Crispiano negli anni '30 e '40
Una realta' vissuta da Giovanni Battista
Marangi e raccontata nel suo libro:
"Ricordi di una vita"*
Relatore prof. Pietro Speziale
Presentazione di Silvia Laddomada
Dopo la pausa estiva, sono ripartiti gli incontri culturali settimanali nella sede dell’Università del Tempo Libero e del Sapere, in via degli Aranci 19.
Nel
primo incontro di questa stagione autunnale, il prof. Pietro
Speziale ha posto all’attenzione dei partecipanti un libro di
memorie scritto da un concittadino crispianese, Giovanni Battista
Marangi, trasferitosi nel 1954 in Toscana, nel 1956 a Milano e poi in
Germania.
Attualmente
è residente in provincia di Lucca.
“Ricordi
di una vita”,
non sono solo aneddoti legati alla vita di famiglia di Marangi, ma
offrono un interessante spaccato delle relazioni familiari e delle
problematiche politiche ed economiche dei decenni 1930-1940.
Pertanto
il prof. Speziale ha tracciato anche un excursus della vita sociale e
istituzionale, politica, economica e cultuale di Crispiano, con
scrupolosa documentazione.
S. L.
CRISPIANO NEGLI ANNI 30-40 UNA REALTA' DESUNTA da " RICORDI DI UNA VITA " di Giovanni Battista Marangi
Innanzitutto DUE DOMANDE, da considerare come premessa e come guida "' alla nostra indagine : - Com'era Crispiano in quegli anni ? - Chi è Giovanni Marangi ? > Per il primo interrogativo, occorre evidenziare innanzitutto che indicare la realtà del nostro Paese, nel ventennio che va dal 1930 al 1950, non è certamente facile. Tuttavia, con i ricordi personali e le testimonianze che possono offrirci gli Anziani ancora viventi, unitamente ai DOCUMENTI raccolti nel corso degli anni dalla locale Biblioteca "C. Natale" ed agli Atti dello stesso Comune di Crispiano, è possibile, a mio parere, tracciare un quadro esauriente e significativo dei maggiori avvenimenti che caratterizzarono la vita di quel periodo. Infatti, si possono evidenziare OPERE e PERSONAGGI che, a partire dagli anni '30, nonostante le difficoltà economiche e sociali in essere in quel momento ( e non solo a livello locale ) e malgrado la 2" Guerra Mondiale ( che insanguinò l'Italia ed il Mondo intero dal 1939 al 1945 ), riuscirono a guidare la nostra Crispiano nel difficile cammino dello sviluppo e del progresso, potenziando quanto già fatto nel decennio precedente ed indirizzando la realtà presente verso traguardi rispondenti alle reali esigenze dell'intera Comunità... QUAL ERA, allora, LA REALTA' Dl CRISPIANO AGLI INIZI DEGLI ANNI 30? Un piccolo paese, di circa 5.000 abitanti, che aveva raggiunto la sua AUTONOMIA una decina di anni prima ( il 14 nov. 1919 ) e che, a fatica, per le enormi difficoltà economiche e sociali che aveva dovuto affrontare, aveva compiuto i suoi primi passi di COMUNE AUTONOMO. TARANTO, infatti, che in precedenza aveva provveduto a tutti i bisogni della piccola Frazione, con l'Autonomia tagliò immediatamente ogni forma di aiuto di tipo politico, sociale e, soprattutto, ECONOMICO. Di conseguenza, il nuovo COMUNE si trovò SOLO SENZA UNA GUIDA, SENZA SERVIZI, SENZA UFFICI, SENZA PERSONALE e, soprattutto, SENZA SOLDI per poter andare avanti !!! EPPURE Nonostante le condizioni generali non floride e nonostante la forte Emigrazione dei giovani verso i Paesi del Sud-America ( Argentina e Brasile, in primo luogo ) e della stessa America del Nord ( New York soprattutto) il Paese riuscì ad organizzarsi dal punto di vista AMMINISTRATIVO ed in pochi anni: - dette un'organizzazione soddisfacente al NUOVO COMUNE; - porto' a Crispiano il SERVIZIO TELEFONICO e TELEGRAFICO ( 8.6.1922 ); - realizzò l'allacciamento della rete locale all'ACQUEDOTTO PUGLIESE, inaugurato il 18.12.38; — costruì il ponte di VIA ROMA ( allora Via Quintino Sella ), che unì Piazza Mussolini con i rioni San Francesco e Africana; - operò, con l’aiuto del gen. Giuseppe Messina, per la realizzazione a Crispiano della rete ferroviaria ( la stazione Ferrovia SUD-EST fu, infatti, inaugurata il 26.4. 