"50 ANNI DI ATTIVITA' DELLA BIBLIOTECA DI CRISPIANO"-
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“LA BIBLIOTECA DI CRISPIANO” di Franco PRESICCI
Che fatica sollevare questo volume di quasi 600 pagine di Michele Annese: “La Biblioteca di Crispiano: documenti, testimonianze e foto di un’esperienza di promozione culturale, sociale e turistica nel territorio di Crispiano”. E che fatica per lui nel raccogliere tutto quel materiale, una ricchezza per un paese adagiato in mezzo a una corona di colline. Quando, scendendo da Martina Franca, si arriva al bivio, il cui cartello indica a destra Grottaglie e a sinistra Crispiano, si avverte già un’aria che ristora soprattutto lo spirito. E’ un paese vivace, dove la gente non si annoia mai. Le iniziative si susseguono con ritmo accelerato, e le feste anche. Un tempo a far da motore al movimento era la Biblioteca “Carlo Natale” e la sua flotta guidata da Michele Annese, che era anche segretario generale della Comunità montana. L’atmosfera in quell’oasi di cultura era accogliente e dava piacere la “vista di tante persone, giovani e anziani, chinati su un libro o su un giornale, avidi di conoscenza, a sinistra dell’ingresso. Se chiedevi un libro in due secondi già te lo trovavi fra le mani. Se cercavo inutilmente un testo nelle librerie di Taranto, correvo in via Roma, alla Biblioteca “Carlo Natale”, e uno dei fanti subito lo pescava su uno scaffale e te lo affidava. Era un’impresa avere un tavolo e una sedia per leggere, ma la disponibilità degli addetti e la premura, la gioia nell’accontentarti approntava il rimedio. La Biblioteca, che non chiudeva mai, era un cantiere sempre all’opera. Il motto poteva essere “Novità e sviluppo”. Un programma dietro l’altro: corsi di preparazione agli esami, di aggiornamento professionale, di cucito, persino per addetto stampa, tenuto da un giornalista professionista, mostre d’arte, di fotografia, presentazione di libri. Ecco un pezzo di giornale: “La Biblioteca di Crispiano: uno strumento di crescita civile”. Un altro: “Fare cultura in provincia: un buon esempio da Crispiano”; “La biblioteca è una cittadella dove si fa cultura”, recita il titolo di un’inchiesta.
La biblioteca è un luogo d’incontro, di formazione. E’ una stazione, dove arrivano personalità di ogni tipo: quanti scrittori sono piombati a Crispiano per dialogare con i cittadini, dopo aver illustrato le proprie opere. Alberto Bevilacqua, per esempio. Se si mette il volume di Annese sul piatto della bilancia, l’ago si ferma a due chili e 50 grammi (la cultura, oltre ad essere un valore, potere, prestigio, ha anche un peso). Queste pagine ce l’hanno per la quantità di fatti, di chicche, di situazioni che offrono della vita di Crispiano, anche attraverso immagini e ritagli di giornale, con pazienza certosina, con passione.
Spulcio qua e là e mi fermo a leggere quegli avanzi di giornale: “Un comitato per salvare il forno di Crispiano?”, del l 4 gennaio’83. La spiegazione: una nuova costruzione, con regolare concessione edilizia, farà scomparire il forno a legna più antico di Crispiano?”.
I “C’era una volta” continuano con le cantine sociali, con i divertimenti di un tempo, con i vecchi mestieri: “ ‘u callarel”, lo stagnino; “’u carvuner”, il venditore di carbone”, “‘a cazztter”, la riparatrice di calze di nylon¸ “’u cazzabrecc”, il frantumatore di pietre... Una notizia: “Nel ’47 si aprì a Crispiano un prestigioso pastificio, alla via Salita Luccarelli, gestito dai tre fratelli Chisena, che utilizzavano prodotti e tecnologie di Gragnano. Chiusa l’attività, Giuseppe fu poi fatto sacrestano alla Chiesa Madre”. Annese va addirittura ad esplorare il Registro generale delle contravvenzioni del Comune, gelosamente custodito dall’attuale comandante della polizia locale, dottor Donato Greco. E scopre che la prima contravvenzione è del 29 gennaio ’52 e riguarda un tale che dopo aver scaricato la paglia dal carretto ha omesso di pulire la strada. Crispiano è una città pulita, civile, non permette simili infrazioni.
