L’abbandono
indiscriminato di rifiuti nel territorio ha raggiunto livelli
insostenibili e non più compatibili con il desiderio e diritto di
vivere in un ambiente armonico e salubre. Una piaga questa più
diffusa nel sud Italia. Un esempio per noi qui a Crispiano è dato
dal Regio Tratturo Martinese, che da Pentima Rossi porta sulla
provinciale Martina-Massafra, in contrada Petrella-Caccavella. Sono
ben evidenti i cumuli di inerti (tufi, ceramica, calcestruzzo,
laterizi), lasciati dove capita, ai margini della strada asfaltata o
nelle immediate vicinanze dei tratturi confluenti .
Questo
territorio è interessato da una estesa macchia mediterranea,
composta soprattutto da arbusti di lentisco, mirto, ginestra ed
essenze aromatiche come il timo. Un’arteria delimitata dai classici
muretti a secco, che corre in mezzo a questo ecosistema spontaneo e a
noi familiare, da valorizzare e tutelare meglio.
Un
posto spesso frequentato, soprattutto la domenica mattina, da
podisti, da camminatori di sentieri sterrati e da ciclisti,
provenienti anche dai comuni limitrofi e dalla provincia di Brindisi.
Il
rimedio per lo smaltimento abusivo di rifiuti inerti dovrebbe
consistere in un nuovo paradigma del sistema produttivo ed economico
dell’ “uso e getta”. Una legislazione incentrata sull’aspetto
punitivo per questi illeciti non è sufficiente. Serve una mentalità
di gestione dei materiali che ne preveda un riutilizzo, in
questo caso, nella manutenzione di tratturi e strade sterrate delle
aree rurali. Le cosiddette “strade bianche” cosi care al turismo
slow e al cicloturismo: diventate oggi attrattive in virtù della
conservazione del loro stato originario storico e che sono ben
integrate con l’ambiente naturale.
Questa
prospettiva e organizzazione è definita RESILIENZA. <<Un
esempio clamoroso di spreco/dissipazione di risorse è quello dei
materiali da rifiuto, che sono condotti in discarica (con costi
proibitivi), invece di essere reintrodotti come preziose risorse ( …
) grazie a una circolarizzazione virtuosa e a sinergie>> (…)
Occorre una normativa nazionale che espliciti l’obiettivo di fare
dell’Italia una società fondata sul principio del riuso, riciclo,
rigenerazione, cioè della circolarizzazione dei processi e delle
simbiosi>>. (Luigi Fusco Girard – professore ordinario di
Economia ed Estimo ambientale, Università Federico II, Napoli –
Convegno Meic, Ostuni 2014).
Possibili
soluzioni e prospettive
L’interesse
del legislatore e delle amministrazioni locali deve mirare
soprattutto a evitare l’alterazione dell’ambiente e del
paesaggio, in quanto è la rigenerazione ambientale che va
messa al primo posto. Perciò le modalità burocratiche che
sottendonoai lavori di manutenzione straordinaria in
edilizia, dovrebbero essere semplificate e venire incontro ad alcune
esigenze, per chiudere il ciclo di questi rifiuti inerti.
<<Non
si esce da queste condizioni … agendo solo a livello macro.
(…) Si esce dalla crisi se si riesce a partire dal territorio,
dalle città: dalla dimensione locale, ed in particolare dalla
piccola scala. Occorre rendere più resilienti le nostre città
ed i nostri territori>> (ibidem).
Si
può pensare a un sistema, una sinergia tra pubblico e privato,
che preveda il recupero degli scarti edili e il loro trattamento di
calibrazione, per renderli adatti al ripristino delle irregolarità
dei fondi stradali delle campagne. Così si evita uno spreco, non si
deturpa l’ambiente naturale ed antropico, si conservano le “strade
bianche” e si creano posti di lavoro.
