mercoledì 2 dicembre 2020

TANGO ARGENTINO: IL SENSO DI UN ABBRACCIO

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RELATRICE: MARZIA ANNESE

 

 

 

 

 

 

 

 

PREMESSA
L’argomento che vorrei condividere oggi con voi è il TANGO ARGENTINO, una passione a me cara e sicuramente una cultura, una danza che sta diventando sempre più popolare negli ultimi
anni anche in Italia.

Come tanti altri campi, in questi mesi anche questo mondo ha subito una declinazione virtuale.
Sono tanti i ballerini e I cultori del tango che si stanno incontrando on-line per approfondire la loro conoscenza e poter imparare ancora qualche passo con dei video e lezioni, offerte dai loro maestri tangueri.
Anch’io vorrei oggi riflettere con voi su questo mondo, su questa forma artistica:
Sia per darne qualche cenno storico, di un fenomeno nato più di un secolo fa in un paese lontano, come l’Argentina.
Sia per riflettere sul tango come senso dell’ABBRACCIO, per la connessione non verbale che veicola in questa danza.
Tentando di riflettere sul tango, non posso esimermi dal parlarne in prima persona, anche se talvolta slitterò su alcune considerazioni più generali.

La mia conoscenza del tango argentino risale a 10 anni fa, praticato per circa 5/6 anni, quindi non posso definirmi una specialista, ma sicuramente un’appassionata.
La mia conoscenza di questa danza è nata, fuori dall’Italia: prima a Copenaghen, dove una sera questa musica suonata in un piccolo locale mi risultava sconosciuta e lontana dal tango standard che avevo sentito nelle balere estive, frequentate in Emilia con la mia famiglia, durante la mia infanzia.

E poi a Londra, dove ho vissuto 2 anni, e ho frequentato dei corsi di tango, che mi hanno dato l’occasione di scoprirne i passi, la tecnica del ballo e dopo, coinvolta dalla maestro, ho conosciuto le classiche sale da ballo chiamate Milonghe, dove ho sperimentato I primi tanghi in coppia.
Il mondo anglossassone, per antonomasia, non può definirsi il mondo più caloroso da conoscere con il tango argentino ma la mia maestro, bravissima, mi aveva fatto appassionare.
Tornata a Milano, ho continuato a studiare il tango e con gli Italiani tutto è stato più facile, a livello di coinvolgimento e divertimento. 

Marzia e Donato pronti per il tango argentino
Il tango argentino mi ha dato l’opportunità di incontrare tante persone, molte di queste sono ancora miei attuali amici, nonché di conoscere mio marito, regalandomi insegnamenti non solo sulle piste da ballo, ma anche nella vita e in ciò che ci piace fare, ascoltare.
Con mio marito abbiamo passato una settimana (d’obbligo per gli amanti del tango) a Buenos Aires in cui respiravo a pieni polmoni quel fenomeno chiamato “tanghitudine”, nelle strade, café, mercati di Buenos Aires. Per Tanghitudine si intende quel particolare stato d’animo melanconico, intriso di pensieri sul senso della vita, della solitudine dei personaggi pioneri del tango, che a breve vi descriverò, frutto dell’abbandono, della delusione del grande sogno, della rabbia implosa.
Ho avuto il piacere di svolgere lezioni con maestri argentini bravissimi e alla sera recarmi nelle storiche e famose Milonghe, dove da sempre si balla e si “vive” il tango, con rituali codificati che si ritrovano originali nella città portena, ma che sono stati reiterati e ripetuti in tutto il mondo, per regalare sempre la tensione dell’incontro, la magia del tango.

