venerdì 8 maggio 2020

COME DIFENDERSI DALLE FALEK NEWS

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RELAZIONE DEL DOTT. GIANPAOLO ANNESE




Buonasera, ringrazio l’associazione Minerva per l’invito. Ci occuperemo stasera delle famigerate Fake news, le bufale, le notizie false che circolano soprattutto in rete, sui social network: whatsapp, Facebook, a volte anche sui mass media tradizionali ma si tratta di un caso diverso come vedremo. Un problema ingigantito dall’emergenza sanitaria. 
 
TRE INTERROGATIVI

Nella conversazione di questa sera proverò a rispondere fondamentalmente a tre interrogativi: cosa sono esattamente le Fake news? Perché vengono divulgate? Come possiamo difenderci? Proprio l’esperienza del Covid-19 ha riacutizzato il fenomeno, sono andato a vedere sul sito del ministero della Salute quali sono state in questi due mesi le Fake news circolate maggiormente e c’è da preoccuparsi: solo per citarne alcune, respirare l’aria calda del phon elimina il virus dalla gola, tagliare la barba evita il contagio, bere alcol rafforza il sistema immunitario, fare gargarismi con la candeggina protegge dall’infezione e via di questo passo. Siamo di fronte a casi abbastanza clamorosi, ma le fake news possono essere molto più sottili. Come quella che ha colpito per esempio il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha contratto il coronavirus e per qualche giorno è circolata la notizia che si era curato in una clinica privata a spese dello Stato, mentre lui invece era rimasto in quarantena a casa per tutto il periodo. Potete capire le conseguenze per la sua immagine. 
 
DEFINIZIONE DI FAKE NEWS



Questo episodio però ci offre un paio di indicazioni su come si può definire una Fake news: il primo elemento è che per definirsi Fake la notizia deve essere volutamente falsa, chi la divulga sa perfettamente che sta propalando una bufala, ci deve essere insomma una intenzionalità. Diverso è il caso invece del classico errore giornalistico o comunicativo, la scivolata dovuta alla fretta o alla mancata verifica, in quel caso non si tratta di Fake news, a patto però che venga immediatamente smentita o rettificata. Il secondo elemento è che una notizia falsa per essere efficace (e questo chi le confeziona lo sa) deve contenere una puntina di verità (o almeno di verosimiglianza) così da acquisire credibilità e agganciare meglio il destinatario. Nel caso precedente era vero che Zingaretti ha contratto il coronavirus, ma non è vero che si è fatto curare in una clinica privata. Allo stesso modo mi ricordo una Fake che girava su Whatsapp nella quale si gridava all’emergenza negli ospedali (fatto vero) – pazienti nei corridoi, infermieri chiamati a scegliere chi salvare (purtroppo vero) – ma poi si aggiungeva che c’erano un sacco di giovanissimi ricoverati nelle terapie intensive (falso). A differenza – si specificava- di quanto sostenevano i media ufficiali (questa considerazione sul marcare una diversità rispetto ai media tradizionali tenetela a mente che ci tornerà utile dopo).

LE FAKE NEWS NELLA STORIA

Non che le Fake news siano un fenomeno solo contemporaneo. Ci sono notizie false che hanno letteralmente cambiato il corso della storia. Dal generale spartano Pausania accusato di aver scritto una lettera a Serse per passare con i Persiani, dalla falsa Donazione di Costantino che ha permesso alla Chiesa la giurisdizione su una vasta area dell’Italia centrale legittimandone il potere politico, temporale della Chiesa, i protocolli dei Savi di Sion diffusi dalla polizia segreta zarista russa su un presunto complotto giudaico per impossessarsi di tutte le ricchezze del mondo, fino alle più recenti, ne cito una per tutte, sul fatto che l’11 settembre non ci sono ebrei tra le vittime perché erano tutti stati avvisati il giorno prima e non erano andati al lavoro: in realtà tra le vittime purtroppo ci sono state anche persone di religione ebraica. Qual è la differenza rispetto a oggi? Che con la diffusione di social network la possibilità di divulgare fake news è enormemente cresciuta ed è molto più difficile nel mare magnum del web individuare i responsabili. Noi stessi possiamo inconsapevolmente renderci complici della diffusione di notizie false: è stato calcolato che con l'aumento dei dispositivi elettronici il numero di persone che amplifica i messaggi è aumentato in un anno dal 26% del 2018 al 40 per cento del 2019. 
 
