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DEFINIZIONE
La G. è un processo di integrazione,
interconnessione e interdipendenza
che lega i vari protagonisti dell’economia attuale. Essa non
riguarda solo gli aspetti economici, ma anche quelli politici,
sociali e culturali. La G. si sviluppa particolarmente dagli anni
’70 del ‘900, anche grazie all’uso di tecnologie molto moderne
che tendono a facilitare sempre più la libera circolazione di:
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merci e materie prime
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servizi
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capitali
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informazioni
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popolazione
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LE TAPPE SIGNIFICATIVE NELLA STORIA:
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A partire dal 1492: grandi scoperte geografiche;
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Dal 1650 circa, fino ai primi del 1900: il colonialismo;
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Dalla fine del 1700: la rivoluzione industriale;
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Nel corso del 1900: la nascita di Organizzazioni Economiche Regionali (es. U.E.), delle multinazionali e delle Organizzazioni Governative impegnate a favorire lo sviluppo di attività finanziarie e commerciali su scala internazionale;
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A partire dagli anni ’70: la terziarizzazione dell’economia avvenuta nei paesi più ricchi o avanzati, accompagnata dalla delocalizzazione delle attività industriali nei Paesi emergenti o meno sviluppati (ad esempio nei N.I.C – Paesi di Nuova Industrializzazione) dell’Asia e dell’America Latina, e nei paesi dell’Est europeo dalla fine del 1900…
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gli Stati ad alto e medio sviluppo economico
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le multinazionali
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le organizzazioni economiche regionali - vedi scheda sotto (es.: U.E., N.A.F.T.A ecc.)
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le Organizzazioni Governative (es. ONU, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, OPEC ecc.)
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le ONG cioè le Organizzazioni Non Governative (es. Amnesty International, Medici senza Frontiere, Emergency, WWF, ecc)
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I FATTORI TECNOLOGICI:
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Sviluppo di moderni sistemi di trasporto, in particolare la grande espansione del trasporto di merce su acqua, con navi porta-container.
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sviluppo delle telecomunicazioni (internet, telefonia mobile, computer ecc.)
I 4 MONDI (da Sapere.it)
I
termini "sottosviluppo" e "Terzo Mondo"
appartengono al gergo politico della fase iniziale della guerra
fredda, avendo fatto la loro prima comparsa a cavallo tra gli anni
Quaranta e Cinquanta del Novecento.
Di una politica di aiuti ai paesi sottosviluppati (underdeveloped countries) parla per la prima volta sulla fine degli anni '40 il presidente americano Harry Truman come "punto cardine" della sua strategia di "contenimento dell'espansione del comunismo" su scala mondiale. Il riferimento riguarda inizialmente i paesi di recente indipendenza dell'Asia meridionale (India e Pakistan) e sudorientale (Indonesia, Filippine), per estendersi via via agli scacchieri più "caldi" del mondo afroasiatico (Taiwan, Corea, Indocina, Medio Oriente e Nordafrica).
Poco più tarda è l'espressione "Terzo Mondo", coniata nel 1952 dall'economista e demografo francese Alfred Sauvy in un articolo del giornale "L'Observateur", dove la situazione politica mondiale dell'epoca è paragonata a quella della Francia prerivoluzionaria. Così come la società francese alla vigilia della Rivoluzione, sostiene Sauvy, era ripartita in "tre stati", l'ultimo dei quali, il "Terzo stato", che comprendeva la massa della popolazione, sarebbe insorto e avrebbe preso il sopravvento, analogamente il mondo d'oggi è diviso in "Tre Mondi", l'ultimo dei quali, il Terzo appunto, che comprende i due terzi dell'umanità, è destinato a sollevarsi e imporre un nuovo ordine internazionale.
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Primo, Secondo, Terzo Mondo
Sulla
base di tale parallelismo, il Primo
Mondo
era identificato con le vecchie e nuove potenze coloniali (gli Stati
Uniti erano considerati una potenza "neocoloniale") e, più
in generale, con i paesi a regime capitalistico.
Il
Secondo
Mondo
era costituito dalla comunità dei paesi socialisti.
Il
Terzo
Mondo
raggruppava la massa dei paesi ex coloniali e dei movimenti di
liberazione nazionale, in prevalenza dell'Asia e dell'Africa,
accomunati oltre che dalla posizione economica e politica subalterna,
dal fatto di non riconoscersi in nessuno dei primi due mondi.