Crispiano,
30.03.2023 Antonio Conte
(Associazione Agire Politicamente, già
Consigliere e Amministratore del Comune di Crispiano)
Dopo
il movimento romantico e dopo quello realistico, si é verificato un
totale capovolgimento della poesia e della narrativa.
Il
nuovo movimento letterario é il Decadentismo, caratterizzato da
tante correnti poetiche e artistiche (Futurismo, Impressionismo,
Dadaismo, Surrealismo), che avevano in comune un atteggiamento di
rivolta e di trasgressione nei confronti della società borghese.
Trasgressione
che esprimevano attraverso il linguaggio: in pittura deformando le
immagini e disegnandole in movimento, arte dinamica; in letteratura
ricorrendo alle "parole di libertà", al rifiuto delle
regole grammaticali e sintattiche, alle variazioni tipografiche,
ricorrendo al "non sens".
Tutto
questo per esprimere l'angoscia esistenziale, presente nei giovani
artisti, i quali non avevano più certezze. Tutto é relativo, tutto
é incerto, la realtà appare inquieta, tormentata.
Il
loro stile di vita é bizzarro, é dissacrante, spregiudicato.
Gli
intellettuali vivevano in modo anticonformista, spesso ai limiti
dell'autolesionismo.
Erano
orgogliosi di vivere ai margini della società borghese che appariva
ipocrita e corrotta.
Nella
narrativa lo spirito decadente si manifesta in alcuni letterati che
esaltavano la bellezza come valore supremo della vita.
Erano
raffinati, amanti di tutto ciò é raro, prezioso, erano dediti ai
piaceri dei sensi, privi di ogni regola morale. Pensavano di
costruire la loro vita con un'opera d'arte.
Scrivevano
romanzi psicologici, in cui il protagonista rifletteva lo stato
d'animo dell'autore.
Il
linguaggio é il soliloquio: il protagonista parla ad alta voce con
un immaginario interlocutore; il monologo interiore: il protagonista
pensa ad alta voce, seguendo un legame logico; il flusso di
coscienza: l'Autore riporta il fluire dei pensieri, in libertà,
senza legami logici, ma solo per associazione di idee, senza alcun
segno di punteggiatura.
Nei
romanzi non si racconta la vicenda di uno o più personaggi secondo
uno svolgimento logico e cronologico. Ora domina il tema del ricordo,
della memoria, della malattia interiore, del disagio psichico.
Raccontavano
storie di esteti, di dandy, di uomini che cercano il piacere
nell'artificio, vogliono essere eternamente giovani e belli.
Ma
sono uomini, soggetti alle leggi naturali della vecchiaia e del
decadimento.
Solo
l'arte é eterna, per cui questa amara consapevolezza li porta alla
nevrosi (cioé a un malessere psichico) e alla follia.
I
rappresentanti di questo primo Decadentismo sono Karl Huysmans, Oscar
Wilde e Gabriele D'Annunzio.
Leggeremo
alcune pagine di questi Autori.
Cominciamo
con KARL
HUYSMSNS,
francese. Il
suo romanzo "A rebour" (contro corrente) presenta un
esteta, un dandy che si isola dalla società per vivere al contrario
dell'uomo comune, vive di notte, assume droga, ha allucinazioni, é
angosciato, inquieto. Vive in modo artificioso, artistico, creando
intorno a sè un'atmosfera irreale.
"Una
vita artificiale" (Cap.2°)
Passiamo
adesso a OSCAR
WILDE,
inglese.
Il
suo romanzo "Il ritratto di Dorian Gray", racconta la
storia di un uomo raffinato che resterà sempre giovane e bello, per
un effetto magico.
Il
suo ritratto, realizzato da un pittore, si trasformerà e rivelerà i
segni della sua malvagità e perversione.
"La
rivelazione della bellezza". (Cap. 2°)
Dorian
é nello studio di un amico pittore, che gli sta facendo un ritratto.
Entra
nello studio un esteta spregiudicato, che influenzerà in modo
negativo il futuro di Dorian.
