lunedì 6 aprile 2020

DANTEDI'- Giornata dedicata a Dante Alighieri

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RELAZIONE DELLA PROF.SSA SILVIA LADDOMADA

Il 25 marzo si é celebrato, per la prima volta, il Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri, istituita dal ministero della pubblica istruzione e dal ministero dei beni e attività culturali. D'ora in poi sarà giornata nazionale annuale, e forse internazionale. Tanti all'estero sono affascinati da Dante.

Dante, simbolo della cultura e della lingua italiana.

Non ci sono stati i solenni festeggiamenti previsti, le iniziative programmate, perchè siamo tutti impegnati a proteggerci da questo virus invisibile e ostile.

Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha invitato tutti a recuperare dagli scaffali della propria libreria la Divina Commedia, e a leggerne un brano.


Fin dalle scuole medie abbiamo letto qualche canto, ricordiamo qualche verso, perché la Divina Commedia, come i Promessi Sposi, sono i libri che tutti gli studenti leggono, sono i classici per eccellenza della nostra letteratura. In questo momento cosi difficile, così complesso, il mondo della cultura ci ha invitato a ricordare insieme, a condividere, tutti uniti, attraverso il filo conduttore della poesia, i versi del poeta immortale.

E' stato un modo per unire il Paese, perché Dante é l'idea stessa di Italia.

Un'esperienza, simile a quella provata quando tutti insieme, ad una certa ora del giorno, abbiamo cantato, applaudendo e sventolando bandiere dicendo in coro: "Andrà tutto bene".
Festeggeremo il prossimo anno i 700 anni dalla morte del poeta ( Nato nel 1265 a Firenze,Dante morì a Ravenna il 14 settembre 1321), a 56 anni, di febbre malarica. Tornava da Venezia, dove aveva condotto una difficile ambasceria per conto di Guido da Polenta, il signore di Ravenna, che ospitò l'esule Dante con i suoi figli, nella sua dimora. Il nome di Dante é legato sopratutto alla Divina Commedia, ma notevole é stato il suo contributo nell'elaborazione della concezione stilnovistica dell'amore.

L'amore gentile, l'amore che esige nobiltà d'animo, l'amore che attraverso la donna angelo, conduce l'uomo a Dio.

E poi ricordiamo la sua proposta di una lingua volgare comune a tutti, che potesse assumere il ruolo di lingua letteraria, in sostituzione della lingua latina.

In politica Dante ha condannato il potere temporale della Chiesa, ha auspicato che il papa fosse solo guida spirituale dell'umanità.

Ce l'aveva con il papa Bonifacio VIII, lo collocherà nell'Inferno nell'ottavo cerchio colpevole di simonia (compravendita di cose sacre, avidità di onori e ricchezze terrene). Quel Bonifacio VIII, che favorì la presa del potere dei Guelfi Neri a Firenze, causando l'esilio del poeta.

Dante é anche autore di un trattato enciclopedico, di contenuto filosofico e teologico, con l'intento di offrire a tutti, anche ai meno dotti, la possibilità di partecipare a un Convivio, a un banchetto di sapienza, che appagasse la fame di conoscere degli uomini, che appagasse la loro voglia di ampliare gli orizzonti della mente.

"Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza".

Questo dice Ulisse che Dante colloca nell'Inferno, tra i consiglieri fraudolenti, ingannatori (con riferimento al cavallo di Troia, inganno architettato da Ulisse contro i troiani).

Perchè il 25 marzo?

