venerdì 1 aprile 2016

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LE TRADIZIONI PASQUALI A NEA HALKIDONA 

di Carmine PRISCO

 

Organizzato dall'Università "Minerva" si è tenuto un incontro culturale sulle "Tradizioni pasquali a Nea Halkidona" (città ateniese gemellata con Crispiano) da vent'anni.                             Il prof. Carmine Prisco, studioso della lingua e delle tradizioni greche,  ha illustrato gli usi e costumi delle festività pasquali presso il popolo greco. Pasqua di Resurrezione, che i Greci quest'anno festeggiano il 1° maggio, seguendo il calendario Giuliano.         



Ha parlato con interessante documentazione fotografica del "sabato di Lazzaro" (precedente la domenica delle Palme), della preparazione di dolci e biscotti aromatizzati; dell'epitaffio, un baldacchino portato in processione in cui è depositato il sacro velo sul quale è dipinto o ricamato il volto di Cristo (nella religione ortodossa non si rappresentano le Divinità con  statue o sculture, ma solo con pitture); della tradizionale e simbolica preparazione delle uova lessate e colorate di rosso; della battaglia delle uova; delle solenni processioni a cui partecipano le autorità religiose, politiche e militari; della funzione con le candele, la notte del sabato santo, dell'agnello allo spiedo, tipico pranzo pasquale all'aperto a cui partecipa tutta la comunità, con la classica danza finale. Festività che si prolungano nella settimana successiva, con notevoli riferimenti a episodi storici e politici che vengono commemorati.
In Grecia nella celebrazione di una festività (soprattutto a Pasqua) le motivazioni religiose e civili o nazionali si sovrappongono, perchè è stata la Chiesa ortodossa a preservare la lingua, la cultura, le tradizioni dei greci durante i 400 anni di predominio Turco. Senza la Chiesa Ortodossa non esisterebbe oggi lo Stato greco con le sue peculiarità.
L'incontro è iniziato con l'ascolto dell'inno nazionale greco e si è concluso con filmati di danze e del  noto ballo "Sirtaki". 


CONTINUAZIONE DA DESTRA:

Gli exaptèryga sono dischi metallici montati su un’asta dove sono impressi le immagini dei serafini che, nella tradizione cristiana, sono i custodi del trono di Dio e cantano la Sua gloria.

Sono dotati di sei ali e per questo sono chiamati con tale termine, che vuol dire appunto “ con sei ali”. Ogni chiesa porta in processione il suo Epitaffio e nelle grandi città tutte le processioni confluiscono nella piazza centrale, dove si tengono le orazioni funebri. La sera si celebra l’ Εσπερινός, ossia il Vespro, durante il quale si recitano i passi relativi alla sepoltura di Cristo e la discesa della Sua anima nel regno di morti, così come vennero narrati da Giuseppe di Arimatea e dal Vangelo di Nicodemo. Questo in estrema sintesi è quello che avviene il giorno del Venerdì Santo in ogni angolo della Grecia, anche se a livello locale possono esserci alcune varianti o aggiunte legate alle tradizioni del posto. Ad esempio, in Atene l’Epitaffio è accompagnato, oltre che dall’arcivescovo, dalle autorità di Governo e da una rappresentanza dell’esercito. Sempre ad Atene, nella mattinata, un gruppo di giovani si reca al porto per confezionare con erba secca, rami e paglia una sagoma di Giuda Iscariote. Tale sagoma sarà appesa ad una forca issata su una barca, che la porterà in mare. La sera, dopo la processione, ci si reca al porto con l’Epitaffio; il sacerdote sale sulla barca, cosparge la sagoma di benzina e le da fuoco. In pochi minuti la sagoma brucia completamente e cade in mare.