Un
autore italiano, GABRIELE
D'ANNUNZIO.
Il
suo romanzo decadente é "Il Piacere", un romanzo
psicologico, in cui si indaga sui complessi e morbosi stati d'animo
del protagonista.
Al
centro della storia, il desiderio di abbandonarsi al piacere, la
passione sensuale del protagonista Andrea Sperelli per la bella e
dissoluta Elena Muti.
Leggiamo
l'inizio della storia, il protagonista aspetta Elena, sperando di
riprendere la voluttuosa relazione con lei, che si era interrotta.
Per
l'occasione, da grande esteta, raffinato e galante, Andrea ha curato
ogni particolare, creando nella sua casa un'atmosfera preziosa.
"Aspettando
Elena" (Incipit)
Ora
un autore boemo, originario di Praga (attuale capitale della
Repubblica Ceca), FRANZ
KAFKA.
I
suoi racconti presentano situazioni assurde, allucinanti.
Si
parla di situazioni Kafkiane, per indicare situazioni tipiche del
sogno, in cui ci si sente schiacciati da una realtà da incubo, dove
é impossibile qualsiasi reazione.
Dopouna notte inquieta, un commesso viaggiatore si sveglia trasformato in
un enorme scarafaggio.
L'assurdità
sta nel fatto che la situazione sarà vissuta dal protagonista e
dalla famiglia come una situazione normale.
"La metamorfosi" (Incipit)
Un
altro grande Autore, JAMES
JOYCE,
irlandese.
Nelle
sue opere i personaggi vivono in modo apatico, privi di sentimenti,
prigionieri dei loro tormenti, dei loro dubbi, delle loro angosce,
incapaci di realizzare i loro sogni.
L'Autore
analizza psicologicamente le loro insoddisfazioni.
Leggiamo
una pagina del suo capolavoro Ulisse, in cui emerge la tecnica del
flusso di coscienza.
Molly-Penelope,
in uno stato di dormiveglia, divaga da una pensiero all'altro,
ricorda alcune situazioni che ha vissuto, senza un ordine logico.
"L'insonnia
di Molly" (Cap. "Penelope")
Concludiamo
con MARCEL
PROUST,
con la sua "Ricerca del tempo perduto"; tempo dimenticato,
non perso.
Un
impegno a ricostruire la sua vita. Ma per Proust decadente e
modernista é importante l'analisi psicologica della realtà
interiore.
La
memoria volontaria non restituisce il passato, é invece importante
la memoria involontaria, basata su improvvise e casuali sensazioni.
"La
madeleine" ("Dalla parte di Swann"-incipit)
Una
sensazione provata nell'assaggiare un piccolo dolce fa riaffiorare
magicamente un ricordo dell'infanzia, un momento del passato
dimenticato.
Una
fonte: Freud, per il quale molti ricordi restano nei cassettini della
memoria.
Poi
basta qualcosa di imprevisto, un sogno, un'associazione di idee, una
battuta, un'immagine, una sensazione, ed ecco che i ricordi
riemergono, in modo casuale.
Domani,
8 marzo, é la giornata internazionale della donna, istituita dagli
Stati Uniti nel 1975.
Non
é una festa, anche se in questo giorno si organizzano cene solo tra
donne, si hanno sconti nelle visite ai musei, gli uomini comprano
regali, si offrono rami di mimosa, questo fiore giallo, primaverile,
delicato ma resistente. Un fatto commerciale.
Simbolo
di libertà, di autonomia, di sensibilità, simbolo della donna, un
essere fragile, ma all'occorrenza forte.
In
questa giornata, più che festeggiare la donna, quasi fosse la festa
di san Valentino, bisognerebbe riflettere sul ruolo della donna nella
società di oggi. Bisognerebbe riflettere sulle lotte, sui sacrifici,
sugli ostacoli superati, sulla conquista di diritti in campo sociale,
economico, politico.
