TRADUZIONE, COMMENTO E FOTO DEL PROF. CARMINE PRISCO
Ο ε Μπούκουρε Μωρέ! Ω όμορφε Μωριά! Παραδοσιακό νοσταλγικό τραγούδι για την πατρίδα τους τον Μωριά που τραγουδούν οι κάτοικοι του Strigar - San Cosmo Albanese , κατά την παρουσίαση του βιβλίου «Πέτρος Α. Φουρίκης» του Πέτρου Φιλίππου στην Καλαβρία της Ν. Ιταλίας ! Ο! e bukura More / Ω! πανέμορφε Μωριά çë kur të ljashë / αφ' ότου σ' άφησα më nuk të pashë / δε σε ξανάδα πια Atje kam u zotin tatën / Εκεί έχω τον κυρ πατέρα μου atje kam u zonjën mëmën / εκεί έχω την κυρά μάνα μου atje kam edhe tim vlla / εκεί έχω και τον αδερφό μου gjith buljuar mbë në dhe / όλους θαμμένους μες στη γη Ο! e bukura More / Ω! πανέμορφε Μωριά
Ο
Μπούκουρε Μωρέ!
Ω
όμορφε Μωριά! τον Μωριά
που τραγουδούν οι κάτοικοι του Strigar
- San Cosmo
Albanese , κατά την παρουσίαση
του βιβλίου «Πέτρος Α. Φουρίκης» του
Πέτρου Φιλίππου στην Καλαβρία της Ν.
Ιταλίας .
O folle ragazzo!
O bella Morea! La
Morea (Peloponneso) , che gli abitanti di Strigar e San Cosmo
Albanese cantano per la loro patria, durante la presentazione del
libro «Πέτρος Α.
Φουρίκης» di Petros
Filippou, tenuta dall’autore nella Calabria dell’Italia
meridionale.
Testo
Ω!
πανέμορφε Μωριά αφ' ότου σ' άφησα; δε σε
ξανάδα πια.
Εκεί
έχω τον κυρ πατέρα μου. Εκεί έχω τον κυρ
πατέρα μου κυρά μάνα μου, εκεί έχω και
τον αδερφό μου,
όλους
θαμμένους μες στη γη.
Ω!
πανέμορφε Μωριά.
O
bellissima Morea, da quando ti ho lasciato non ti ho più visto.
Là
ho il mio signor padre.
Là
ho il mio signor padre e la mia signora madre, là ho anche il mio
fratello, tutti sepolti nella terra.
O
bellissima Morea!
Breve
commento
La
presentazione del libro di Petros Filippou, attuale vice governatore
della regione greca dell’Attica, dedicato alla figura dello
scrittore greco «Πέτρος
Α. Φουρίκης»,
è stata realizzata
nell’ambito delle celebrazioni del centenario (1919 – 2019)
dell’insediamento nell’Italia meridionale della comunità degli
Arvaniti
( in greco Arvanites).
La storia di questa etnia è stata, tra altri impegni, oggetto di
studio di Πέτρος
Α. Φουρίκης.
Il libro di Petros Filippou vuole essere un riconoscimento allo
studio e alla passione profusi dal greco Πέτρος
Α. Φουρίκης
per la conoscenza della civiltà degli Arvaniti.
Questi erano una popolazione di lingua “arvanitica” (una
antica variante dell'albanese), prevalentemente di religione
cristiana ortodossa, stanziata in diverse parti della Grecia sin dal
secolo XIII. Infatti comunità arvanite si trovano in Eubea, in
Attica , in Achea, in Beozia, nel Peloponneso, nelle isole Kea,
Andro, Eghina, Hydra e nelle zone a nord della Grecia confinanti con
l' Albania.
Gli
Arvaniti, provenienti dalle numerose comunità greco-albanesi della
Morea e dell’ Epiro si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII
secolo.
La
loro cultura è determinata da elementi caratterizzanti, che si
rilevano nella lingua, nella religione , nei costumi, nelle
tradizioni , negli usi , nell'arte iconografica, nella gastronomia,
ancora oggi gelosamente conservate, con la consapevolezza di
appartenere ad uno specifico gruppo etnico. Dopo più di cinque
secoli in diaspora , la gran parte delle cinquanta comunità
italo-albanesi conserva tuttora il rito bizantino.
Esse
fanno capo a due eparchie: una in Calabria , con sede a Lungro (CS)
per i residenti nell'Italia continentale e l'altra in Sicilia, con
sede a Piana degli Albanesi. La Chiesa Italo-Albanese è la realtà
più importante per il mantenimento dei connotati religiosi, etnici,
linguistici, culturali nonché identitari di questa minoranza etnica,
riconosciuta in Italia con la legge 482 del 1999.
In
questo contesto si è realizzato ” l’incontro
con i nostri fratelli Arvaniti della Grecia”,
come si rileva dal manifesto relativo alla presentazione del libro di
Petros Filippou.
Durante
tale presentazione la comunità ha voluto ricordare i legami con la
madre patria che ancora oggi sono profondamente sentiti da tutti i
suoi membri.
Il
senso di appartenenza, la continuità con la cultura originaria, il
ricordo e l’affetto per i propri cari lasciati nella terra
d’origine, la nostalgia per gli ambienti, per le tradizioni, per le
persone e per i paesaggi della madre patria sono, nel loro insieme,
espressi nei pochi versi del canto Μπούκουρε
Μωρέ! (O folle ragazzo!), eseguito dai
partecipanti alla manifestazione.
Il sentirsi
cittadino greco è una caratteristica del popolo greco, è una
manifestazione dell’orgoglio di essere greco, di appartenere al
mondo greco e alla sua cultura, è la consapevolezza di avere dei
doveri verso la madre patria, ma anche dei diritti che la stessa
riconosce a tutti i suoi cittadini, compresi quelli che sono
costretti a emigrare.
Per lo Stato greco
il dovere di assistere e proteggere l’emigrante è sancito a
livello costituzionale. L’articolo 108 della vigente Costituzione
greca stabilisce il principio per cui “ Lo Stato deve prendersi
cura degli emigranti greci e favorire il mantenimento dei loro
legami con la Madrepatria”. È la riprova del sentimento di
appartenenza al mondo greco, inteso come diritto del cittadino e
dovere dello Stato a proteggerlo; è la difesa della grecità e nello
stesso tempo la manifestazione dell’orgoglio di essere Έλληνας.
Nei pochi versi del
canto l’area di provenienza di questi migranti è indicata col nome
di Morea (Μωριά), che
nel medioevo si riferiva a tutto il Peloponneso e che comprendeva
anche aree della Grecia continentale ancora non separate dall’attuale
istmo di Corinto. Gli abitanti di tale area erano chiamati Moraiti.
La presenza di
Petros Filippou alla manifestazione di San Cosmo Albanese
(Cosenza) assume un alto valore politico-culturale, poiché oltre che
come autore del libro dedicato allo scrittore greco Πέτρος
Α. Φουρίκης,
egli è una
autorità istituzionale nella sua qualità di vice governatore
dell’Attica, la più importante delle tredici regioni di cui è
composto il territorio della Grecia. Ciò vuol dire che egli incarna
lo spirito dello Stato greco verso gli emigranti, come scritto nella
Costituzione.
Conosco
personalmente Petros Filippou e non mi sorprende la sua
sensibilità, la sua disponibilità, il suo impegno per la
solidarietà e la conoscenza reciproca fra tutti i popoli dell’umana
famiglia dimostrato con l’assidua partecipazione ai numerosi
gemellaggi che ha favorito nel corso di oltre venti anni.
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