ORIGINI E CONTESTO DEL TANGO
Il materiale su cui documentarsi non è preciso, proviene da vecchi spartiti, giornali, interviste a protagonisti ancora vivi.
Il tango nasce verso la fine del secolo scorso, nei sobborghi di Buenos Aires. Precursori sono la habanera cubana e la milonga.
Ci sono due grandi filoni sulla teoria delle origini:
1. A partire dal 1850, negli scambi mercantili tra il Rio della Plata e i Caraibi, si diffondono nei porti di Buenos Aires e Montevideo, la “habanera cubana”, ritmo proveniente a sua volta da tanghi andalusi.
In Argentina, in quel periodo l’economia era basata sull’agricoltura, e in periferia si spinge l’uomo di campagna, “il gaucho”, portando con sè il suo modo di fare musica con la chitarra, ovvero la “payada”, sonetti improvvisati sui temi della condizione umana.
La “habanera” si trasforma quindi in “milonga”, precursore del “tango”. Questa musica è intrisa anche dal “candombe”, ritmo ballato dai neri montevidiani nelle loro riunioni danzanti.
2. Nel 1883 uno studioso, Lynch, sosteneva che la milonga, come danza, fu creata dai “compadritos” per burlarsi dei balli dei neri. Generalmente napoletani e calabresi, la ballavano per le strade, accompagnati dal suono di un organetto con le ruote o nei “postriboli”, presenti lungo il fiume, simili a delle bettole.
Il ballo era considerato un orgoglio per gli uomini del tempo, quindi prima di recarsi nei postriboli, facevano le prove tra gli uomini. Anche le donne, che erano in minoranza, non dovevano essere necessariamente belle, ma brave nel seguire; venivano chiamate “le seguidoras”, per l’ostentazione dell’uomo di saper ballare, con un rispetto quasi liturgico di ciò che si stava facendo.
I personaggi che inventarono il tango non possono venire compresi fuori dai luoghi di questo fenomeno, profondamente popolare: a partire dalla metà dell’800, l’Argentina comincia a vivere un profondo e radicale cambiamento politico, economico e demografico. In poco tempo, diventa un’enorme distesa di terra, con un’altissima concentrazione del potere economico attorno alla sua città-porto. Il bestiame non era più sufficiente, così la classe governante decide di popolare il “deserto” , aprendo le frontiere agli stranieri, sopratutto europei, con la speranza di accogliere professionisti, agricoltori specializzati, persone illustri con il motto “Governare è popolare”, senza gravare con alcuna tassa.
Come si può immaginare, le masse di immigrati che invece risposero all’appello erano di tutt’altro tipo. Persone che già vivevano uno stato d’indigenza, ai margini della cultura nel loro paese d’origine, si sentivano attirati dalla possibilità di comprare appezzamenti a prezzi bassissimi. In realtà, la terra era già stata divisa tra poche famiglie di proprietari terrieri.
Gli abitanti di Buenos Aires passarono da 2 a 4 milioni.
Così l’immigrante finiva per radicarsi nelle zone urbane, cercando con qualsiasi mestiere, di racimolarsi qualcosa per sopravvivere.
A questo, si affianca un fenomeno di immigrazione interna: i militari, vivendo in un periodo di pace per l’Argentina, erano disoccupati e abituati a vivere in bivacchi; I gauchos, si spingevano dalle campagne verso le città con le famiglie e i loro figli, chiamati “compadritos”.Tutti questi uomini, in sproporzione con il numero demografico di donne, si installarono nei “conventillos”, grandi case con servizi comuni dove venivano stipate maree di famiglie.
Questa massa di persone solitarie, quotidianamente in cerca di distrazioni e svaghi lungo il fiume, si recava alla sera nei “postriboli”, che alla fine diventarono le primitive accademie di ballo.

