Relazione di Silvia Laddomada
Leonardo da Vinci è il genio fatto persona. Sono passati 500 anni dalla sua morte, eppure il suo ingegno e il suo talento sono ancora degni di ammirazione. La grande lezione che ha lasciato ai posteri è che la conoscenza non ha limiti e che mai ci si deve fermare nel cercarla. Ciò che ci affascina di lui è l'ampiezza della sua mente, l'ingegno multiforme, la molteplicità dei suoi interessi. Spaziò instancabilmente in ogni ambito delle arti e delle scienze, dando sempre prova di eccezionale spirito inventivo e innovativo. Precorse i tempi per le sue capacità e le sue invenzioni. In Arte è straordinaria la capacità di indagare e rappresentare l'animo umano, l'invisibile nel visibile. Un precursore della lettura dell'inconscio freudiana. Prima di parlare di Leonardo, soffermiamoci sul periodo in cui è vissuto.
Tra la seconda metà del 1400 e la prima metà del 1500, in Italia si affermarono l'Umanesimo e il Rinascimento. Un'età d'oro e irripetibile per l'Italia, a livello culturale, artistico e scientifico. Un'età in cui si afferma l'idea che l'uomo è al centro dell'universo. E' una visione laica e “antropocentrica” della realtà, che attribuisce un enorme valore all'uomo, alla sua intelligenza e intraprendenza, alle sue scelte, alle sue esperienze. Si parla di “uomo faber”, di uomo artefice del proprio destino. Una visione che si contrappone a quella “teocentrica” medievale, secondo la quale la realtà è una manifestazione del disegno di Dio, l'uomo è uno strumento nelle mani di Dio. I testi da studiare non erano più quelli ecclesiastici, ma quelli degli autori latini e greci, i classici, le humanae litterae. Si studiavano quegli autori che nelle loro opere avevano dato importanza alla dimensione umana dell'uomo, non spirituale, libri che avevano esaltato la bellezza, l'eleganza, l'equilibrio, la compostezza, l'armonia, la saggezza. Tutte doti perfettamente umane. Fu il secolo delle grandi idee, invenzioni, scoperte. Scienziati, artisti, letterati, filosofi erano ospitati nelle corti dei Signori dell'epoca, corti che erano veri centri culturali di primaria importanza, ambienti raffinati in cui questi valori venivano studiati e vissuti.
Artisti e scrittori seguivano le stesse regole: proporzione tra le parti, armonia spirituale, fuga dagli eccessi. I Signori erano dei grandi mecenati, proteggevano gli artisti e promuovevano opere d'arte splendide, in grado di tradurre il prestigio della loro Signoria. Forse proprio per questa gara di bellezza, l'Italia conquistò, per l'ultima volta nella storia europea, un indiscusso primato culturale e artistico, che ne fece il faro di civiltà per tutto l'Occidente. Se queste erano le luci del secolo, le ombre erano ben più pesanti. Politicamente l'Italia era divisa in Stati regionali sempre in guerra tra loro, per il comune e ambizioso progetto di estendere il proprio dominio su territori regionali sempre più vasti. Gli Sforza di Milano, lo Stato pontificio, i Medici di Firenze , gli Aragonesi del regno di Napoli, i dogi di Venezia erano gli Stati più influenti. Ago della bilancia era Lorenzo dei Medici, che nel 1454 , con la pace di Lodi, riuscì ad assicurare 40 anni di tranquillità in tutta l'Italia. Gli anni più belli del secolo, gli anni in cui si forma il grande Leonardo, che incarna lo spirito dell'età rinascimentale.
Ora parliamo del grande Leonardo. Leonardo è nato il 15 aprile 1452 ad Anchiano, alle pendici del Montalbano, un borgo collegato da un antico sentiero, la Strada Verde, a Vinci, una cittadina collinare nella bassa valle del fiume Arno, vicino alla città di Firenze, nel territorio della Repubblica Fiorentina. E' deceduto nel castello di Cloux, presso Amboise, la regione francese della Loira, ospite del re di Francia, Francesco I, il 2 maggio 1519. Come uomo fu un individualista, un artista controcorrente, eccentrico. Dotato di straordinaria bellezza, curava la sua persona, aveva talento, carisma, era un brillante conversatore, parlava e scriveva (da destra verso sinistra) nel volgare fiorentino, un parlare espressivo, spontaneo, efficace. Era “il divino”. Il suo abbigliamento era sempre originale, mentre gli uomini adulti indossavano vesti lunghe e severe, Leonardo preferiva una tunica corta, a colori vivaci, simile a quella dei giovani. Barba fluente, capelli lunghi, mentre i suoi contemporanei avevano capelli corti e barba rasata. Vediamo quale è stato il suo percorso formativo. Leonardo era il figlio illegittimo di un rispettabile notaio, Piero, e di una contadina, Caterina (allontanata e fatta sposare a un contadino, l'”attaccabrighe”). Visse per alcuni anni con la madre, poi fu allevato nella casa paterna, dove visse un'infanzia felice. Il padre e la matrigna lo tennero lontano dalla gente di classe inferiore, ma era un figlio di seconda classe, non avrebbe avuto eredità, né avrebbe seguito le orme paterne in campo professionale. A un figlio illegittimo erano precluse molte strade, non poteva fare uso del cognome paterno, non aveva diritto ad un'istruzione, non poteva far parte di una Corporazione di Arti e Mestieri .
