Relazione
di Silvia Laddomada
Buonasera amici e buona giornata dell'Immacolata.
La tradizione di noi crispianesi pone al giorno 8 dicembre l'inizio delle festività natalizie.
Un tempo era questo il giorno in cui, incontrandoci, dopo la Messa, ci scambiavamo un abbraccio e un augurio di "buone feste".
Era il giorno in cui si portavano a tavola i dolci tradizionali: porcellini, cartellate, pettole, da condire col miele, col vincotto, con lo zucchero.
Qualcuno assaggiava anche il torrone.
Oggi le tradizioni si sono integrate: già a santa Cecilia, tradizione tarantina, circolano in casa i dolci di Natale, i balconi addobbati, la casa arredata con oggetti natalizi, l'albero.
Un tempo novembre era rigorosamente il mese in cui pensavamo e pregavamo per i nostri defunti.
Ora il periodo delle feste natalizie lo abbiamo allungato.
Qualche anno fa c'era una pubblicità di un attore che mangiava il panettone in anticipo.
"Tanto - diceva - Natale quando arriva, arriva".
Noi quest'anno siamo chiamati a vivere il periodo delle feste con una certa tristezza. "Natale con i tuoi", ma quest'anno nemmeno quello.
I figli lontani, i fratelli, le sorelle lontani, i genitori lontani.
In questa Italia a colori, con le sue restrizioni, sarà difficile per le famiglie stare insieme.
Lo faremo virtualmente, perché questo Natale é particolare.
Nessuno di noi, da quando é nato, ha mai provato l'angoscia di questo periodo.
Forse molti di noi non hanno nemmeno voglia di prendere una decorazione natalizia e metterla sul tavolo.
Siamo perseguitati da un nemico invisibile, che non fa differenze; siamo ossessionati dai bollettini di guerra che quotidianamente ci aggiornano sul totale delle vittime.
Ma il Natale é una ricorrenza particolare.
Tra tutte le notti dell'anno, quella di Natale é una delle più speciali, notte luminosa, notte di attesa, di speranza, di fiducia in un Dio misericordioso.
La dolcezza di questa magica notte, il calore degli affetti famigliari non possono essere annullati.
Nella nostra guerra contro il virus, decidiamo tutti di fare una tregua, una pausa.
Esprimiamo la nostra vicinanza e il nostro affetto a coloro che sono stati colpiti da questa pandemia, ma per alcune settimane pensiamo al Natale.
La tregua. In Grecia, in occasione delle feste religiose o dei giochi olimpici, si rispettava la tregua.
In quei giorni cessavano tutte le inimicizie pubbliche e private; ci si incontrava senza difficoltà, vivendo tutti insieme lo spirito della festa.
Quindi viviamolo, questo spirito natalizio.
La notte di Natale ha ospitato eventi storici o episodi di bontà, che sembrano fiabe, ma sono accaduti davvero.
La notte di Natale dell' 800, Carlo Magno si fece incoronare imperatore del Sacro Romano Impero da papa Leone III, nella Basilica di San Pietro. Scelse la notte più bella dell'anno.
La vigilia di Natale del 1223 san Francesco tornava da Roma, dove con i cardinali e il papa aveva parlato della sua regola di povertà assoluta.
Fermatosi a Greccio, un paese montano vicino Rieti, chiese a una amico di procurargli un asino, un bue e un pò di paglia. Voleva ripetere la Natività, come a Betlemme.
Saputa la notizia, la gente accorse al lume delle fiaccole. I frati cantavano, e lo stesso Francesco lesse il vangelo della nascita di Gesù.
Era nato il primo presepe.
PRESEPE DI SABBIA (Associazione Amici da Sempre)
Ed ora una notizia storica. Non é una fiaba, non é una leggenda.
E' accaduto realmente, ci sono documenti, sono stati realizzati dei film, anche se per molto tempo non se n'é parlato.
La vera "tregua di Natale" l'hanno vissuta i giovani che nel 1914 erano nelle trincee a combattere una guerra orribile.
La guerra era stata dichiarata dall'Austria alla Serbia, nel luglio 1914, in seguito all'assassinio dell'erede al trono austriaco, Francesco Ferdinando.
Una questione interna all'Impero austriaco, in quanto l'Austria voleva estendere il suo dominio sui Balcani e la Serbia voleva unificare tutti i popoli slavi dei Balcani sotto il suo potere.
Ma c'erano in Europa delle Alleanze strategiche, delle concorrenze tra gli Stati.
Per cui, allo scoppio della guerra tutti i paesi europei si trovarono in conflitto tra loro, e in breve tempo il conflitto divenne mondiale.
Si parlava di una guerra lampo, di una guerra che sarebbe finita subito. A Natale tutti a casa, si mormorava tra i soldati.
Ma dopo i primi scontri, la speranza di una vittoria rapida svanì, mentre apparve concreta la prospettiva di un conflitto lungo e logorante, combattuto nel fango delle trincee.
Quella notte della vigilia di Natale, la neve cadeva lenta e silenziosa.
In Belgio, a Ypres, nella regione delle Fiandre, soldati tedeschi e soldati scozzesi erano nascosti tra i cespugli delle rispettive trincee.
All'improvviso il silenzio della trincea venne rotto da una melodia natalizia. I soldati tedeschi intonarono "Stille Necht" ("Astro del ciel") e con candele accese decorarono i parapetti delle trincee, e i cespugli.
I soldati scozzesi si commuovono, escono timidamente dalle trincee, e intonano anch'essi i loro canti tradizionali del Natale.
I cannoni tacciono. Spunta un drappo bianco, e lentamente i soldati avanzano gli uni verso gli altri, nonostante i divieti dei comandanti, fino a incontrarsi nella terra di nessuno, lo spazio delle battaglie corpo a corpo.
Si stringono la mano, si scambiano doni: cioccolato, tabacco, liquore.
I soldati fraternizzano, scoprono che i nemici sono uomini come loro, sono giovani uomini che condividono la stessa quotidianità, fatta di stanchezza, di disagio, di timore, di paura della morte.
Spunta un pallone, si disegnano le porte nella neve e si gioca a calcio, tedeschi e inglesi, in un campo precario, pieno di buche di granate e di filo spinato.
Il pallone si blocca su un filo spinato e si sgonfia: 3 a 2 per i tedeschi, la partita si interrompe.
Quella notte non si pensa all'inutile strage, come fu poi definita da papa Benedetto 15° la guerra.
Non si spara. All'alba si approfitta per raccogliere i propri compagni, morti nella zona pericolosa, per dargli una degna sepoltura. Poi il fischio del cannone.
I soldati si voltano e ritornano nelle proprie trincee. La guerra ricomincia.
Era stato un breve momento di spensieratezza, in un clima di disperazione.
Nonostante tutto, era Natale!
Buone feste a tutti.
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