Relazione di Silvia Laddomada
Parleremo oggi dei bambini, ciascuno di noi ha avuto un figlio piccolo, oggi ha un nipotino, e tutti sappiamo quanta cura dobbiamo avere per loro.
Il 20 novembre di ogni anno, ricordiamo la Convenzione dei diritti del bambino e dell'adolescente.
E' una giornata in cui siamo tutti chiamati a riflettere sulla figura del bambino, che sarà il protagonista della futura società.
Sin dalla notte dei tempi, gli uomini sono coscienti della particolare attenzione da prestare all'infanzia; in una società civilizzata le autorità competenti hanno emanato Dichiarazioni e Convenzioni, hanno convocato vertici mondiali per l'infanzia.
Ricordiamo la Dichiarazione dei diritti dell'uomo introdotta nel 1948 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) in cui si sottolineava la necessità di riconoscere il diritto del bambini all'aiuto e all'assistenza particolare.
Nel 1959, in un'altra dichiarazione dei diritti del fanciullo, si affermava che "l'umanità deve dare al bambino il meglio di se stessa". Poi é arrivata la Convenzione del 20 novembre 1989, che l'Italia ha ratificato nel 1991 con la legge 176.
Il bambino ha quindi dei diritti.
Una sana educazione permetterà al bambino di vivere in armonia con se stesso, con gli altri, con l'ambiente e con le realtà superiori.
Ma i diritti dei bambini, spesso, sono violati o calpestati. La Convenzione del 20 novembre, con i suoi 54 articoli, si rivolge agli Enti educativi, pubblici e privati, sollecitando il loro impegno a migliorare la condizione umana in generale, ma sopratutto a garantire la sopravvivenza, la protezione e lo sviluppo dei bambini in tutte le parti del mondo.
Sono quattro i principi fondamentali:
1) la non discriminazione; 2) il superiore interesse; 3) il diritto alla vita; 4) il diritto ad essere ascoltato.
La Convenzione richiama l'attenzione sulla necessità di garantire lo sviluppo delle capacità intellettive, morali, spirituali del bambino, a prescindere dalla razza, dal sesso, dalla religione, dalle idee.
I bambini devono sviluppare il loro senso della dignità e del valore personale, in una società libera e giusta.
Pertanto nelle decisioni, pubbliche e private, deve esserci "un superiore interesse" alla loro vita, al loro diritto di sopravvivenza, al loro diritto ad essere ascoltati e presi in considerazione.
Appare chiaro che c'è un abisso tra mondo ideale e mondo reale.
Il bambino ha diritto alla vita, bene.
Come conciliare questo diritto con il diritto all'aborto, della nostra società?
Anche il bambino che viene alla luce, spesso viene buttato nel cassonetto.
Molti neonati o bambini di qualche anno vengono picchiati, sono vittime di maltrattamenti in famiglia, vengono uccisi. Tutto questo a causa di una presenza educativa evanescente, o forse a causa di tragedie famigliari consumate all'interno di una solitudine assordante.
Molti bambini vengono sottratti alle loro famiglie, o soffrono per la disgregazione della loro famiglia, soffrono a livello affettivo e psicologico, ereditando turbe psichiche nell'età adulta.
Nelle periferie degradate delle città i bambini sono abbandonati a se stessi, divenendo cosi facili vittime di aguzzini senza scrupoli che lucrano sulla loro esistenza: pensiamo alla sparizione di bambini per l'espianto di organi, pensiamo allo sfruttamento sessuale, alla pedofilia, un orrore che miete vittime più di un olocausto.
Nei paesi più poveri, si aggiungono altri problemi: la malnutrizione, o addirittura la fame, la sete, la contrazione di malattie che rendono invalidi i bambini per sempre, malattie che spesso non permettono di arrivare nell' età dell'adolescenza.
Pensiamo alle ripercussioni su di loro delle difficili situazioni che si vivono, in alcuni Paesi dell'Africa, Asia, America, a causa di crisi economiche, di guerre civili, di guerre di potere.
I bambini soldato, che devono racimolare qualcosa per la famiglia.
I bambini che salgono sui barconi da soli, in cerca di fortuna.
Nei paesi ricchi e industrializzati, si registra la piaga dell'uso di alcolici e droga tra gli adolescenti; la frequentazione di discoteche, non adatte in un'età adolescenziale. L'uso sbagliato dello smartphone, che li conduce ad essere bulli o vittime di bullismo, o di cyberbullismo.
Un altro diritto da garantire al bambino é l'istruzione, almeno quella di base: leggere, scrivere, saper fare le quattro operazioni.
E' una necessità che concorre allo sviluppo dei talenti personali.
L'istruzione è conoscenza, é attenzione è comprensione della realtà, è libertà, è stimolo a pensare con la propria testa.
Grande rispetto per i bambini con disabilità, per i quali la Convenzione riconosce il diritto al trattamento, all'istruzione e alle cure speciali.
Un ruolo fondamentale gioca la famiglia. La Convenzione le riconosce un ruolo primario nell'impegno di prendersi cura del bambino e proteggerlo. E un ruolo importante viene assegnato allo Stato, che deve aiutare le famiglie ad assolvere questi doveri.
"La responsabilità dell'educazione del bambino spetta innanzitutto ai genitori, ma gli Stati devono concedere loro gli aiuti adeguati, assicurando la creazione di Istituzioni che vegliano sul benessere del bambino".
Non basta dire che conta la qualità del tempo dedicato, occorre anche una certa quantità di tempo, occorre seguire il percorso dei figli. Purtroppo, dietro la facciata civilizzata, la società di oggi è indifferente ai drammi adolescenziali. Ben vengano piscine, centri sportivi, corsi di lingua, di musica, ma ben vengano anche ore di presenza, di attenzione, di ascolto delle loro problematiche, di dialogo.
Lo psichiatra Robert Coles diceva che " i bambini trascurati oggi, sono bambini che si rivolteranno domani contro il mondo che li ha ignorati".
Il quarto principio della Convenzione dice appunto:
"I bambini hanno diritto ad essere ascoltati, ad essere presi in considerazione per le loro opinioni".
Oggi alcuni studiosi parlano di una svolta culturale in atto: noi possiamo imparare dagli adolescenti, dai giovanissimi di oggi . La generazione Z (zeta), cioè i ragazzi tra i 10 e i 25 anni, è una generazione altruista, crede in se stessa, aspira a costruire un futuro con le sue mani, lotta per i propri diritti e per quelli degli altri, fa volontariato, si prende cura dei problemi sociali e ambientali.
Occorre sensibilizzare l'opinione pubblica. Questo possiamo fare, per sollecitare l'invito della Convenzione: edificare una società più giusta, in cui ogni nuova generazione possa armoniosamente svilupparsi, con la speranza di preparare un futuro migliore per l'umanità.
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