Nel libro sfilano anche sindaci, assessori, consiglieri comunali; si ricordano serate musicali, manifestazioni in masseria, tra le quali la Lupoli, che ha anche un museo della civiltà contadina. Tra i sindaci, Giuseppe Laddomada e Francesco Paolo Liuzzi, che una sera lasciò una cena in un’architettura rurale per seguire con il collega Martino De Cesare una ragazza disperata (entrata urlando e chiedendo un telefono) per il fidanzato che rischiava il coma diabetico. L’ho conosciuto, Liuzzi, uomo intelligente, orgoglioso, spiritoso, generoso, capace, all’occorrenza, di chiedere scusa. Una sera nel cortile di una rosticceria, al termine di un convegno sulle “chiocciole” (exargot, se si preferisce il francese), organizzato da un altro Liuzzi, Franco, ne offrirono una coppa a ogni invitato. Il sindaco Liuzzi era seduto a un passo da me, e quando si accorse che la mia era rimasta vuota, me ne indicò cinque su un altro tavolo e mi spinse ad approfittare, ”perché le lumache mangiano il colesterolo”.
Un’altra pagina e un’altra preziosità: “Le vacanze di Alda Merini a Crispiano”: “In villa Valente, in via Piave 26, erano soliti passare le giornate estive il poeta Michele Pierri e la grande Alda Merini. Tanti hanno avuto modo di conoscerli, incontrarli sotto l’albero di gelso davanti alla casa dove Alda amava suonare il pianoforte”. Era la casa in cui Michele Annese è nato e cresciuto fino all’età di undici anni. Nell’ottobre del 1983 Alda e Michele Pierri si sposano e vanno a vivere a Taranto. Alda è curata e protetta dal marito, che prima di andare in pensione era un medico, ex primario di cardiologia dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto…”.
Una foto troneggia a corredo di un articolo e suscita emozione in chi ha lavorato alcuni anni battendo i tasti di una “Lettera 22” (cara ad Adriano Olivetti e a Indro Montanelli ed esposta al Moma di New York) prima dell’irruzione dei computer: una macchina da scrivere che non può nascondere i suoi anni. Che bello, questo libro di Michele Annese. Bello e interessante. Lo si legge e lo si guarda con piacere. L’autore è meticoloso, attento, informato, colto. Non dimentica le feste patronali, il carnevale estivo e il presepe vivente , allestiti dalla Pro Loco, creati nelle grotte basiliane, la storia di Crispiano in un quadernetto degli anni 50-60 della piccola Silvia Laddomada; il Premio letterario Città di Crispiano, la pregevole raccolta di circa 150 tesi di laurea di professionisti locali, i premi in libri assegnati dalla Fondazione Nuove Proposte presieduta dall’avv. Elio Greco, che ha contribuito per anni anche all’organizzazione della “Biblioteca in vetrina” e “Biblioteca in condominio”, iniziative la banda musicale storica e ricostituita dopo 70 anni, il gemellaggio con la Grecia, l’esemplare figura dell’editore Nunzio Schena, la cui casa editrice ha sfornato migliaia di volumi sulla Puglia, compreso questo; e neppure i pittori, come Franco Palazzo, artista d’avanguardia che espone in tutto il mondo; la poetessa e pittrice Maria Santoro, laureatasi in tarda età consultando i documenti del neo istituito Centro Studi Montale della Biblioteca, i briganti, tra cui Pizzichicchio, al secolo Cosimo Mazzeo, classe 23 gennaio i837, catturato nella gola del camino della masseria Belmonte (è anche il titolo di un godibilissimo libro di Franco Zoppo). Libro da tenere bene in vista in libreria: una fonte inesauribile di fatti, dati, esperienze. Ogni pagina una notizia, decine di foto: il Premio Crispius, il volume “Le cento masserie”, recital. Iniziative nei cortili delle masserie con esposizioni di opere eseguite da artigiani di grande valore, tra i quali Mimino Miccoli con i suoi don Chisciotte e altre sagome eseguite con pezzi metallici; serate con la presenza di finti briganti con fucili in spalla.
