mercoledì 8 aprile 2020

QUEL RAMO BENEDETTO di Silvia Laddomada

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Il giorno delle Palme, che ricorre la domenica precedente il giorno di Pasqua, é il giorno in cui grandi e piccoli si recano in Chiesa, portando stretto nella mano un mazzo di ramoscelli di ulivo o un ramo più lungo, ricco di ramoscelli.
La Chiesa cattolica ricorda, tra lo scampanio festoso che si spande nell'aria, l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, sul dorso di un asino, che sfila per le strade della città tra due ali di folla che agitano ramoscelli di ulivo e foglie di palma.















Cantando, come allora la folla, "Osanna al figlio di Davide, Osanna al Redentor", il sacerdote benedice i rami d'ulivo e ciascuno scambia con amici e parenti un ramo benedetto, in segno di pace e di ardente spiritualità.
Quest'anno questo rito ci é mancato. E forse, restando a casa, abbiamo avuto modo di ricordare questa festività, nel suo significato più autentico e più familiare.
Un ramo benedetto, che per tradizione appoggiamo vicino al chiodo di un quadro religioso in casa, o al capo del letto, vicino al crocifisso, un altro ramo lo portiamo al cimitero, depositandolo tra i fiori nel vaso appoggiato alla lapide dei nostri cari. Un tempo si portava ai nonni e si baciava loro la mano, quando si donava il ramo. In cambio, sapevamo, il nonno ci donava 50, 100 lire.

Poi siamo soliti portare un ramo sul terrazzo di casa, un altro in campagna, nei propri terreni.
E se ancora é rimasto qualche scheletrico stelo del ramo dello scorso anno, ci hanno insegnato che si bacia e si getta nel fuoco.
Tutto questo quest'anno ci é mancato.
Ora é cominciata la Settimana Santa.
Don Primo Mazzolari ha detto che la settimana Santa comincia con l'ulivo e finisce con il legno.
Vorrei oggi condividere con voi, alcune considerazioni sul valore simbolico di questa umile e preziosa pianta.
L'ulivo affonda le sue radici nella storia dell'umanità e si intreccia con i racconti popolari, la mitologia e la religione.
E' uno degli alberi più antichi del mondo, ha una crescita lenta, continua, é un albero longevo, può vivere secoli, ma ci sono anche esemplari millenari.
E' la pianta dai molti simboli, é la pianta che al meglio riunisce le civiltà mediterranee che per millenni sono state le culture dominanti del pianeta.
Ha un'origine sacra, e il suo prodotto, l'olio, riveste un ruolo importante nei riti sacri di tutte le religioni (ebraica, egizia, greca, romana).
I colori delle sue foglie, verde e argento, rappresentano il sole e l'oscurità, la sacra unione tra cielo e terra.
L'ulivo é un atto di benevolenza divina nei confronti dell'umanità.

In Egitto é la dea della Luna, Iside, a insegnare all'uomo la coltivazione dell'albero sacro.
In genere, tutti i popoli orientali consideravano la pianta dell'ulivo, una pianta sacra.
Per gli Ebrei l'ulivo era simbolo di giustizia, di sapienza, di fecondità, di benessere.
Nel Vecchio Testamento la prima citazione dell'ulivo appare alla fine del racconto del diluvio universale, quando una colomba portò a Noè un ramoscello d'ulivo, per confermare che la Terra e il cielo si erano riconciliati.
Il ramoscello d'ulivo quindi, come simbolo della rigenerazione, perché dopo la distruzione causata dal diluvio, la terra ritornava a fiorire.
Ma era anche simbolo della pace, perchè attestava la fine del castigo di Dio e la riconciliazione con gli uomini.
L'Ulivo era uno dei sette prodotti, simbolo di ricchezza, della Terra Promessa.
"Il Signore Dio sta per farti entrare in un paese fertile, paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi, un paese di ulivi, di olio e di miele".
L'Ulivo é un bene che va condiviso con i poveri.

"Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornare indietro a ripassare i rami, saranno per il forestiero per l'orfano, per la vedova" (Deuteronomio 24,20).
Il profeta Geremia presentava l'ulivo come simbolo dell'identità d'Israele: "Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore ti aveva imposto".
I Salmi presentano i credenti come "ulivo verdeggiante" e i figli dei credenti sono "virgulti d'ulivo".
Quando un individuo doveva svolgere un servizio divino, si parlava dell'Unto del Signore Dio, con riferimento all'ulivo.
In una delle feste ebraiche, chiamata festa delle capanne, si ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto, durante il viaggio verso la Terra Promessa. Essi costruivano capanne per ripararsi, con rami d'ulivo e di alberi frondosi.
Nel Nuovo Testamento sono tante le occasioni in cui si fa riferimento all'ulivo e al suo frutto, l'olio. Maria, Giuseppe e Gesù si nascosero in un tronco d'ulivo, per sfuggire alla strage di Erode, prima di fuggire in Egitto.
Ai tempi di Gesù, l'olio veniva usato non solo nell'alimentazione, ma anche come unguento per le cure del corpo, per alimentare le lampade per l'illuminazione, come medicina per le ferite.
Nella parabola del buon samaritano, lo sfortunato viaggiatore viene medicato con olio e vino.
Gesù trascorse le ultime ore, prima della Passione, sul monte degli ulivi, in prossimità di un luogo, in cui c'era un frantoio dell'olio, il Getsemani.
La Chiesa usa l'olio santo, benedetto la notte di Pasqua, nella somministrazione di alcuni sacramenti, quali il Battesimo, la Cresima, l'Estrema Unzione, l'Ordine Sacro.

