Il giorno delle Palme, che ricorre la
domenica precedente il giorno di Pasqua, é il giorno in cui grandi e
piccoli si recano in Chiesa, portando stretto nella mano un mazzo di
ramoscelli di ulivo o un ramo più lungo, ricco di ramoscelli.
La Chiesa cattolica ricorda, tra lo
scampanio festoso che si spande nell'aria, l'ingresso trionfale di
Gesù a Gerusalemme, sul dorso di un asino, che sfila per le strade
della città tra due ali di folla che agitano ramoscelli di ulivo e
foglie di palma.
Cantando, come allora la folla,
"Osanna al figlio di Davide, Osanna al Redentor", il
sacerdote benedice i rami d'ulivo e ciascuno scambia con amici e
parenti un ramo benedetto, in segno di pace e di ardente
spiritualità.
Quest'anno questo rito ci é mancato.
E forse, restando a casa, abbiamo avuto modo di ricordare questa
festività, nel suo significato più autentico e più familiare.
Un ramo benedetto, che per tradizione
appoggiamo vicino al chiodo di un quadro religioso in casa, o al capo
del letto, vicino al crocifisso, un altro ramo lo portiamo al
cimitero, depositandolo tra i fiori nel vaso appoggiato alla lapide
dei nostri cari. Un tempo si portava ai nonni e si baciava loro la
mano, quando si donava il ramo. In cambio, sapevamo, il nonno ci
donava 50, 100 lire.
Poi siamo soliti portare un ramo sul
terrazzo di casa, un altro in campagna, nei propri terreni.
E se ancora é rimasto qualche
scheletrico stelo del ramo dello scorso anno, ci hanno insegnato che
si bacia e si getta nel fuoco.
Tutto questo quest'anno ci é mancato.
Ora é cominciata la Settimana Santa.
Don Primo Mazzolari ha detto che la
settimana Santa comincia con l'ulivo e finisce con il legno.
Vorrei oggi condividere con voi,
alcune considerazioni sul valore simbolico di questa umile e preziosa
pianta.
L'ulivo affonda le sue radici nella
storia dell'umanità e si intreccia con i racconti popolari, la
mitologia e la religione.
E' uno degli alberi più antichi del
mondo, ha una crescita lenta, continua, é un albero longevo, può
vivere secoli, ma ci sono anche esemplari millenari.
E' la pianta dai molti simboli, é la
pianta che al meglio riunisce le civiltà mediterranee che per
millenni sono state le culture dominanti del pianeta.
Ha un'origine sacra, e il suo
prodotto, l'olio, riveste un ruolo importante nei riti sacri di tutte
le religioni (ebraica, egizia, greca, romana).
I colori delle sue foglie, verde e
argento, rappresentano il sole e l'oscurità, la sacra unione tra
cielo e terra.
L'ulivo é un atto di benevolenza
divina nei confronti dell'umanità.
In Egitto é la dea della Luna, Iside,
a insegnare all'uomo la coltivazione dell'albero sacro.
In genere, tutti i popoli orientali
consideravano la pianta dell'ulivo, una pianta sacra.
Per gli Ebrei l'ulivo era simbolo di
giustizia, di sapienza, di fecondità, di benessere.
Nel Vecchio Testamento la prima
citazione dell'ulivo appare alla fine del racconto del diluvio
universale, quando una colomba portò a Noè un ramoscello d'ulivo,
per confermare che la Terra e il cielo si erano riconciliati.
Il ramoscello d'ulivo quindi, come
simbolo della rigenerazione, perché dopo la distruzione causata dal
diluvio, la terra ritornava a fiorire.
Ma era anche simbolo della pace,
perchè attestava la fine del castigo di Dio e la riconciliazione con
gli uomini.
L'Ulivo era uno dei sette prodotti,
simbolo di ricchezza, della Terra Promessa.
"Il Signore Dio sta per farti
entrare in un paese fertile, paese di frumento, di orzo, di viti, di
fichi, un paese di ulivi, di olio e di miele".
L'Ulivo é un bene che va condiviso
con i poveri.
"Quando bacchierai i tuoi ulivi,
non tornare indietro a ripassare i rami, saranno per il forestiero
per l'orfano, per la vedova" (Deuteronomio 24,20).
Il profeta Geremia presentava l'ulivo
come simbolo dell'identità d'Israele: "Ulivo verde, maestoso,
era il nome che il Signore ti aveva imposto".
I Salmi presentano i credenti come
"ulivo verdeggiante" e i figli dei credenti sono "virgulti
d'ulivo".
Quando un individuo doveva svolgere un
servizio divino, si parlava dell'Unto del Signore Dio, con
riferimento all'ulivo.
In una delle feste ebraiche, chiamata
festa delle capanne, si ricorda la vita del popolo di Israele nel
deserto, durante il viaggio verso la Terra Promessa. Essi costruivano
capanne per ripararsi, con rami d'ulivo e di alberi frondosi.
Nel Nuovo Testamento sono tante le
occasioni in cui si fa riferimento all'ulivo e al suo frutto, l'olio.
Maria, Giuseppe e Gesù si nascosero in un tronco d'ulivo, per
sfuggire alla strage di Erode, prima di fuggire in Egitto.
Ai tempi di Gesù, l'olio veniva usato
non solo nell'alimentazione, ma anche come unguento per le cure del
corpo, per alimentare le lampade per l'illuminazione, come medicina
per le ferite.