Bisognerebbe
riflettere sui traguardi che le donne hanno raggiunto, dopo lotte
cominciate un secolo fa.
Sono
infatti i movimenti politici femminili, all'inizio del 1900, a
rivendicare i diritti delle donne, a protestare, a lottare per
rompere modelli sociali e culturali in cui non si riconoscevano, a
lottare per guadagnare uno spazio, in un mondo gestito e governato
dagli uomini.
Fino
al 1800 la donna era l'angelo del focolare, non le erano consentite
attività extra domestiche, se non quella di operaia o contadina.
Le
possibilità di studiare erano molto limitate; i talenti non potevano
esprimersi: non si permetteva alla donna di affermarsi in campo
artistico, al massimo poteva dedicarsi al cucito e ricamo; nè in
campo musicale, la donna poteva suonare, cantare, ma chi componeva o
dirigeva non veniva né citata, né applaudita.
Il
prendere coscienza di avere dei diritti, nella famiglia e nella
società, ha portato le donne a protestare, a manifestare, a volte
anche in modo esagerato, ricordiamo le femministe degli anni '70.
Per
cui, grazie a queste lotte, oggi le donne possono votare, studiare,
esercitare una professione e fare carriera, avere un'indipendenza
economica, ricoprire ruoli di comando in vari settori, essere capi di
Governo. (La Meloni, accolta con applausi, congratulazioni, come se
fosse un extraterrestre, ora Margherita Cassano, presidente della
Cassazione). Sono soddisfazioni.
Certo;
si parla di emancipazione femminile, ma il percorso non si é
concluso. Quante discriminazioni, quante violenze, fisiche e
psicologiche colpiscono la donna, oggi?
Tantissime.
Sono frequenti i delitti, le violenze, purtroppo anche in famiglia,
tra le pareti di casa.
C'è
una maggiore denuncia, attraverso la stampa, la televisione, le
Istituzioni.
Ma
quanta strada deve percorrere ancora la donna per essere rispettata,
amata e quanta strada deve anche l'uomo percorrere, per capire che
la donna non é un oggetto.
Anche
quando si parla di conquista dei diritti, si deve riflettere sulla
mancata assistenza, sul mancato aiuto, da parte delle Istituzioni,
che agevolino il compito della donna.
La
donna, questo essere speciale nella quotidianità, deve poter
conciliare il lavoro con la gestione della famiglia, con la cura dei
figli.
Questo
comporta, spesso, la necessità di modificare il proprio impegno
lavorativo.
Ci
sono, però, Stati in cui si vuole l'invisibilità della donna, a cui
viene negata la libertà di espressione, di istruzione, a cui viene
negata la libertà di esercitare una professione fuori dalle pareti
domestiche.
La
giornata della donna deve essere quindi l'occasione per sostenere con
convinzione l'impegno di ogni donna , non già a salire sulle
barricate, per gridare "io sono mia", come facevano, con
modalità esagerata, le femministe anni '70, ma a rivendicare pari
dignità con gli uomini, a rivendicare il diritto di veder
riconosciuti i propri meriti, le proprie competenze in ambiti
diversi, famiglia, lavoro, politica.
Bisogna
ancora lottare contro i pregiudizi maschili, gli uomini sono ancora
scettici sulle capacità di una donna
TESTO di Anna PRESCIUTTI
La parola DONNA deriva dal latino DOMINA, che a sua volta deriva da DOMUS, casa. Lei è la padrona della casa.
E
qui comincia l’adulazione subdola dell’essere femminile: le si
attribuisce un grande potere, ma (attenzione!) relativamente al
perimetro della casa. O al perimetro della passione dell’uomo. Non si
deve azzardare a aspirare ad altri campi, a farsi notare o addirittura a
“dominare” in altri contesti. Questo presso alcune civiltà e fino a
poco tempo fa anche in occidente. E non sto parlando del passato remoto.