Nel salone della Biblioteca “C. Natale” fu anche presentato il volume “Recupero e Valorizzazione delle gravine di Crispiano”. Potremmo continuare, ma purtroppo le pagine di un giornale non sono di gomma. E’ doveroso aggiungere che c’è anche una pagina tratta dall’intervento di Nico Blasi, direttore di “Umanesimo della Pietra”, eccellente rivista che da anni si pubblica a Martina Franca, in un incontro per le celebrazioni del centenario dell’autonomia del Comune di Crispiano.
La presentazione è di Michele Cristella, giornalista caporedattore al “Corriere del Giorno”, quotidiano di Taranto purtroppo estinto; la premessa di Anna Sorn. In copertina un pregevole scritto di una deliziosa e bravissima giornalista, Anita Preti, che si legge sempre volentieri. Anita fa la storia della Biblioteca “Carlo Natale”, di Michele Annese, del suo amore per i libri… Parte dal ’64, quando lui stava per affrontare mille chilometri di strada ferrata per andare al Nord a prendere il posto che gli aveva assegnato un concorso. Ma a Crispiano occorreva un uomo come lui, capace di dar corpo alla biblioteca e lo supplicarono di restare. E lui s’imbarcò in quell’avventura che succhiò tutte le sue forze, la sua intelligenza, la sua attrazione per Crispiano.
La sua mente fervida ha partorito una pletora di imprese, che hanno sempre riportato successo. Ricordo uno spettacolo musicale nella masseria “Monti del Duca”, dove il pianista suonava con una mano sola perché l’altra era infortunata (presentava alla grande Anna De Marco, una delle collaboratrici della Biblioteca); e la serata per il libro “Puglia, il tuo cuore” di Giuseppe Giacovazzo nella “Monti del Duca”, con la sua austera torre di vedetta, la chiesa, lo stemma, gli animali, la bellezza della struttura…. Tutto quello che ho conosciuto a Crispiano, uomini e luoghi, lo devo a lui, a Michele. Con lui ho partecipato a sagre ottimamente allestite (quella del fungo di Lino Bruno; quella del peperoncino, ideata e realizzata dagli Amici da sempre, con il professor Biagi, espertissimo di “diavulicchie asquande” a mostrare preziosità internazionali nel suo stand). Ho conosciuto il gruppo musicale Crispianapolis, con Antonio Palmisano, valido dipendente della Biblioteca, Jean Burgers, professore dell’università di Amsterdam, autore degli scavi nella masseria Amastuola. Insomma Michele Annese è stato per me anche un premuroso cicerone. Mi resta da visitare la sede dell’Università del Tempo libero e del Sapere, istituita da lui e dalla moglie, la giornalista e professoressa d’italiano Silvia Laddomada dopo l’uscita dalla Biblioteca con tutto il suo ”staff”. Franco Presicci
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La Biblioteca di Crispiano
Ma sento di dover esprimerti per iscritto, “verba volant”, alcune brevi impressioni, riflessioni e pensieri che non sono riuscito a trasmetterti per telefono e che mi piacerebbe ne venissi a conoscenza.
