Crispiano, 12 luglio 2016
RELAZIONE DI
Dorota Joanna Biesiekirska - Ricercatrice specialista
PRESENTAZIONE DI
Silvia LADDOMADA - Direttrice Università "Minerva"- Crispiano (Taranto)
I Greci, dopo l'emigrazione verso il Mar Nero (8° secolo a.C.), emigrarono nell'Italia Meridionale (verso il 6°), a causa della scarsa produttività del loro territorio.
Sulle coste dello Jonio fondarono le loro Colonie, creando un vasto raggruppamento abitativo, che prese il nome di Magna Grecia.
La Città più importante fu Taranto.
Il periodo degli insediamenti greci in Terra Jonica è oggetto di studio dei ricercatori e archeologi della Vrije Universiteit di Amsterdam.
Da molti anni i ricercatori olandesi effettuano sul nostro territorio ed in particolare nell'area della masseria L'Amastuola i lavori di scavo, con grande impegno e profonda conoscenza della materia, sotto la direzione scientifica del prof. dr. Gert-Jan Burgers.
Qui di seguito pubblichiamo, in esclusiva, il rapporto della ricercatrice specialista dott.ssa Dorota Joanna Biesiekirska, alla quale vanno, oltre i complimenti per il lavoro fatto, anche il
ringraziamento per l'esclusività. Un grazie anche a Marco Boeringa per
la realizzazione delle figure inserite nel testo. (S.L.).
Nel Blogger "Gallerie fotografiche", le altre foto dell'incontro culturale.
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Silvia Laddomada - Dorota Joanna Biesiekirska |
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Dorota Joanna Biesiekirska | | | | |
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Silvia Laddomada - Dorota Joanna Biesiekirska |
Dorota Joanna Biesiekirska
“LE RICOGNIZIONI DI SUPERFICIE DELLA VRIJE UNIVERSITEIT AMSTERDAM NELL’ENTROTERRA TARANTINO NEL 2015
(TARANTO, PUGLIA, ITALIA)
1. INTRODUZIONE: Le ricerche archeologiche pregresse dell’università VU Amsterdam
2. LA CAMPAGNA DI RICERCA 6-25 LUGLIO 2015
2.1 L’età del Ferro (IX-VII secolo a.C.)
2.2 Le fasi tardo-antica ed alto-medievale (IV-X secolo d.C.)
2.3 Il periodo arcaico (VI secolo a.C.)
2.3.1 L’impostazione e gli obiettivi della ricerca
2.3.2 I risultati preliminari della ricerca
2.4 Osservazioni conclusive/prospettive di ricerca futura
Tra il 2003 e il 2010 il territorio tarantino è stato interessato da indagini archeologiche sistematiche da parte dell’università Vrije Universiteit (VU) di Amsterdam, coinvolgendo diverse università Italiane – Università La Sapienza di Roma, Università degli Studi di Lecce, Università di Salerno – ed in stretta collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia a Taranto. Le indagini sono state programmate con l’obiettivo di verificare ipotesi esistenti sui modelli e le dinamiche insediativi nonché sull’organizzazione del territorio tarantino nell’ampio quadro cronologico, focalizzando l’attenzione sul primo millennio a.C., e sotto l’aspetto storico sul periodo della colonizzazione greca (VIII-III secolo a.C.). (Burgers & Crielaard 2007, pp. 77-114; Burgers & Crielaard 2011 (eds); Crielaard & Burgers 2012, pp. 69-106)
La ricerca archeologica di campo si è svolta nell’area a nord-ovest di Taranto (nei territori di odierne comuni di Crispiano, Statte, Massafra, Martina Franca, e Taranto), includendo gli scavi nell’area d’antico insediamento di Masseria L’Amastuola (2003-2005, 2007-2008), l’esplorazione intensiva e lo scavo nell’area di necropoli coeva distante circa 700 m a sud dall’insediamento (2005 e 2010 rispettivamente), e le ricognizioni sistematiche di superficie – i surveys – nell'area più ampia del nord-ovest Tarantino e le Murge meridionali (2003-2005, 2007, 2010). (Fig 1 Taranto-Murge Survey 2003-2010-2015)
