Supporto tecnico di
Gabriele Annese
Gabriele Annese
Il successo della rivoluzione di ottobre permise a Lenin e al partito
bolscevico di mettersi a capo dello stato sovietico.
Il governo dello stato si chiamò Consiglio e i ministri “Commissari
del popolo”. Stretti collaboratori di Lenin erano Trotskij e
Stalin.
Alla base del programma rivoluzionario c’erano: la pace, la terra
ai contadini, le fabbriche agli operai, il potere ai soviet, intesi
come potere locale autonomo.
Non più impero, ma una federazione di soviet.
A novembre 1918 si tennero le elezioni, a suffragio universale, per
l’Assemblea costituente.
I bolscevichi non ottennero la maggioranza, ma solo il 25% dei voti.
A questo punto Lenin dichiarò che il potere dei soviet era superiore
a quello dell’Assemblea, quindi sciolse l’Assemblea e impose se
stesso e il partito bolscevico, ora chiamato partito comunista. La
sede del governo fu spostata da Pietrogrado a Mosca.
Iniziava la dittatura di Lenin, non quella del proletariato. Gli
avversari russi e quelli esterni alla Russia videro nel bolscevismo
“l’affossatore dispotico della democrazia”. Non più soviet che
si autogovernano, ma era il soviet di Pietrogrado che dava le
direttive agli altri.
Primo atto concreto del nuovo stato fu l’uscita della Russia dalla
1^ guerra mondiale. A marzo del 1918 Lenin firmò con Austria e
Germania il trattato di Brest Litovsk, con condizioni durissime: la
Russia cedeva la Polonia, la Finlandia, le Repubbliche baltiche (
Lituania, Estonia, Lettonia). Perdite gravissime, perché da queste
terre pervenivano mediamente il 50% della produzione agricola,
metallurgica e carbonifera.
Malgrado le enormi difficoltà economiche e la povertà che
ritornava, Lenin procedette con altre riforme: abolì i privilegi e i
titoli dei nobili, dichiarando l’uguaglianza tra cittadini, parità
di diritti tra l’uomo e la donna, furono semplificate le procedure
per i divorzi, introdotto il matrimonio civile, proclamata la
separazione della Chiesa dallo Stato, aboliti i partiti, le
associazioni e la libertà di stampa.
La terra ai contadini. Lenin espropriò le grandi proprietà terriere
dei Kulaki e le terre delle associazioni religiose ed ecclesiastiche.
Secondo norme populiste le terre vennero distribuite tra i contadini:
ognuno doveva riceverne quanto gliene occorreva per vivere e quanto
ne poteva lavorare.
Le fabbriche agli operai. Ai soviet degli operai fu affidata la
direzione delle aziende, fino alla loro nazionalizzazione.
Provvedimenti tanto radicali, attuati con la massima decisione, non
potevano certo far piacere a tutti. Scoppiò una guerra civile: i
Kulaki e gli industriali si ribellarono, a loro si unirono le potenze
europee, che temevano l’espansione della rivoluzione in Occidente.
Questo perché Lenin aveva costituito la "terza internazionale"
col compito di coordinare tutti i partiti comunisti che stavano
nascendo nel mondo, e attuare la rivoluzione proletaria su scala
mondiale.
Bisognava però sconfiggere i controrivoluzionari. Quindi Lenin
organizzò un’Armata rossa, dette la guida a Trotskij, per
affrontare l’Armata bianca ( dal nome delle divise degli ufficiali
zaristi), finanziata dai controrivoluzionari russi e da
Inghilterra, Francia e Stati Uniti.
Lenin fu costretto a instaurare un comunismo di guerra: esercitò un
controllo forzato su tutta la produzione agricola e industriale,
razionando gli alimenti, introducendo le tessere per il cibo e
costringendo le famiglie a consumare lo stretto necessario, il resto
veniva ammassato per essere distribuito tra i rivoluzionari.
Per mantenere l’ordine, venne creata una spietata polizia politica,
la Ceka.
Nel 1921 la guerra civile ebbe fine: l’economia russa era
paralizzata, l'aristocrazia era stata decimata, la borghesia era
scomparsa.
L’armata rossa aveva avuto il sopravvento. Tra le migliaia di
vittime, l’intera famiglia reale. Nel villaggio sui monti Urali,
dove erano prigionieri, nel luglio 1918 furono assassinati da
esponenti del soviet locale, lo zar Nicola II, la zarina Alessandra,
i figli Alessio, Olga, Tatiana, Maria e Anastasia.
