L'Unione europea
(UE) è un'unione economica e politica, unica nel suo genere; è
composta attualmente da 27
paesi, che coprono buona parte del continente. Ma è un
numero che può variare in aumento o in diminuzione nel futuro a
seconda che altri paesi siano ammessi o ne escano, come è accaduto
recentemente con l’uscita della Gran Bretagna, la cosiddetta
Brexit. L’UE è stata creata all’indomani
della seconda guerra mondiale con l’obiettivo di promuovere
innanzitutto la cooperazione economica partendo dal principio che il
commercio produce un’interdipendenza tra i paesi, che a sua volta
riduce i rischi di conflitti.
L’idea di un
programma comune di ricostruzione e sviluppo dopo le macerie della
seconda guerra mondiale, che aveva interessato quasi tutti i paesi
europei, portò nei primi anni cinquanta alla creazione dei primi
organismi comunitari aventi lo scopo di promuovere la cooperazione in
determinati settori dell’economia, considerati strategici ai fini
della ricostruzione e dello sviluppo delle strutture industriali. In
seguito altri organismi si affiancarono ai preesistenti per estendere
e sviluppare la cooperazione anche in altri settori. Il primo di tali
organismi fu la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio),
istituita con il trattato di Parigi del 18 aprile 1951.
L’idea di
fondo era che controllando la produzione di carbone e acciaio fra i
sei paesi firmatari del trattato si sarebbe evitata la corsa agli
armamenti e quindi ridurre il rischio di nuove guerre. I paesi che
firmarono quel trattato furono Germania, Francia, Italia e i paesi
del Benelux, ovvero Belgio, Olanda e Lussemburgo. In seguito la
cooperazione si estese in altri campi creando appositi organismi,
anche questi sovranazionali come la CECA. Questi paesi il 25 marzo
del 1957 firmarono i trattati di Roma con i quali si istituirono due
nuove comunità: la Comunità Europea dell’Energia Atomica
(Euratom) e la Comunità Economica Europea (CEE).
L’Euratom aveva il
compito di creare nei territori dei paesi aderenti le condizioni per
lo sviluppo di una robusta industria nucleare attraverso la ricerca e
la creazione di un mercato comune dei materiali e della tecnologia
nel settore dell’energia nucleare.
La Comunità
Economica Europea invece aveva obiettivi molto più ampi. L’articolo
due del trattato del 1957 così li indicava: promuovere, mediante
l’instaurazione di un mercato comune ed il graduale avvicinamento
delle politiche economiche degli stati membri, uno sviluppo armonioso
delle attività economiche nel loro insieme, una espansione continua
ed equilibrata (oggi si direbbe sviluppo sostenibile), una
accresciuta stabilità, un miglioramento sempre più rapido del
tenore di vita e più strette relazioni fra gli stati membri.
L’attuazione delle diverse clausole del trattato
istitutivo della CEE fu avviata il primo gennaio 1958.
La CECA, l’EURATOM
e la CEE, considerate nel loro insieme, vanno sotto il nome di
Comunità Europee (CE). Quella che era nata come un'unione puramente
economica col tempo è diventata un'organizzazione attiva in tutta
una serie di settori, che
vanno dal clima, all'ambiente,
alla salute,
alle relazioni esterne, alla sicurezza, alla giustizia
e all'immigrazione. Per evidenziare questo cambiamento, nel 1993
il nome di Comunità economica europea (CEE) è stato sostituito da
Unione Europea (UE). Con il
passare degli anni l’Unione Europea si è ampliata con l’ingresso
di nuovi paesi e si è dotata di nuovi strumenti organizzativi
ritenuti indispensabili per realizzare nel modo più completo
possibile gli obiettivi indicati dai cosiddetti padri fondatori.
L’allargamento
della Unione Europea si è realizzato in tappe successive, a seguito
delle quali il numero dei paesi aderenti è salito a 28, poi sceso a
27 dopo l’uscita della Gran Bretagna. Da precisare che allo stato
attuale rimangono in essere tutti gli accordi e impegni reciproci fra
UE e Gran Bretagna fino alla conclusione della procedura di uscita
prevista dai trattati.
I
Paesi che sono entrati a far parte della Unione, oltre quelli
fondatori, sono in ordine temporale:
* Regno unito,
Danimarca e Irlanda, che firmano il trattato di adesione il 22
gennaio 1972 a Bruxelles.