Le più importanti processioni della Pasqua si tengono ad Atene, a Kifissia (un elegante quartiere alla periferia di Atene) e nelle isole di Corfù e Mikonos. Accanto alle celebrazioni ufficiali, come sopra descritte, bisogna considerare i comportamenti e le usanze che si praticano a livello individuale o familiare. In questo giorno, in ricordo della Passione di Cristo a cui venne dato aceto per bere, i fedeli rispettano il digiuno, astenendosi dal mangiare dolci. È consentito tuttavia consumare un pasto povero, costituito da lenticchie o verdura con aceto o da una minestra preparata con limoni, aceto, patate, cipolle e carote, ma senza olio, chiamata tachinòsupa (ταχινόσουπα). Altra regola da rispettare è il divieto assoluto di usare in questo giorno martelli, aghi o chiodi.


8) Sabato Santo (Μέγα Σάββατο)     Dopo le funzioni religiose del Venerdì Santo la gente comincia a prendere un sospiro di sollievo: il Sabato Santo è l’ultimo giorno di tristezza per la Passione di Cristo; nella serata ci si recherà in chiesa per ascoltare la voce del sacerdote che, a mezzanotte, annuncerà la Resurrezione del Signore (Ανάσταση του Κυρίου). Si passerà dal tempo della tristezza e del dolore a quello della gioia, della fraternità, dello scambio di auguri e di abbracci. Verso sera, vestiti con abiti da festa o nuovi, i fedeli si recano in chiesa, non senza aver prima acquistato una o più candele. La chiesa è addobbata con foglie di alloro e di mirto, che hanno sostituito gli elementi funebri. Le luci sono volutamente fioche e i cantori si alternano nella lettura dei vangeli e degli inni religiosi (τροπάρια) durante una lunga funzione che dura fino alla mezzanotte. A questo punto il celebrante accende una striscia di lana o di stoffa e la agita in alto, annunciando ad alta voce: CRISTO È RISORTO (XΡΙΣΤΌΣ ΑΝΕΣΤΗ). Poi con questa specie di fiaccola accende le candele dei fedeli più vicini a lui, mentre si accendono tutte le luci all’interno della chiesa. Ogni fedele accende quindi la propria candela e tutti si scambiano abbracci e baci, mentre escono dalla chiesa.

Da questo momento in poi il saluto e gli auguri che ci si scambiano sono scanditi con la rituale frase “Cristo è risorto > Χριστός Ανέστη”, a cui si risponde con “veramente è risorto >αληθώς ανέστη”. Una credenza popolare afferma che se una ragazza accende la sua candela da quella di un ragazzo, i due si sposeranno entro l’anno. La funzione religiosa però non è finita. La gente, uscita dalla chiesa, si ferma sul sagrato, dove è stato approntato un palco, su cui il papàs sale con i suoi aiutanti e con le autorità locali, per completare le preghiere e per fare a tutti gli auguri di BUONA PASQUA (ΚΑΛΟ ΠΑΣΧΑ). Le campane suonano ininterrottamente a festa, mentre il cielo si illumina con fantasmagorici fuochi d’artificio.

I fedeli, con la candela accesa, ritornano a casa dove, appena giunti, fanno un segno di croce con il fumo della candela sull’architrave della porta e poi accendono il lumicino posto presso le immagini sacre o dei propri cari, lumicino che resterà acceso per tutto l’anno. È questo il momento in cui si da inizio alla tradizionale cena pasquale e alla famosa battaglia delle uova rosse. In casa si avverte il profumo dei dolci tipici della Pasqua, come i tsurekia (τσουρέκια) e quello della maghiritsa (μαγειρίτσα). Il tsureki non è altro che un pane tradizionale, dolce o salato, tipico della Pasqua, tanto che viene chiamatο anche lambropsomo (λαμπρόψωμο), che vuol dire pane di Pasqua (da Λαμπρή > Pasqua + ψωμί > pane). Nel confezionarlo viene farcito con delle uova rosse, che vengono consumate con il rituale delle altre uova rosse presenti sulla tavola. Si presenta come una brioche di notevoli dimensioni, alla quale assomiglia come sapore. Può assumere diverse forme (cerchio, treccia, ecc) ed è cosparso di semi di sesamo. Non può mancare in nessuna tavola greca nel giorno di Pasqua. A volte è usato dai bambini per offrirlo come dono pasquale ai loro padrini.