Le ricognizioni archeologiche di superficie (surveys), mentre da un lato, hanno permesso di considerare il sito di L’Amastuola su una più ampia scala sia geografica che cronologica, dall’altro, hanno consentito di avviare uno studio sistematico dei modelli e le dinamiche insediativi nel territorio tarantino e le Murge meridionali in generale. Le indagini di campo, il cui punto di partenza è l’ambiente stesso, hanno interessato il transetto che va dalla costa Ionica (circa 10 km a nord-ovest dalla Città Vecchia di Taranto) verso la costa Adriatica, attraversando i seguenti sistemi morfologici: la pianura costiera leggermente inclinata, il pendio ondulato, e l’altopiano collinoso delle Murge. Entro ciascuno di tali sistemi sono state esplorate sistematicamente delle aree campione, permettendo anche un’analisi dei risultati in relazione alle diverse caratteristiche e dinamiche del paesaggio fisico. (Van Joolen 2003; Burgers, Biesiekirska, Laera 2011, pp. 119-131); (Fig 2 Taranto-Murge Survey Land Systems)
Tramite le ricognizioni di superficie sono state individuate più di 50 aree coinvolgenti concentrazioni dei reperti archeologici, in particolare frammenti ceramici, in alcuni casi associati ai resti di strutture archeologiche. Tali aree con densità dei reperti relativamente alte inducono ad ipotizzare la presenza di siti antichi, la maggior parte dei quali da interpretare come abitati oppure fattorie e necropoli, riferibili variamente all’età del Bronzo, al periodo classico-ellenistico, e quello romano. Specialmente nel periodo classico-ellenistico (V-III secolo a.C.) si assiste ad aumento dei siti, nonché si registrano densità dei reperti ceramici relativamente alte.
Questa situazione è prevalentemente riscontrata nell’area campione entro il paesaggio del pendio ondulato (d’altronde una zona maggiormente indagata entro il transetto interessato dal survey). L’altopiano collinoso delle Murge sembra invece soprattutto favorevole ai siti dell’età del Bronzo, mentre l’area campione della pianura costiera contiene più che altro quelli ellenistico-romani. (Burgers, Biesiekirska, Laera 2011, pp. 119-131; Biesiekirska, Laera 2011, pp. 159-242)
Come si evince dai risultati delle ricognizioni di superficie mancano chiare evidenze archeologiche dell’età del Ferro (IX-VII secolo a.C.) e della fase arcaica (VI secolo a.C.). Ad eccezione ovviamente dei resti archeologici documentati sul sito di L’Amastuola, nessuna traccia riferibile in modo evidente all’età del Ferro è stata ritrovata entro le aree campioni sottoposte alle ricognizioni di superficie, mentre frammenti ceramici databili nel periodo arcaico sono estremamente scarsi.
I risultati delle indagini archeologiche 2003-2010 portano dunque al momento a presupporre l’esistenza tra l’età del Ferro e la fase arcaica di un modello d'insediamento di tipo nucleare nell’area nord-occidentale del Tarantino. L’abitazione poteva essere concentrata in piccoli villaggi con il sito di L’Amastuola come l’abitato di riferimento. L'occupazione del territorio più estensiva/diffusa di tipo rurale sembra verificarsi solamente nel periodo classico, raggiungendo la sua massima espansione e densità nel periodo ellenistico (IV-III secolo a.C.). Un’ipotesi paragonabile è stata già proposta sulla base delle occasionali ricerche precedenti, ben inteso che l’occupazione capillare del territorio avrebbe la sua origine già nel periodo arcaico, conoscerebbe un calo sensibile nel corso del V secolo a.C. ed una ripresa fin dalla fine del secolo, seguita dalla massima estensione nel secolo successivo, cioè sempre nel periodo ellenistico (Osanna 1992; Greco 2000, pp. 171-201; Osanna 2000, pp. 203-220; Nuovi Documenti dai Territori Tarantini 2001).
Ciononostante, per un’attenta interpretazione, i risultati dei surveys (ed ipotesi esistenti) devono essere inquadrati in un contesto geografico più ampio.