INFORMAZIONE DA VERTICALE A ORIZZONTALE


In particolare è stato determinante il passaggio da un’informazione che fino agli anni 2000 continuava a essere tutto sommato di tipo verticale, vale a dire che il messaggio discendeva da alcune fonti (giornali, tv, radio, siti internet) e raggiungeva unilateralmente molteplici destinatari. I quali non potevano far altro che recepire la notizia e se non gli stava bene al massimo cambiare giornale o canale della tv. La svolta è arrivata con l’innovazione tecnologica web 2.0 a metà degli anni 2000 per cui il semplice cittadino non è più mero ricevente dell’informazione, ma diventa protagonista in grado di diffondere a sua volta messaggi globali. L’informazione cioè da verticale diventa orizzontale. Le opportunità di dire la propria come è evidente aumentano così come crescono le fonti di informazioni così da avere la possibilità di farci un’idea più completa. E questo non può che essere un vantaggio. Ma parimenti emergono anche dei rischi:
  1. L'enorme quantità di informazioni cui siamo sottoposti può generare un pericoloso senso di sazietà che in realtà occulta una deprivazione, scarsità di nutrimento. Il pericolo è insomma, come già qualcuno lo definisce, è l'illusione di sapere, l'illusione di “sapere tutto, senza capire niente”: accumulare un'infinità di dati, notizie, informazioni di vario argomento significa anche cogliere il significato profondo dei processi? La medicina per esempio (grazie a internet diciamo noi al medico cosa deve fare e quale farmaco deve prescriverci), la scuola (i genitori spiegano all'insegnante come strutturare il programma). E' la famosa disintermediazione: non mi affido più a chi ne sa più di me, ma cerco di accedere e gestire direttamente le decisioni che mi riguardano, a prescindere dalla competenza. Si diffonde sempre di più l'insofferenza verso il trasferimento di conoscenza basato sul principio di autorità e gerarchia, si predilige una diffusione orizzontale appunto, si preferisce conoscere le cose dall'amico “laureato all’università della vita o della strada” che stimo piuttosto che dall'esperto che chissà da chi è pagato. La lettura salta da una news all'altra, si abbandona la modalità lineare. E si preferisce una modalità più visiva che scritta. 
     
  2. Siamo più esposti a chi in malafede ci vuole rifilare delle patacche, delle notizie false appunto. Ed è per questo che dobbiamo imparare a difenderci.
CLASSIFICAZIONE DELLE FAKE NEWS

Intanto conoscendo il fenomeno con cui abbiamo a che fare. La classificazione potrebbe essere anche più larga, ma credo sia sufficiente individuare tre livelli:
  1. Le fake news che ci arrivano tramite whatsapp. Per esempio “Non ce lo vogliono dire ma c’è un’invasione di zebre a Massafra”, “nel giorno di oggi se mettete una scopa al centro della sala si mantiene da sola per una particolare inclinazione dell’asse terrestre”,. Solitamente queste ‘notizie’ sono accompagnate da introduzioni che servono a renderle più credibili puntando sull’effetto familiare: “Mi ha detto un’amica di mia sorella”, “Lo ha saputo il fratello di un mio collega”…. Hanno generalmente un intento goliardico, allarmistico, i mitomani che le mettono in giro vogliono generalmente godersi lo spettacolo del loro messaggio che diventa virale. Solitamente in questo tipo di messaggi non c’è un secondo fine, ma sarebbe opportuno non inoltrarle ai nostri conoscenti così da fermare le catene ‘fate girare’.

  2. Il secondo livello riguarda le fake news che servono per ‘acchiappare contatti’: il sito internet sconosciuto fa un titolo su quali saranno gli effetti dell’asteroide che colpirà a breve la terra, con un mucchietto solitamente di punti esclamativi. A differenza del primo livello qui il secondo fine c’è. Quante più interazioni su quel sito internet ci saranno, più aumenta la possibilità per i proprietari di quel sito di vendere spazi pubblicitari a prezzi più alti. L’obiettivo quindi è massimizzare la visibilità per guadagnare. Non dobbiamo mai dimenticarci che i social network sono gratis perché il prodotto da vendere siamo noi, cioè noi forniamo i nostri dati per ricevere poi dalle aziende pubblicità tarate su misura. Generalmente questi siti li riconosciamo dal fatto che non esauriscono nel titolo la notizia, ma fanno venire l’acquolina in bocca scrivendo per esempio: “E’ tornato in casa a sorpresa ed ecco cosa ha trovato”, incuriositi si apre la pagina, leggete, e nel frattempo il sito registra una visualizzazione e un’interazione in più incrementando il suo fatturato. Quindi in questo caso c’è un motivo prevalentemente economico. 
     