1931); - concretizzò l'installazione della Rete Elettrica, inaugurata nel 1926. - pose in primo piano il problema dell’lSTRUZIONE, da sempre impartita in aule sparse, prive dei servizi essenziali e di ogni conforto didattico- pedagogico, affidando all' ing. NATALE il progetto di un edificio scolastico per ospitare almeno 6—700 alunni in età scolare ( Agli inizi sorsero varie difficoltà burocratiche dovute al reperimento dei fondi, alla scelta del suolo ed alle inevitabili opposizioni interne alla stessa Amministrazione Comunale... ma, alla fine, con l'incarico definitivo affidato allo stesso ing. Natale, si iniziò la costruzione nel novembre del 1932; anche questa volta l'edificio non fu ultimato: rimase nella sua struttura rustica per molti anni ancora ( servì nel periodo bellico, come accampamento e rifugio per i soldati ) e solo nel 1951 fu completato e consegnato alla cittadinanza. In definitiva, quindi, negli Anni ’20 si posero le basi ad alcune importanti realizzazioni, che furono perfezionate negli anni '30, grazie all’opera dei Commissari Prefettizi e dei Podestà che si susseguirono in quel periodo. Ma, dal punto di vista sociale, qual era la situazione reale del Paese a quel tempo? Senza dubbio lo stato generale del nostro piccolo centro non era certamente florido: regnava ovunque la miseria e a peggiorare il tutto contribuirono anche le vicende socio—politiche nazionali e la 2“ Guerra Mondiale: - il pane e gli alimenti in genere erano razionati e distribuiti con la tessera ; — i prodotti delle campagne erano requisiti e consegnati all’ammasso previsto dalla Legge. ( Ricordo che molte famiglie contadine, subito dopo il raccolto, nascondevano parte dei prodotti, per far fronte ai bisogni che la guerra ed il futuro potevano riservare ); — alla Patria veniva donato, oltre l'oro e quanto di valore, anche il ferro disponibile e tutto ciò che poteva essere utile alle necessità della guerra; Inoltre, a livello sociale, si registrava un forte tasso di analfabetismo, l'istruzione era impartita solo alle giovani leve, gli adulti ne rimanevano ancora esclusi! Infatti: C'era solo un ASILO PRIVATO (Scuola Materna ), curato dalle Suore di Sant'Anna ( presenti a Crispiano sin dal 14 Agosto 1914). — C'erano alcune classi di SCUOLA ELEMENTARE, ubicate in alcuni locali di Corso Umberto, ma non tutti gli alunni le frequentavano! Nell’a.s. 1930—31, ad esempio, i bambini residenti nel territorio del Comune erano circa 900, ma gli alunni iscritti furono solo 615 ed i frequentanti 595 . (E’ da evidenziare che, a quel tempo, i bambini venivano avviati al lavoro in età prematura: già a nove—dieci anni costituivano una forza da sfruttare per contribuire al mantenimento della famiglia. Molte bambine, poi, non venivano iscritte, poiché alle donne, essendo destinate a svolgere solo le faccende di casa, l'istruzione, il sapere, la cultura in genere, non interessavano! Al massimo, frequentavano sole le prime classi e, poi, restavano in famiglia per far fronte ai bisogni domestici. Le più fortunate, erano iscritte alle scuole di cucito e ricamo!). - Non c'erano SCUOLE SECONDARIE! — Solo nel 1942 ci fu l'apertura di una SCUOLA RURALE PLURICLASSE (a San Simone), dipendente dal 2° Circolo Didattico di Martina F.,che , iniziò ad accogliere qualche adulto. Per le ore libere c'era ben poco : — qualche BAR: IL BAR LITTORIO di Nicola Bennardo IL BAR ROMA di Raffaele Tata — E la Piazza Centrale (Al tempo Piazza Mussolini: luogo di ritrovo, di incontro e di contrattazione per il lavoro). Per soddisfare le prime piccole esigenze di carattere diversivo e culturale (soprattutto nei giorni festivi, nei giorni feriali si lavorava dall'alba al tramonto!) - nel 1936 si ebbe il 1° cinema : il CINEMA TEATRO IMPERO, gestito dal colonnello in pensione EDMONDO DE POMPEIS. - seguì, nel 1940, l'apertura del CINEMA SEMERARO. - solo nel 1949 si ebbe il CINEMA COMUNALE. Curata in parte era l'attività fisica ( anche se per fini politici ) nelle settimanali PARATE PARAMILITARI e negli ESERCIZI GINNICI eseguiti, ogni sabato, in Piazza Mussolini dalle PICCOLE ITALIANE , dai BALILLA e dai GIOVANI in genere. { SABATO FASCISTA, istituito da Mussolini il 20.6.1935, con R.D.L. n.1010 ) Dal punto di vista RELIGIOSO importanti avvenimenti furono: - nel 1936, la COSTRUZIONE della Chiesa di San Michele a San Simone, consacrata poi dall'Arcivescovo Bernardi l‘ 8 maggio 1938 e diventata Parrocchia nel 1958 ( primo Parroco fu Don Giovanni Fiorino, nominato il 1° maggio 1958 ) . il 20.7.1945 la Madonna della Neve fu proclamata protettrice di Crispiano ed il successivo 5 agosto ci fu la prima FESTA PATRONALE, con la presenza dell'Arcivescovo mons. Ferdinando Bernardi ed il saluto del Sindaco Giuseppe Cesario. il 4.10.1949 la Chiesa di San Francesco fu proclamata PARROCCHIA. nel 1950 ci fu il RESTAURO della Chiesa della Madonna della Neve. Dal punto di vista CIVILE POLITICO ED AMMINISTRATIVO nel ventennio 1930-1950, come accennato innanzi, ci fu un alternarsi di Commissari Prefettizi:il dott. Giovanni Semeraro dal 2.2.1937 al 31.8.1938,
il sig. Vitantonio Luccarelli dal 5.12.43 al 3.7.1944, il dott. Carlo Santucci
dal 1.10.1945 al 2.3.1946, il dott. Francesco Fumarola dal 3.3.1946 al 30.3.1946.
