martedì 21 giugno 2016

ESCURSIONE AL BORGO ANTICO DI TARANTO E VISITA AL MUSEO SPARTANO-RELAZIONE DEL PROF. MIMMO CALABRETTI

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Museo Spartano - Taranto


Positivo riscontro e soddisfazione dei partecipanti, questa la risposta all'escursione culturale al borgo antico di Taranto, organizzata dall'Università del Tempo libero e del Sapere “Minerva”. Eleonora Massafra, esperta e brillante guida turistica, ha permesso, ad un gruppo di partecipanti agli incontri culturali del martedì, e alle loro famiglie, di percorrere le stradine, i vicoletti del borgo antico della nostra città capoluogo, alla scoperta delle tracce storiche dei nostri antenati greci.
                                       
Escursionisti crispianesi






   



I turisti crispianesi hanno ammirato, compiaciuti, il vario patrimonio architettonico della Taranto sotterranea, disseminato e incastonato nelle abitazioni del borgo, dove le tracce degli insediamenti greci si stratificano con quelle dei bizantini, dei romani e delle epoche successive. Degni di nota i tanti palazzi nobiliari, la cui facciata spesso conserva e mostra al passante le decorazioni in pietra calcarea, frutto dell'arte manuale di diverse maestranze.
Chiesa S.Michele dedicata all'Immacolata
La guida ha anche consentito la visita alla chiesa di San Michele (del 1700), oggi dedicata all'Immacolata, adottata, ristrutturata, aperta al culto e curata dall'Ordine dei Cavalieri di  Malta, in collaborazione con la Confraternita dell'Immacolata, accanto alla quale vi è una piccola ex canonica, arredata secondo lo stile del 18° secolo. Un tempo era annessa a un convento, in cui oggi è ospitato il Conservatorio provinciale Giovanni Paisiello. Sono stati apprezzati anche la sensibilità culturale e l'entusiasmo con cui viene curata la chiesetta di S. Maria della Scala, risalente al 1100;
Il palazzo Notaristefano (del Barone)
sul tetto della Chiesa, è stato allestito un piccolo museo di arte, cultura, religiosità. La Chiesa, che ha subìto alterne vicende, nella seconda metà del 1900  era stata lasciata all'abbandono per oltre 40 anni.
Chiesetta Madonna della Scala
Solo da qualche decennio è stata recuperata, ristrutturata, aperta al pubblico, grazie alla disponibilità del pittore Nicola Giudetti e dell'amico Pasquale Chioca.
da sx:G. Salvemini-P. Chioca
Un borgo di cui è stato colto il desiderio di riscatto sociale e il desiderio di elevazione culturale; un “Isola” che si apre con fiducia al flusso turistico, grazie a una collaborazione sinergica tra forze politiche, sociali, commerciali e culturali.
Il Cappellone di San Cataldo - Taranto
Non poteva mancare la visita guidata al Duomo di San Cataldo, alla Cripta e all'annesso Cappellone, un vero capolavoro di arte Barocca. Seguendo la lettura artistica, fatta da Eleonora, e varcando l'artistico cancello d'ottone, tante emozioni hanno suscitato, nei turisti crispianesi, i suggestivi marmi policromi intarsiati alle pareti, con colori e immagini che si inseguono, visibili alla luce proveniente dai personali cellulari dei visitatori. Si resta stupefatti per l'eccelsa bravura dell'artista che ha affrescato la cupola, dove è ritratto il vescovo irlandese nella gloria dei Santi. All'interno dell'altare marmoreo, impreziosito da madreperle e lapislazzuli è conservata la tomba del Santo, visibile attraverso una grata marmorea e delle finestrelle laterali. Al di sopra dell'altare, la nicchia in cui vi è il simulacro d'argento di San Cataldo.   
Vicoletto borgo antico
L'escursione turistico-culturale si è conclusa con la visita alla casa seicentesca della Marchesa De Beaumont-Bonelli (originaria della regione francese di Navarra),

da sx:Annese-Massafra-Bellacicco








           oggi proprietà del dr. Marcello Bellacicco, e con la visita del sottostante museo spartano, allestito nell'ipogeo del palazzo della Marchesa che, nel suo livello più basso, arriva a 4 metri al di sotto del livello del mare.
Grande interesse ed emozione ha suscitato la visita alle stanze della casa, che conserva affreschi e pavimenti originari, arredata con gusto e rispetto dell'epoca storica a cui risale, da parte del dr. Bellacicco, il quale offre al turista un'opportunità di arricchimento culturale.