Per quanto riguarda l’età del Ferro, evidenze archeologiche sono ad oggi attestate, oltre a Masseria L’Amastuola, in una serie di siti nella regione tarantina: Masseria Badessa Vecchia (Degrassi 1962, pp. 70-74; Stazio 1967, pp. 272-273; Maruggi 1989-1, pp. 111-117; Maruggi 1989-2, pp. 204-205; Lo Porto 1990, p. 93; Maruggi 1991, pp. 276-277; Maruggi 2001, pp. 54-55; Donvito 2003, p. 70), Montemesola (Fornaro 1967, pp. 345-348; Stazio 1967, p. 272; Maruggi 1994, pp. 155-156), Monte Salete (Fornaro 1967, pp. 345-348; Stazio 1967, p. 272; D’Andria 1990, pp. 445, 453-454; Lo Porto 1990, p. 93), Contrada Lonoce (Fornaro 1978, pp. 36-44), Masseria Vicentino (Fornaro & Alessio 2000, con bibliografia), Monte Sant’Elia (Alessio 2001, pp. 87-92), Torre di Saturo (Osanna 1992, pp. 29-31, con bibliografia; Dell’Aglio et al. 1999; Lo Porto 2001, pp. 7-18). Manca però una ricerca programmata e sistematica che consente di contestualizzare le osservazioni sui modelli insediativi nella prospettiva sia geografica che cronologica più ampia. È importante per esempio di domandare se si tratta di fondazioni nuovi o meno, e come era la relazione con le epoche tanto precedenti quanto quelle successive?
Per quanto riguarda il periodo arcaico, la documentazione archeologica, nota dalla bibliografia, ci informa sulla presenza di piccoli abitati e necropoli sparsi (Quagliati 1904, pp. 223-232; Stazio 1967, pp. 270-272; Lippolis 1990, p. 416; Lo Porto 1990, pp. 67-75, 85-89; Menchelli 1991, pp. 470-474; Mattioli 2002, pp. 116-118; Tutela e Conoscenza 2013), nonché sul esistenza di siti più grandi nel territorio tarantino (oltre all’insediamento documentato a L’Amastuola, a Masseria Badessa Vecchia, Masseria Vicentino, Monte Sant’Elia, Torre di Saturo). Visto che scarsi reperti da riferire alla fase arcaica sono stati ritrovati durante le ricognizioni di superficie entro alcuni siti classico-ellenistici, bisogna però porre una domanda se l’alta densità dei reperti classico-ellenistici (e dunque il supposto sfruttamento del territorio intensivo relativo a questo periodo) non ha reso invisibili le tracce di epoche precedenti (coprendole o cancellandole), soprattutto se si presuppone una continuità dell’abitazione sullo stesso posto.
2. LA CAMPAGNA DI RICERCA 6-25 LUGLIO 2015
Nel 2015 l’Istituto di Archeologia della Vrije Universiteit (VU) Amsterdam, sotto la direzione scientifica del prof.dr. Gert-Jan Burgers, ha ripreso la ricerca archeologica di campo nell’entroterra tarantino e le Murge meridionali con l’obiettivo principale di verificare questioni riguardanti l’età del Ferro (IX-VII secolo a.C.) e la fase arcaica (VI secolo a.C.).
La prima campagna di ricerca ha anche coinvolto la collaborazione di uno studioso specialista in archeologia medievale, dr. Angelo Castrorao Barba. La sua parte dedicata sui modelli e le dinamiche insediativi tra la tarda antichità e l'alto-Medioevo (IV-X secolo d. C.), un altro periodo poco attestato nel territorio tarantino, ha ampliato il panorama cronologico delle indagini, nonché delle problematiche connesse alla visibilità nella superficie delle diverse fasi di cultura materiale.
La ricerca di campo, sempre finalizzata allo studio di modelli e dinamiche insediativi, è stata dunque cronologicamente focalizzata sui periodi scarsamente o non attestati durante le ricognizioni di superficie della VU precedenti, cioè l’età del Ferro, il periodo arcaico, ed in più le fasi tardo-antica ed alto-medievale.