di Podestà, il cav. Raffaele Tancorra dal 24.4.1927 al 28.2.1935, il cav. Carlo Cacace dal 1.3.1935 al 1.2.1937, il dott. Michele Palazzo
dal 1.9.1938 al 4.12.1943, e di un solo Sindaco, nominato dopo la caduta del Fascismo : - il sig. Giuseppe Cesario dal 4.7.1944 al 30.9.1945.
ALTRI AVVENIMENTI IMPORTANTI registrati nell'immediato Dogoguerra : - il 24 maggio 1946 ci furono le prime ELEZIONI AMMINISTRATIVE e fu eletto il 1° Sindaco: il dott. Aldo Cervo che restò in carica fino al 13.6.1956. — il successivo 2 giugno ci fu il REFERENDUM COSTITUZIONALE MONARCHlA—REPUBBLlCA. Terminata la Guerra e con il ripristino degli Organismi ISTITUZIONALI, però, non ci fu ancora pace e tranquillità sociale Rimasero in essere lotte e rancori tra FASCISTI ed ANTIFASCISTI, che sfociarono, tra l’altro, nello scoppio di una bomba (in piazza) durante una manifestazione politica e, soprattutto, restarono ancora numerosi problemi che già negli anni di guerra avevano creato moltissimi inconvenienti: - Una MENTALITA' ANCORA RETROGRADA e legata al POSSESSO, all'AVERE, alla PROPRIETA’ PRIVATA . nonostante una marcata apertura popolare al senso del DOVERE, al rispetto dell'AMICIZIA ed alla COLLABORAZIONE tra le Famiglie; E persisteva, ancora, - una netta differenza sociale tra le CLASSI AGIATE ed il POPOLO , sottomesso per CARENZE d'ordine SOCIALE ed ECONOMICO e, soprattutto, per mancanza di ISTRUZIONE. Con gli anni della guerra, poi, le condizioni della maggior parte delle Famiglie crispianesi erano decisamente peggiorate: i giovani erano stati chiamati alle ARMI e spesso non erano più TORNATI - Gli anziani, da soli, avevano prvveduto ai bisogni delle proprie famiglie e di quelle dei Figli in guerra! Molti nuclei famigliari erano stati colpiti da lutti e tragedie locali e nazionali. (A Crispiano,durante la Guerra ci furono 49 Caduti e/o Dispersi). Per fortuna, però, la maggior parte delle Famiglie era formata da agricoltori e contadini, per cui c’era stato sempre un campicello da coltivare per i bisogni alimentari primari e, di conseguenza, il cibo non mancò mai del tutto! INOLTRE, per alleviare le pene e sminuire le sofferenze, un aiuto, un consiglio, una mano amica arrivò sempre...da PERSONE più caritatevoli, più competenti, più istruite ed esperte... che non fecero mancare il loro intervento e conforto! E tra Questi, a partire dagli Anni ’20 , se ne possono ricordare alcuni : il Sindaco PASQUALE MANCINI ed i Consiglieri-Assessori Francesco RICCI ed avv.Giuseppe PIGNATELLI, il maestro-poeta Giovanni CASAVOLA, il farmacista dott. Antonio MONTEMURRO e, dopo il 1932, il dott. Ciro MARINO', il medico dott. Giuseppe GIRASOLE e l'ostetrica Maria GIOVE, l‘ing. Carlo NATALE, il maestro musicista Martino BELLO, il podestà Michele PALAZZO , Stefano LIUZZI (u cavallir), il Sindaco Giuseppe CESARIO ( il poeta contadino ), Beniamino ZIGRINO, Paolo DE LEONARDIS e, soprattutto, Mons. Giuseppe Maria CAFORIO, Arciprete dal giugno 1912 al luglio del 1965. SUL PIANO ECONOMICO, grande importanza ebbero, poi : - la Famiglia Cervo _ ed il loro MOLINO—PANIFICIO. — la Famiglia DI STANI , proprietario della masseria Mesole. — la Famiglia CACACE, discendente da Carlo Cacace che già nella 2 metà dell'800 fu a capo, a Taranto, dell'omonima DITTA che tanto operò in campo commerciale ed industriale, apportando benessere e ricchezza. A questi si aggiunsero, poi, in campo agricolo, alcune famiglie BENESTANTI, anche se non eccessivamente ricche : - i CORDIGLIA, i MIOLA, i LADDOMADA, gli SPEZIALE, gli ANNESE, i FRAGNELLI, i CHIARELLI, i SONNANTE, i MARTELLO'ITA, i MAGAZZINO, } IMPORTANTE, infine, fu anche il COMMERCIO dei PRODOTTI AGRICOLI, apprezzati ovunque per la loro qualità. Infatti, notevole era il loro collocamento sul mercato di Taranto: ogni notte numerosi traini carichi di frutti della nostra terra, guidati dal diretti proprietari, partivano per il Capoluogo portando : uva, pere, fichi, verdure ed ortaggi in genere. In definitiva, quindi, ai ricchi possidenti di terre e latifondi (pochi) si opponevano alcune Famiglie benestanti (non numerose) e, soprattutto, un gran numero di poveri, costituiti da nullatenenti, contadini, pastori, salariati, piccoli artigiani, edili, operai in genere (molti), costretti a vivere spesso di stenti e con grossi sacrifici, per cui la situazione generale, non certamente florida, soprattutto nell'immediato Dopoguerra, vide molti disoccupati e giovani allo sbando! Di conseguenza, in tale periodo, intensa fu l'opera dei SINDACATI e delle ASSOCIAZIONI dei LAVORATORI, che operarono per alleviare le sofferenze delle classi meno abbienti e, in