Nel
corso degli anni, la distinzione fra i Tre Mondi assunse una
connotazione più marcatamente economica e, correlata col termine
"sottosviluppo" nella sua versione meno cruda di "in
via di sviluppo" (developing),
fu recepita dalle stesse statistiche internazionali.
L'espressione
"Primo
Mondo"
divenne così sinonimo di paesi industrializzati a economia
di mercato
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Comprende gli STATI DELL’EUROPA OCCIDENTALE (esempio: quasi tutti quelli dell’UNIONE EUROPEA) - USA – CANADA - GIAPPONE – AUSTRALIA – NUOVA ZELANDA - ISRAELE
Il
"Secondo
Mondo"
rimase a definire i paesi socialisti a economica
pianificata principalmente dell’EUROPA orientale
e il "Terzo
Mondo"
finì col coincidere con i paesi
in via di sviluppo,
sigla PVS.
Esso
comprende anche Stati
EMERGENTI,
come ad esempio la CINA
e l’INDIA,
i Paesi detti N.I.C.
(Paesi di NUOVA INDUSTRIALIZZAZIONE*), i Paesi OPEC
(produttori ed esportatori di petrolio). Alcuni Paesi in Via di
Sviluppo sono sempre più protagonisti del COMMERCIO
INTERNAZIONALE per le loro esportazioni industriali.
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Quarto Mondo
E
il Quarto Mondo? Il
Quarto Mondo
è come il "quarto stato" della Francia prerivoluzionaria,
che non esiste nominalmente, ma che designa
di fatto il mondo degli esclusi.
L'espressione
compare sulla stampa negli anni Settanta per indicare la
porzione più diseredata dei paesi del Terzo Mondo,
i paesi sottosviluppati veri e propri, quasi del tutto, se non del
tutto, privi di risorse naturali di qualche rilievo o di capacità
industriali.
Caratteristiche
dei N.I.C.
Paesi
di Nuova Industrializzazione
Il
piccolo
gruppo di nazioni definite
NIC*
dell’Asia e dell’America latina, riesce a realizzare da solo
circa l’80% delle produzioni industriali provenienti dai Paesi in
Via di Sviluppo (PVS). Infatti questi Stati, negli anni successivi al
1970, sono passati da un’economia
basata solo sull’esportazione di risorse minerarie e dei prodotti
dell’agricoltura di piantagione, ad un’economia più
industrializzata. Questo
grazie agli investimenti stranieri, in particolare quelli delle
multinazionali degli Stati più ricchi, attratte dalle seguenti
importanti caratteristiche:
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basso costo della manodopera;
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assenza di organizzazioni sindacali e di leggi per la protezione dell’ambiente;
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agevolazioni fiscali: es. con la creazione di zone franche dette Zone Economiche Speciali (ZES) dove non di paga dazio/TASSA per importare o esportare la merce con l’estero;
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grande disponibilità di risorse minerarie (specialmente in Stati molto grandi come ad esempio Brasile, Messico, Cina).
Sono detti NIC dalle parole Newly Industrialized Countries:
- Stati asiatici:HONG KONG (CINA 1997)TAIWANCOREA DEL SUDSINGAPOREINDONESIAMALESIAFILIPPINETURCHIATHAILANDIAVIETNAMStati latino-americani:BRASILEMESSICOPERU’CILEARGENTINA
COME
VALUTARE LO SVILUPPO di uno stato?
Secondo
l’ONU per valutare lo sviluppo occorre usare un nuovo criterio che
è dato dall’INDICE di SVILUPPO UMANO (I.S.U)
Esso
è un valore statistico, definito sintetico poichè è il
risultato di un calcolo complesso che si realizza elaborando i
seguenti dati:
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il reddito pro-capite (detto PIL pro-capite o ricchezza per abitante)
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la speranza di vita (detta anche vita media o aspettativa di vita)
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il livello di istruzione e di analfabetismo.
OGGI,
DOPO LA SPARIZIONE DEL BLOCCO SOVIETICO, NON SI USA PIU’ LA
CLASSIFICAZIONE IN 4 MONDI… Quindi lo SVILUPPO
di uno Stato si dirà
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BASSO o MINIMO se il valore va da 0 a 0,499
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MEDIO se va da 0,500 a 0,799
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ALTO se va da 0.800 a 1 sarà detto.
Nel
2018 l’ITALIA risulta con un ISU di 0.887, posizionata al 26°
posto, dopo la SLOVENIA.