Museo spartano
Del tutto originale è il museo spartano, esteso circa 800 mq., con ingresso dal corso Vittorio Emanuele, nel quale sono documentate le epoche e i periodi storici, a partire dalla fondazione di Taranto ad opera degli Spartani (706 a.C.) fino al 17° secolo, e continuamente arricchito da chi collabora, con opere artistiche, affreschi, riproduzioni di maschere teatrali, di costumi spartani e di documenti storici.
Interno casa dr. Bellacicco
La peculiarità di questo ipogeo-museo è la presenza di un tunnel transitabile che lo collega direttamente sul livello del mar grande, ed è percorso, sotto il pavimento, da un fiume sotterraneo visibile, che convoglia verso il mare l'acqua proveniente dalle Murge tarantine. Il gruppo di Crispiano è ritornato in sede, esprimendo la propria meraviglia per tanta bellezza e per l'evidente volontà di riqualificazione, che non balza agli onori della cronaca. L'Università “Minerva” continuerà a favorire l'arricchimento culturale con incontri settimanali programmati e con ulteriori escursioni, volte alla conoscenza storico-culturale del territorio.

                                   Silvia Laddomada































DAL 25 APRILE AL 2 GIUGNO 

RELAZIONE DEL PROF. MIMMO CALABRETTI



Partiamo dall'ingresso in guerra...
I successi immediati della Germania ( Polonia, Norvegia) uniti alla convinzione che ‘con un pugno di morti’ si sarebbe seduto alla spartizione dei territori conquistati, indussero Mussolini ad entrare in guerra al fianco della Germania... era il 10 giugno del 1940. Gli insuccessi del nostro esercito in Grecia (a cui Mussolini voleva 'spezzare le reni'), in Albania e nel nord Africa ci fecero provare subito l’umiliazione di essere impreparati alla guerra ed essere inferiori all’esercito tedesco, senza il cui aiuto saremmo stati subito travolti da paesi anche più poveri dell'Italia. Il fallimento della spedizione in Russia nei due inverni 42/43 , i bombardamenti degli aerei anglo-americani, le distruzioni e le morti misero a dura prova i nostri soldati e la popolazione italiana che avvertivano sempre di più la stanchezza per una guerra inutile e l'avversione per chi l'aveva provocata.
Il 25 luglio del ’43 il Gran Consiglio del fascismo mise in minoranza Mussolini che venne arrestato. L'annuncio dell'arresto di Mussolini suscitò una grande gioia, subito delusa dal nuovo capo del governo Pietro Badoglio, il quale dichiarò con un secco comunicato, con le testuali parole trasmesse dall'EIAR (l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), ‘ la guerra continua’. Badoglio volle giocare d'astuzia su due fronti — Da un lato intavolò trattative segrete con gli anglo americani sbarcati in Sicilia -— dall'altro garantì la sua buona fede ai Tedeschi e ordinò alle nostre truppe di reprimere ogni dimostrazione antifascista. Ma quando l'8 settembre del 43 gli stessi alleati diedero l’annuncio dell’armistizio, il nostro esercito, rimasto senza ordini dei superiori, molti dei quali, tra cui il Maresciallo d'Italia BADOGLIO, erano in fuga insieme al re, non seppe chi combattere e avvenne quello che fu chiamato ‘lo sbandamento’.
Da questo momento i tedeschi sentitisi (giustamente) traditi divennero i nostri nemici... e si rivolsero contro soldati e civili con inaudita spietatezza...I soldati che erano in Iugoslavia, in Grecia , a Corfù, e nelle Isole furono massacrati dai tedeschi o deportati nei campi di concentramento. A Cefalonia migliaia di nostri soldati della divisione Aqui furono oggetto di fucilazioni sommarie. Quella stessa notte dell’8 settembre gli alleati sbarcano a Salerno ...il re e la sua corte lasciarono (vergognosamente) Roma, per riparare a Brindisi già liberata dagli alleati. I partiti di opposizione comunicarono la costituzione del COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE. Ne facevano parte il PC, PSIUP, la DC, il PLI, il Partito d’Azione e Democrazia del Lavoro. Mussolini venne liberato e messo a capo della Repubblica Sociale di Salò. Il 18 febbraio 1944 il generale Rodolfo Graziani emanò un bando che comminava la pena di morte ai renitenti alla leva repubblichina. Se fino a questo momento si era combattuta una guerra regolare, anche se sofferta, per la popolazione e per i nostri soldati sprovvisti di tutto... da questo momento, con la costituzione della Repubblica di Salò, si scatena l'odio e la guerra diventa guerra civile...da un lato i partigiani che avevano dato vita già da tempo alla Resistenza e dall'altro i "tedeschi e i repubblichini”, che spesso si resero responsabili di ignobili incombenze. Il ’44 inizia con l'attentato in via Rasella a Roma e il conseguente eccidio delle Fosse Ardeatine (23 marzo)... Nel corso dell'inverno, i tedeschi hanno bloccato l'avanzata degli anglo-americani sulla linea gotica e il prezzo pagato dalle popolazioni civili è stato altissimo come dimostrano le atrocità commesse dai nazisti a Sant'Anna di Stazzema (12 agosto) e a Marzabotto (20 sett.). 