La maghiritsa è una zuppa a base di frattaglie di agnello, tagliate in striscioline sottili e cotte, insieme ad altre spezie, con salsa di avgolemono (αυγολέμονο), una salsa cremosa a base di uova e limone.

Le donne greche preparano questo piatto durante la mattina del Sabato Santo. Le frattaglie sono quelle dell’agnello che verrà  cotto al forno o alla brace la domenica di Pasqua. Dopo il periodo di astinenza della quaresima la festa di Pasqua deve cominciare con un pasto leggero, ma gustoso, quale è appunto la maghiritsa, che si consuma al rientro in casa, dopo la mezzanotte del Sabato Santo, nella quale è stata annunciata la Resurrezione (Ανάσταση). La cena di solito comincia con la tradizionale battaglia delle uova. È una specie di gioco in cui ogni commensale tiene stretto in mano il suo uovo rosso, con la punta del quale deve cercare di rompere quello del vicino. Durante il gioco si pronuncia da entrambi i partecipanti la frase rituale: Cristòs Anesti / Alithòs Anesti. Vince chi alla fine rimane solo ad avere il suo uovo ancora intatto. Si crede che il vincitore sarà fortunato per tutto il resto dell’anno. Ma il gioco è fatto per ridere, per scherzare e per creare una atmosfera di allegria in tutta la famiglia, che spesso è allargata ai parenti e agli amici più intimi.



9) Domenica di Pasqua (Το Άγιο Πάσχα)

A mezzogiorno della Domenica di Pasqua nelle chiese viene celebrato per la seconda volta il rito della Pasqua, in cui il Vangelo viene solitamente letto in dodici lingue. Questa cerimonia viene chiamata comunemente “amore” dal momento che Cristo fu crocifisso per amore degli uomini. Per questo motivo la caratteristica fondamentale di questo rito è il bacio della fraternità, che coloro che abitano nella stessa parrocchia si scambiano alla fine della S. Messa, come avviene anche durante il primo rito della Pasqua, quello della mezzanotte appena trascorsa. La Domenica di Pasqua si mangia l’agnello allo spiedo (ο οβελίας), la cui cottura assume le caratteristiche di un vero e proprio rito con gli anziani, che ancora oggi indossano i costumi tradizionali locali, e gli uomini e le donne che, seduti davanti agli spiedi disposti l’uno accanto all’altro, si alternano nella lunga fase della cottura iniziata sin dalle prime ore della mattina. I festeggiamenti si svolgono all’aperto con canti e balli e lo straniero che si trovasse eventualmente in Grecia per la ricorrenza viene ben accolto ed invitato con la classica ospitalità e cordialità greca: a nessuno è dato di passare senza che abbia la sua porzione di agnello ed un bicchiere di vino. In questo giorno le famiglie, gli amici, i vicini di casa si ritrovano fuori per il pranzo, per mangiare insieme l’agnello cotto allo spiedo. Di solito lo spiedo è manuale e lo si gira per ore passando sulla carne una foglia bagnata del tradizionale ladorigani, un mix di olio e origano. I più organizzati dispongono di un motore elettrico, che fa girare lo spiedo sostituendo la fatica manuale di uomini e donne, che tuttavia si alternano alla brace per spalmare l’agnello con la suddetta salsa Chiunque può avvicinarsi e prendere la sua porzione, bere un bicchiere di vino e scambiare gli auguri di rito: χρόνια πολλά!, Χριστός Ανέστη / αληθώς ανέστη. In tutto il paese e nelle isole, ovunque, si organizzano balli, processioni e manifestazioni folkloristiche: molto belle e particolari sono quelle di Corfù, Mégara (presso Atene), Aràchova e Livadià (presso Delfi). Le tradizioni più antiche sono conservate nell’Epiro e a Creta. Questa tradizione di mangiare l’agnello arrostito sulla brace , all’aperto, con amici o parenti vicini o lontani, fa sì che le grandi città in questo giorno sembrino vuote, deserte, perché la gente è andata fuori città, in campagna o in altre località, dove l’agnello viene arrostito anche in qualche piazza, in cui è possibile assistere alla cottura di intere batterie di spiedi e partecipare ai festeggiamenti e ai balli del posto. Fatte le dovute proporzioni, per noi italiani questo giorno potrebbe essere paragonato alla nostra Pasquetta del lunedì dopo Pasqua.