2.1 L’età del Ferro (IX-VII secolo a.C.)
Rispetto all’età del Ferro si è cercato di ampliare il contesto geografico della ricerca, già svolta dalla VU, con l’obiettivo di verificare evidenze archeologiche note dalla bibliografia e di inquadrarle nel contesto cronologico cercando di individuare delle (dis)continuità con le fasi sia precedenti che successive. La ricerca di campo è stata eseguita da Ties Verhoeven nell’ambito della sua tesi di laurea. Sono stati effettuati dei sopralluoghi sui siti rilevanti nell’area più ampia della provincia di Taranto con l’obbiettivo di raccogliere dati riguardanti l’estensione e la cronologia dei siti. Tale ricerca aveva anche uno scopo orientativo, puntualizzando le condizioni per un futuro programma verto sui siti dell’età del Ferro.
2.2 Le fasi tardo-antica ed alto-medievale (IV-X secolo d.C.)
La ricerca archeologica accentrata sulle fasi tardo-antica ed alto-medievale è stata programmata e eseguita da Angelo Castrorao Barba. Il lavoro di campo includeva dei sopralluoghi sulle aree/sui siti significanti, ed eventuale raccolta (non sistematica) dei materiali diagnostici, con l’obiettivo di valutare le condizioni e le potenzialità di fornire materiali/indicazioni rilevanti al fine di poter programmare le indagini future.
2.3 Il periodo arcaico (VI secolo a.C.)
2.3.1 L’impostazione e gli obiettivi della ricerca
La ricerca di campo parte da un presupposto che l’alta densità dei reperti di superficie appartenente alla fase classico-ellenistica potrebbe aver diminuito la visibilità dei reperti delle fasi precedenti, così come una continuazione dell’uso su un sito nella fase classico-ellenistica potrebbe far svanire tracce dell’uso nelle fasi precedenti.
Posto che tale situazione avrebbe reso lacunosi i risultati dei surveys sistematici già eseguiti (2003-2010), si è deciso di tornare su questi siti classico-ellenistici che avevano fornito alcuni reperti databili nella fase arcaica (sono scelti sei siti in totale), con l’obiettivo di verificare la presenza di altri resti da riferire a tale fase precedente. Inoltre, tenendo conto della possibilità che le aree campione già indagate non avrebbero tuttavia coperto delle zone con una frequentazione arcaica, il programma prevedeva anche di indagare per la presenza di resti arcaici delle aree nuove. Sono scelte tanto aree adiacenti alle zone che avevano già fornito alcuni (probabili) resti arcaici, quanto aree dove nel passato, come noto dalla bibliografia, sono stati ritrovati necropoli arcaiche.
In concordanza con gli obiettivi della ricerca sono state eseguite delle ricognizioni di superficie sistematiche (non statistiche) e dei sopralluoghi nelle località seguenti:
Masseria Capitolicchio Vecchia (Taranto)
Masseria Gravinola Nuova (Statte)
Masseria San Sergio (Massafra)
Masseria Cacciagualani/Masseria Triglio (Crispiano)
Masseria La Pizzica (Crispiano)
Masseria Fornace (Crispiano)
Masseria Caccavella/Pozzo del Termite (Crispiano)
Tali zone sono state indagate in modo sistematico, attraverso la ricognizione di superficie, da un gruppo di cinque studenti in archeologia, sotto direzione di ricercatori specialisti Corine Tetteroo e Dorota Joanna Biesiekirska. Durante le ricognizioni è stata effettuata una raccolta ridotta dei materiali archeologici puramente diagnostici per la definizione della cronologia dei siti/delle evidenze archeologiche individuate. I materiali archeologici raccolti, consistenti di frammenti di ceramica, sono stati sottoposti all’analisi cronologica eseguita da Dorota Joanna Biesiekirska.
La cartografia di base e l’apparato grafico (sistema GIS: Geographic Information Systems) sono stati curati ed elaborati da Marco Boeringa. Si desidera ringraziare gentilmente Marco Boeringa per la realizzazione delle figure accluse al presente contributo.