Gli ultimi mesi di guerra in Italia sono stati terribili... tutto venne perpetrato dai tedeschi in fuga e dai repubblichini: stragi, mattanze, linciaggi, eccidi, caccia alle tonache e a chi nascondeva ebrei e soldati alleati sbandati. Il 18 aprile del '45 a Torino viene proclamato lo sciopero generale e la mobilitazione si estende in tutti i principali centri del Nord. Cuneo, Bologna, Genova vengono liberate dai partigiani prima dell’arrivo degli alleati. Le forze della Resistenza e la popolazione civile riescono a salvare dalla distruzione il porto di Genova e i principali impianti industriali . All'inizio di aprile anche Torino, dopo 4 giorni di duri scontri con i tedeschi, viene liberata dalle formazioni partigiane. Nei giorni della dissoluzione del regime fascista Mussolini cerca di mettersi in salvo. Il 18 aprile arriva con parte dei suoi ministri a Milano. Grazie alla mediazione del Cardinale Schuster il duce ottiene di incontrare alcuni dirigenti del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia per concordare una resa onorevole, ma ormai non é più in grado di dettare condizioni e i capi dei partigiani non cedono alle sue richieste. Mussolini tenta di giocare la carta della fuga in incognito, travestito da soldato tedesco, ma viene riconosciuto e catturato da un gruppo di partigiani della 52 brigata Garibaldi. La notte successiva, il 28 aprile a Giulino in provincia di Como, viene fucilato dal comandante partigiano Walter Audisio, detto Comandante Valerio; insieme a Mussolini viene uccisa anche la sua amante Claretta Petacci.

Successive informazioni rivelarono che l' uccisione di Mussolini fu voluta dal governo inglese (Churcill), per far sparire il carteggio che egli intratteneva con Mussolini. I loro corpi vennero trasferiti a Milano con quelli di altri gerarchi ed esibiti in piazzale Loreto, nello stesso luogo dove il 10 agosto del ’44 i nazisti avevano fucilato ed esposto 15 partigiani. La folla infierì sui cadaveri con sputi, calci e colpi di pistola, fino a quando non li appesero a testa in giù alla tettoia di un distributore di benzina. Una scena drammatica da “macelleria messicana”, come la definì Ferruccio Parri, uno dei capi del CLN. Una feroce esplosione di violenza, che divenne la rappresentazione simbolica di quei giorni nei quali l'euforia per la fine della guerra convisse con il dolore per i drammi provocati. Alla gioia per il crollo del nazifascismo fece da contraltare la rabbia accumulata nei mesi di guerra civile. Spesso bastava un sospetto di aver collaborato con i tedeschi o semplicemente di aver simpatizzato per il regime perché si venisse uccisi...nell’aprile del '45 furono uccisi sacerdoti, industriali, imprenditori agricoli e quanti avevano solo dimostrato simpatia per il regime. Gli omicidi continuarono per due anni seppure in modo sporadico; furono migliaia e forse decine di migliaia! E’ quello che lo scrittore Gianpaolo Pansa ha chiamato ‘il sangue dei vinti’. 
Nell’immediato dopo guerra il fondatore dell’uomo qualunque, Guglielmo Giannini, diffuse la notizia, poi contraddetta, che le vittime delle vendette partigiane erano state 300 mila. Parlando alla Camera il ministro Scelba riferì, in seguito ad una apposita inchiesta, che i presunti omicidi politici avvenuti dopo il 25 aprile furono 1700. Lo storico Nazario Onofri , secondo una accurata ricostruzione fatta nell’Archivio centrale dello Stato, sostenne che i fascisti giustiziati furono circa 10mila, la maggior parte dei quali in Piemonte, Emilia Romagna, in Lombardia e in Liguria. Su questi dati si discute ancora oggi... si forniscono numeri diversi man mano che le questure e le prefetture aprono i famosi armadi tenuti chiusi.