10) La settimana dopo Pasqua > Η εβδομάδα μετά το Πάσχα

Il clima di festa del periodo pasquale si protrae ancora per una settimana. Le scuole pubbliche e private sono chiuse: la vacanza per studenti e personale della scuola continuerà ancora fino alla domenica successiva. Ma in tutta la Grecia i festeggiamenti continueranno con modalità e tempi diversi, a seconda delle tradizioni locali.                              Ad esempio, a KALIMNOS nel pomeriggio del lunedì dopo Pasqua la gente si riunisce nelle piazze del porto, dove viene festeggiata la partenza dei pescatori di spugne (σφουγγαράδες) e vengono benedette le navi; il tutto accompagnato da danze e canti popolari.

A IERISSOS (Penisola Calcidica) il martedì, dopo la Messa, si da inizio alle danze. Tenendosi per mano gli abitanti formano una fila lunga 400 metri. Si balla e si cantano canzoni tipiche del periodo pasquale. Nel ballo finale viene rappresentato il massacro di 400 abitanti di Ierissos, avvenuto per mano turca durante la rivoluzione del 1821. Il ballo termina quando la fila si divide in due parti e ognuna sfila di fronte all’altra per salutarsi. A tutti vengono offerti il tipico caffè greco bollito in un grande pentolone e le tradizionali ciambelle pasquali, ovvero i famosi τσουρέκια farciti con le uova rosse. È questo un altro esempio di compenetrazione fra un elemento sicuramente laico e patriottico, come la memoria della lotta di liberazione dai Turchi, con un elemento religioso legato alle celebrazioni della Pasqua.

A MEGARA, nello stesso giorno del martedì dopo Pasqua, al termine della Messa, ogni due anni si celebrano particolari festeggiamenti locali, a cui partecipano i complessi bandistici del posto e che culminano con il tradizionale “ballo della Trata”, tipica danza dei pescatori greci, che imita il trasporto dei pesci nella rete e vuole ricordare il momento in cui gli abitanti chiesero al Pascià che venisse loro concesso di costruire una chiesetta. Il Pascià diede loro il consenso a patto che iniziassero la costruzione della chiesa di mattina e la terminassero la sera, altrimenti li avrebbe uccisi. Gli abitanti riuscirono a terminare la costruzione a mezzogiorno e la dedicarono a San Giovanni il Galileo.




