Sotto un "Ritratto" del grande artista Antonio Mellone riferito a Franco Presicci all'epoca in cui lavorava al quotidiano di Milano.
Franco PRESICCI
"Che
serata l'altra sera a Crispiano all'Università del tempo libero e del
sapere! Mattatore il fisarmonicista e fine dicitore Vito Santoro, che ha
suonato alla grande pezzi di ogni tipo, compresi quelli più celebri del
repertorio napoletano. Tra un brano e l'altro il principe della serata
ha rispolverato pagine della tradizione popolare, raccontato in breve ed
efficace sintesi suscitando prolungati appalusi Il pubblico, divertito e
interessato, è intervenuto più volte integrando, aggiungendo episodi di
vita vissuta. Insomma le serate di Vito Santoro, virtuoso della
fisarmonica e cultore dei giorni crispianesi di una volta, sono sempre
all'insegna dell'allegria. Tra l'altro ha resuscitato le serenate.
All'università di Crispiano l'appuntamento è per ogni martedì e non sono
dedicate solo al divertimento, ma anche alla cultura: si parla di Dante
e di problemi di atualità. Spesso relatrice è la prpfessoressa Silvia
Laddomada e lo scultore e storico dell'arte, Santoro. Poco tempo fa
l'iniziativa è stata dedicata al poeta Salvemini".
IL PUMO-Opera in legno realizzata da Adamo Di Palma (in foto con la moglie Maria Pia Santoro e la direttrice dell'Università Silvia Laddomada - a sinistra i coniugi Clemente), messo in palio alla tombolata e vinto dall'artista Rosita Achille.
5° incontro: "IN PRINCIPIO ERA IL CAOS" - Relatrice: Anna Presciutti
Evento organizzato dall'Università del Tempo Libero e del Sapere Minerva di Crispiano (TA)
Anno Accademico 2021-2022
L' ASSOCIAZIONE MINERVA, L'UNIVERSITA' DEL TEMPO LIBERO E DEL SAPERE di
Crispiano (Ta), organizza incontri culturali settimanali.
Relatrice su questo argomento Silvia Laddomada
Almanacco di formato ridotto per l'anno 1832,
abbellito da una scenetta, con riferimento
alla stagione per ogni trimestre. (Trovato con Google immagini)
Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggereè uno scritto tratto dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi (1798-1837).
Si tratta di un dialogo tra un venditore di calendari e un passante.
Nell'epoca dell'Internet ci sono i calendari virtuali, nell'Ottocento i
calendari (almanacchi e lunari) venivano venduti per strada, con
significato augurale per l'Anno Nuovo.
Leopardi immagina una conversazione centrata sul tema della speranza
nella felicità, una delle ottimistiche illusioni degli uomini, per
natura portati a sperare in un futuro migliore.
Anche il venditore crede che l'anno nuovo sarà migliore di quelli
passati, ciò nonostante non ve n'è uno in cui possa affermare di essere
stato felice.
Nella visione leopardiana, la felicità non esiste, vi è soltanto
l'illusoria attesa di essa. Nessuno, avendone la possibilità,
ripercorrerebbe la propria esistenza come una copia carbone della
stessa, ma ne accoglierebbe una nuova con tutte le incognite e i rischi
che comporterebbe.
Gli esseri umani, in definitiva, antepongono la speranza alla ragione.
Il leopardiano significato dell'esistenza e la bellezza di questa
consistono nella illusoria attesa della felicità.
Il tono del dialogo, contenuto nell'ultima delle Operette Morali, tra
il venditore ed il passante, è meno amaro e sarcastico di quello che
ritroviamo in molte di esse. Le considerazioni sulla infelicità umana
sono pacate... oserei dire quasi serene.
PASSEGGERE. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
VENDITORE. Oh illustrissimo sì, certo.
PASSEGGERE. Come quest’anno passato?
VENDITORE. Più più assai.
PASSEGGERE. Come quello di là?
VENDITORE. Più più, illustrissimo.
PASSEGGERE. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
VENDITORE. Signor no, non mi piacerebbe.
PASSEGGERE. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
VENDITORE. Saranno vent’anni, illustrissimo.
PASSEGGERE. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
VENDITORE. Io? non saprei.
PASSEGGERE. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
VENDITORE. No in verità, illustrissimo.
PASSEGGERE. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
VENDITORE. Cotesto si sa.
PASSEGGERE. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
VENDITORE. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
PASSEGGERE. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta nè più nè meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
VENDITORE. Cotesto non vorrei. PASSEGGERE. Oh che altra
vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o
di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque
altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la
stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
VENDITORE. Lo credo cotesto.
PASSEGGERE. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
VENDITORE. Signor no davvero, non tornerei.
PASSEGGERE. Oh che vita vorreste voi dunque?
VENDITORE. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
PASSEGGERE. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
VENDITORE. Appunto.
PASSEGGERE. Così vorrei
ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il
caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro
che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che
gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con
tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita
ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si
conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso
incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà
la vita felice. Non è vero?
VENDITORE. Speriamo.
PASSEGGERE. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
VENDITORE. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
PASSEGGERE. Ecco trenta soldi.
VENDITORE. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
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LA POESIA DI GIACOMO SALVEMINI SU "la REPUBBLICA" DEL 14 dicembre '21