Al
contrario, in alcune epoche storiche la donna è stata veramente
“domina”, nel senso che ha avuto potere politico (un esempio ne sono le
imperatici di oriente, ecc.)
L’utilizzo di strategie scorrette e
pericolose applicate ultimamente (in un Paese orientale) nelle classi
femminili per scoraggiare il proseguimento degli studi, denota, oltre a
una volontà criminale, una grande paura da parte degli gli uomini di non
essere all’altezza di donne istruite.
In conclusione, l’ostacolo
o il divieto dell’istruzione femminile diventa una certificazione della
paura di cadere in un’inferiorità intellettuale.
Allargando il
campo, la percezione del potere della donna come possibile pericolo
spesso è interpretata (anche da parte delle donne stesse) non già come
un tragico disagio maschile, ma come una manifestazione di arroganza.
Arroganza che purtroppo può sfociare a volte nella violenza estrema,
come appurato purtroppo spesso dalla cronaca.
Ci scandalizziamo
di questo, ma non dimentichiamo che nella civilissima, colta, Italia
esisteva il “delitto d’onore” fino al 1981, definitivamente considerato
illegale solo con la Legge 442 del 5 agosto ’81.
Guardiamo oggi con sdegno a Paesi in cui le donne indossano abiti molto coprenti.
Non è il velo o il chador o la tunica a dover fare paura: sono indumenti tradizionali, non c’è nulla da criticare.
Quello
che fa scandalo è l’obbligo di indossarli, per le donne. Altrettanto
ingiusto il divieto di indossarli, come successe in Francia, stato laico
in cui è vietata l’ostentazione di simboli religiosi in ambito statale.
Considerando il velo un simbolo religioso, fu vietato nelle scuole
pubbliche, col risultato che tutte la ragazze indossarono poi il velo
per difendere la possibilità di portarlo purché senza costrizioni.
Ci
sono Paesi in cui le donne indossano veli e abiti tradizionali, ma
ricoprono, o hanno ricoperto, posti autorevoli a livello politico
interno e mondiale. Ricordiamo, tra le altre, Indira Gandi in India
In
conclusione, il vero scandalo, a mio avviso, è il divieto o l’obbligo
di alcune azioni (scoprirsi o coprirsi, guidare, decidere) imposti a
persone in quanto esseri femminili
Nella
terza cornice Dante ha incontrato gli iracondi, immersi nel fumo e
nelle tenebre.
Ha
incontrato Marco Lombardo, un uomo di corte del 1200, con cui il
poeta ha parlato del libero arbitrio, cioé della libertà dell'uomo
di scegliere tra il bene e il male, dopo aver capito, grazie alla
ragione, ciò che é bene e ciò che é male.
Conversando
e continuando a camminare, il fumo era diventato più rarefatto,
Marco Lombardo era tornato indietro e Dante e Virgilio avevano
proseguito.
Durante
il tragitto, Dante ha delle visioni di esempi di ira punita, gli
sembrava di vedere personaggi di storie mitologiche, bibliche,
letterarie.
Intanto
arriva una luce, E' un angelo, che cancella una P dalla fronte,
liberandolo dal peccato dell'ira e gli indica la scala per salire
alla 4^ cornice.
In
questo percorso, Dante affronta con Virgilio argomenti filosofici e
teologici, che rimandano agli insegnamenti, alla meditazione e alla
predicazione dei Padri della Chiesa, S.Agostino, S. Ambrogio, San
Girolamo, San Gregorio Magno.
Accanto
alla Patristica, cioè al pensiero cristiano dei primi secoli, c'era
poi la Scolastica, cioè il pensiero cristiano che si diffuse in
tutto il Medio Evo, con Tommaso d'Aquino, considerato uno dei
pilastri della Chiesa Cattolica; la sua dottrina riprende i filosofi
greci Socrate, Platone e sopratutto Aristotele.
Dante
riporta spesso nella sua Commedia, il pensiero di Aristotele.