Feste greche

TESTO INTEGRALE RELAZIONE DEL PROF. CARMINE PRISCO TENUTA ALL'UNIVERSITA' "MINERVA" DI CRISPIANO

Generalità


Le festività sono una componente essenziale nella vita di ogni cittadino greco. Le occasioni per festeggiare, in famiglia o con amici o semplicemente insieme con altre persone anche sconosciute, un evento, sia religioso, sia politico, sia legato a tradizioni popolari che affondano le loro radici nella storia o nella mitologia della nazione greca, sono tante e così diversificate nel tempo e nello spazio che diventa difficile individuare un qualche criterio di classificazione o di diversificazione delle varie festività che si succedono nel corso del tempo. Feste tipicamente religiose spesso assumono una connotazione anche di carattere civile o nazionalistico, per cui non risulta agevole attribuire un significato univoco e preciso ad una determinata festività. Tuttavia un tentativo di classificazione, sia pure incompleto e sicuramente non esaustivo di tutte le festività che si celebrano nella vicina Grecia, è doveroso farlo, se non altro per creare una guida, un filo conduttore che aiuti il lettore a orientarsi nella comprensione del perché, del come e del quando ha luogo una certa festa. Una prima distinzione può essere fatta tra feste civili e feste religiose, pur sapendo che stabilire il confine tra un tipo e l’altro di festività in Grecia non sempre risulta agevole, poiché spesso, come si accennava poc’anzi, le motivazioni relative al carattere religioso o civile o nazionale si sovrappongono nella celebrazione di una stessa festività. Non si può ignorare in questo contesto l’influenza della Chiesa greca ortodossa nella vita sociale, politica e culturale della nazione. Fu la Chiesa greca ortodossa durante i quattrocento anni di dominazione turca a preservare con l’istituzione di scuole segrete la lingua greca, la cultura, le tradizioni, la fede ortodossa, riuscendo a difendere e conservare attraverso i suoi insegnamenti e la liturgia l’identità del popolo greco. L’ortodossia (= giusto credo ), consolidata in seguito al cosiddetto scisma d’oriente del 1054 tra la Chiesa orientale greca e la Chiesa romana cattolica, è la religione nazionale della Grecia di oggi. Per la stragrande maggioranza dei Greci è assolutamente impensabile una separazione netta tra Chiesa e Stato, anche perché l’ortodossia, più che una istituzione, è un sentimento di appartenenza, di unione, di identità. Sulla facciata di ogni chiesa greca si possono osservare le due bandiere: quella a strisce bianche e azzurre dello Stato greco e quella su fondo giallo-oro con l’immagine dell’aquila bicipite coronata della Chiesa ortodossa greca. Nella prima, in alto a sinistra, è disegnata una croce bianca su fondo azzurro, che vuole rappresentare la devozione del popolo greco verso la Chiesa ortodossa e il riconoscimento per il suo contributo determinante nella lotta per la libertà e la costituzione della nazione greca. La presenza congiunta delle due bandiere indica chiaramente lo stretto legame tra Stato e Chiesa, che si manifesta in tantissime situazioni, tra le quali le feste, in cui spesso l’elemento religioso e quello civile si fondono in un unico evento fortemente sentito e partecipato. Da quanto precede si può affermare che nella celebrazione delle festività in Grecia non sempre appare chiara la distinzione tra motivazione religiosa e non religiosa: il prete o l’autorità religiosa è presente quasi sempre anche in manifestazioni non strettamente legate alla religione, così come nelle feste sicuramente religiose si nota la presenza dell’autorità locale amministrativa o politica. La stragrande maggioranza delle feste si basa su elementi religiosi, che tuttavia non si limitano alla celebrazione del fatto religioso in chiesa o fuori in processione, ma si esprimono in manifestazioni varie di divertimento, gioia, partecipazione, come concerti, giochi, gare sportive, fiere, sagre, ecc.

La Pasqua greca

To Πάσχα (Η Ανάσταση του Κυρίου)

La Pasqua (La Resurrezione del Signore)
La Pasqua in Grecia è la festività più importante, la più sentita. Di solito la si festeggia in famiglia, insieme con amici e parenti, che per l’occasione ritornano anche dall’estero. Gli aspetti civili di questa festa sono da ricercare nella grande importanza che assume il mistero della Resurrezione di Cristo nella fede cristiana, sia cattolica che ortodossa. Senza la Resurrezione il cristianesimo non avrebbe la sacralità, la credibilità di religione universale accettata dalla comunità dei credenti. Senza queste caratteristiche la religione cristiana esisterebbe alla stregua di tante altre religioni, senza l’autorevolezza che le deriva dalla sua storia, oltre che dai suoi insegnamenti. E se il popolo greco segue la sua Chiesa, è perché la ritiene credibile, perché ha saputo conservare e proteggere nel corso di secoli l’identità della nazione greca, perché senza la Chiesa greca non esisterebbe oggi lo Stato greco con le sue peculiarità e le sue caratteristiche. Ecco dunque spiegato il motivo della grande importanza che la nazione greca attribuisce alla Pasqua: per i Greci questa festa vuole ricordare anche la loro Resurrezione, nazionale, politica e religiosa insieme. Nessuna altra festa in Grecia assume i connotati, l’importanza e la partecipazione popolare come la festa di Pasqua. Essa non coincide quasi mai con la Pasqua cattolica, perché in Grecia per la determinazione del giorno di Pasqua si segue il calendario giuliano, mentre per la chiesa cattolica si segue quello gregoriano. Mediamente la Pasqua greca cade una settimana dopo quella cattolica, ma vi sono anche anni in cui la distanza di tempo è maggiore. A volte può anche coincidere (circa ogni quattro anni).              Tutto dipende da quando e dove (meridiano di Gerusalemme per gli ortodossi) si considera presente il primo plenilunio di primavera, poiché la Pasqua deve cadere nella prima domenica di tale plenilunio. Da un punto di vista strettamente religioso il periodo pasquale inizia già dal Sabato di Lazzaro, seguono poi la Domenica delle Palme (Κυριακή των Βαΐων), i riti della Settimana Santa ( Μεγάλη Βδομάδα) e la Domenica di Pasqua (To Άγιο Πάσχα). Vale la pena conoscere qualche dettaglio su ciò che avviene in questo periodo.