A questi, come abbiamo visto, si affiancavano I “compadritos” (figli dei gauchos), spesso uomini della malavita, per cui le serate danzanti finivano spesso in risse.
In questi ambienti, la diffusione del tango si deve a numerosi musicisti itineranti, sia “criollo” che emigrante, che spontaneamente si spostavano tra un bordello e l’altro, tra un’accademia e l’altra, interpretando gusti e modificando ritmi senza sapere che stavano dando luogo al fenomeno più
originale della cultura popolare argentina: il tango.
Se nel corso degli anni 80 dell’800 il tango transita in luoghi malfamati, agli inizi del 900 inizia ad affermarsi in luoghi di maggiore prestigio, guadagnandosi la fiducia della classe media portena, depurato degli abbellimenti e movimenti tipici del compadrito.
Per entrare nei saloni e nei teatri alcuni passi erano stati vietati e ripuliti.
Vi erano alcune case da ballo, di gente borghese, che organizzava le serate, facendo sì che le donne venissero accompagnate e gli uomini si prenotassero per entrare.
In queste occasioni, non c’erano diritti d’autore, per cui i compositori generalmente a “orecchio”, eredi degli insegnamenti lasciati nei conventillos da amici e parenti (quasi sempre italiani), per guadagnare dedicavano le loro musiche a qualche privato, che alla fine del pezzo, lo pagava 100 pesos.
Un personaggio famoso Villoldo, che suonava la chitarra e l’armonica, lascia una valida testimonianza con uno dei tanghi più famosi, El choclo e La Morocha (uno dei primi tango cantati) il cui spartito casualmente viene esportato a Parigi.
Negli anni 20 e 30 I musicisti smettono di essere degli emarginati e indossano lo smoking e le buone manerie.
Il tango subisce la sua era più felice, erano gli anni d’oro, suscitando interesse in tutta Europa e fino ai primi eventi bellici diventa un fenomeno di spensieratezza e divertimento della borghesia.
I cabaret si moltiplicano, qualche studioso di musica alternava le accademie di Buenos Aires a quelle di Parigi e Londra, così che l’argentino diventava fiero del fenomeno culturale, che aveva visto la culla nella sua pietra.
Nacquero gli spartiti e gli strumenti diventarono più sofisticati. Venne introdotto il pianoforte, il contrabbasso, il Bandoneon, che cambierà il temperament del tango: appare il tipico suono lamentoso, sentimentale, nostalgico, capace di commuovere fino alle lacrime.
Francisco Canaro diede l’avvio a un’importante trasformazione strumentale, costituendo l’ORCHESTRA TIPICA: due bandoneons, due violini, piano e contrabasso.
Un altro nome importante di questo periodo è Julio De Caro (Milanese, proveniente dal Conservatorio). Lo stile Decarismo è quello attuale del tango, portato poi avanti da Pugliese, Salgan, uno stile essenzialamente polifonico.

Negli anni 40 uno stile nuovo, che rompe con la tradizione, è rappresentato da Astor Piazzolla, personaggio discusso, dove il tango diventa meno ballabili, ma che inserisce degli elementi di jazz e batteria, dando origine alla “vanguardia”.
In questo periodo nascevano interessi anche per nuovi balli, provenienti dall’America, come il rock’n roll.
Il tango subisce, verso gli anni 60, con il decennio peronista, un arresto, in quanto nasce una certa diffidenza verso tutto ciò che si indentifica col nazionalismo.
In questi ultimi 30 anni c’è stato un arresto della produzione e con la repressione militare degli anni 80 il tango si é dovuto richiudere nelle cantine. Tutto ciò ha comportato che una generazione di giovani non solo non ha studiato tango, ma non ha potuto nemmeno respirarlo.
Con l’arrivo della democrazia, invece, c’è stato un vero e proprio revival del tango, sopratutto nella danza.
Negli anni 90, Il tango si dichiara patrimonio artistico e culturale argentino e l’11 dicembre è stata indetta la giornata del tango (data di nascita di Carlos Gardel e di Julio De Caro).
Negli anni 2000 si è sempre più affermato un genere noto come Tango Nuevo ballato soprattutto sulle note del tango elettronico. Un movimento vero e proprio si è venuto a creare attorno alla ricerca costante di nuove forme di movimento nel Tango, in Europa e di ritorno nella stessa Argentina.

TANGO CANZONE

Il tango, fuor di dubbio, nacque prima come musica fatta per ballare e le parole furono aggiunte successivamente. I primi “testi” erano esclamazioni del pubblico davanti a qualche prodezza dei ballerini, o degli apprezzamenti da parte dei compaditro sulle proprie virtù.
Alla fine del secolo scorso, la popolazione della città di Buenos Aires era costituita dal 50% da immigranti. Il “criollo” argentino da una parte partecipa al processo di integrazione dello straniero, dall’altro manifesta una sottile forma di xenofobia.
I “gringos” rappresentavano la valanga di Italiani emigrati, che appartenenti anche alla malavita, usavano un gergo in codice nei carceri chiamato “lunfardo”. Il lunfardo diventa sempre più la voce del porteno, e inserendosi sempre più nelle parole dei tanghi, ne denuncia i suoi tormenti, le ossessioni, le sue passioni e abitudini.
Il lunfardo rendeva colorito il linguaggio dei tangueri.
Ma agli inizi del 900 alcuni compositori inziano a scrivere le prime poesie, si ricorda MIlonga sentimental di Homero Manzi e I primi tanghi composti e cantati risalgono al 1917 con Carlos Gardel. Personaggio di origini confuse, rimaste misteriose anche per suo volere, è entrato nei grandi miti del popolo argentino.
Gardel è stato per gli argentini qualcosa di più di un cantante: è stato prima di tutto il simbolo del riscatto sociale, colui che attraverso la sua arte e il suo talento riesce ad emergere.
Le donne lo amano, gli uomini lo invidiano e lo ammirano.