ARRIVIAMO ai primi di giugno del 1946...sono giorni di speranza per un cambiamento che verrà dal Referendum. E’IL PRIMO MOMENTO SIGNIFICATIVO DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA DOPO LA GUERRA. Tutti si sentono protagonisti, desiderano partecipare, far valere la propria opinione, scegliere il proprio futuro. Il 2 e il 3 giugno si torna al voto dopo più di 20 anni. Per la prima volta partecipano alla consultazione anche le donne. Gli elettori sono chiamati non solo a scegliere la forma dello Stato: MONARCHIA o REPUBBLICA, ma anche ad eleggere i propri rappresentanti all'ASSEMBLEA COSTITUENTE. Nella consultazione referendaria, socialisti, comunisti, repubblicani e azionisti si schierano per la Repubblica.
A favore della Monarchia si dichiarano i liberali, i monarchici e i qualunquisti di Guglielmo Giannini. Più prudente appare la posizione della Democrazia Cristiana, anche perché il compito di gestire quel difficile passaggio politico spetta proprio a De Gasperi, uno dei fondatori e degli esponenti di maggiore spicco del partito. L'affluenza ai seggi è elevata fin dalle prime ore del mattino... il clima è di grande tensione. Vittorio Emanuele III il 9 maggio abdica in favore del figlio Umberto, il volto più presentabile dei Savoia, i carabinieri sono ancora formalmente legati alla corona e i partigiani non hanno consegnato le armi usate durante la Resistenza. I risultati arrivano al Viminale con molta lentezza, la percentuale dei voti favorevoli alla Monarchia e alla Repubblica oscilla in continuazione... nella notte tra il 3 e il 4 giugno era in vantaggio la Monarchia, ma la situazione si capovolge nelle ore successive .

La mattina del 5 giugno i giornali scrivono del vantaggio della Repubblica ma non sono dati definitivi... nel pomeriggio dello stesso giorno, il ministro ROMITA tiene una conferenza stampa annunciando i risultati pressoché definitivi... mancano solo un migliaio di sezioni... e i voti sono favorevoli per la Repubblica. Si parla di voti validi e mai di schede nulle o bianche... perché?
LA SITUAZIONE SI COMPLICA, tanto che un gruppo di giuristi padovani presenta un ricorso sostenendo che, per vincere non bastava solo prendere più voti dell'avversario, ma era necessario superare il 50% dei voti espressi, compresi i voti nulli e le schede bianche. Il 10 giugno alle 18, nella Sala della Lupa a Montecitorio si attende la comunicazione ufficiale dell'esito del referendum. Il presidente della corte di Cassazione, Giuseppe Pagano, si limita a rendere noto il numero dei voti ottenuti da ciascun schieramento... senza proclamare ufficialmente il vincitore... Dei voti non validi ancora non si fa parola. Poco dopo il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, sale al Quirinale da Umberto II... per comunicare i risultati del voto e legittimare l'immediato passaggio alla Repubblica. Il re non riconosce il verdetto elettorale ritenendo quei risultati ancora provvisori. Inizia uno scontro tra governo e Casa reale. La tensione é altissima, il paese è sull'orlo del caos totale. Il re ribadisce di non voler cedere le sue prerogative, fino alla proclamazione ufficiale dei risultati del referendum, da parte della corte di Cassazione. Le piazze tornano a riempirsi di militanti degli opposti schieramenti, e si registrano incidenti. Ritorna il rischio di una guerra civile. Ma il re decide di compiere un gesto di responsabilità e sceglie la strada dell'esilio. Pochi minuti prima della partenza indirizza alla nazione un proclama nel quale si dichiara vittima di un gesto rivoluzionario, compiuto in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura. De Gasperi fu altrettanto duro nella risposta dicendo “un periodo che fu senza dignità si conclude con una pagina indegna” (non dimentichiamo che i Savoia adottarono le leggi razziali nel '38, diedero l'incarico di governo a Mussolini, e fuggì da Roma in un momento in cui bisognava rimanere).

Il 18 giugno la Corte di Cassazione comunicò i risultati definitivi della consultazione, confermando la vittoria repubblicana. Contemporaneamente al referendum gli italiani furono chiamati all’elezione dei propri rappresentanti all'Assemblea Costituente (la commissione dei 75 divisi in tre sottocommissioni 18 diritti e doveri, 38 ordinamento costituzionale della Repubblica, 18 rapporti economici e sociali) che dovevano redigere la Carta Costituzionale. L'esito della votazione premiò i partiti di massa: la DC, i socialisti del PSIUP , il Partito Comunista poi l'Unione Democratica Nazionale, il Fronte dell'Uomo Qualunque, il Partito Repubblicano, il Partito d'Azione. Ma c'erano un'altra decina di partiti: dei contadini, dei lavoratori cristiani, il partito sardo dei siciliani... Il 25 giugno l'Assemblea Costituente comincia i lavori sotto la presidenza di Giuseppe Saragat, mentre il capo provvisorio dello Stato viene eletto Enrico De Nicola. 
Il 22 dicembre l'Assemblea approva la nuova Carta costituzionale che entra in vigore il I° gennaio del '48. 

Repubblica 12 milioni e 700 mila
Monarchia 10 milioni e 700 mila
Furono date due schede: 








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