* Grecia, che firma
il trattato di adesione il 28 maggio 1979 ad Atene.
*Portogallo e
Spagna, che firmano il trattato di adesione il 12 giugno 1979
rispettivamente a Lisbona
e a Madrid.
*Austria, Svezia e
Finlandia, che firmano il trattato
d'adesione il 24 giugno 1994 a Corfù.
*Cipro, Malta,
Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia],
Lituania, Repubblica Ceca e Slovenia, che firmano il trattato
d'adesione il 16 aprile 2003
ad Atene.
* Romania e Bulgaria
che firmano il trattato
d'adesione il 25 aprile 2005
a Lussemburgo.
* Croazia che firma
il trattato
d'adesione il 9 dicembre 2011 a Bruxelles.
Come si può notare
in poco più di 30 anni ai sei paesi fondatori delle prime comunità
europee se ne sono aggiunti altri 22, senza considerare che
nell’ottobre del 1990, a seguito della riunificazione della
Germania ovest con quella dell’est, il territorio e la popolazione
dell’unione risultarono notevolmente ampliati senza aumentare il
numero degli stati membri. Questo processo di allargamento della
Unione si è arrestato negli ultimi quattro anni per consentire, a
detta dell’attuale presidente della commissione Junker, il
consolidamento delle ultime adesioni da parte di diversi paesi
(specie di quelli dell’est europeo), che spesso hanno difficoltà
ad adeguarsi alle direttive emanate dagli organismi comunitari e ai
principi stabiliti dal Diritto Europeo.
L’entrata di nuovi
paesi nell’Unione è prevista dalla normativa vigente (trattato di
Lisbona del 2009). Per l'adesione di uno Stato europeo all'Unione,
questo in base alle attuali regole deve:
* essere uno Stato
europeo (articolo 49 Trattato
sull'Unione Europea (TUE))
* rispettare i
principi di libertà,
di democrazia,
di rispetto dei diritti
dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché dello Stato
di diritto (art. 6 TUE)
*rispettare una
serie di condizioni economiche e politiche conosciute come criteri
di Copenaghen.
L’adesione di
nuovi stati all’Unione avviene attraverso un percorso di
adeguamento della legislazione nazionale degli stati richiedenti,
concordato con le istituzioni dell’Unione.
L'"europeità"
di un determinato paese è soggetta a valutazione politica dalle
istituzioni dell'UE.
Al momento ci sono cinque paesi ufficialmente candidati a far parte
dell’Unione; questi paesi sono La Turchia, la Macedonia, la Serbia,
il Montenegro e l’Albania.
Il
prospetto seguente indica per ciascuno di essi la data della
richiesta di adesione e quella di accettazione della candidatura.
Tra le due date
spesso occorrono anni per valutare l’idoneità del paese
richiedente a essere membro dell’Unione in termini di sistema
giuridico, economico, sociale, di libertà, di democrazia e di
diritti umani, compatibili con quelli fondativi e costitutivi
dell’Europa Unita. Questo tempo è necessario per concordare
l’adattamento delle varie situazioni nazionali ai principi e alla
legislazione comunitaria.
Sui
vari temi di confronto (capitoli) la tabella indica anche il numero
di quelli presi in esame, il numero di quelli già chiusi e le loro
percentuali rispetto al totale dei temi da esaminare. La tabella
mostra con l’evidenza dei numeri la diversità delle varie
situazioni relative a ciascuno stato candidato.
La Turchia, che ha
chiesto 30 anni fa di poter entrare nell’Unione, ha atteso 12 anni
per essere ammessa come candidata e nei 18 anni successivi ha chiuso
un solo capitolo dei 35 da esaminare, mentre sono attualmente in
discussione solo 16 di tali capitoli e dei restanti 18 non se ne
parla nemmeno. È la prova della estrema difficoltà di adeguare il
sistema giuridico e sociale turco al diritto e ai principi
dell’Unione.
Il paese più
interessato e disponibile ad adeguarsi ai valori e al diritto europei
è risultato il Montenegro, che nei sei anni dalla ammissione della
sua candidatura ha chiuso due capitoli, mentre ne ha aperti ben 24.
