Relazione di Silvia Laddomada
di Gabriele Annese
L'Impero russo nel 1800 era lo
stato più vasto del mondo.
Si estendeva dalle coste del
mar Baltico fino all'Oceano Pacifico; era abitato da popoli di 100
nazionalità diverse, con differenti lingue e culture. Era un Paese
agricolo, le terre appartenevano agli zar e a pochi nobili; i 9/10
della popolazione erano contadini, o meglio, servi della gleba,
legati alla terra e al padrone per tutta la vita, privi di ogni
diritto e costretti a una esistenza miserabile.
Lo zar aveva un potere
assoluto, imponeva una rigida censura ai giornali, soffocava le
iniziative economiche, si serviva di una burocrazia esasperante e
corrotta e, come sistema di repressione, usava deportare in Siberia
gli oppositori. l'istruzione elementare era assolutamente trascurata,
perché si temeva che, una volta alfabetizzate, le masse potessero
ribellarsi al regime. In Russia si viveva come nel Medio Evo, la
società era divisa in schiavi e padroni.
Famiglia dello zar Nicola II |
Nel corso del secolo questa
grave arretratezza faceva crescere il malcontento dei contadini che
reclamavano un pezzo di terra, ma soprattutto una maggiore dignità.
Lo zar Alessandro II spinto dagli stessi nobili e intellettuali abolì
la servitù della gleba (1861), ma solo i Kulaki, cioè i contadini
più agiati riuscirono a mettere da parte qualche risparmio, gli
altri erano più miseri di prima, e spesso vendevano, per debiti, il
pezzo di terra, proprio ai Kulaki, diventando loro servi. Le prime
tensioni si ebbero verso la fine dell'800, quando il gruppo dirigente
fece qualche tentativo di ammodernamento relativo al trasporto e alle
industrie. Furono realizzate ferrovie, la Transiberiana, che
attraversava la Russia dal Baltico al Pacifico, furono attivati
alcuni stabilimenti industriali, anche se in zone limitate, a San
Pietroburgo e a Mosca, grazie a finanziamenti statali, a capitali
esteri.
In queste industrie si
formavano i primi nuclei di classe operaia, all'interno dei quali era
diffuso un certo malcontento, per la mancanza di diritti e per le
pessime condizioni di lavoro. Gli stessi industriali chiedevano allo
zar una maggiore democrazia e una diversa distribuzione delle
ricchezze, sottolineando che l'eccessiva povertà frenava lo sviluppo
dell'industria, la quale non trovava a chi vendere i prodotti. Il
ceto borghese che stava affermandosi aspirava anche a un sistema
politico che si ispirasse alle moderne monarchie occidentali, che
erano parlamentari, dove c'erano i liberali che auspicavano riforme
sociali moderate e graduali, ma c'erano anche i socialisti, un
partito di massa che rappresentava gli interessi di operai e
contadini.
Contadine al lavoro |
Nel 1875 era nato il partito
socialdemocratico tedesco, che si ispirava al pensiero di Marx.
Marx era un filosofo
rivoluzionario tedesco che insieme a Engels (filosofo tedesco),
esposero il loro pensiero in due opere "Manifesto del partito
comunista"(1848) e il "Capitale" (1867), che
diventarono la base di un nuovo movimento di pensiero, detto
comunista o marxista.
Per loro la storia
dell'umanità è una storia di lotta di classe: nell'antichità c'era
stato il contrasto tra padroni e schiavi; nel M.E. i nobili feudatari
avevano sottomesso i contadini. Nell'età moderna la borghesia dei
mercati e delle fabbriche aveva sostituito i ceti nobiliari. Con la
rivoluzione industriale la borghesia capitalista aveva imposto i
propri profitti, a danno degli operai.
Era giunto il momento in cui
le masse operaie e contadine (sfruttate dai latifondisti) avrebbero
rovesciato il sistema capitalistico e assunto il potere. L'obiettivo
era: far diventare proprietà comune i mezzi di produzione e
distribuire i beni equamente nel campo sociale.
In Russia si affermarono,
nell'ambito del socialismo, quindi in opposizione al governo degli
zar, i "populisti", movimento di studenti e intellettuali
al servizio di masse contadine per istruirle, movimento di protesta,
che incitava alla rivolta; c'erano gli "anarchici", che
ricorrevano alla violenza, invitando le masse a distruggere l'ordine
politico e le strutture statali. Populisti e anarchici organizzarono
attentati e atti terroristici, in un attentato perse la vita lo zar
Alessandro II (1881). Nel 1898 si affermò il partito
socialdemocratico russo, sul modello delle socialdemocrazie
occidentali, ma ispirandosi a Marx. Era questo il partito più
diffuso tra gli operai.
Nel 1903 esso si divise in
due diverse tendenze: menscevichi (minoranza) e bolscevichi
(maggioranza). I primi volevano un governo moderato e un Parlamento
formato da tutti i partiti e pensavano che i tempi non fossero maturi
per un cambiamento rivoluzionario (Marx), i bolscevichi ritenevano
indispensabile una rivoluzione che portasse al potere i proletari,
abbattesse il potere borghese, formando così la società comunista.
Intanto gli zar successivi,
Nicola II Romanov (1894) si oppose a qualsiasi concessione di
maggiori diritti alle classi popolari. La situazione in Russia
precipitò nel 1905, in seguito alla sfortunata guerra tra Russia e
Giappone che portò alla perdita di alcuni territori e aggravò la
vita economica del paese; l'aumento dei prezzi, scatenò una forte
rivolta popolare.