alcune manifestazioni di protesta, si giunse anche a scontri ed a forme di contestazione violenta. Accanto all'AGRICOLTURA ed alla PASTORIZIA ( molti erano possessori di un ridotto numero di capre o di pecore, da cui ricavavano il necessario per vivere), poi, fiorì soprattutto l' ARTIGIANATO e rinomati furono: I Fabbri (Mest‘Antonio ), i Falegnami ( Vincenzo Candelli, i fratelli Gallone, Giovanni Aquaro ), i Sarti (Domenico Mancini, Domenico Lepraro, i giovani fratelli Marsella), i calzolai (Mest Minidd Cimino, Martino Luccarelli Tip-tip, Francesco Semeraro,... ), i Muratori (Antonio Pergolese, Leonardo Leo — Narduzz, Antonio Toscano, Angelo Colucci con i figli Vito e Salvatore, Eugenio Costantino,... ), i Mugnai ( Melucci con i figli Nicola ed Attilio), le Maestre di ricamo, taglio e cucito (Aldina Bottai, Caterina Albano- ricamo a macchina, le sorelle Michelina e Concettina Gallone), i Barbieri (Mest’ Paolo Santoro, che era barbiere, cavadenti e salassatore, Francesco Caroli -detto Ciccill l'AMERICHEN-perché era stato un paio di anni in AMERICA, Peppino De Leonardis,... ) A cui si aggiungevano anche alcuni mestieri ormai scomparsi, come l’uàlen (gli inservienti presso le masserie ), l’uardapurc (i guardiani di porci), l' Zuccator (i cavamonti), le spaccapetr (gli spaccapietre), le parèteer (i costruttori di pareti a secco)..., generalmente svolti dalle persone più povere e derelitte. ed il COMMERCIO Importanti, infatti, furono i negozi di Antonio FUMAROLA - Antonucc U caffttir e di TERESA MANCINI - a Rizz ( in Piazza ), di SILVESTRO MARTELLOTTA ( Cicci“ d' Sant—Simn, in Corso Umberto ), ANGELO PIETRO PAVONE ( Angl— Pitr in Piazza della Libertà ), Persone molto note erano anche gli AUTISTI addetti al trasporto nei paesi vicini, tra cui: ANTONIO D'ARCANGELO, possessore di una vecchia Balilla, e GIOVANNI FARINA, i quali assicuravano con le loro macchine
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il collegamento giornaliero con Statte, Taranto, Martina franca e gli altri paesi viciniori,
sostituendo così l'antico brek di Michele Liuzzi. Nel campo
INDUSTRIALE nell'Arsenale Militare o presso i Cantieri Navali Tosi (Giulio Tamburrano, Peppino Santoro,.. ). Apprezzate, poi, erano anche le MAESTRANZE che operavano, in campo Infine, molto conosciuti , soprattutto nel Dopoguerra, erano anche : Mimino e Peppino Fischetti (fotografi), Rosaria Settembre (la postina), Don Manlio Casavola e suo figlio Pinuccio, Sandrino Mancini (il telefonista) con le sorelle Giovanna (la maestra, comunemente chiamata Nannina ) e Caterina (archivista comunale) a cui si possono aggiungere anche
PERSONAGGI TIPlCI come : Carl Antonie — Giusepp a Sardedd - Scarciuppl — Nicodem — Michèl a Battugl ed altri . Questi gli aspetti salienti del citato Ventennio, Però se si vogliono ricavare altre concrete testimonianze di vita vissuta, a mio parere, è utile leggere quanto scritto su tale periodo da Giovanni Battista Marangi, un Crispianese che vive lontano dal nostro Paese da più di 60 anni, ma che è rimasto sempre legato al borgo natio da affetti, ricordi, amicizie, brevi ritorni e visite fugaci. ll Marangi, infatti, col prezioso aiuto della nipote Palma Lisa Giuliani, figlia della sorella Maria Vincenza, ha scritto un libro, ”Ricordi di una vita”, pubblicato nell’aprile scorso e inviatomi in ricordo della nostra antica conoscenza, vissuta attorno al 1950. Un libro che negli ultimi mesi ho letto più volte e sempre con maggiore interesse, perché ho ritrovato in esso aspetti della mia infanzia e della mia prima adolescenza, episodi, persone e scampoli di vita in gran parte dimenticati. Scorrendo le pagine del libro e guardando e riguardando le numerose fotografie in esso incluse ( Bellissime ! Anche per ammirare forme di abbigliamento in voga al tempo ), oltre alla famiglia di Giovanni Marangi ( che ricordo benissimo, residente in Corso Umberto al n. 247, all’angolo con Via degli Ovili ), ho visto riemergere nella mia mente tante persone ormai scomparse da anni, tanti visi di gente non più esistenti, tante caratteristiche del mio paese ormai diverse, cambiate. E Giovanni Marangi ( mostrando di conservare ancora una memoria di ferro, nonostante l'età avanzata ) ha elencato Nomi e Cognomi, ha citato date di nascita, ha ricordato persone vissute in quegli anni ( parenti e non, vicini di casa, amici, conoscenti,... ),
ha evidenziato i legami che Queste avevano con la sua famiglia e l'importanza assunta in quegli anni. In definitiva, mi ha riportato indietro di molti decenni,
facendomi piacevolmente rivivere quasi situazioni e rapporti ormai passati e lontani.