1)Il sabato          di Lazzaro(To   άββατο του Λαζάρου)


Lazzaro, il “povero” Lazzaro, è una figura molto popolare in Grecia. È il personaggio risuscitato da Gesù che, secondo credenze popolari, nella sua seconda vita non rise mai per il ricordo terrificante di quanto aveva visto nel regno dei morti. Essendo un resuscitato dal regno dei morti, il popolo considera la sua vicenda come “la prima Pasqua” e nella liturgia della Chiesa ortodossa greca è ricordato il sabato che precede la Domenica delle Palme.

In questo giorno i ragazzi girano di casa in casa cantando il “Lazzaro” e ricevendo in dono monetine e uova. Questo canto, rievocando la resurrezione di Lazzaro, anticipa e commemora in realtà passione, morte e resurrezione di Cristo.

2) La Domenica delle Palme (Κυριακή των Βαΐων)

Come è noto, in questo giorno tutti i cristiani, cattolici e ortodossi, ricordano l’ingresso trionfale di Gesù Cristo in Gerusalemme. In Grecia, come da noi del resto, tutte le chiese vengono addobbate con rami di palma o anche di altri tipi di piante (alloro, salice, mirto, ecc).

Spesso i rami e le foglie delle palme vengono intrecciate secondo varie forme e, una volta benedetti, vengono distribuiti ai fedeli, che al termine del rito li portano nelle loro case e li conservano insieme alle immagini sacre. Le palme o i rami, secondo le tradizioni locali, vengono portate in chiesa dalle giovani spose o da coppie di sposi che si sono uniti in matrimonio nell’anno. Si crede che colpendo le spose con i rami delle palme si trasmetta ad esse la forza vitale e generatrice delle loro foglie.

3) La Settimana                     Santa  CH) εγάλη Βδομάδα)

È la settimana caratterizzata dal sentimento di dolore e tristezza per la Passione di Cristo, per ΤΑ ΑΓΙΑ ΠΑΘΗ. Viene intensificato il digiuno e nelle chiese si segue la messa vespertina. Canti, musica, teatro e ogni forma di divertimento sono sospesi. Anche il lavoro deve essere ridotto al minimo, compatibilmente con le esigenze connesse ai ritmi della vita moderna, come servizi essenziali (sanità, ordine pubblico, ecc). Sono consentiti i lavori inerenti la pulizia della casa e la preparazione di tutto ciò che è necessario per celebrare al meglio la SANTA PASQUA (ΤΟ ΑΓΙΟ ΠΑΣΧΑ). A tutt’oggi la Pasqua, festa delle feste, ha una solennità particolare. Durante tutto il periodo della Grande Settimana (Μεγάλη Βδομάδα), che precede la Domenica di Resurrezione, la Chiesa ortodossa celebra ogni giorno delle lunghe liturgie nelle quali commemora con alta poesia e pathos la passione e morte del Signore. I segni e i simboli presenti sono pieni di forza e di significato. Fiori, foglie, acqua, processioni, incensazioni, canti, prosternazioni sono solo alcuni degli elementi inseriti nella liturgia che chiunque può osservare visitando una chiesa ortodossa nel periodo della Settimana Santa. Anche a livello sociale in Grecia, come in un qualunque altro paese ortodosso la Pasqua crea un’atmosfera di particolare festività paragonabile a quella che si avverte in Italia nel periodo natalizio.