La CECA, l’EURATOM e la CEE, considerate nel loro insieme, vanno sotto il nome di Comunità Europee (CE). Quella che era nata come un'unione puramente economica col tempo è diventata un'organizzazione attiva in tutta una serie di settori, che vanno dal clima, all'ambiente, alla salute, alle relazioni esterne, alla sicurezza, alla giustizia e all'immigrazione. Per evidenziare questo cambiamento, nel 1993 il nome di Comunità economicaeuropea (CEE) è stato sostituito da Unione Europea (UE).
Con il passare degli anni l’Unione Europea si è ampliata con l’Ingresso di
nuovi paesi e si è dotata di nuovi strumenti organizzativi ritenuti indispensabili per realizzare nel modo più completo possibile gli obiettivi indicati dai cosiddetti padri fondatori.
L’allargamento della Unione Europea si è realizzato in tappe successive, a seguito delle quali il numero dei paesi aderenti è salito a 28, poi sceso a 27
dopo l’uscita della Gran Bretagna. Da precisare che allo stato attuale
rimangono in essere tutti gli accordi e impegni reciproci fra UE e Gran
Bretagna fino alla conclusione della procedura di uscita prevista dai trattati.
I Paesi che sono entrati a far parte della Unione, oltre quelli fondatori, sono in
ordine temporale:
* Regno unito, Danimarca e Irlanda, che firmano il trattato di adesione il 22
gennaio 1972 a Bruxelles.
* Grecia, che firma il trattato di adesione il 28 maggio 1979 ad Atene.
*Portogallo e Spagna, che firmano il trattato di adesione il 12 giugno 1979
rispettivamente a Lisbona e a Madrid.
*Austria, Svezia e Finlandia, che firmano il trattato d'adesione il 24 giugno
1994 a Corfù.
*Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Lituania, Repubblica
Ceca e Slovenia, che firmano il trattato d'adesione il 16 aprile 2003 ad Atene.
* Romania e Bulgaria che firmano il trattato d'adesione il 25 aprile 2005 a
Lussemburgo.
* Croazia che firma il trattato d'adesione il 9 dicembre 2011 a Bruxelles.
Come si può notare in poco più di 30 anni ai sei paesi fondatori delle prime
comunità europee se ne sono aggiunti altri 22, senza considerare che nell’ottobre del 1990, a seguito della riunificazione della Germania ovest con
quella dell’est, il territorio e la popolazione dell’unione risultarono
notevolmente ampliati senza aumentare il numero degli stati membri. Questo
processo di allargamento della Unione si è arrestato negli ultimi quattro anni
per consentire, a detta dell’attuale presidente della commissione Junker, il
consolidamento delle ultime adesioni da parte di diversi paesi (specie di quelli
dell’est europeo), che spesso hanno difficoltà ad adeguarsi alle direttive
emanate dagli organismi comunitari e ai principi stabiliti dal Diritto Europeo.
Con il passare degli anni l’Unione Europea si è ampliata con l’Ingresso di
nuovi paesi e si è dotata di nuovi strumenti organizzativi ritenuti indispensabili per realizzare nel modo più completo possibile gli obiettivi indicati dai cosiddetti padri fondatori.
L’allargamento della Unione Europea si è realizzato in tappe successive, a seguito delle quali il numero dei paesi aderenti è salito a 28, poi sceso a 27
dopo l’uscita della Gran Bretagna. Da precisare che allo stato attuale
rimangono in essere tutti gli accordi e impegni reciproci fra UE e Gran
Bretagna fino alla conclusione della procedura di uscita prevista dai trattati.
I Paesi che sono entrati a far parte della Unione, oltre quelli fondatori, sono in
ordine temporale:
* Regno unito, Danimarca e Irlanda, che firmano il trattato di adesione il 22
gennaio 1972 a Bruxelles.
* Grecia, che firma il trattato di adesione il 28 maggio 1979 ad Atene.
*Portogallo e Spagna, che firmano il trattato di adesione il 12 giugno 1979
rispettivamente a Lisbona e a Madrid.
*Austria, Svezia e Finlandia, che firmano il trattato d'adesione il 24 giugno
1994 a Corfù.
*Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Lituania, Repubblica
Ceca e Slovenia, che firmano il trattato d'adesione il 16 aprile 2003 ad Atene.
* Romania e Bulgaria che firmano il trattato d'adesione il 25 aprile 2005 a
Lussemburgo.