RITMO E CODICI DELL’ABBRACCIO
In una Milonga, ancora oggi, si va a ballare sia in coppia, che da soli per ritrovare o incontrare un ballerina/ballerina in sala. Stupisce che ancora oggi, in tutte le milonghe, famose o improvvisate, ci siano posti tradizionali, organizzati con tavolini sistemati intorno alla pista da ballo: si entra, ci si siede, si cambiano le scarpe e poi inizia l’invito tra uomo e donna: la “Mirada” in cui l’uomo “cabacea” per invitare la donna che, se accetta, incontra l’uomo al centro della pista.
Una tanda è composta 3 tanghi, interrotti da una cortina, solitamente una musica che dura meno di un minuto non ballabile, per far riposare i ballerini o cambiare dama.
Il tango argentino è caratterizzato da tre ritmi musicali diversi ai quali corrispondono altrettante distinte tipologie di ballo: Il Tango, la Milonga e il Tango vals (Vals criollo). Musicalmente il Tango ha un tempo di 4/4 o 2/4, come la Milonga, mentre il Tango Vals, che deriva dal Valzer ha tempo 3/4.
La posizione della coppia è nata sotto i migliori auspici: cavaliere e dama erano praticamente abbracciati strettamente, in modo tale che la dama potesse percepire i movimenti anche improvvisati del pratner, I bruschi cambi di direzione, e farsi guidare senza problemi. Intuizione ed intesa erano virtù fondamentali.La vera sensualità di questo ballo risiede nella complicità totale e maliziosa, intuitive e istintiva, che nel silenzio si stabiliva fra I partners: una specie di intimità senza parole.
Per definire l’abbraccio, mi rifaccio all’insegnamento di uno dei maestri, Osvaldo Roldan: Il modo di proporre il mio lavoro è quello dell’abbraccio sincere, in cui ciascuno si mette in gioco.
Utilizzo le risorse che ho per divertirmi e per far sì che l’altra persona si senta bene.
La connessione che cerco è quella che manca nelle persone, proprio per lo stile di vita che conduciamo. Già questo è un grande lavoro. Insegnare a creare questa connessione va al di là dell’insegnamento del ballo.
Il mio è un abbraccio del dialogo , non è semplicemente una questione di spazio.
E’ una connessione che sorprende perché ogni coppia è diversa, è una dimensione del sentire e del comunicare che ci scopre sinceri mentre balliamo.
L’abbraccio nel ballo è “cerrado”, stretto nella parte alta del corpo, petto contro petto, che è il centro delle nostre emozioni, il punto da cui parte la respirazione.
E’ quasi un paradosso: l’abbraccio, uno dei gesti più spontanei, un modo per comunicare il nostro affetto e vicinanza con una persona cara, nel tango viene usato con lo scopo di ballare, è ciò che rende possibile I movimenti del piede, anche se non conosciamo il partner e non vogliamo comunicargli alcunché.
E’ un’opportunità di comunicare, quella non inquinata dal pensiero, dai condizionamenti sociali, educativi. Si ripristina un tipo di comunicazione diretta.
La cosa più bella del tango non è ciò che si vede, bensì ciò che si sente.