4) Martedì Santo (Η Μεγάλη Τρίτη)

Il Martedì Santo le casalinghe si dedicano alla preparazione dei tipici biscotti greci chiamati kulurakia ( κουλουράκια ), che non sono altro che piccole ciambelle di pane croccante, che si consumano tutto l’anno. Possono essere dolci o salati. Quelli venduti dagli ambulanti agli angoli delle strade sono un po’ più grandi e vengono chiamati kuluria (κουλούρια). Sono aromatizzati con seme di sesamo e si mangiano come spuntino, anche in strada.



5) Mercoledì Santo ( H Μεγάλη Τετάρτη)

Continuando i lavori iniziati sin dal giorno precedente, la casa viene pulita da cima a fondo e nel pomeriggio ci si reca in chiesa per la Sacra Unzione (Το Ιερό Ευχέλαιο).In questo giorno, a seconda delle tradizioni locali, si praticano diversi riti, collegati alla atmosfera pasquale, alcuni di carattere strettamente religioso, altri basati su credenze popolari quando non su superstizioni. Ad es., in alcuni luoghi, come nel Ponto, alla benedizione che viene fatta nelle chiese si aggiunge quella fatta nelle case, dove il sacerdote si reca nel corso della giornata e benedice la casa e diversi altri oggetti, tra cui farina e sale (che serviranno per preparare il lievito dell’anno) e le uova crude, che saranno lessate e tinte di rosso il giorno dopo, il Giovedì Santo. Ad Atene il Mercoledì Santo la sacrista gira per le case impastando il pane solo con sale e farina (senza lievito). Il papàs vi appoggia sopra la Croce e l’impasto diventa più spesso, come se fosse lievitato (così la credenza popolare). Con esso sarà preparato il pane che si mangerà a Pasqua.

6) Giovedì Santo (H Μεγάλη Πέμπτη)

Con il Giovedì Santo si entra nella fase più impegnativa delle celebrazioni pasquali. Accanto alla lunga liturgia ufficiale, il cui punto centrale è la lettura o il canto dei dodici vangeli e che è praticata in tutte le chiese, vi sono riti e manifestazioni locali, connessi alle tradizioni o alle credenze delle singole comunità di fedeli di una determinata zona del paese.

Ad esempio, al monastero di Patmos nella mattinata di questo giorno si svolge una ricostruzione della lavanda dei piedi e della preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi. Invece a sera, dopo la lettura o il canto dei dodici vangeli, si accendono fuochi per ricordare quello della casa di Caifa, dove era stato condotto Gesù dopo il suo arresto e dove era presente l’apostolo Pietro, lì entrato per scaldarsi, che per paura negò di essere uno dei seguaci del Cristo.

Si noti come la tendenza ad imitare o rappresentare la passione di Cristo è presente anche in molte zone dell’Italia meridionale e in particolare nella cosiddetta Magna Grecia ( La nostra via crucis vivente). In serata, dopo le celebrazioni liturgiche, in tutte le chiese alcune ragazze preparano l’Epitaffio con ghirlande di fiori bianchi e rossi, per essere pronto per la grande liturgia e la processione del giorno dopo, quella del Grande Venerdì Santo. L’Epitaffio nella Chiesa ortodossa è un velo sacro su cui è dipinta o ricamata l’immagine del Cristo morto e dei personaggi che, secondo le scritture, erano presenti alla sua sepoltura. La parola epitaffio (Eπιτάφιος) deriva da έπι + τάφιος e vuol dire “che sta sopra al sepolcro” Questo velo eucaristico viene posto all’interno di una specie di baldacchino considerato sacro, detto Ιερό Κουβούκλιο. Per estensione l’Epitaffio indica di regola anche il baldacchino in cui è conservato il velo. Esso vuole rappresentare la bara che accoglie il corpo di Cristo e sarà portato per le vie della città nella grande processione del Venerdì Santo. Da osservare che nella Chiesa ortodossa non sono consentite statue o sculture che possano rappresentare Divinità o figure di Santi. Le immagini riferibili a tali soggetti possono essere realizzate solo mediante pittura.