* Croazia che firma il trattato d'adesione il 9 dicembre 2011 a Bruxelles.
Come si può notare in poco più di 30 anni ai sei paesi fondatori delle prime
comunità europee se ne sono aggiunti altri 22, senza considerare che nell’ottobre del 1990, a seguito della riunificazione della Germania ovest con
quella dell’est, il territorio e la popolazione dell’unione risultarono
notevolmente ampliati senza aumentare il numero degli stati membri. Questo
processo di allargamento della Unione si è arrestato negli ultimi quattro anni
per consentire, a detta dell’attuale presidente della commissione Junker, il
consolidamento delle ultime adesioni da parte di diversi paesi (specie di quelli
dell’est europeo), che spesso hanno difficoltà ad adeguarsi alle direttive
emanate dagli organismi comunitari e ai principi stabiliti dal Diritto Europeo.
Stato
|
Domanda
di adesione
|
Status
di candidato
|
Acquis
capitoli aperti
|
Acquis
capitoli aperti %
|
Acquis
capitoli chiusi
|
Acquis
capitoli chiusi %
|
Note
|
Turchia |
14
aprile 1987
|
12
dicembre 1999
|
16/35
|
45,71%
|
1/33
|
3,00%
|
|
Macedonia |
22
marzo 2004
|
12
dicembre 2005
|
0/33
|
0,00%
|
0/33
|
0,00%
|
|
Montenegro |
15
dicembre 2008
|
17
dicembre 2010
|
24/33
|
72,73%
|
2/33
|
6,06%
|
|
Serbia |
22
dicembre 2009
|
1º
marzo 2012
|
8/34
|
23,53%
|
2/34
|
5,88%
|
|
Albania |
22
dicembre 2009
|
27
giugno 2014
|
0/34
|
0,00%
|
0/34
|
0,00%
|
|
L’adeguamento
della legislazione interna dei singoli Stati all’ordinamento
giuridico europeo comporta la cessione di una quota di sovranità da
parte degli stessi, che ai giorni d’oggi non sempre è accettata
facilmente e spesso è oggetto di estenuanti trattative
caratterizzate dalla difesa ad oltranza delle peculiarità delle
singole nazioni che temono una perdita della identità nazionale. È
da dire però che spesso tale atteggiamento è frutto di ignoranza
degli obiettivi dell’Unione o delle regole del suo funzionamento,
oppure della incapacità di valutare, specialmente nel lungo periodo,
costi e benefici dell’appartenenza all’Unione. Gli
euroscettici
non mancano anche all’interno dei singoli paesi membri dell’Unione,
perché la ritengono piuttosto lontana dai bisogni effettivi dei
cittadini e organizzata sulla base di un sistema burocratico, che
spesso appare incapace di rispondere alle aspettative dei singoli
Stati. Il sistema tiene conto delle regole
del mercato,
regole che a volte privilegiano la convenienza degli
investitori-creditori rispetto alle problematiche del sociale, come
ad esempio quelle relative ad una più equa distribuzione della
ricchezza.
Negli ultimi anni la parola
austerità
è comparsa spesso nelle politiche della Unione con riferimento alla
situazione dei conti pubblici di diversi Stati (compreso il nostro),
ai quali veniva chiesto di intervenire sulla legislazione relativa al
bilancio statale per tentare di ridurre il deficit annuale in modo da
rallentare l’aumento del debito pubblico e in definitiva liberare,
sia pure in tempi non brevi, risorse da destinare al benessere
collettivo.
Rallentare
l’aumento del debito significa ridurre le spese in modi e tempi
lasciati alla libera determinazione dei singoli Stati, purché
capaci di ottenere i risultati desiderati sui saldi dei conti
pubblici. Tutto questo può voler dire aumento della pressione
fiscale, riduzione dei servizi resi ai cittadini, riduzione della
protezione sociale e in definitiva abbassamento del tenore di vita
collettivo. I governi nazionali hanno la responsabilità delle scelte
in materia di politica economica e finanziaria e può accadere che
siano costretti a prendere dei provvedimenti di non facile
accettazione da parte dei cittadini, che potrebbero non confermare la
loro fiducia negli organi decisionali, come parlamento e governo,
nel momento della espressione della volontà popolare.