Non
si tratta solo di disquisizioni Scolastiche, qui c'é il contributo
di Dante a questioni drammaticamente dibattute al suo tempo.
Mentre
raggiungono la 4* cornice, Virgilio illustra a Dante l'Ordinamento
del Purgatorio, ordinamento conforme alla morale dell'amore.
L'istinto
d'amore é innato nell'uomo; l'uomo ha la libertà di amare, di
seguire qualcosa che piace. La forza dell'amore attira l'animo umano
come la calamita attira il ferro, dice Dante.
Quando
l'animo umano percepisce l'oggetto d'amore, prova piacere e si piega
verso di esso. Ma se l'amore spontaneo é buono, non sempre lo é
l'amore volontario, cioé il piegarsi verso ciò che é ritenuto
buono. Ma l'uomo ha la ragione, "la virtù che consiglia"
dice Virgilio, cioé la facoltà di guidare l'amore volontario e
allontanarlo da un falso amore.
Ma
l'uomo ha il libero arbitrio, é lui sempre responsabile delle sue
scelte, a livello personale e a livello sociale, politico,
religioso..
Pertanto,
l'amore volontario può essere sbagliato quando si rivolge a un
oggetto cattivo come la superbia, l'invidia e l'ira, le tre forme di
amore del male altrui, peccati da scontare nei primi 3 gironi.
L'amore
volontario é sbagliato anche quando si rivolge a un oggetto buono,
ma con un vigore superiore al dovuto, come l'avarizia, la gola e la
lussuria.
Non
si desidera il male degli altri, ma se l'uomo si rivolge a questi
piaceri in un modo esagerato, superando la dovuta misura, rivela un
amore che offende Dio e il suo peccato viene espiato negli ultimi 3
gironi.
Al
centro resta il peccato dell'accidia, l'amore rivolto a un oggetto
buono, a una buona azione, ma con poco vigore, con fiacca e poca
assiduità.
L'
accidia é come una zona neutra, tra le passioni del basso e
dell'alto Purgatorio.
Mentre
i due pellegrini sono intenti a meditare, sopraggiunge un gruppo di
anime: gli accidiosi.
Essi
furono troppo lenti nella ricerca del bene, ora sono costretti a
correre senza sosta lungo la cornice, gridando esempi di
sollecitudine e di accidia punita.
Alla
richiesta di più chiare indicazioni per proseguire, l'abate di San
Zeno di Verona, indica la salita verso la 5 cornice, continuando la
sua corsa, che é poi la sua pena.
Gli Accidiosi
Ma
nella sua corsa, l'Abate, vissuto al tempo di Federico Barbarossa,
esprime il suo rammarico per l'intrusione del potere civile in quello
religioso, quasi a completamento del discorso di Marco Lombardo,
sull'autonomia dei due poteri: spirituale (papa) e temporale
(imperatore).
Dante
ha la mente confusa da tanti discorsi, tante riflessioni, per cui,
essendo già sera, si sente stanco e si addormenta per terra.
Verso
l'alba Dante sogna "una femmina balba" (balbuziente).
mi venne in sogno una femmina balba, ne li occhi guercia, e sovra i piè distorta, con le man monche, e di colore scialba.
Io la mirava; e come ‘l sol conforta le fredde membra che la notte aggrava, così lo sguardo mio le facea scorta
la lingua, e poscia tutta la drizzava in poco d’ora, e lo smarrito volto, com’ amor vuol, così le colorava.
Poi ch’ell’avea ‘l parlar così disciolto, cominciava a cantar sì, che con pena da lei avrei mio intento rivolto.
«Io son», cantava, «io son dolce serena, che’ marinari in mezzo mar dismago; tanto son di piacere a sentir piena!
Io volsi Ulisse del suo cammin vago al canto mio; e qual meco s’ausa, rado sen parte; sì tutto l’appago!».