Eliminata ogni opposizione, Lenin abbandonò il comunismo di guerra
e attuò la NEP (Nuova politica economica): fu permesso un parziale
libero commercio, le piccole industrie ripresero le loro attività,
fu riammessa la piccola proprietà privata; le famiglie russe
intravidero la prospettiva di un libero guadagno e sui mercati i
prodotti dei campi ritornarono a circolare. Anche l’industria,
sebbene controllata dallo stato, ebbe una maggiore libertà d’azione
e le retribuzioni furono più libere. Secondo molti dirigenti
bolscevichi, lo sviluppo industriale era indispensabile per
rafforzare lo stato sovietico e per convincere le masse della
validità della politica comunista. In campo religioso non ci fu
alcun cambiamento. I beni ecclesiastici erano stati già confiscati,
ora al clero fu proibito di operare in campo educativo, prevedendo la
condanna ai lavori forzati a chi avesse disobbedito.
Fu promossa una campagna di alfabetizzazione di massa, orientando la
cultura secondo un programma marxista.
La Russia fu trasformata in una federazione di repubbliche, ciascuna
governata da un soviet; nasceva l’URSS ( Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche). La capitale fu fissata a Mosca, dove già nel
1918 i bolscevichi avevano trasferito il potere centrale.
Con la Costituzione del 1924 la Russia era retta da un Consiglio, il
soviet supremo dell’Unione ( con potere legislativo) e dal
Consiglio dei commissari del popolo (potere esecutivo).
Fu confermata la bandiera rossa con falce e martello, simboli del
mondo contadino e operaio già dal 1905. Fu aggiunta la stella,
simbolo dello Stato sovietico.
Spilletta comunista degli anni '40 |
Lenin già dal 1923 si era ammalato (arteriosclerosi o emoraggia
cerebrale ) e si era ritirato dalla vita politica, nominando Stalin
come segretario del partito.
Questi cominciò subito ad emarginare gli altri dirigenti, isolando
completamente Lenin, affinché non comunicasse con nessuno. Lenin si
rese conto dell’errore, e cercò di rimuovere Stalin, ma il futuro
capo aveva imposto già la sua forza.
Il partito comunista entrò in crisi: si scatenò una lotta per la
successione tra Stalin e Trotsckij.
Il contrasto era ideologico, oltre che politico. Stalin, segretario
del Partito, teorizzava “il socialismo in un solo paese”, cioè
voleva rafforzare lo Stato sovietico in Russia, solo uno stato
socialista forte poteva diventare modello ideale per una rivoluzione
mondiale.
Trotskij, capo dell’Armata rossa, teorizzava “la rivoluzione
permanente”, cioè riteneva che per sopravvivere, una rivoluzione
dovesse essere estesa ad altri paesi del mondo. Erede quindi del
programma di Lenin, che nel 1919 aveva fondato la 3^ Internazionale,
un organismo che si proponeva di esportare il comunismo in tutto il
mondo e distruggere il capitalismo. (1^ Internazionale : Marx, Londra
1864; 2^ Internazionale: partiti socialisti, Parigi 1889).
Nel Comitato centrale del partito prevalse la linea politica di
Stalin.
IL COMUNISMO DI STALIN
Stalin si impose sugli avversari, mettendo a tacere l’opposizione
interna con spietate epurazioni. Espulse dal partito e dall’esercito
antichi compagni, dirigenti di rilievo, generali prestigiosi, capi
bolscevichi già collaboratori di Lenin, e poi ancora tecnici,
intellettuali. Arrestati prima e poi ammazzati. Lo stesso Trotskij fu
espulso, arrestato e nel 1940 ucciso in Messico, dove si era
rifugiato, da un sicario di Stalin.
Impose un potere assoluto con crudeltà e ferocia spaventose.
Divenne un dittatore, un imperatore crudele, come il vecchio zar Ivan
il Terribile.
Il suo programma economico era quello di sviluppare ad ogni costo
l'industrializzazione (industrializzazione accellerata), per
affiancare l'Unione sovietica alle nazioni moderne d'Occidente. In
pochi anni, infatti, il regime raggiunse traguardi che altre nazioni
avevano raggiunto dopo un secolo. La città più industrializzata fu
Volgogrado, chiamata in suo onore Stalingrado.
Stalin - Lenin - Troskij |
La NEP fu sostituita dai "Piani quinquennali". La vita
economica fu organizzata, diretta e controllata dallo Stato, unico
proprietario dei mezzi di produzione: terre, foreste, miniere,
banche, fabbriche. Lo stato programmava di cinque anni in cinque anni
che cosa l'agricoltura e l'industria dovessero produrre, in che
quantità, cosa potesse essere venduto e a che prezzo.
Armata Rossa |
Negli anni '30 Stalin aveva raggiunto l'obiettivo: L'URSS era
diventata una grande potenza industriale.
Ma a quale prezzo furono raggiunti questi obiettivi?
Le terre furono collettivizzate in maniera forzata, furono
espropriate. I contadini che non volevano morire di fame dovevano
entrare nei kolkhoz, cioè in cooperative, nelle quali dovevano
mettere in comune beni, macchinari, semenze, bestiame. Un terzo del
prodotto ottenuto lo tenevano per sé, e con esso dovevano provvedere
a se stessi e alle tasse da pagare.
C'erano poi i Sovkhoz, aziende agricole statali, in cui i contadini
lavoravano le terre dello Stato e ricevevano un misero salario.