Ma veniamo al secondo interrogativo posto in premessa questa sera : Chi è Giovanni Marangi ?
Oggi è un Uomo di 85 anni che vive serenamente a Torre del Lago Puccini, in provincia di Lucca, circondato dall'affetto dei suoi Cari
( le 2 figlie, i mariti e 4 nipoti, a cui si aggiungono i figli della sorella Maria Vincenza,
i numerosi parenti della moglie Selene, deceduta nel 2007, e tanti altri... amici e conoscenti ), dopo una vita piena di disagi, privazioni, sacrifici, ma non priva di successi, conquiste (in campo personale, famigliare e sociale e completamente impegnato in attività di volontariato svolte in Parrocchia! Una vita iniziata a Crispiano ( dove è nato il 10 luglio del 1931, ultimo di 5 figli, di cui 2 deceduti appena nati ed 1 morto all'età di 15 anni) e vissuta, dai primi anni della sua giovinezza, in molte città italiane e tedesche (a Milano e a Mainz, in particolare) prima di fermarsi definitivamente nella cittadina toscana, dove con l’aiuto del Padre e, soprattutto, della sorella Maria Vincenza, già dall’aprile del 1955, era stata avviata una fiorente attività commerciale, con vendita di generi alimentari, pane, salumi, formaggi, spezie, vini, liquori , tessuti, detersivi ed altro. A Crispiano Giovanni Marangi visse la sua infanzia, l'adolescenza ed i primi anni
della giovinezza, aiutando il padre nei lavori dei pochi campi ereditati dai nonni, soprattutto materni. Normalmente il genitore lavorava alle dipendenze di grandi proprietari della zona e, data la sua serietà e la sua competenza, svolgeva anche compiti di fiducia e di responsabilità. Tuttavia, egli non era mai soddisfatto del suo lavoro: non voleva fare il dipendente, voleva essere proprietario di terre per sentirsi libero di organizzare la sua vita ed i suoi impegni, come afferma lo stesso Giovanni nel libro. Questa convinzione lo accompagnò in ogni istante della sua esistenza, per cui, pur oberato da debiti, al fine di acquistare nuove terre da coltivare in proprio, Angelo Michele Marangi (così si chiamava il padre ) finì sempre con l'essere sovraccarico di impegni e col coinvolgere anche la moglie ed il figlio in una vita piena di affanni, di sforzi e di duro lavoro. Giovanni avvertì subito il disagio che tale situazione causava in lui e nell'intera famiglia, per cui, pur amando ed apprezzando il Genitore per le sue doti integerrime di lavoratore e di persona retta e devota (il padre, infatti, era un grande lavoratore, aveva una fede profonda, pregava molto, partecipava alle attività organizzate dalla Parrocchia ed era molto devoto alla Madonna del Carmine, che, a suo dire, lo aveva sempre protetto nella vita), non poteva accettare il suo carattere ambizioso, esigente, autoritario, impulsivo e, a volte, anche irascibile e violento. Iniziò, quindi, a covare sentimenti di avversione verso il tipo di vita a cui il padre lo indirizzava e a curare il desiderio di un avvenire diverso, magari riprendendo a studiare. Fu quello il periodo in cui io lo conobbi: frequentavo al tempo la seconda media
a Martina Franca (correva l’anno scolastico 1949— 50 ) ed egli mi chiedeva sempre
notizie sulla scuola da me frequentata, sulle difficoltà degli studi, sui libri da leggere...,
confidandomi anche la volontà di studiare privatamente...La conseguenza fu che Giovanni,
aiutato dalla prof.ssa Sissy Palmisano allora studentessa universitaria ) e dal maestro Menga,
che al tempo insegnava nelle scuole elementari di Crispiano, nel giugno del 1953 affrontò
gli esami di licenza media superandoli brillantemente! Poi si iscrisse all’Istituto Magistrale di Taranto, frequentandolo la prima classe! Mentre, in famiglia, in pieno accordo col padre, iniziava a serpeggiare già l’idea di lasciare il Paese e di trasferirsi altrove! Cosa che avvenne il 24 marzo 1954, quando, venduti gli averi, col padre e con la sorella, Giovanni si trasferì a Torre del Lago, una frazioncina a 5 Km. da Viareggio, in provincia di Lucca. Per Giovanni Marangi iniziò un nuovo modo di vivere l'esistenza, fatta sempre di sacrifici e di privazioni, ma densa anche di soddisfazioni: prima nella cittadina toscana, poi in un lungo peregrinare in diverse città (a Milano, in Germania) ed infine nella stessa Torre del Lago: sempre lavorando e distinguendosi per la sua
volontà, le sue capacità e le sue competenze! Infatti, ovunque Giovanni lasciò un ottimo ricordo di sé e delle sue abilità, ovunque si distinse per intelligenza, determinazione, impegno continuo, lealtà, spirito di
sacrificio ed alta carica morale e spirituale, come traspare chiaramente leggendo
