazione, il Sud preferiva mantenere la continuità col vecchio stato.
Fu questa la prima crisi di governo del dopoguerra. Così il governo Parri si chiuse a novembre del 1945.
Gli succedette, a dicembre, un governo basato sulla coalizione di tutti i partiti antifascisti, presieduto da Alcide De Gasperi, leader della Democrazia cristiana.
De Gasperi ripristinò le istituzioni legate al vecchio stato liberale prefascista e attuò un clima di pacificazione nazionale, assecondato dal leader del Partito comunista, Palmiro Togliatti, ministro della giustizia.


Sempre nel 1946 si svolsero le elezioni amministrative, le prime dopo 20 anni. Il voto fu esteso alle donne; si realizzava così un vero suffragio universale.
Le elezioni segnarono l'affermazione della Democrazia cristiana, partito che godeva dell'appoggio del governo americano e delle gerarchie ecclesiastiche.

Il 2 giugno 1946 il popolo italiano fu chiamato a pronunciarsi sulla questione istituzionale.

Si trattava di scegliere tra Monarchia e Repubblica.
Ci fu un'affluenza del 90% dei cittadini.
L'esito del referendum sancì la nascita della Repubblica, che ottenne 12.717.923 voti. Contro i 10.719.284 totalizzati dalla Monarchia.
Dopo la pubblicazione dei risultati, Umberto II di Savoia, (succeduto da appena un mese al padre Vittorio Emanuele III, che aveva abdicato nel tentativo di salvare la Monarchia), rinunciò al trono e si ritirò in esilio in Portogallo. Vittorio Emanuele III si ritirò in Egitto.
Analizzati i risultati, regione per regione, emerse ancora una volta un'Italia divisa: la vittoria della repubblica si fondava sul voto del Centro Nord, mentre il Sud aveva assegnato una forte maggioranza alla monarchia.

21 Madri Costituenti: 9 DC, 9 PCI, 2 PSI, 1 Partito Uomo Qualunque
Contemporaneamente al referendum, venne eletta, a suffragio universale, l'Assemblea costituente, incaricata di procedere alla stesura di una nuova Costituzione. I risultati riconfermarono il peso della DC che ottenne la maggioranza relativa, seguita dal partito socialista e partito comunista.
Il 28 giugno fu proclamata ufficialmente la Repubblica.


Dieci giorni dopo, il giurista e uomo politico napoletano Enrico De Nicola
fu nominato capo provvisorio dello Stato.
Il nuovo testo costituzionale fu approvato a dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Sempre nel 1947, mentre Pietro Nenni e Rodolfo Morandi sostenevano la fusione tra partito comunista e partito socialista, alcuni dissidenti socialisti, guidati da Giuseppe Saragat, fondarono il partito socialista dei lavoratori (Psli), che nel 1951 prese la denominazione di Partito socialista democratico italiano (Psdi).
Saragat rinunciava quindi all'utopia della rivoluzione proletaria e si collocava all'interno delle istituzioni liberal democratiche.
Il Psiup, partito socialista di unità proletaria, ritornava alla vecchia denominazione di Partito socialista (Psi).
Nella prima metà del 1947 ci fu una svolta politica decisiva per la vita della Repubblica. De Gasperi attuò una svolta in senso moderato, in una prospettiva filo occidentale e anticomunista.
In questo contesto, il partito socialista e il partito comunista uscirono dal governo e passarono all'opposizione.
De Gasperi restava capo di Governo.
Si chiudeva il periodo di collaborazione tra i partiti antifascisti, iniziato con il Comitato di Liberazione.
Il 18 aprile 1948 si tennero le prime elezioni politiche repubblicane. 
Bisognava creare la prima Camera dei deputarti e il primo Senato. 
29 milioni di italiani e italiane furono chiamati a dire da quale parte collocarsi nel mondo diviso in due, se con l'America di Truman o con la Russia di Stalin. La campagna elettorale fu accesa ma anomala.
Socialisti e comunisti si unirono in una coalizione chiamata Fronte popolare, ma non usarono toni duri, anzi tolsero la falce e il martello dai manifesti e scelsero come simbolo il volto di Garibaldi, un eroe democratico ma non certo filosovietico.
A chiusura della campagna elettorale Togliatti promise "pace, concordia, fratellanza, umanità", ma non attaccò gli Stati Uniti e non insistette sulla lotta di classe.
I toni esasperati furono invece quelli usati dai democristiani e dai loro due alleati: la Chiesa e gli Stati Uniti. Nei comizi De Gasperi definiva Togliatti "un diavolo dai piedi biforcuti". Un manifesto della DC mostrava un Garibaldi che, capovolto, diventava Stalin. Lo stesso Pio XII, in campagna elettorale, dichiarava: "o con Cristo o contro Cristo". Un gesuita, padre Lombardi, diceva " nel segreto dell'urna Dio ti vede, Stalin no". Gli americani, da parte loro, fecero capire che se avesse vinto il Fronte popolare, avrebbero sospeso gli aiuti del piano Marshall: questo piano, dal nome del generale che lo ideò, era un piano di aiuti economici americani all'Europa, per restituirle benessere, per diventare poi, magari, un grande mercato per i prodotti americani. I Paesi dell'Est non acettaronogli aiuti. Quindi i risultati riconfermarono il peso della Democrazia cristiana, 48,5 % dei voti. Mentre il Fronte popolare fu sconfitto.
Il nuovo presidente della Repubblica fu Luigi Einaudi, già vice presidente del Consiglio.
De Gasperi ebbe nuovamente l'incarico di formare il governo.
Egli avviò un'alleanza con i Socialdemocratici, con i Liberali e i Repubblicani, un'alleanza quadripartita.
Cominciava la fase del "centrismo".
Purtroppo lo scontro ideologico che aveva caratterizzato la campagna elettorale del 1948 ebbe una triste conseguenza. Il 14 luglio 1948 un estremista di destra ferì Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista, nei pressi del Parlamento.
L'attentato scatenò uno sciopero generale che fece temere una insurrezione, ma i dirigenti del partito riportarono la calma. 
Un 'altra conseguenza fu la rottura dell'unità sindacale. La CGIL, sindacato unitario dei lavoratori dal 1944, fu accusato di dipendere molto dal partito comunista, e così si formarono tre distinti sindacati: la CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro) di orientamento comunista e socialista, la CISL (Confederazione italiana sindacati lavoratori) di orientamento democristiano e la UIL (Unione italiana lavoratori) di orientamento socialdemocratico e repubblicano.


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