  3. Il terzo livello, più insidioso, sono le Fake news organizzate in vere e proprie campagne strategiche per destabilizzare oppure per orientare elettoralmente la popolazione e distruggere l’immagine di avversari politici. E’ difficile esaurire il discorso nei minuti che oggi abbiamo a disposizione, dico solo che è ormai accertato per esempio che ci sono messaggi che provengono da siti di Paesi a democrazia vigilata, diciamo così, che provano a intossicare il dibattito democratico orientandolo in senso per esempio anti-Unione europeo (addirittura gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver interferito con le elezioni americane e diverse inchieste giornalistiche hanno individuato il tentativo di alcune componenti dell’oligarchia russa di sgretolare l’Europa per inserirla nell’orbita russa oppure la Cina accusata di aver diffuso video in cui gli italiani al balcone cantavano inni cinesi). Oppure messaggi che fanno leva sulle paure dei migranti per favorire l’ascesa di partiti conservatori puntando sulla rabbia sociale, la paura, la voglia di capro espiatorio (si visualizzano scene di migranti nelle risse magari avvenute in altri Paesi). E ancora, dividere l’opinione pubblica su temi secondari (per esempio un’eccessiva attenzione agli stipendi dei politici e non per esempio ai bonus dei manager di aziende che ricevono tanti contributi di Stato) oppure seminare paure di natura tecnologica e sanitaria per scagliarsi contro le presunte elite dominanti: l’ultima è quella di Bill Gates che avrebbe diffuso il virus per poi guadagnarci vendendo il vaccino. Le Fake news hanno una portata simbolica, conferiscono identità a chi è smarrito, a chi ha paura, a chi dalla globalizzazione ritiene di avere solo da perdere. L’efficacia di queste campagne è ancora tutta da studiare, la percezione è che comunque abbiano avuto un ruolo in alcuni risultati elettorali in diverse parti del mondo.
ECO CHAMBER

Di certo c’è che inquinano il dibattito e costituiscono una minaccia per la democrazia, coltivano nuove coscienze e rafforzano le convinzioni preesistenti. In linea di massima chi è sensibile alle Fake news viene bombardato più degli altri da questo tipo di informazione. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che sui social siamo 'profilati'. In base cioè alle ricerche che facciamo, ai messaggi a cui mettiamo mi piace, a quello, attenzione, che scriviamo su Whatsapp, ai siti in cui sostiamo di più, l'algoritmo della rete costruisce un menu informativo su misura per noi. Noi sulla rete incontreremo per lo più le informazioni che ci interessano di più, i commenti delle persone con cui siamo d'accordo e le informazioni, più o meno vere originate da siti spesso improbabili, che rispondono al nostro modo di vedere le cose. Anche il confronto con gli altri in rete avviene con le persone con cui siamo già d'accordo generando l'effetto Eco-chamber, camera dell'eco, in cui pensiamo che in corso un dialogo tra tante persone ma in realtà ogni comunità rimbalza gli stessi messaggi e le stesse informazioni da un utente all'altro. Se siamo vegani ci arriveranno pubblicità e proposte vegane, se siamo della Roma mi arriveranno notizie sulla Roma, in base al nostro orientamento politico ci imbatteremo per lo più in messaggi coerenti con quel partito. 
 
TUNNEL COGNITIVO

Ci infiliamo insomma in quello che gli psicologi chiamano ‘tunnel cognitivo’: bisogna sapere infatti che il nostro cervello è piuttosto pigro quando si parla di confronto delle idee e tende a cercare generalmente conferme alle proprie convinzioni scartando le altre: le fake news fanno leva su questa debolezza offrendoci esattamente quello che noi vogliamo sentirci dire.
 
CHE FARE?

Che fare? Spegniamo il computer, disattiviamo whatsapp? No, come dicevo prima, impariamo a difenderci.
  1. Intanto diffidiamo dei messaggi su Whatsapp o Facebook di seconda, terza mano. Il cugino del fratello che al mercato mio padre comprò, no. Fidiamoci tendenzialmente di chi è testimone in prima persona e ci mette nome e cognome. E’ già qualcosa. Bisogna dire che Whatsapp e Facebook hanno molto migliorato la lotta alle fake news rimuovendone a migliaia. Anche su Whatsapp avrete notato che nei messaggi inoltrati c’è adesso una freccetta che ci avverte che quel messaggio è stato a sua volta inoltrato a chi ce lo manda da una terza persona. 
     