Appello al Kolkhoz |
Le prime vittime furono i Kulachi, i ricchi proprietari terrieri :
arrestati, deportati, uccisi, essi scomparvero come classe sociale.
In 1° piano Stakanov |
Nelle fabbriche, nelle miniere, nelle industrie, gli operai furono
sfruttati come forza lavoro, sottoposti a una disciplina di ferro,
con salari bassissimi e divieto di sciopero.
Nel lavoro fu introdotto il sistema a cottimo: la retribuzione
dipendeva dalla quantità di produzione che ciascuno riusciva a
realizzare. Per sollecitare l'impegno dei lavoratori si ricorreva
alla propaganda, si segnalavano gli eroi del lavoro, si favoriva la
concorrenza spietata all'interno della stessa classe operaia; chi
falliva veniva disprezzato, emarginato. A tal fine nacque un
movimento: lo Stakanovismo, dal nome di Stakanov, un minatore a cui
era stato riconosciuto il merito di aver estratto in una giornata
un'enorme quantità di carbone: 10,2 tonnellate invece delle 6,5
previste. Egli divenne un modello da imitare.
Chi si opponeva a tale sfruttamento veniva considerato "nemico
del popolo", e quindi prima sottoposto a un processo farsa, poi
condannato a morte o condannato ai lavori forzati nei cosiddetti
campi di lavoro e di rieducazione (lager), in Siberia o in Asia
minore, in cui erano sottoposti a violenze di ogni genere, a lavorare
in modo disumano fino allo sfinimento, alla morte. In questi campi di
concentramento, che lo scrittore Solgenitzin, sopravvissuto, definì
Arcipelago Gulag, (perché erano disseminati in territorio russo come
isole nel mare, gestite da un ente Gulag, che coordinava l'intero
sistema di carceri e di campi di lavoro), finirono contadini ribelli
e operai emarginati, intellettuali, generali, ma anche dirigenti
bolcevichi . Man mano che lo sviluppo industriale progrediva,
aumentava in Russia il Terrore. Bastava un vago sospetto per essere
eliminato. Tra il 1936 e il 1938 ci furono le "grandi purghe",
le grandi eliminazioni.
Essere eliminati perché nemici del popolo, voleva dire tutto e
niente, per cui molti, sottoposti a processi farsa, confessavano
colpe inesistenti, convinti che confessare fosse un contributo al
bene della patria e del socialismo, convinti che le sofferenze non
derivassero dalle scelte del regime ma dal tradimento dei nemici del
popolo. La gente era soggiogata, incapace di pensare.
Pian piano Stalin si circondava di uomini fedelissimi, la
Nomenklatura, che godeva di molti privilegi: avere una bella casa e
anche una dacia per la villeggiatura, consumare buoni pranzi un
mense speciali, fare acquisti in negozi di lusso. Essi giustificavano
la rigida disciplina imposta dal Partito, finalizzandola alla
esaltazione dell'ideale comunista. Molti di loro finivano
periodicamente eliminati.
Manifesti pubblicitari, radio, giornali, ma anche l'arte e la cultura
celebravano la grandezza di uno Stato in cui non vi erano distinzioni
di classe, in cui tutti contribuivano a creare una società migliore.
Stalin, che stava trasformando un paese agricolo arretrato in una
grande potenza industriale, divenne una guida per i Paesi comunisti
che stavano sorgendo in Europa. Egli stesso promosse un vero culto
della sua personalità, gli veniva tributata una venerazione
straordinaria, attraverso sfilate, inni, saluti; immagini presenti
ovunque lo esaltavano nelle vesti di un padre benevolo e onnipotente
(padre della Patria), capace di vedere tutto e di provvedere a tutto
per il meglio (plauso sincero o servilismo pauroso?).
In Europa occidentale la realtà russa non era molto conosciuta né
apprezzata, e gli stessi partiti comunisti assunsero all'inizio una
posizione di rigida chiusura, escludendo ogni accordo non solo con
i partiti borghesi liberali e democratici, ma anche con i socialisti;
solo dopo il 1933 si affermarono le alleanze dei partiti di sinistra,
naturalmente in funzione antinazista e antifascista. Stalin è stato
apprezzato perché ha portato velocemente la Russia dall'aratro alla
bomba atomica, ma molti intellettuali dicono che la rivoluzione, che
avrebbe dovuto creare "l'uomo nuovo" sognato da Marx, creò
"l'uomo bianco" più povero e oppresso del 20^ secolo.
Non si può comunque disconoscere il merito di un'ideologia che ha
consentito alle classi operaie, attraverso lotte sindacali e
politiche, di ottenere un miglioramento delle condizioni di lavoro,
una maggiore dignità di vita , un giusto riconoscimento dei loro
diritti.
FESTA DI COMPLEANNO!
AUGURI GABRIELE
FESTA DI COMPLEANNO!
AUGURI GABRIELE