Prof. Francesco Mercurio |
Silvia Laddomada |
Nel corso dell'anno accademico sarà presentata una nuova disciplina: Storia dell'Arte. Il prof. Francesco Mercurio ha illustrato alcune forme espressive della civiltà egiziana.
Piramide di Cheope |
Molto note sono le piramidi, quella di Cheope è considerata una delle sette meraviglie del mondo. Ha un'altezza di 147 metri e una larghezza di 253 metri. Costruite in grossi blocchi di granito, le piramidi hanno suscitato la curiosità e l'interesse degli amici presenti, circa il peso dei blocchi, il trasporto, la messa in opera delle enormi costruzioni, eseguite da schiavi, ma indubbiamente sotto lo sguardo vigile di esperti maestri. Perché le piramidi? Esse esprimono la volontà degli uomini di elevazione a Dio, sono quindi un tramite tra l'uomo e Dio.
Destinata ad essere la tomba del sovrano, e seguendo la credenza che dopo la morte il faraone avrebbe continuato nell'aldilà la sua vita terrena, gli Egiziani depositavano, nei tanti locali interni alla piramide, cibo, vestiario, armatura, e quanto di più bello il sovrano avesse avuto in vita. Alla fine della costruzione, l'architetto che aveva fatto il progetto veniva ucciso, affinché nessuno sapesse cosa ci fosse all'interno dell'imponente struttura. A custodia delle piramidi c'erano le Sfingi, enormi sculture dal volto umano e dal corpo di animale sdraiato; lo sguardo della Sfinge era rivolto verso oriente, verso il dio Sole. Il relatore si è soffermato sulla pratica dell'imbalsamazione e mummificazione dei corpi, soprattutto dei sovrani e di alte personalità, essendo tutto il procedimento molto costoso.
Il corpo veniva eviscerato, cioè privato degli organi interni, ricoperto da un balsamo, una mistura di erbe aromatiche o pece d'acacia, avvolto nelle bende e deposto nel sarcofago. Il volto era coperto da una maschera funeraria, che aveva i tratti del volto del defunto. Per i sovrani, le maschere erano realizzate in oro. La pratica della mummificazione forse è nata in seguito all'osservazione dei cadaveri nei deserti che, al calore si disidratavano e quindi non andavano incontro alla putrefazione. Gli organi interni venivano asportati, conservati nei “vasi canopi” e deposti accanto al corpo. Non ci sono molte testimonianze relative alla scultura, a cui si ricorreva per abbellire gli edifici o per coprire l'imboccatura dei vasi canopi, spesso a forma di volto della divinità a cui l'organo era offerto.
Nella pittura manca la prospettiva e i volti vengono, spesso, rappresentati di profilo. I contorni sono precisi e i colori sono ottenuti ricorrendo a reazioni chimiche (bianco), alla terra del deserto (rosso, giallo, marrone), a sostanze bruciate (nero), a frammenti di pietre preziose (verde, blu). I volti presenti nelle pitture avevano colori chiari per le donne, più scuri per gli uomini.
Silvia Laddomada
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