Nella parabola del buon samaritano, lo
sfortunato viaggiatore viene medicato con olio e vino.
Gesù trascorse le ultime ore, prima
della Passione, sul monte degli ulivi, in prossimità di un luogo, in
cui c'era un frantoio dell'olio, il Getsemani.
La Chiesa usa l'olio santo, benedetto
la notte di Pasqua, nella somministrazione di alcuni sacramenti,
quali il Battesimo, la Cresima, l'Estrema Unzione, l'Ordine Sacro.
E passiamo alla civiltà greca.
Secondo la mitologia, l'ulivo nato
sulla tomba di Adamo, il primo uomo della storia, fu prelevato da
Ercole, che si era recato oltre i confini del mondo, nel Paradiso
terrestre, per raccogliere la pianta e portarla nel bosco consacrato
a Zeus.
Fu la dea Atena a donarlo agli uomini,
trasformando e addomesticando l'arbusto originale selvatico,
l'olivastro, in una pianta fruibile per la bontà del suo frutto,
l'olio.
E a proposito di Atena, ricordiamo un
altro importante racconto mitologico.
Il Fato aveva predetto che l'Attica
sarebbe diventata la regione più forte, ricca e importante di tutta
la Grecia.
Così gli dei decisero di insediarsi
nella città, dove ognuno di loro avrebbe avuto il suo culto
personale.
Poseidone, dio del mare, per primo si
recò in Attica, vibrò un colpo di tridente in mezzo all'Acropoli e
fece apparire una fonte d'acqua salata.
Dopo di lui venne Atena, dea della
guerra, che percosse il suolo col suo giavellotto e dal terreno
emerse un albero d'ulivo. Scoppiò una contesa, nessuno dei due
voleva cedere la città all'altro.
Zeus, che era riuscito a
riconciliarli, decretò che la scelta del dio protettore spettasse a
un tribunale, composto da tutte le divinità dell'Olimpo.
Poseidone e Atena si presentarono
dunque davanti al Tribunale divino. Zeus non espresse parere, ma
mentre tutti gli dei maschi appoggiavano Poseidone, le dee si
schierarono dalla parte di Atena.
Così per un voto di maggioranza,
Atena ottenne di governare sull'Attica, poichè aveva fatto a quella
terra il dono migliore: la pace.
Poseidone, furibondo, inviò
un'inondazione che ricoprì la pianura.
Secondo un'altra versione, Poseidone
avrebbe offerto in dono non una fonte d'acqua salata, ma colpendo con
il suo tridente la terra, avrebbe fatto saltare fuori una creatura
mai vista prima, il cavallo, che popolò tutta la terra e diede un
grande aiuto alla vita dell'uomo.
Ma di fronte al cavallo, simbolo di
guerra e di potenza, gli dei preferirono il dono dell'ulivo, simbolo
di pace.
E così Atena, la dea guerriera, ma
anche dea della ragione, delle arti, della letteratura, della
filosofia, del commercio, divenne la protettrice della città.
E tra le opere letterarie greche,
ricordiamo l'Odissea, Omero cita l'olio, allorchè Ulisse, di ritorno
a Itaca, sbarcato nell'isola dei Feaci, viene accolto dalla
principessa Nausica, che gli offre il morbido olio per rigenerare il
corpo, dopo il bagno nell'onda fluente del fiume.
Sempre a proposito di Ulisse,
ricordiamo il letto nuziale, costruito per sè e per Penelope.
Un letto scavato nel tronco di una
possente pianta d'ulivo, simbolo di unione salda e duratura.
Ricordiamo ancora che presso i Greci
le corone per gli atleti, vincitori alle Olimpiadi, erano un
intreccio di rami d'ulivo.
A questo proposito vorrei ricordare il
nostro gemellaggio con Nea Halkidona, in provincia di Atene. Quando
il sindaco Nicola Papamicrulis venne con i giovani ateniesi a
Crispiano, portò,in segno di pace e di amicizia , una pianta di
Ulivo, che fu interrata nella nostra villa Falcone, a ricordo
secolare di questo gemellaggio.
E infine, citando i Romani, secondo la
tradizione, Romolo e Remo nacquero sotto un albero d'ulivo; e
nell'età antica, l'ulivo era il simbolo della dea romana della pace,
detta Pax.
I soldati romani, nei cortei trionfali
portavano corone con rami di ulivi, in onore di Minerva, dea della
guerra (equivalente di Atena greca).
Ed era tradizione incoronare con
l'ulivo anche le teste di uomini illustri.
Nel corso della storia, l'ulivo ha
sempre ispirato riti, tradizioni, scrittori e poeti.
Concludo con la lettura della sesta
strofa dell'Inno all'Ulivo di Giovanni Pascoli (dai Canti di
Castelvecchio:
Tu, placido e pallido ulivo,
non dare a noi nulla; ma resta!
ma cresci, sicuro e tardivo,
nel tempo che tace!
ma nutri il lumino soletto
che, dopo, ci brilli sul letto
dell’ultima pace!
non dare a noi nulla; ma resta!
ma cresci, sicuro e tardivo,
nel tempo che tace!
ma nutri il lumino soletto
che, dopo, ci brilli sul letto
dell’ultima pace!
Abbiamo
detto la Settimana Santa comincia con l'Ulivo e termina con il legno.
Secondo
una tradizione, l'asse orizzontale della Croce di Cristo, portata
sulla spalle, era legno di Ulivo.
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