Attacco bolscevico al palazzo d'inverno |
il 22 gennaio 1905 una gran
folla si radunò davanti al palazzo reale, a San Pietroburgo,
chiedendo allo zar maggiori riforme democratiche. Significativa fu la
partecipazione femminile agli eventi rivoluzionari. Furono numerose
le donne che sfilarono nei cortei, chiedendo la pace e le riforme,
fra cui una equa distribuzione delle terre.
La guardia imperiale fece
fuoco sul popolo disarmato, provocando centinaia di morti. A capo dei
bolscevichi v'era Lenin, che riuscì a salvarsi fuggendo in esilio in
Svizzera.
La strage di questa giornata, ricordata come "la
domenica di sangue", fu seguita da manifestazioni, sommosse,
scioperi, attentati in tutto il paese. In segno di protesta ci fu
l'ammutinamento dell'equipaggio delle navi da guerra (Patemkin).
Nel 1906 lo zar, indebolito
da queste insurrezioni popolari, concesse l'istituzione di un
Parlamento (la Duma), che egli stesso revocava ogni volta che
respingeva le proteste.
Nel 1914 ebbe inizio la 1^
guerra mondiale, lo zar nonostante l'impreparazione militare del
popolo russo aderì al conflitto, sperando di ricavarne vantaggi
territoriali.
Il conflitto però procurò
sacrifici terribili alle truppe russe; nel giro di un anno si
registrarono oltre quattro milioni di morti, i trasporti erano
insufficienti, il rancio al fronte cominciò a non arrivare più, non
c'erano più proiettili per sparare ai tedeschi.
In città cominciò a mancare
il combustibile per scaldarsi e per cucinare, ai mercati si formavano
chilometri di coda, i prodotti della campagna bastavano solo per metà
fila, i contadini erano al fronte, la produzione agricola era
crollata.
Il 23 febbraio del 1917 il
prezzo del cibo risultava sette volte superiore a quello del 1914. A
Pietrogrado (non più Pietroburgo, perché in odio ai tedeschi, fu
cambiato il nome burgo, che significa città in tedesco con
l'equivalente russo grado), le autorità imposero il razionamento del
pane. Scoppiarono rivolte spontanee, per la prima volta le truppe
inviate a colpire i manifestanti si schierarono con loro. Il
Parlamento impose allo zar di abdicare ed elesse un governo
provvisorio, presieduto da un principe di casa reale, L'vov,
costretto all'esilio e sostituito poi dal socialista moderato
Kerenski. Un governo che decise di continuare la guerra, mentre il
popolo chiedeva la pace e il pane.
Lo zar e la sua famiglia
furono arrestati e trasferiti in un villaggio sui Monti Urali. La
Russia era diventata una repubblica democratica borghese, con
l'intento di elaborare una costituzione liberale. Il potere era diviso tra un
governo provvisorio, debole e indeciso, e i soviet (che significa
consiglio), che erano organizzazioni autonome di soldati, operai e
contadini, scelti nei reparti militari, nelle fabbriche e nei
villaggi, che difendevano i diritti dei lavoratori.
Il più importante era il
soviet di Pietrogrado, da cui prendevano ordini i soviet locali.
I bolscevichi, ala
rivoluzionaria dei socialisti, erano una minoranza nei soviet.
Alla notizia che lo zar aveva
abdicato, Lenin e altri dirigenti bolscevichi, esiliati in Svizzera
dal 1905, in maniera avventurosa attraversarono l'Europa e giunsero a
Pietrogrado, accolti da una gran folla. Egli fece subito intendere
che si doveva abbattere il governo provvisorio di natura borghese,
per cui diffuse un documento, noto come "Tesi di aprile",
in cui indicava gli obiettivi da raggiungere: nessuna fiducia al
governo borghese, la pace immediata, tutto il potere ai soviet, la
terra ai contadini, le fabbriche agli operai.
Comizio di Lenin |
Lenin mirava a realizzare il
programma di Marx; il proletariato avrebbe assunto il potere e
gestito la produzione industriale e agricola.
Intanto nel mese di luglio
1917, l'esercito russo in guerra subì una grande offensiva; la
situazione era di estremo pericolo: ci fu una nuova ondata di
disordini che Kerenski represse duramente. Lo stesse Lenin si rifugiò
in Finlandia.
Per bloccare le manifestazioni
rivoluzionarie e riportare la disciplina nell'esercito, il generale
Kornilov tentò un colpo di stato, marciando su Pietrogrado.
I bolscevichi, approfittarono
della debolezza del governo, che a loro si era rivolto, fermarono
Kornilov e guadagnarono la simpatia dei soviet.
Lenin, tornato dall'esilio
clandestino, ritenne la situazione ormai matura per rovesciare il
governo Kerenski. Fece accettare la sua linea a tutto il partito,
conquistò la direzione dei soviet di Pietrogrado e Mosca, costituì
il 10 ottobre un comitato militare capeggiato da Lenin, Troski e
Stalin e attuò il colpo di stato: nella notte tra il 23 e il 24
ottobre 1917, le guardie rosse occuparono, senza incontrare
resistenza, stazione, banche, uffici governativi e il Palazzo
d'inverno. Kerenski oppose una debole resistenza, abbandonò la
Russia e si rifugiò poi negli Stati Uniti.
A questa azione si da il nome
di "rivoluzione d'ottobre".
Era nato lo stato sovietico
"comunista" (basato sul potere dei soviet), non
"socialista", perché i socialisti avevano appoggiato la
borghesia.
Il potere passò ai
bolscevichi, che formarono un nuovo governo, affidando la presidenza
a Lenin.
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