2.3.2 Risultati preliminari della ricerca (Fig 1 Taranto-Murge Survey 2003-2010-2015)
Le ricognizioni di superficie 2015 nelle aree dei siti già individuati tra il 2003 e il 2010, hanno fornito solo nel caso di uno dei sei siti scelti, chiare prove della frequentazione nell’età arcaica. Si tratta di un sito ubicato nell’area di pendio ondulato alla distanza di circa 600 m a S/SE da Masseria La Pizzica. Durante il survey nel 2015 l’area del sito era di recente finemente arata, il che migliorava la visibilità del suolo e dei materiali archeologici (frammenti di ceramica). Le densità dei materiali visibili nel superficie raggiungevano adesso in alcuni parti anche più di 20 frammenti al metro quadrato. È stata raccolta una quantità di materiali diagnostici relativamente alta. Si segnala una consistente presenza di ceramica a vernice nera, a figure rosse, da cucina, ed acroma includendo anche frammenti di anfore, di mortai, di bacini, e di pithoi, nonché pesi da telaio. La maggior parte della ceramica fine è databile tra il V ed il III secolo a.C. ma sono stati ritrovati alcuni frammenti diagnostici riferibili al VI secolo a.C. Si tratta tra l’altro di un frammento di un’anfora a figure nere , due frammenti di una kotyle, ed un frammento di un cup-skyphos. È dunque abbastanza evidente che tale sito potenzialmente aveva un’origine oppure un predecessore nell'età arcaica.
In tutti altri casi i siti sono rintracciati più o meno nei stessi posti, però con densità dei reperti relativamente basse. Questa situazione è probabilmente dovuta alla visibilità minore dei reperti in superficie rispetto ai anni precedenti. In questi casi il suolo non era arato di recente e si presentava molto secco e coperto dal polvere/da una vegetazione, il che peggiorava gravemente la visibilità dei frammenti ceramici in superficie. Sono raccolti solo estremamente scarsi reperti diagnostici risalenti al periodo classico-ellenistico. Non si è potuto affermare la fase arcaica.
Le ricognizione di superficie 2015 nelle aree adiacenti al transetto 2003-2010, quelle note dalla bibliografia per i rinvenimenti di tombe arcaiche, come Località Capitolicchio Vecchia e Gravinola Nuova, non hanno fornito nessuna traccia chiara di frequentazione in età arcaica. Entro il paesaggio di pianura costiera, nell’area di Masseria Capitolicchio Vecchia, i processi naturali (sedimentazione) hanno probabilmente disturbato la visibilità di resti archeologici in superficie. In altre zone, e soprattutto nell’area di primi terrazzamenti del pendio ondulato posta direttamente a NE ed E/SE di Masseria Gravinola Nuova, si deve ammettere una distruzione o dispersione di contesi archeologici dovuta all’impianto di nuovi vigneti ed uliveti. È stato invece ritrovato un sito in un’area confinante a N dei campi coltivati. Si tratta di un’area rocciosa coperta dalla macchia quasi impenetrabile. Sono state individuate resti di strutture antiche scavate nella roccia affiorante e probabilmente riferibili alla produzione dell’olio.
Nella stessa zona è stata trovata una struttura rettangolare scavata nel bancone roccioso. La camera era dotata di pavimento a mosaico composto da piccoli pezzi di terracotta. Nelle dirette vicinanze erano anche visibili delle tracce di carraia e di cave per estrazione di pietra, nonché una tomba scavata nel banco di roccia ed un tratto di muro a secco. Nella superficie erano visibili molte tegole ma pochi frammenti ceramici, maggiormente non diagnostici. Sono raccolti alcuni frammenti di anfore, molto consumati, da riferire probabilmente all’età greca e quella romana.
Anche la ricognizione di superficie in una ridotta area più a NO di queste evidenze, in località San Sergio (Massafra), ha rilevato presenza di un sito. Si tratta di una concentrazione di reperti ceramici da riferire al periodo classico-ellenistico, rintracciata in uno dei campi arati, che sembrano in un certo senso ritagliati all’interno di una zona rocciosa coperta di macchia. In tali campi un livellamento del terreno è molto probabile il che avrebbe compromesso al meno parzialmente il contesto archeologico.