Era un individuo di poco valore sociale. Leonardo sapeva tutto questo, ma seppe affrontare la vita con coraggio e determinazione, aveva carattere e una grande forza d'animo, non si lasciava abbattere dagli ostacoli. Imparò a leggere e a scrivere da autodidatta. “non era un litterato (non conosceva il latino), ma un omo sanza lettere”, come orgogliosamente si definiva. Quando aveva 14 anni, la famiglia si trasferì a Firenze e così il suo destino si intrecciò con la vita della potente famiglia dei Medici. Il padre lo affidò a un suo amico, Andrea del Verrocchio, rinomato artista fiorentino. Leonardo capì che per farsi strada, doveva contare su questo aiuto e sul suo talento. Il Verrocchio realizzava molte opere d'arte su commissione dei Medici, Leonardo capì che poteva riscattarsi dalle sue origini. In qualità di apprendista nella bottega del Verrocchio, imparava in fretta, metteva a frutto gli insegnamenti, mostrava una perfetta precisione nell'esecuzione dei lavori, si attivava in tutti gli ambiti artistici: dipingeva, scolpiva il marmo, lavorava il bronzo, mostrava competenze tecniche, meccaniche, ingegneristiche, che sbalordivano lo stesso Verrocchio. Era entrato nella Corte dei Medici, dove solo i più importanti artisti potevano accedere; realizzava capolavori per loro, il suo talento emergeva sempre più nello splendore culturale e artistico di Firenze. Il Verrocchio riconosceva che l'alunno aveva superato il maestro. Tanta ammirazione suscitò l'invidia di molti artisti, che arrivarono a infangare il suo nome, denunciandolo per sodomia, coinvolgendo il suo giovane allievo di nome Saltarelli. Fu una denuncia anonima, per un crimine che prevedeva il rogo. Leonardo temette per il suo onore, ma la calunnia architettata non ebbe seguito giudiziario. Ciò indusse Leonardo ad una maggiore prudenza, ma l'omosessualità , in quei tempi, era abbastanza praticata. Intanto la famiglia dei Medici fu travolta dalla Congiura dei Pazzi, una famiglia di nobili banchieri , nemici dei Medici. Nel 1478, nel giorno di Pasqua, all'interno del Duomo, i Pazzi si abbandonarono a una violenza inaudita: Giuliano fu ucciso a coltellate, Lorenzo si salvò , rifugiandosi in sacrestia. Per tanti motivi, Leonardo cominciò a sentirsi insicuro, cominciò a capire che in Italia c'era aria di guerra. E allora si trasformò in inventore, si ingegnò a disegnare macchine da guerra, armi, fortificazioni, che proponeva ai suoi committenti. Disegni che spesso non portava a compimento, perché desideroso di intraprendere progetti sempre nuovi. Sempre più ambizioso, lasciò Firenze e si recò , nel 1482, alla Corte del duca di Milano, Ludovico Sforza (il Moro), presentandosi come ingegnere militare, proponendo disegni di ponti, bombarde, macchine da guerra, carri coperti (il moderno carro armato). Vi rimase quasi 18 anni. Il duca gli commissionò la realizzazione di una statua equestre, alta sette metri, furono messe a disposizione 70 tonnellate di bronzo: doveva essere espressione della potenza del casato degli Sforza. Purtroppo, le guerre con gli altri Stati italiani, l'alleanza del duca col re di Francia Carlo 8°, richiesero l'uso del bronzo per i cannoni; rimase l'esemplare in terracotta che, sfortunatamente, i soldati del nuovo re di Francia Luigi XII, ostile al Moro, ridussero a frammenti nelle loro vandaliche devastazioni della città di Milano. Sconfortato da questi eventi, Leonardo si trasferì a Venezia, poi a Mantova, proponendo sempre schizzi di strumenti di guerra. Sembrava un visionario, invece le sue idee, le sue invenzioni anticipavano i tempi, ma in quel periodo erano impraticabili. Provò a tornare a Firenze. Un profondo legame teneva stretto Leonardo alla città, Firenze era sempre presente nella sua arte, una città con cui ebbe un rapporto sfaccettato, spesso contraddittorio. All'inizio del 1500 la città era però cambiata. L'artista apprezzato era ora Michelangelo, uno scultore, “sempre impolverato”, diceva Leonardo con disprezzo. Fra i due artisti non ci fu mai un rapporto sereno: Leonardo aveva il doppio degli