Potrebbe essere considerato un ambiente maschilista, in quanto l’uomo guida e decide I passi, ma in realtà la donna, quando balla, segue i passi per far nascere la figura perfetta del tango, quella
che viene definito un “animale a 4 zampe”. Non si tratta di sottomissione della donna, ma di accettare e giocare un ruolo, come negli scacchi.
Il milonguero, prima di cominciare a danzare, ascolta la musica, abbraccia la donna, trattiene il respiro, ascolta il battito del suo cuore e allora, soltanto allora, esegue il primo passo.
Quando abbraccia, è solido ma non asfissia, conosce la misura esatta. Non scarica il suo peso sulla compagna nè si carica addosso quello di lei, la porta in un viaggio musicale.
Tutto il suo corpo guida. Emette il messaggio principale dal suo petto, attraverso la zona degli affetti, che offre alla sua compagna mentre la riceve nella sua casa corporea.
La donna non usa l’abbraccio per attaccarsi. Porta continuamente il suo corpo in avanti, anche quando cammina all’indietro. La ballerina milonguera sa che, se si separa, rimane senza informazioni del corpo del suo compagno. Per tale motivo cerca sempre il messaggio nel petto.
Sente, non analizza il messaggio. Non si ferma a pensare che cosa sta facendo. Solamente sente, riscoprendo a ogni istante nel suo sentimento la magia del tango.

TANGO ARGENTINO O TANGO STANDARD
Vorrei fare un punto sull’individuazione di parametrici classici di questo fenomeno “tanguero”, per distinguerlo dal mondo dei balli “standard”, internazionali, codificati nel mondo europeo e
anglosassone.
Ai primi del 900, dopo il successo degli spettacoli delle prime compagnie Argentine a Parigi, il tango cominciava a sottrarre spazio al Valzer e alla Polka; questo nuovo ballo interpretava un
modo nuovo, meno simmetrico e più complesso di intendere la coppia.Il mondo dei balli, fortemente codificato attraverso specialistiche riviste prevalentemente anglosassoni, con la pretesa di dettare regole precise e internazionali, non poteva accettarne la
forma libera e l’intima sensualità.
Analogamente a come era già avvenuto per il valzer nel 700, nasce quindi il tango “standard”, “british”: quasi una caricatura di quello originale; possessivo, conflittuale, a volte aggressivo,
caratterizzato da movimenti rigidi, scattosi, casquet, rose tra le labbra, ecc.
Il tango veniva considerato un ballo peccaminoso, in special modo per il fronte cattolico.
Si narra che il papa Pio X desse disposizioni affinché una coppia di ballerini di tango gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente gli aspetti scandalosi, e poterne revocare una sanzione ecclesiastica.
A quell’epoca venne presentato un tango “ripulito” dei passi tipici usati nei “postriboli” alla fine dell’800 e il papa nel 1914 accettò tale ballo.
Nel 900 il tango british di diffondeva nelle sale da ballo e teatri di tutto il mondo, con spettacoli e coreografie articolate.
Quello originario, invece, il tango argentine, a lungo agnostico a gare e regole, fuor di patria, fu meno conosciuto e solo recentemente, grazie alla diffusione di artisti e musicisti che l’hanno esportato nei teatri e saloni di alto rango, gli viene riconosciuta la fama in alcuni film, spettacoli teatrali e vede il proliferare di Milonghe in tutto il mondo dove si potrà sperimentare quella magia dell’abbraccio e magari sentire qualche accento porteno da maestri di ballo argentino.

                                                       

Presentazione di Silvia LADDOMADA

 

Siamo entrati nel mese di dicembre. Quest'anno

con le sue angosce e le incertezze, sta per finire.

Non finisce, però la nostra preoccupazione per

questo virus, che miete vittime in tutte le classi 

sociali, e costringe noi, soggetti della civiltà

moderna, così piena di ottimismo e

compiacimento, a piegare la testa, ripensare a se

stessi, a modificare profondamente modi di fare

e di vivere.

Ci prepariamo al grande periodo delle festività

natalizie.

Io penso e auguro a tutti di viverla con maggiore calore questa magia del

Natale.

Anche nel nostro piccolo, senza parenti, senza amici, non priviamoci dei

sapori e degli odori dei pranzi, delle luci del Presepe, anche se piccolo,

dei canti natalizi.

Accettiamo questa tregua di Natale. Per alcune settimane pensiamo a

noi, con la dovuta prudenza, sempre.

Nell'incontro di oggi, immergiamoci nella coinvolgente atmosfera del ballo. Un pò di musica, un pò di svago, un pò di gioia.

Ed ecco il tango argentino!

                                    

 TANGO ARGENTINO IMPROVVISATO NELLA PIAZZA DI TURI(Bari)

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      UN REGALO PER NATALE-(SCONTO 20% - SCHENA EDITORE-

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