Tu sai, così come tanti, che ti sono amico e proprio per questo innanzitutto esprimo un sentimento di rabbia quando penso agli 2015 e seguenti. Quali novità ci sono state o ci saranno per coloro che hanno letto o tenuto tra le loro mani la tua fatica dato che “con la cultura non si mangia”. Ma nemmeno cinquanta anni fa, anzi a maggior ragione, con la cultura si mangiava. Piuttosto si digiunava e si facevano enormi sacrifici per salire qualche gradino della scala sociale. Eppure tu, in quegli anni, con grande determinazione sei riuscito ad imporre una idea, o meglio un progetto, perché a distanza di tanto tempo, avendoti conosciuto meglio, mi sono convinto che era già nella tua mente in quel lontano 1964 come organizzare e quanto realizzare. Non si può minimizzare sulle tue doti di manager gestionale ed organizzativo, chi ti conosce bene lo può asserire. Ma non si può neanche nascondere che per ottenere dei risultati occorrono sia sforzo che grande impegno e determinatezza, doti che non ti sono mai mancate né ti mancheranno, ne sono sicuro. Continuando nel mio dire sono ancora più arrabbiato dal fatto che, come diciamo noi “ na lo_sc giurn né cant jadd”
; lasciamo stare questo periodo pandemico che si protrae e non permette alcuna azione da parte di qualcuno, ma c’è in giro un’aria statica, stagnante che se non viene rimossa in qualche modo potrebbe riammorbare la cultura, il conoscere, il sapere e il ricordo. Ecco il ricordo. E il tuo poderoso volume è il Ricordo. Poderoso nel senso che ho apprezzato il formato, così saggiamente consigliato anche dalla Casa Editrice Schena, che dà un valore aggiunto al tuo impegno ed una imponenza al lavoro fatto per diventare e rimanere fruibile, perchè il suo ingombro ed il suo peso devono esercitare tutta la potenza del pensiero e delle opere in essi contenuti e che si sono svolti nei cinquanta anni descritti o documentati con una enorme e traboccante raccolta iconografica e di documenti. La mia rabbia si chiude alla pagina 79 del tuo libro perché ho ricordato un episodio del mio curriculum studiorum quando dovetti affrontare l’esame di maturità. In quella tu citi l’Enciclopedia Treccani, il suo prezzo e il suo acquisto chiedendoti chi mai l’avrebbe consultata; ebbene, ricordati che, uno di quelli che per primo lo fece, chiedendo il XXIV volume dell’Enciclopedia conservata allora al piano terra del Comune, fui proprio io e mi servì per svolgere la tesina di storia su Napoleone Bonaparte e la Rivoluzione Francese (quando l’Esame di Maturità era una cosa seria e molto impegnativa). Sono ancor oggi seccato però dal fatto che dovetti copiare ben 27 pagine il tutto stando lì seduto su uno scannetto al freddo e in una ambiente senza suppellettili, un po’ umido (ricordi l’ambiente?) per alcuni giorni. La tesina fece furore. Questa è uno dei tanti ricordi che grazie a te e al tuo libro mi ha riportato a quei tempi in cui iniziava la bella avventura della Biblioteca “ Carlo Natale” e non solo. Riflettendo col senno di poi è possibile dire che si sapeva, o quanto meno prevedeva, che le cose sarebbero andate bene perché l’impegno e la volontà di fare e realizzare erano intensi ed il tempo per fare era tutto davanti a noi. Ed è stato fatto. E bene.Ecco finisco qui questo mio pensiero, altrimenti non mi fermo più, però prima permettimi di ringraziarti per l’ampio spazio che in esso hai dedicato alla mia persona e alle iniziative che abbiamo condotto in collaborazione (una delle prime iniziative di educazione sanitaria e prevenzione nei confronti della popolazione in Italia, anche se a piccoli gruppi, l’abbiamo prodotta nella Biblioteca di Crispiano. Poi ci siamo inventati i Lunedì della Salute, come hai ben evidenziato. E grazie anche per la considerazione e la stima nei confronti dell’Accademia e del Centro Pugliese di Storia dell’Arte Sanitaria di cui sono molto orgoglioso.
Il tuo lavoro non può non piacere e mi è piaciuto.
Grazie
e ciao. Nino (dott. Martino De Cesare)