Ancor non era sua bocca richiusa, quand’ una donna apparve santa e presta lunghesso me per far colei confusa.
«O Virgilio, Virgilio, chi è questa?», fieramente dicea; ed el venìa con li occhi fitti pur in quella onesta.
L’altra prendea, e dinanzi l’apria fendendo i drappi, e mostravami ‘l ventre; quel mi svegliò col puzzo che n’uscia.
Canto
19° (vv.7-33)
Una
donna balbuziente, strabica, con piedi storti, mani mozzate, viso
molto pallido.
Osservandola
con attenzione, questa donna si trasformava: lingua sciolta, diritta,
il suo viso prendeva colore.
Cantava
in modo tale che difficilmente mi sarei distratto, dice Dante.
Diceva
di essere la dolce sirena che affascina i naviganti, e li svia dal
loro cammino.
La
sirena che cercò di distrarre Ulisse, perché chi si avvicina a lei
viene pienamente appagato.
Ma
all'improvviso appare una donna santa, che cerca di svergognarla. Con
sdegno incita Virgilio a intervenire, e Virgilio con lo sguardo fisso
su di lei, afferra l'altra donna, le straccia le vesti e mostra a
Dante il ventre.
Per
il fetore che ne uscì, Dante si svegliò.
Virgilio
gli fa notare che per 3 volte lo ha chiamato, ma Dante, rialzatosi,
cammina curvo, pensoso, turbato dal sogno fatto.
Virgilio
lo sa e lo incoraggia.
"Vedesti
quell'antica strega...e come l'uomo da lei si slega" (vedesti
quella strega ammaliatrice e vedesti come l'uomo riesce a liberarsi
da lei).
"
bastiti, e batti a terra le calcagne...e gli occhi rivolgi verso
l'Eterno".
Il
sogno é simbolico. la femmina balba é il desiderio quasi passionale
per qualcosa.
Personifica
i vizi dei tre ultimi gironi del Purgatorio: avarizia, gola,
lussuria; i peccati commessi per eccesso d'amore.
E'
balbuziente perché non può parlare secondo verità; é guercia,
strabica perché non sa vedere la verità; ha i piedi storti perché
non può procedere per la diritta via, ha le mani monche, mozzate
perché non agisce rettamente, é scialba, pallida perché corrosa
dal male.
Poi
si trasforma in una sirena, la famosa Sirena che cercò di adescare
Ulisse.
Simili
alla femmina balba sono le seduzioni terrene. A volte però, i beni
del mondo, la ricchezza, la potenza, i piaceri raffinati, la voluttà,
la passione carnale, appaiono così desiderabili, simili a una
splendida sirena, che travolgono l'uomo e lo fanno deviare.
Nel
sogno arriva però una donna santa e presta (sollecita), simbolo
dell'aiuto soprannaturale, la grazia, che ammonisce Virgilio (la
ragione) a svelare a Dante la vera natura della femmina. Squarciando
le vesti Virgilio mette a nudo i piaceri illeciti.
Questi
piaceri, privati del fascino dell'apparenza, appaiono nella loro
bruttezza disgustosa.
Avari e Prodighi
Interpretato
il sogno, Virgilio e Dante proseguono; un angelo sopraggiunge e
cancella la quarta P dalla fronte di Dante, mostrando la via per
salire alla 5^ cornice, dove i due incontrano gli avari e i prodighi.
Coloro che in vita cercarono i beni materiali, il potere, gli onori
mondani. E i prodighi, coloro che sperperarono in modo
ingiustificato i beni terreni.
Sono
stesi bocconi a terra, schiacciati, quasi, e piangono, senza mai
poter volgere gli occhi al cielo, perchè in terra si dimenticarono
delle cose celesti.
Dante
dialoga brevemente con uno di loro, il papa Adriano, V, un avaro che
gli dice di essersi convertito, rivestendo il manto papale, e
scoprendo quanto bugiarda sia la vita mondana.