Bisogna però
considerare che le regole e le decisioni adottate dall’Unione
provengono da organismi eletti democraticamente e quindi
tendenzialmente rispecchiano gli orientamenti prevalenti
nell’elettorato europeo.
E tuttavia le
politiche comunitarie possono essere più facilmente adattate ai bisogni dei popoli europei nella misura in cui la partecipazione degli stessi al funzionamento delle istituzioni risulta sentita, consapevole, aperta al confronto e sensibile alle motivazioni che ispirarono i padri fondatori dell’Unione.
Altiero
Spinelli
1907
– 1986
Un
antesignano di questi è stato Altiero
Spinelli,
intellettuale
antifascista, che già nel 1941, in piena guerra scatenata dalla
Germania di Hitler, insieme ad altri prigionieri politici confinati
sull’isola di Ventotene dal regime fascista, scrisse il cosiddetto
Manifesto
di Ventotene.
Questo
è uno dei primi documenti in cui si sosteneva la necessità di una
Costituzione europea e la formazione di una federazione
sovranazionale di Stati europei, il cui obbiettivo principale doveva
essere quello di creare un legame tra loro tale da impedire una nuova
guerra.
Il
14 febbraio 1984, quarantatre anni dopo la nascita di tale document0,
il Parlamento europeo adottò la proposta in esso contenuta e, a
stragrande maggioranza, approvò il “Progetto
di Trattato istitutivo dell’Unione europea”, noto
col nome di
“Piano Spinelli”.
I Parlamenti nazionali non ratificarono il Trattato, ma il documento
costituì la base per i successivi Trattati dell’Unione europea.
Vale la pena conoscere qualche stralcio di questo documento utile per
la comprensione delle motivazioni che poi portarono alla creazione
dell’Unione Europea.
“ Il
problema, che in primo luogo va risolto, è la definitiva abolizione
della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani”.
“Il
crollo della maggior parte degli stati del continente sotto il rullo
compressore tedesco ha già accomunato la sorte dei popoli europei,
che o tutti insieme soggiaceranno al dominio hitleriano, o tutti
insieme entreranno, con la caduta di questo, in una crisi
rivoluzionaria in cui non si troveranno irrigiditi e distinti in
solide strutture statali. Tutti gli uomini ragionevoli riconoscono
ormai che non si può mantenere un equilibrio di stati europei
indipendenti con la convivenza della Germania militarista, né si può
spezzettare la Germania e tenerle il piede sul collo una volta che
sia vinta".
“Se
ci sarà nei principali paesi europei un numero sufficiente di uomini
che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani,
perché la situazione e gli animi saranno favorevoli alla loro opera
e di fronte avranno partiti e tendenze già tutti squalificati dalla
disastrosa esperienza dell'ultimo ventennio. Poiché sarà l'ora di
opere nuove, sarà anche l'ora di uomini nuovi, del movimento per
l'Europa libera e unita!”
E
gli uomini nuovi ci furono e crearono le premesse per la nascita
della Unione Europea. Ecco una piccola lista di tali uomini, una
piccola lista di Padri
fondatori.
Konrad
Adenauer 1876–1967
Il
primo Cancelliere della Repubblica federale di Germania pone una
delle pietre più importanti su cui l’Europa ha gettato le sue
fondamenta. Grazie al suo impegno in politica estera, ottiene la
riconciliazione con la Francia, nemico storico del suo Paese, e,
insieme al Presidente francese Charles de Gaulle, arriva ad una
svolta storica: la firma, nel 1963, di un trattato di amicizia tra le
due nazioni, che diviene uno dei capisaldi irrinunciabili per la
futura integrazione europea.
Joseph
Bech 1887–1975
Politico
e avvocato lussemburghese vive entrambe le Guerre, esperienza
determinante nella sua biografia. È proprio quella difficile
situazione, vissuta in uno Stato piccolo e stretto tra due grandi e
potenti Paesi come Francia e Germania, a fargli comprendere
l’importanza dell’internazionalismo e della cooperazione tra
Stati. Una consapevolezza che Bech porta con sé fino ai lavori per
la costituzione del Benelux, ovvero l’unione tra Belgio, Paesi
Bassi e Lussemburgo. Fase storica tuttora considerata come il primo
modello per la futura Unione europea.