  2. In seconda battuta quando siamo in presenza di titoli eccessivamente emotivi (tipo: clamoroso! Incredibile! Chi fa informazione seria non fa così) o che ci sembrano troppo in linea con certi stereotipi: tipo zingaro rapisce bambino nel supermercato, drizziamo le antenne. Stiamo in guardia anche quando le notizie corrispondo fin troppo alle nostre convinzioni, è un esercizio più complicato, ma con un pizzico di obiettività in più ci si può riuscire.

  3. Non date credito a chi generalmente esordisce con: “Ecco una notizia che nessuno ti farò mai leggere…”. Non c’è alcuna ragione oggi per cui i giornali veri debbano nascondere le notizie, la concorrenza è enorme, non conviene a nessuno. Sui giornali tradizionali o sui libri regolarmente in commercio pubblicati da case editrici è stato dato spazio, ovviamente in maniera critica, a qualsiasi punto di vista: da chi sostiene che la terra è piatta, a chi dice che in realtà l’uomo non è mai andato sulla luna, a chi dice che Gesù non è mai esistito. La propaganda oggi non si fa nascondendo le notizie, ma con strategie più sottili che poi magari in un altro incontro ci sarà modo di esaminare. Oggi tuttavia ci basta essere d’accordo sul fatto che se una notizia la pubblica un solo sito, magari sconosciuto, non vuol dire che gli altri la nascondono, ma magari semplicemente che quel fatto non è vero.
  4. Facciamo attenzione ai nomi dei siti internet che leggiamo: alcuni evocano i nomi

    dei giornali, tipo il Fatto quotidaino invece del Fatto Quotidiano, la Republica con una b invece della Repubblica, Libero giornale che non c’entra niente con Libero.
  1. Dopo che abbiamo fatto un primo filtro, un sistema ancora più infallibile è sottoporre la notizia ad appositi siti internet che smascherano le bufale. Ce ne sono diversi, io vi consiglio Butac.it (con una lista sempre aggiornata di siti a rischio), Bufale.net, per capire se una foto è fasulla Google image per capire a quando risale un’immagine, Fotoforensic.
CONCLUSIONI

Concludendo, mi sento di proporvi alcune riflessioni: la prima è che un’ottima protezione contro le Fake news è ingannare l’algoritmo, date l’amicizia e mettete mi piace a persone e profili che non rispecchiano in pieno i vostri gusti, in questo modo uscirete almeno un po’ dal tunnel cognitivo di cui parlavamo prima e nel quale un po’ tutti noi siamo finiti. Il secondo antidoto è la lettura. Secondo uno studio Ocse oggi in Italia il 46 per cento della popolazione non è in grado di comprendere un testo di difficoltà medio-bassa. La lettura di libri e giornali di qualità, anche una mezzoretta al giorno, è un valido anticorpo contro le notizie false, perché uno dei benefici della lettura è che rende più smaliziati, più resistenti alle manipolazioni retoriche di chi dietro le belle forme dei discorsi cela salti logici e vere e proprie informazioni fasulle. La lettura inoltre rende allergici agli stereotipi e al senso comune che, diceva Manzoni, nasconde spesso il buon senso. Collegato a questo, un altro potente antivirus è una parola ormai poco di moda, la fiducia. La fiducia in chi? In cosa? La fiducia in chi fa informazione per mestiere, che per questo viene pagato. Esattamente come ci fidiamo del pilota che ci porta in aereo, del chirurgo che ci opera, dell’insegnante che cura la formazione dei nostri figli, dell’architetto che firma il progetto della casa. Ci sono ottimi giornali e ottime emittenti tv e radio, internet in Italia, affidiamoci a quelle testate riconosciute da milioni di lettori ogni giorno. Se volete vi posso indicare quali sono le prime testate in Italia. Non occorre leggerle tutte: puntate su due tre testate e imparate a fidarvi nei giorni di quelle, individuate alcuni giornalisti e autori. E’ chiaro che potranno esserci punti di vista diversi sulle cose oppure anche degli errori, rari devo dire. Ma di sicuro sui quei giornali, su quelle testate online avrete la sicurezza che non state leggendo Fake news. E se poi proprio vi tradiscono fate in tempo a cambiarle. Come diceva il presidente americano Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo”.

RINGRAZIO l’Associazione Minerva per l’invito e quanti hanno seguito la relazione, tenuta nell’ambito delle attività dell’Università del Tempo Libero e del Sapere, diretta da Silvia Laddomada.


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