La ricognizione di un’altra area entro il paesaggio di pendio ondulato, posta a S di Masseria Cacciagualani (verso Masseria Triglio) e delineata dalle incisioni di Gravina di L’Amstuola in O e di Gravina di Triglio in E, ha rilevato la presenza di altri siti e strutture antichi, non solo confermando l’uso intensivo della zona nel periodo classico-ellenistico, ma anche attestando la sua frequentazione in altre fasi cronologiche. Si nota in questa zona la presenza di pozzi e cisterne, nonché di cave antiche per estrazione di pietra (soprattutto lungo il lato occidentale della Gravina di Triglio). Sono rintracciate quattro nuove concentrazioni di reperti ceramici visibili in superficie, una delle quali da riferire all’età del Bronzo, la seconda alle fasi classica, ellenistica e romana, e le altre due al periodo classico-ellenistico.
Una di queste ultime è ritrovata alla distanza di solo 100 m a SE da una piccola necropoli individuata proprio qualche giorno prima dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia. La necropoli è ubicata in un campo (non ancora oggetto di ricognizioni sistematiche) alla distanza di circa 200 m a N dalla Masseria Triglio. La parte scavata della necropoli era costituita da quattro tombe a fossa rivestite e coperte da lastroni di pietra locale. I materiali ceramici provenienti dalle tombe sono stati datati nel periodo classico-ellenistico (informazione orale dai scavatori). Visto la vicinanza tanto spaziale che cronologica tra i due siti (la concentrazione dei reperti ceramici e la necropoli), si può proporre una relazione tra di loro. Così la necropoli potrebbe essere associata ad un abitato/una fattoria, in quel caso la concentrazione dei reperti ceramici. Comunque, al momento la funzione di tale sito non può essere accertata, mentre un rinvenimento nella vicinanza di due frammenti di lastre tombali in terracotta attesta un’esistenza di altre tombe nell’area, già devastate da lavori agricoli oppure d’attività clandestine.
È stata anche esplorata un’area più a NE, ricadente già entro il paesaggio dell’altopiano collinoso delle Murge.
L’area si compone di appezzamenti di terreno coltivabile ed arato all’interno di una più ampia zona semi-pianeggiante, caratterizzata dalla presenza di macchia mediterranea, di terre rosse, e dall’affioramento frequente di banco roccioso. In uno dei campi coltivabili, a S di Masseria Caccavella, malgrado la scarsa visibilità del suolo a causa della presenza di fieno, è stato rintracciato un sito, consistente di una concentrazione di reperti ceramici. Però, non sono rinvenuti dei materiali diagnostici. Sulla base dei classi di ceramica presenti tale sito è da riferire solo in modo preliminare all’età romana. È consigliabile di tornare nell’area del sito al momento opportuno dopo aratura del terreno.
2.4 Osservazioni conclusive/prospettive di ricerca futura
I risultati preliminari della ricerca di campo 2015, mentre da un lato sembrano, almeno parzialmente, ricalcare quelli dei surveys 2003-2010, dall’altro, apportano significanti dati nuovi, suscitando la necessità di una ricerca futura. Si distinguono essenzialmente tre livelli spaziali su cui eseguire tale ricerca:
La ricognizione sistematica dei siti già rintracciati ripetuta nei diversi momenti/condizioni differenti (del suolo/della visibilità);
L’ampliamento delle aree campioni sottoposte/da sottoporre a survey;
L’inquadramento dei surveys nel contesto sia geografico che cronologico più ampio.
Ad 1. Risulta evidente che durante la ricognizione in condizioni della scarsa visibilità del suolo/di reperti ceramici in superficie, mentre si riescono a riconoscere i limiti di una concentrazione/un sito stesso, la sua rappresentatività cronologica può potenzialmente diventare lacunosa. Al fine di ottenere una visone della cronologia più completa o meno lacunosa dei siti individuati tramite i surveys è dunque raccomandabile la ripetizione delle ricognizioni sui siti rilevanti per quanto possibile direttamente dopo aratura del suolo.