Johan
Willem Bayen 1897–1976
Banchiere
e politico, Beyen è ricordato per il contributo dato al processo di
integrazione europea e alla proposta di unione doganale e di
cooperazione economica all’interno di un mercato comune europeo,
conosciuta come “Piano Beyen”. La sua idea fu recepita dai
Trattati di Roma del 1957 e costituisce da allora il nucleo centrale
dell’Unione europea.
Winston
Churchill 1874-1965
Premier
britannico durante la seconda Guerra mondiale, è il primo a invocare
la creazione degli “Stati Uniti d’Europa”. Questa esperienza lo
convince ben presto che per scongiurare l’incubo di un futuro di
guerre l’unica soluzione risieda in un’Europa unita. Churchill,
fautore della coalizione antinazista e Nobel per la letteratura,
nella memoria collettiva è a tutti gli effetti uno dei maggiori
promotori della causa europea.
Alcide
de Gasperi 1881–1954
Ultimo
Presidente del Consiglio del Regno d’Italia e primo della
Repubblica, promuove con insistenza e convinzione l’unità europea.
Lavora alla realizzazione del Piano Marshall, alla creazione di
legami economici sempre più solidi tra gli Stati europei e sostiene
il Piano Schuman per la fondazione della Comunità europea del
carbone e dell’acciaio. Anche grazie al suo contributo si è
sviluppata l’idea di una politica europea comune di difesa.
Walter
Hallestein 1900 –1982
Fervente
europeista e fautore dell’integrazione, è il primo Presidente
della Commissione europea dal 1958 al 1967. In questo ruolo si
impegna in favore del mercato comune. Anche in qualità di Segretario
di Stato nel ministero degli Esteri tedesco si distingue per la sua
politica estera, la cosiddetta “Dottrina Hallstein”, che permette
alla giovane democrazia tedesca di avvicinarsi all’Europa
occidentale.
Agricoltore
e membro della resistenza olandese durante la Seconda Guerra
Mondiale, Mansholt è il primo Commissario europeo per l’Agricoltura.
Le sue idee, nate in seguito alle terribili carestie che colpiscono
l’Olanda a seguito della guerra, puntano a incoraggiare la
produttività agricola al fine di poter garantire una riserva di cibo
accessibile a tutti e a prezzi contenuti. Dalle sue riflessioni si
gettano le basi della Politica agricola comune dell’Ue.
Politico
e consigliere economico francese è il più importante ispiratore
della “Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950, che porta alla
creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio. È il
primo embrione dell’Unione della quale Monnet è, tra il 1952 e il
1955, il primo Presidente e la prima di una serie di istituzioni
europee sovranazionali che porteranno a quella che oggi si chiama
"Unione europea".
Robert
Schuman 1886–1963
Ministro
degli Esteri francese tra il 1948 e il 1952 e poi Presidente del
Parlamento europeo dal 1958 al 1960, passa alla storia per il
cosiddetto ‘Piano Schuman’ per il controllo congiunto della
produzione dei principali materiali per l’industria bellica, cioè
il carbone e l’acciaio. Non avere il controllo sulla produzione di
tali materiali impedisce la possibilità di evitare nuove guerre.
Questo
motivo spinge Schuman, insieme a Jean Monnet, a redigere e presentare
il Piano il 9 maggio 1950, giorno considerato data di nascita
dell’Unione europea. Un anno dopo, Francia, Germania, Italia,
Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi sottoscrivono l’accordo per la
Comunità europea del carbone e dell’acciaio.
Politico
belga che, già durante la Seconda Guerra Mondiale, ipotizza una
fusione tra gli Stati del Benelux e promuove l’unificazione
dell’Europa appoggiando la Comunità europea del carbone e
dell’acciaio e una Comunità europea di difesa. Secondo Spaak unire
gli Stati per mezzo di obblighi vincolanti che derivano da un
trattato costituisce il mezzo più efficace per garantire pace e
stabilità. In qualità di Presidente della prima assemblea plenaria
delle Nazioni Unite del 1946 e nel ruolo di Segretario generale della
NATO (1957-61) collabora alla realizzazione di questi obiettivi.
Considerazioni
conclusive su questo primo incontro sulla Unione Europea
L’Unione europea
(UE) è unica. Non è una federazione come gli Stati Uniti, perché i
suoi Stati membri rimangono nazioni sovrane indipendenti. Non è
nemmeno un’organizzazione puramente intergovernativa come le
Nazioni Unite, perché i suoi membri mettono insieme parte della
propria sovranità per guadagnare una forza e un’influenza che
nessuno di essi potrebbe acquisire da solo.