anni di Michelangelo, per lui un artista doveva essere solo pittore. “la pittura-diceva- è la più nobile delle arti”. Ma Michelangelo era anche pittore! Siccome Leonardo non aveva completato il quadro “l'Adorazione dei Magi”, commissionato dal monastero di s. Donato a Scopeto, i Medici dettero a Michelangelo l'incarico di affrescare la Cappella Sistina a Roma. Scontento della situazione, Leonardo si recò alla corte del duca di Romagna, Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI. Il Valentino, uno dei più ambiziosi e crudeli signori d'Italia. Leonardo si presentò come ingegnere militare ; i suoi disegni di torri di difesa, di moderne fortificazioni, di mappe di accampamenti, erano apprezzati dal duca, che gli affidò anche la ricognizione di tutti i suoi territori in Romagna , come ingegnere. Ritornò a Milano, e vi rimase dal 1506 al 1513. Poi anche a Roma, dove si dedicò a studi scientifici, meccanici, di ottica e di geometria. Apprezzato dal re di Francia Francesco I, Leonardo si trasferì in Francia. Il re lo volle ospitare nel castello di Amboise, trattandolo con stima e ammirazione. Non era più in grado di disegnare, la mano sinistra non riusciva a reggere il pennello, mentre il braccio destro era bloccato. Gli era d'aiuto il giovane allievo Francesco Melzi. In questa nobile dimora, Leonardo si spense, il 2 maggio 1519. Il suo corpo è sepolto nella cappella di Saint-Hubert, adiacente al castello. Leonardo ha lasciato un'eredità di inestimabile valore: 5000 pagine di appunti, mai ordinati in opere organiche. Sono discorsi, consigli, confidenze, si rivolge all'interlocutore dandogli del tu, altri scritti riguardano progetti di architettura, urbanistica, meccanica, idraulica, anatomia, biologia, antropologia, geologia, botanica. Un'importante raccolta di fogli ,1119, è conservata nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, (Il Codice Atlantico). Emerge che Leonardo amava la perfezione, che studiava il mondo intorno a sé in ogni dettaglio. Considerava l'esperienza e la verifica matematica dei risultati l'unica maestra capace di offrire certezze e di permettere la scoperta di nuove cose. “Attraverso gli occhi si comprendono i fenomeni naturali”.
“La vista è il più nobile dei sensi, poiché la pittura si rivolge alla vista, la pittura è la più nobile delle arti”. “La sapienza è figliola della eperienza”. Le sue idee sulla conoscenza anticipavano il metodo sperimentale che nel secolo seguente, 1600, con Galileo, costituirà il fondamento della scienza moderna. Fonti del saper non più la Bibbia o Aristotele, ma l'osservazione e la verifica matematica delle ipotesi. Un autoritratto, invecchiato, di Leonardo l'abbiamo visto sulle 50. 000 lire , in uso dal 1967 al 1975. Quotidianamente sulla moneta da un euro, noi vediamo riprodotto un uomo racchiuso in un quadrato e in un cerchio. Il disegno originale è conservato nella galleria dell'accademia a Venezia. Quel disegno è di Leonardo.“L'uomo di Vitruvio”. Vitruvio è il teorico dell'architettura più celebre di tutti i tempi. Nato nell'80 a.C. fu sovrintendente alle macchine da guerra con Giulio Cesare , architetto e ingegnere sotto Augusto. Leonardo si basa sugli studi condotti da Vitruvio sulle proporzioni tra le varie parti del corpo umano, per il quale è possibile inscrivere un corpo umano in un cerchio e in un quadrato, figure geometricamente perfette, e realizza una rappresentazione grafica di questa teoria. Leonardo fa coincidere il centro del cerchio con l'ombelico e pone l'uomo in due diverse pose: in una l'uomo è in piedi e con le braccia distese, così che altezza e larghezza delle braccia corrispondono ai lati del quadrato, nell'altra posa, l'uomo è supino, con gambe e braccia divaricate, a toccare in quattro punti diversi la circonferenza. Leonardo ha voluto così rappresentare la centralità (il quadrato) e la perfezione (il cerchio) dell'uomo, ritratto nella sua natura corporea: l'uomo, cioè, come misura di tutte le cose, l'uomo al centro dell'universo, che era delle aspirazioni più profonde dell'Umanesimo.