E passiamo alla civiltà greca.
Secondo la mitologia, l'ulivo nato sulla tomba di Adamo, il primo uomo della storia, fu prelevato da Ercole, che si era recato oltre i confini del mondo, nel Paradiso terrestre, per raccogliere la pianta e portarla nel bosco consacrato a Zeus.
Fu la dea Atena a donarlo agli uomini, trasformando e addomesticando l'arbusto originale selvatico, l'olivastro, in una pianta fruibile per la bontà del suo frutto, l'olio.
E a proposito di Atena, ricordiamo un altro importante racconto mitologico.
Il Fato aveva predetto che l'Attica sarebbe diventata la regione più forte, ricca e importante di tutta la Grecia.
Così gli dei decisero di insediarsi nella città, dove ognuno di loro avrebbe avuto il suo culto personale.
Poseidone, dio del mare, per primo si recò in Attica, vibrò un colpo di tridente in mezzo all'Acropoli e fece apparire una fonte d'acqua salata.
Dopo di lui venne Atena, dea della guerra, che percosse il suolo col suo giavellotto e dal terreno emerse un albero d'ulivo. Scoppiò una contesa, nessuno dei due voleva cedere la città all'altro.
Zeus, che era riuscito a riconciliarli, decretò che la scelta del dio protettore spettasse a un tribunale, composto da tutte le divinità dell'Olimpo.
Poseidone e Atena si presentarono dunque davanti al Tribunale divino. Zeus non espresse parere, ma mentre tutti gli dei maschi appoggiavano Poseidone, le dee si schierarono dalla parte di Atena.
Così per un voto di maggioranza, Atena ottenne di governare sull'Attica, poichè aveva fatto a quella terra il dono migliore: la pace.
Poseidone, furibondo, inviò un'inondazione che ricoprì la pianura.
Secondo un'altra versione, Poseidone avrebbe offerto in dono non una fonte d'acqua salata, ma colpendo con il suo tridente la terra, avrebbe fatto saltare fuori una creatura mai vista prima, il cavallo, che popolò tutta la terra e diede un grande aiuto alla vita dell'uomo.
Ma di fronte al cavallo, simbolo di guerra e di potenza, gli dei preferirono il dono dell'ulivo, simbolo di pace.
E così Atena, la dea guerriera, ma anche dea della ragione, delle arti, della letteratura, della filosofia, del commercio, divenne la protettrice della città.
E tra le opere letterarie greche, ricordiamo l'Odissea, Omero cita l'olio, allorchè Ulisse, di ritorno a Itaca, sbarcato nell'isola dei Feaci, viene accolto dalla principessa Nausica, che gli offre il morbido olio per rigenerare il corpo, dopo il bagno nell'onda fluente del fiume.
Sempre a proposito di Ulisse, ricordiamo il letto nuziale, costruito per sè e per Penelope.
Un letto scavato nel tronco di una possente pianta d'ulivo, simbolo di unione salda e duratura.
Ricordiamo ancora che presso i Greci le corone per gli atleti, vincitori alle Olimpiadi, erano un intreccio di rami d'ulivo.
A questo proposito vorrei ricordare il nostro gemellaggio con Nea Halkidona, in provincia di Atene. Quando il sindaco Nicola Papamicrulis venne con i giovani ateniesi a Crispiano, portò,in segno di pace e di amicizia , una pianta di Ulivo, che fu interrata nella nostra villa Falcone, a ricordo secolare di questo gemellaggio.
E infine, citando i Romani, secondo la tradizione, Romolo e Remo nacquero sotto un albero d'ulivo; e nell'età antica, l'ulivo era il simbolo della dea romana della pace, detta Pax.
I soldati romani, nei cortei trionfali portavano corone con rami di ulivi, in onore di Minerva, dea della guerra (equivalente di Atena greca).
Ed era tradizione incoronare con l'ulivo anche le teste di uomini illustri.
Nel corso della storia, l'ulivo ha sempre ispirato riti, tradizioni, scrittori e poeti.
Concludo con la lettura della sesta strofa dell'Inno all'Ulivo di Giovanni Pascoli (dai Canti di Castelvecchio:
Tu, placido e pallido ulivo,
non dare a noi nulla; ma resta!
ma cresci, sicuro e tardivo,
      nel tempo che tace!

ma nutri il lumino soletto
che, dopo, ci brilli sul letto
      dell’ultima pace!

Abbiamo detto la Settimana Santa comincia con l'Ulivo e termina con il legno.
Secondo una tradizione, l'asse orizzontale della Croce di Cristo, portata sulla spalle, era legno di Ulivo.

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