MONDIALIZZAZIONE/GLOBALIZZAZIONE
Il
termine “mondializzazione/
globalizzazione”
è soprattutto utilizzato in campo economico, ma essa coinvolge tutte
le attività umane: industria, servizi, commercio, campo sociale….
Concerne anche la comunicazione e gli scambi tra tutti gli individui
della Terra diventata ”villaggio planetario” e tra le differenti
culture.
Quella
del "VILLAGGIO
GLOBALE"
(The Global Village, 1968) è una metafora adottata da filosofo
Mashall McLuhan per indicare come, con l'evoluzione dei mezzi di
comunicazione, tramite l'avvento del satellite (che ha permesso
comunicazioni in tempo reale a grande distanza), il mondo sia
diventato “piccolo” e abbia assunto di conseguenza i
comportamenti tipici di un villaggio. Le grandissime distanze che in
passato separavano le varie parti del mondo si sono ridotte e il
mondo stesso ha smarrito il suo carattere di infinita grandezza per
assumere quello di un villaggio.
La parola “mondializzazione” (dal Latino “mundus”, universo) è apparsa, nella lingua francese (mondialisation) nel 1964, nel quadro di lavori economici e geopolitici per designare l’estensione dei mercati industriali a livello dei blocchi geopolitici ai tempi della Guerra Fredda.
Questo
concetto si è poi generalizzato negli anni ‘90, a partire dalle
tesi di McLuhan sull’apparizione di un “villaggio globale”, ma
soprattutto a causa dei movimenti
anti-mondialisti (no-global) e alter-mondialisti,
i quali hanno voluto attirare l’attenzione del pubblico
sull’ampiezza del fenomeno anche con lo slogan “un altro mondo è
possibile!”
La
mondializzazione (o globalizzazione, globalization per gli
anglosassoni) è il processo di apertura di tutte le economie
nazionali su un mercato diventato planetario. Essa è favorita
dall’interdipendenza tra gli uomini, la deregolamentazione, la
liberalizzazione degli scambi, la delocalizzazione dell’attività,
la fluidità dei movimenti finanziari, lo sviluppo dei mezzi di
trasporto e dei commerci, e delle telecomunicazioni …
Grazie
a tutti questi favorevoli fattori le imprese multinazionali
realizzano
grandi profitti, potendo valutare su scala mondiale i vantaggi e gli
svantaggi derivanti dalle differenti soluzioni nazionali possibili.
Le loro scelte strategiche di localizzazione sono guidate dalle
logiche di approvvigionamento delle materie prime o della manodopera,
più o meno specializzata, dai circuiti di commercializzazione e
sbocchi, dal finanziamento e dagli investimenti favoriti da sgravi
fiscali, dalla possibilità inquinare o deturpare il territorio senza
dover rispondere o risarcire dei danni ambientali procurati in
seguito all’attività praticata.
In
generale le multinazionali sono anche favorite dalle regole del
commercio mondiale volute dal WTO
– O.M.C. (Organizzazione Mondiale del Commercio) o da accordi
economici di LIBERO SCAMBIO
che coinvolgono vaste aree del mondo di cui anche l’U.E.,
nata come C.E.E., è
un esempio concreto e tangibile.
ARGOMENTI
DEI SOSTENITORI DELLA GLOBALIZZAZIONE:
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È un tappa necessaria per permettere ai Paesi del terzo mondo di diventare paesi industrializzati e sviluppati, cessando di essere soltanto paesi esportatori di materie prime.
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Attraverso gli scambi interculturali, essa permette all’uomo di allargare gli orizzonti.
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Essa è ineluttabile, irreversibile e incompatibile con gli Stati-Nazione.
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Questi sono strutture troppo vecchie e inadatte, che devono essere sostituite da un Governo mondiale.
CRITICHE
FATTE ALLA GLOBALIZZAZIONE:
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Accrescimento della ricchezza nelle mani dei ricchi e incremento della povertà nei Paesi già poveri.
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Deregolamentazione delle economie nazionali
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Liberalizzazione eccessiva degli scambi
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Egemonia delle grandi imprese multinazionali
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Omologazione dei rapporti umani e scomparsa delle particolarità
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Formazione di uno standard culturale, di produzione e consumo.
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Attacco all’ambiente (monocolture, attacco alla biodiversità ecc) e sconvolgimento climatico dovuto al surriscaldamento (effetto serra)
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