Una delle tradizioni più diffuse in tutta la Grecia nel periodo pasquale è la preparazione delle uova colorate in rosso. Una Pasqua senza uova rosse è inconcepibile per un Greco. Secondo alcuni studiosi questa usanza era praticata dagli Ebrei durante i festeggiamenti. L‘uovo in sé è simbolo della nascita, mentre il colore rosso rappresenta la vitalità. Ma vi sono anche altre diverse interpretazioni in qualche modo legate a vari momenti della passione di Cristo. Una leggenda narra come Maria Maddalena fosse andata, con altre donne, al sepolcro di Gesù. Trovandolo vuoto, corse alla casa dei discepoli annunciando la straordinaria scoperta. Pietro allora la guardò incredulo e  disse “Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cestello diverranno rosse”. E  le uova si colorarono di rosso. Questa usanza è tanto importante che il Giovedì Santo è chiamato anche “il giorno in cui si tingono le uova di rosso”. In molte zone la tradizione precisa sia il numero delle uova da colorare, sia il modo con cui decorarle. Da aggiungere che la colorazione delle uova nel periodo pasquale è una usanza diffusa in molte altre parti del mondo. Ad esempio, in Germania e in Austria si regalano uova dipinte di verde, in Armenia le uova sono dipinte con immagini di Gesù o della Madonna o con scene della Passione, nei paesi dell’Europa orientale si usano motivi stilizzati geometrici combinando il bianco con i rosso o il blu. L’uovo di cioccolata che si usa da noi non è altro che un adattamento allo specifico italico di questa usanza, anche se dolci e ciambelle contenenti uno o più uova sode erano e sono ancora presenti nei preparativi della tavola di Pasqua nelle nostre contrade. Che fine fanno queste uova colorate? Si consumeranno nella notte di Pasqua durante la cosiddetta battaglia delle uova (vedi più avanti).
7) Venerdì Santo ( Mεγάλη Παρασκευή)

Il Venerdì Santo è giorno di lutto e di dolore: la Chiesa ricorda la Passione di Gesù Cristo. La gente vive questo giorno con intensa religiosità, che traspare dai semplici comportamenti tipici della settimana santa. Al mattino si commemora la Deposizione (Aποκαθήλωση), poi nel baldacchino addobbato la sera precedente si deposita il sacro velo, il vero e proprio Epitaffio, che sarà portato in processione per le vie della città a partire dal tardo pomeriggio. Questa processione, intesa come un grandioso funerale di Cristo, vede la partecipazione delle gerarchie della Chiesa, del clero, delle autorità locali, di bande musicali, della popolazione intera che assiste lungo le strade spargendo fiori in tutto il percorso. Essa si apre con un coro che canta solennemente inni religiosi o salmi, seguito dai sacerdoti che guidano la processione funebre reggendo la croce e gli stendardi sacri. Seguono i portatori dell’Epitaffio, a loro volta seguiti dalla banda musicale che esegue marce funebri o brani comunque adatti all’atmosfera di una processione funebre ( Marcia funebre di Chopin, Adagio in sol minore di Albinoni, la Sventura di Mariani, ecc.). Subito dopo avanzano i sacerdoti cantori, il resto del clero, le portatrici di olio profumato, le cosiddette myrofores (μυροφόρες), le immagini dei Cherubini, dette exapteryga (εξαπτέρυγα), portate da bambini vestiti da sacerdoti, il corpo dei giovani boy-scouts ed infine la folla dei fedeli.
CONTINUA SULLA COLONNA DI SINISTRA

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