Ad 2. Il rinvenimento, durante la campagna di survey 2015, di due siti abbastanza corposi inquadrabili uno nell’età del Bronzo e l’altro nel periodo ellenistico-romano nell’area del paesaggio di pendio ondulato, cioè nella zona che, sulla base dei surveys precedenti, sembrava soprattutto favorevole all’occupazione classico-ellenistica, è una prova evidente che le aree campione finora indagate sono troppo limitate a rappresentare/comprendere tutta una scala dei siti esistenti.
Anche se probabilmente non sarà possibile identificare tutti i siti esistenti nella lunga durata, per una visione più completa o meno lacunosa della scala/diversità/tipologia dei siti nei diversi sistemi del paesaggio è necessario ampliare le aree campioni in ognuno di tali sistemi.
Ad 3. L’inquadramento dei surveys nel contesto cronologico e spaziale più ampio è necessario per un’analisi più attenta ed una loro migliore interpretazione. In tale ambito si deve pensare, non solo, allo studio bibliografico e la raccolta di dati disponibili sui siti in un’area più ampia, ma anche, a surveys di aree campione nuove scelte/ubicate anche in zone più diverse e remote dal transetto già indagato (si pensa per esempio alla zona a NE da Taranto). Solo tale indagine potrà consentire lo studio delle diversità spaziali/ambientali in relazione ai modelli insediativi e alle dinamiche del popolamento rurale nel territorio tarantino.
Bibliografia
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D’Andria 1990 = D’Andria, F. 1990, Insediamenti e territorio: l’età storica, in: I Messapi. Atti del XXX Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto – Lecce 1990, Taranto, pp. 393-478.
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Maruggi 2001 = Maruggi, G.A. 2001, Il territorio a Nord di Taranto, in: Taranto e il Mediterraneo. Atti del XLI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 12-16 ottobre 2001. Nuovi documenti dai territori tarantini (dalla Tavola rotonda di Taranto, 7 giugno 2001), Taranto, pp. 43-63.
Mattioli 2002 = Mattioli, B. 2002, 1. Località Capitolicchio Vecchia – Gravinola Nuova – Masseria Carducci, in: Notiziario delle attività di tutela, gennaio-dicembre 2001, Taras. Rivista di Archeologia, XXII, 1-2, pp. 116-118.
Menchelli 1991 = Menchelli, S. 1991, Masseria Leucaspide (comune di Taranto), in: Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle Isole Tirreniche, IX, a cura di G. Nenci e G. Vallet, Pisa-Roma, pp. 470-474.
Nuovi Documenti dai Territori Tarantini 2001 = AA. VV., 2001, Taranto e il Mediterraneo. Atti del XLI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 12-16 ottobre 2001. Nuovi documenti dai territori tarantini (dalla Tavola rotonda di Taranto, 7 giugno 2001), Taranto.
Osanna 1992 = Osanna, M., 1992, Chorai coloniali da Taranto a Locri. Documentazione archeologica e ricostruzione storica, Roma.
Osanna 2000 = Osanna, M. 2000, Fattorie e villaggi in Magna Grecia, in: Problemi della chora coloniale dall’Occidente al Mar Nero. Atti del XL Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 29 settembre-3 ottobre 2000, Taranto, pp. 203-220.
Quagliati 1904 = Quagliati, Q. 1904, Relazione sugli scavi e scoperte nell’Apulia e sui risultati ottenuti nell’ultimo decennio, in: Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche, Roma 1903, V, Roma, pp. 223-232.
Stazio 1967 = Stazio, A. 1967, La documentazione archeologica in Puglia, in: La città e il suo territorio. Atti del VII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 8-12 ottobre 1967, Napoli, pp. 265-286.
Tutela e Conoscenza 2013 = Tutela e Conoscenza. Archeologia preventiva nella provincia di Taranto, Catalogo della mostra tenuta a Taranto – Ex Convento di San Francesco – Via Duomo dal 27 febbraio al 12 maggio 2013.
Van Joolen 2003 = Van Joolen, E. 2003, Archaeological Land Evaluation. A Reconstruction of the Suitability of Ancient Landscapes for Various Land Uses in Italy focused on the Firs Millennium BC. PhD thesis (Groningen Institute of Archaeology)”.