le pagine del libro, illustrato, tra l’altro, come detto innanzi, da molte fotografie del
passato, che hanno veicolato in me anche ricordi ed emozioni. Tuttavia, senza entrare nel merito dei vari passaggi di vita vissuta che l'Autore
presenta nella sua opera (e che ognuno di noi, nel privato, se vuole, può benissimo e
liberamente considerare leggendo il libro), la grandezza di questo meraviglioso
condensato di esistenza concreta e reale, per quanto riguarda l'argomento di
questa serata, a mio modesto parere, sta proprio nel quadro d'insieme che
Giovanni presenta, soprattutto nella prima parte dell'opera, della Crispiano
degli Anni '30-40, nel ricordo che offre del modo di essere di quel tempo ed, in particolare :
- delle conoscenze, delle amicizie, del modo di rapportarsi agli altri;
- dei sacrifici che si affrontavano per superare le difficoltà della vita; ' - delle aspetti caratteristici di quegli anni; — dell’importanza della donna all'interno della famiglia, sempre sottomessa alla volontà dell’uomo, del marito, del capofamiglia ! — dei matrimoni che, spesso, venivano programmati dai genitori e delle conseguenze che ne scaturivano; - degli aspetti significativi del nostro Paese e delle caratteristiche che presentavano le abitazioni di quegli anni; - delle difficoltà di vita che scaturivano dal mondo del lavoro, dai poveri salari percepiti e dagli scarni guadagni legati alla vendita dei prodotti; - del duro lavoro dei campi, soprattutto nei tempi topici della mietitura, della vendemmia e della raccolta delle olive; - delle modalità operative in essere negli stessi campi e nel paese; — dei rapporti tra famigliari e conoscenti; — degli agi che mancavano in molte famiglie e dei sacrifici che si dovevano
affrontare per far fronte ai bisogni; - delle privazioni a cui erano costretti i giovani : toccante, a proposito, è l’esempio della bicicletta negata dal padre al giovane figlio anche perché in casa c'erano già una cavalla ed un biroccio che potevano assicurare ogni spostamento; - delle rinunce di vita a cui erano obbligate le ragazze e le donne in genere ; - del lavoro assegnato a tutti i componenti la famiglia, donne e bambini compresi; - del tipo di alimentazione in essere nella maggioranza delle famiglie contadine e/o di modesta capacità economica; ' - del tempo libero e dei rapporti con parenti, amici e conoscenti; - dei dolori e dei lutti che inaspettatamente potevano colpire una famiglia e delle conseguenze che ne scaturivano; - della vita che, comunque, scorreva velocemente e coinvolgeva tutti : adulti e bambini, uomini e donne, giovani ed anziani, ricchi e poveri ! in tal senso, quindi, si può senz'altro affermare che notevoli sono gli spunti offerti da Giovanni Marangi per comprendere meglio le caratteristiche a livello sociale degli anni che precedettero e seguirono la 2" Guerra Mondiale, per cui, tralasciando le numerose vicende vissute altrove dal nostro Autore ( anch’esse degne di nota e di riflessioni ) e rimandando il tutto ad una lettura attenta dei vari capitoli, non si può che essere grati a questo Figlio della nostra terra per i suoi ricordi di una vita . Ricordi che certamente meritano di essere presentati, raccontati, rivissuti, perché forieri, tra l’altro, di insegnamenti e di indicazioni, a mio parere utili soprattutto ai giovani di oggi, i quali, molto spesso, dovrebbero considerare ed apprezzare di più il passato, per vivere meglio il presente e predisporre un più luminoso futuro. Così facendo, tutti i Giovani di Crispiano potrebbero migliorare ancor di più la loro esistenza, aumentando la loro gioia di vivere in una società come quella attuale, molto diversa dal passato, ma non a se stante ( come se fosse nata dal nulla ) e certamente legata al modo di essere, alle scarse possibilità, alle privazioni ed alle sofferenze dei tempi che furono. Grazie, quindi, a Giovanni Marangi e grazie a Voi per l'ascolto ! Piero Speziale
* chi volesse avere la copia del libro può rivolgersi all'Associazione Minerva (via Degli Aranci 19, cell. 348.6711036)
Questa è la storia di Giovanni e della nipote Palma Lisa Giuliani
e della sua famiglia. Giovanni
nasce nel 1931 a Crispiano, un paese immerso tra gli uliveti della
Puglia, dove rimane fino al 1954 . In quell’anno si trasferisce
con la famiglia in Toscana, da dove partirà nel 1956, prima per
Milano e poi per la Germania, con l’obiettivo di trovare migliori
condizioni di lavoro. Dopo otto anni, nel 1964, tornerà in Toscana
per lavorare nel negozio avviato dalla sorella Maria.