Perchè Dante il 25 marzo 1300, 1° anno santo della storia, (istituito da Bonifacio VIII), nella settimana santa di Pasqua, racconta di aver intrapreso il viaggio nell'aldilà. Il viaggio comincia di notte, ma non in una notte qualsiasi, ma la notte del 25 marzo, tra giovedì e venerdì santo.
Il poema di Dante é oggi di un'attualità sconvolgente. E' una vera opera letteraria, di quelle che sono utili a tutti, perché ci insegnano a guardare in maniera diversa le circostanze che abbiamo davanti. Il viaggio immaginario nell'aldilà é la storia del cammino personale di un uomo che riuscirà, con la ragione, a capire, e con la fede a ritrovarsi. Virgilio e Beatrice, le sue guide, la ragione e la fede. All'inizio del poema Dante dice: " nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita..." Dante si é smarrito, vive in uno stato d'animo simile alla morte. Nel 1300 ricopriva una delle più alte cariche pubbliche del comune di Firenze, era Priore. Nel 1301 viene cacciato da Firenze, condannato in contumacia, deve elemosinare per tutta l'Italia l'ospitalità. Ha perso la patria, la famiglia, il prestigio sociale e politico, la celebrità poetica. Si sente perso, lui, che mirava al successo, che era ambizioso, che si sentiva al centro dell'attenzione. E' crollato tutto, si sente una nullità. L'esilio, arrivato all'improvviso, ha cambiato la sua vita, ha rivoluzionato la sua esistenza, ha sbiadito il colore delle cose che prima erano importanti. Tutto sembra inutile.

L'esilio, come un virus, come un coronavirus, può cambiare la vita.

Confuso, smarrito, stordito, Dante é bloccato nella selva oscura e intricata; non capisce più nulla; é depresso, diremmo oggi.

Non riesce a trovare una via d'uscita. Non può uscire. E' in quarantena.

La selva é buia, eppure lui credeva di sapere tutto di sè, si immaginava potente, grandioso. Ora sperimenta la fragilità, qualcosa comincia a cambiare in lui.


Passano le ore, finchè arriva l'alba: il chiarore del sole illumina il pendio di un colle. Dante pensa di farcela. Da solo. Avanza, ma si blocca: tre belve, una lince, un leone e una lupa avanzano grintosi contro di lui. Chi sono? cosa rappresentano? Sono i limiti che ci impediscono di crescere interiormente. La lince (o pantera) rappresenta la lussuria, un falso amore, facile da avere, difficile da mantenere. 
Il leone rappresenta l'arroganza, la presunzione di chi si sente migliore, facendo il furbetto, il prepotente. La lupa rappresenta la brama del possesso, il desiderio di avere, non di essere. Quello che vogliamo dobbiamo prendercelo, anche a costo di qualche scorretto comportamento. La consapevolezza di questi limiti, di questi ostacoli, lo opprime, lo fa rotolare verso il basso. Ma appare Virgilio, la ragione, il quale gli assicura che "tornerà a veder le stelle", ma deve fare un percorso interiore, deve scendere nell'aldilà, nella sofferenza, per poter guardare ai valori su cui gli altri hanno basato la loro vita, deve confrontarsi con loro, con i loro limiti, deve ascoltarli, deve allontanarsi dalla loro negatività, guardare con occhi nuovi, pieni di lacrime, deve imparare a fare la differenza tra bene e male. Solo così potrà rigenerarsi e raggiungere la luce del colle; con l'aiuto della fede, poi, potrà ritrovare se stesso e dare un senso più alto alla vita. Ritornerà "a riveder le stelle", ma niente sarà più come prima. Il viaggio di Dante é il viaggio di tutti noi in questi giorni difficili. Da questa drammatica situazione che viviamo, deve venire una luce nuova. La quarantena, la nostra selva oscura, non é il momento in cui le cose vanno male, certo c'é un limite alla nostra vita sociale: siamo chiusi in casa, vorremmo uscire, ma non possiamo.
La quarantena é il momento, invece, in cui dobbiamo svegliarci per capire l'essenza della vita. Il virus, come l'esilio di Dante, non sarà considerato una punizione mandata da Dio, ma un'occasione per riconquistare noi stessi, in modo autentico, per cambiare lo sguardo sulla nostra vita, smettendo di essere protagonisti. Vorrei concludere con la lettura di un messaggio che corre sui social: "In questo momento siamo tutti in una selva oscura, siamo smarriti. Venivamo da un'era che ci ha educato a correre all'impazzata, a non fermarci mai un attimo, a trascurare chi abbiamo vicino, a perdere di vista il tramonto, a non sederci a tavola con calma, per mangiare un piatto lento, seduti, con le famiglie al completo. La vita adesso ci sta invitando a fare un'inversione a U, la U di Umanità.

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