L'Unione europea si fonda sul principio dello stato di
diritto: tutti i suoi poteri si basano su trattati liberamente
e democraticamente sottoscritti dai paesi membri.
In essa vige il
principio della democrazia rappresentativa, in cui i cittadini sono
rappresentati direttamente nel Parlamento
europeo, mentre gli Stati membri sono rappresentati in altri due
distinti organismi, ovvero nel Consiglio
europeo e nel Consiglio
dell'UE. (Non sono la stessa cosa malgrado la somiglianza
lessicale). Nel prossimo incontro si parlerà delle istituzioni
dell’Unione.
Il mercato comune,
chiamato anche mercato unico o mercato interno, scaturito dai
trattati di Roma del 1957, permettendo la libera circolazione di
beni, servizi, capitali e persone, è il principale motore economico
dell'UE con tutti suoi benefici effetti sul tenore di vita dei
cittadini europei. Grazie all'abolizione dei controlli alle frontiere
tra i paesi membri, le persone possono ora circolare liberamente in
quasi tutto il continente. È diventato inoltre molto più
facile vivere,
lavorare e viaggiare in un altro paese dell'UE.
Uno dei principali
obiettivi dell'UE è la protezione dei diritti
umani, sia al suo interno che nel resto del mondo. Dignità
umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto
dei diritti umani sono i valori fondamentali dell’UE. Dall'entrata
in vigore del trattato
di Lisbona, nel 2009, la Carta
dei diritti fondamentali sancisce tutti questi diritti in
unico documento. Le istituzioni dell'UE hanno l'obbligo giuridico di
difenderli, e altrettanto sono tenuti a fare i paesi membri quando
applicano la legislazione europea.
L’Unione Europea
nei suoi sessanta anni di vita si è rivelata fattore di pace, di
stabilità e di prosperità, contribuendo ad innalzare il tenore di
vita delle sue popolazioni. Nel 2012 l'UE ha vinto il premio
Nobel per la pace per aver contribuito al mantenimento della
pace e favorito la riconciliazione, la difesa della democrazia e
dei diritti umani in Europa.
Tuttavia l’Unione
non ha esaurito tutti i suoi compiti, non ha raggiunto tutti gli
obiettivi proposti dai padri fondatori. Se i dati statistici dicono
che nel complesso il tenore di vita delle popolazioni è migliorato
rispetto agli ultimi cinquanta anni è anche vero che restano
differenze notevoli tra i paesi dell’Unione per quanto riguarda il
benessere collettivo, la qualità e la quantità dei servizi e della
protezione sociale garantita nei diversi Stati. Il sogno dei padri
fondatori era e rimane quello della costruzione degli Stati Uniti
d’Europa, di un unico Stato federale, che garantisca a tutti i suoi
cittadini parità di diritti, riduzione delle disuguaglianze, pari
opportunità nei progetti di vita e di sviluppo della personalità di
ciascuno. Sarà un processo lungo, irto di incognite e difficoltà,
ma se si ha consapevolezza della inevitabilità di tale progetto, se
si realizzano sinergie fra tutti i soggetti interessati, se si
sceglie di mettere da parte gli interessi particolari dei singoli
Stati per costruirne un solo, che sia la casa comune di tutti, che
abbia il potere e la forza di confrontarsi e competere con i grandi
altri Paesi del mondo (USA, Russia, Cina, India, Brasile), il sogno
dei padri fondatori diventerà realtà con beneficio di tutti.
Attualmente nell’intento di
avvicinarsi, sia pure per tappe successive, alla realizzazione di
tale sogno, tra gli europeisti più convinti ( opinionisti, esperti
della materia, politici più avveduti) si sta facendo strada l’idea
di istituire un unico ministero del tesoro e un unico ministero della
politica estera, che possano esprimere gli orientamenti dell’intera
Unione nelle materia di loro competenza. Sono campi e materie di
primaria importanza nella organizzazione e nel funzionamento del
futuro Stato Europeo. La realizzazione di tali Ministeri Europei può
rappresentare un primo importante passo verso la costruzione degli
Stati Uniti d’Europa.
.
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