La narrazione copre un arco
temporale di oltre cento anni.Dal lato storico lo sfondo di queste
vicende famigliari è quello del 1900 e dei primi 15 anni del 2000;
la condizione ne meridionale, la 1 guerra mondiale, il fascismo, la
2° guerra mondiale, lo sviluppo industriale italiano degli anni '50
e ’60, e infine, dagli anni ‘70 fino ai giorni nostri,
l’altenarsi di flessioni economiche e politiche in un Italia che
è diventata più ricca ma socialmente più complessa e problematica.
Le vicende storiche che stanno sullo sfondo si ripercuotono lungo un
ordine di fatti interni alla famiglia, coinvolgendola direttamente o
indirettamente.
Giovanni racconta la sua vita e
quella della sua famiglia, racconta del paese natale in Puglia e del
paese di adozione in Toscana, descrivendo le condizioni di vita e di
lavoro dell’epoca. Si parte da una economia rurale che nel Sud "era
l’unica possibile, da un paese dove i genitori di Giovanni, nei
primi anni del ‘900, vivevano e lavoravano la terra come i loro
avi, dove l’agricoltura nella prima metà del ‘900 utilizzava
ancora i metodi praticati nei secoli passati. Con il trasferimento in
Toscana nel 1954, Giovanni e la sua famiglia trovano una società
'più aperta e altri modelli economici caratterizzati da un maggiore
sviluppo di commercio e turismo. Mentre la famiglia di Giovanni
rimane in Toscana dove la sorella Maria sviluppa l’attività
commerciale avviata nel 1955, le esperienze di lavoro ' portano
Giovanni prima a Milano, dove conosce una realtà carica di dinamismo
e di opportunità lavorative e, successivamente, in Germania dove
sperimenta l’organizzazione industriale tedesca. Con il rientro a
casa, la vita matrimoniale ed il lavoro di commerciante nel negozio
di famiglia, Giovanni giunge alla pensione e all’età matura.
Giovanni Battista Marangi, nato a
Crispiano (TA) nel 1931, si trasferisce nel 1954 in Toscana, a Torre
del Lago Puccini. Dopo alcune esperienze di lavoro a Milano ed a
Mainz (Germania), nel 1964 rientra a Torre del Lago, dove si occupa
della gestione del negozio di famiglia fino al 2007. Attualmente
svolge attività di volontariato nella parrocchia di Torre del Lago
Puccini.
Palma Lisa Giuliani, nata a
Crispiano (TA) nel 1951, nel 1954 al seguito della famiglia si
trasferisce a Torre del Lago Puccini (LU). Consegue il Diploma
Magistrale e si laurea in Scienze Politiche presso l’Università di
Pisa. Ha insegnato per alcuni anni, ha lavorato nell’Ufficio
commerciale di aziende import-export occupandosi di comunicazione e
customer care. Da molti anni lavora nella Pubblica Amministrazione
(Provincia di Lucca, Provincia di Pisa, Regione Toscana) nel settore
delle Politiche del Lavoro.
LA NOSTRA CASA (estratto dal libro pp 65-69)
La nostra casa era nel centro del
paese, all'angolo di Corso Umberto, con Via degli Ovili, una strada
secondaria che con una discesa piuttosto ardita si congiungeva a Via
Massafra. Corso Umberto era in discesa verso la periferia ed in
salita verso la piazza. La casa aveva la facciata principale su Corso
Umberto ed il lato destro su Via degli Ovili, sul retro dava su un
vicolo a cui si accedeva dalla stessa Via degli Ovili.
A piano terra, appena si entrava
da Corso Umberto c'era la casa “di sopra”, composta da una
sala-ingresso di circa 6 metri x 4, dietro alla , sala la cucina di 3
metri x 4 ed una camera da letto delle stesse dimensioni della
cucina. Infine c’era un sottoscala con una botola che si apriva"
su una scala che scendeva nel fienile. Da Via degli Ovili si
entrava, attraverso un vicolo sul retro, nella parte sottostante
della casa, la casa “abbasc”, formata da una sala da pranzo di
circa 20 mq con a destra la cucina di 3 metri x 4, dalla cucina una
scala conduceva alla cantina. Dietro queste due stanze c'era una
grande camera di circa 6 metri x 5. Sotto la casa di sotto c'era la
cantina, il letamaio, il porcile. Dall'esterno si arrivava a questi
ambienti di lavoro dal vicolo sul retro scendendo alcuni gradini,
dall'interno si scendeva in cantina dalla cucina della casa "abbasc".
In Via degli Ovili, prima di arrivare al vicolo, si trovava
l’ingresso della stalla, che si trovava sotto la sala della casa
"di sopra". Di fianco alla stalla c'era il fienile a cui
si accedeva sia dalla stalla che da una botola che si apriva nel
sottoscala della casa di sopra. Da una scala esterna alla casa, posta
a sinistra tra la nostra casa e la casa dei nostri vicini - la
famiglia di Francesco Semeraro - salendo 18 scalini si giungeva
direttamente al magazzino.
Salendo altri quattro scalini,
posti a destra della porta del magazzino si raggiungeva la terrazza.
Il magazzino era grande circa 8 metri x 5, posto esattamente sopra
la camera e la cucina della casa di sopra.
Aveva due piccole finestre, una
su Via degli Ovili e l'altra sul vicolo. La terrazza stava sopra la
sala della casa di sopra e si affacciava su Corso Umberto. Come usa
in Puglia, dove le case non avevano i tetti con le tegole,
rappresentava la copertura della casa. Un'altra terrazza era in di
circa 30 mq stava sopra la cucina della casa "abbasc" e vi
si accedeva dalla cucina della casa di sopra, lì si trovava uno
stanzino con il gabinetto, chiuso da una tenda. Gli escrementi
finivano ia direttamente nel letamaio. Nel letamaio finivano anche
gli escrementi degli animali che tenevamo nella stalla e nel porcile,
di solito un cavallo, una mula e un paio di maiali. Nella stalla
c'era anche il pollaio. Questa era la casa quando io sono nato. Poi
si sarebbe aggiunta nel 1944 una grande rimessa con la facciata
larga 11 metri su Corso Umberto, profonda circa 16 metri, tanto che
dalla parte posteriore della rimessa si usciva su Via Massafra. In
questa rimessa mio padre sistemò la stalla, il porcile, il pollaio,
c’era anche un giardino annesso con il pozzo e lo spazio per
stendere il bucato.
In casa non avevamo acqua
corrente. Avevamo un pozzo scavato nel tufo dal quale si attingeva
acqua buttando giù un secchio attaccato ad una corda. Le aperture
per il pozzo erano due: una finestrella esterna in Via degli Ovili
ed una interna nella stanza d’ingresso della casa di sopra.
L’acqua del pozzo era quella che veniva convogliata dalla terrazza
nella stagione delle piogge. Il pavimento della terrazza veniva
sempre spazzato e lavato per non far scendere acqua sporca.
Dal pozzo tiravamo su l'acqua e la
mettevamo in casa dentro al "capasone", un recipiente di
ceramica con la bocca larga che, conteneva circa 50 litri d’acqua.
Questa riserva durava 3 giorni per lo anche lo svolgimento delle
attività "normali": per lavarsi mani e viso nella
bacinella con l’acqua che un familiare faceva scendere da una
brocca, ‘ per lavare la verdura nelle apposite bacinelle, per
cucinare. L'acqua ‘ già usata non si buttava ma veniva
riutilizzata mettendola nei secchi per portarla giù nel letamaio
oppure per innaffiare le piante. Si beveva direttamente l'acqua del
pozzo, senza bollirla perché il tufo aveva un’azione di filtro
delle impurità, ma qualche volta l'acqua del pozzo aveva i vermi,
allora vi si buttava la calce Viva per disinfettarla. In quel caso
per qualche giorno si prendeva l'acqua dai vicini di casa o si andava
a prenderla alla fontana vicina alla stazione del paese, a circa 1 km
da casa, dove da un rubinetto usciva continuamente acqua "
potabile. Per l’igiene personale da fare più volte al giorno si
usavano le bacinelle, il bagno completo si faceva in inverno ogni 15
giorni e in estate tutti i giorni. L'acqua in estate si metteva al
sole nelle tinozze ' per scaldarla un pò; in inverno si scaldava con
il fuoco del caminetto, in una caldaia che si appendeva alla
"camastra".
Noi di solito si mangiava nella
cucina della casa di sotto, dove c'era un caminetto molto grande,
largo circa 3 metri e profondo 1 metro. Vi si potevano accendere
anche tre fuochi, uno per la caldaia dell'acqua calda, l'altro per
cuocere le verdure, l'altro per la pignatta delle fave 0 per la
cottura di altri cibi. Il caminetto scaldava la cucina, nelle altre
stanze ci si scaldava con il braciere - grande recipiente di
terracotta o di rame - nel quale si sistemava la brace prodotta dalla
legna del . camino e si aggiungeva carbonella per far durare di più
il calore.
Io da piccolo dormivo nella camera
della casa di sopra insieme ai miei genitori, poi mi sistemarono un
letto nella sala-ingresso, il letto era! una branda che la mattina
veniva chiusa. Mia sorella dormiva con la nonna materna Lucia nella
casa di sotto. Nella grande camera c'era un letto molto alto dove
dormivano loro due e accanto c'era un lettino dove dormiva mio
fratello Ninuccio. In questa camera la nonna teneva anche lo
strumento del suo lavoro di tessitrice, un grande telaio largo 2
metri e alto altrettanto. In pratica la casa era formata da due
abitazioni che, pur formando un'unica proprietà, erano separate,
infatti non c’era una scala interna a collegarle.
The best foods are vegetable soups (no tomatoes, potatoes or eggplant) with spices,
RispondiElimina(cardamom, cumin, coriander, fennel, black pepper, turmeric, etc.
MAPS not just treats children in distress with delicate
care but relates to this and anxiety of each and
every parent handling a child under chronic condition.
Some of the other common drinks children consume include fruit juice, cordials and soft drink.