giovedì 29 giugno 2023

Alessandro Manzoni-150° Anniversario 1873 - 2003

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L' ASSOCIAZIONE MINERVA, L'UNIVERSITA' DEL TEMPO LIBERO E DEL SAPERE di Crispiano (Ta), organizza incontri culturali settimanali.
 
RELAZIONE DI SILVIA LADDOMADA
 
 
 

Alessandro Manzoni é una delle personalità più grandi della nostra letteratura, padre della lingua moderna, così come Dante é considerato il padre della lingua volgare.

Ci soffermiamo un momento su Manzoni linguista.

Fino al 1800 c'era una grande difficoltà a leggere le opere letterarie.

La tradizione, affermatasi nel 1500, aveva proposto la lingua dei trecentisti, come modello: Petrarca per la poesia, Boccaccio per la prosa. La gente parlava i dialetti regionali, quindi era difficile sia leggere che scrivere per chi non avesse una raffinata educazione letteraria.
Ritratto_di_Alessandro_Manzoni_by_Francesco_Hayez
 
 
 
 
 
 
 
 
Manzoni si impegnò a risolvere questo problema.

Vediamo in quale contesto. Manzoni ha condiviso le idee del Risorgimento e ha vissuto intensamente il periodo delle guerre patriottiche, quelle guerre combattute per ottenere l'unità, la libertà e l'indipendenza dell'Italia dalla dominazione austriaca. A partire dai moti carbonari del 1821-1831, alle tre guerre d'indipendenza (1848-1866) In Italia si affermò il regno dei Savoia.

Manzoni seguì con trepidazione questi eventi, non da politico, ma come uomo, che crede in una nazione, in un popolo unito che condivide storia, tradizioni, valori e lingua appunto.

Fu nominato senatore del nuovo Parlamento, si adoperò per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, per esempio (e poi sappiamo che nel 1870 divenne Roma, la capitale).

Ebbe anche l'incarico di presiedere una commissione per formulare progetti a favore della diffusione in tutte le classi sociali, delle lingua italiana.

La lingua, appunto.

Fatta l' Italia, bisognava fare la lingua degli italiani; una lingua nazionale, ufficiale, una lingua viva, comprensibile, utilizzabile, che gli italiani dovevano riconoscere come propria.

Superare le divisioni dialettali e affermare una sola lingua, da usare in letteratura e nella comunicazione quotidiana. Il suo riferimento é la lingua parlata dai fiorentini colti.

Sempre la lingua di Firenze, ma non più quella dei Trecentisti.

Manzoni sì recò in Toscana a risciacquare i panni in Arno, disse.

Ascoltava la gente, consultava libri, vocabolari di amici in cui espressioni milanesi o di altre località riportavano la traduzione in espressioni fiorentine.

A Manzoni quindi, il merito di aver abbattuto la differenza tra scritto e parlato, a Manzoni il merito di aver fatto della lingua uno strumento di comunicazione sociale.

Torniamo ora all'uomo Manzoni, don Lisander per gli amici.

Era un intellettuale milanese, la madre era Giulia Beccaria, figlia del noto giurista Cesare Beccaria. Il padre era il conte Pietro Manzoni, ma forse il vero padre era Giovanni Verri, uno dei fratelli Verri, noti intellettuali dell' Illuminismo milanese.

Studiò nei collegi e frequentò giovanissimo gli ambienti culturali e stimolanti della sua città.

Dopo la separazione dal marito, la madre di Manzoni si era trasferita a Parigi, dove conviveva con Carlo Imbonati, un esponente di spicco dell'aristocrazia milanese.

Manzoni la raggiunse a Parigi, era appena ventenne e anche qui frequentò i salotti culturali, venendo a contatto con gli intellettuali francesi illuministi, coinvolti in dibattiti relativi alla nuova poetica romantica.

Tornato a Milano, ospitò nella sua casa i più grandi esponenti del Romanticismo italiano, da Berchet, a Silvio Pellico, a Carlo Porta, che attraverso la rivista "Il Conciliatore" lanciavano nuove idee: l'abbandono del Classicismo, basta a favole e miti classici, bisognava aprirsi alla storia, alla società.

Quindi sia in Italia che in Francia gli intellettuali proponevano una letteratura impegnata, che educasse la gente a intervenire sulla realtà, a conoscere i problemi politici, economici, sociali.

Le sue origini aristocratiche gli permettevano una vita agiata e la libertà di dedicarsi solo agli studi, agli incontri letterari, alla composizione delle sue opere.

Influenzato da queste idee illuministiche e romantiche, Manzoni elaborò la sua poetica: l'arte deve avere il vero come soggetto, l'utile come scopo, l'interessante come mezzo.

Cioé un'opera letteraria deve partire da un fatto accaduto, deve guardare cioè al vero della storia, deve essere utile a educare il lettore, deve essere interessante perché deve coinvolgere il lettore con un linguaggio popolare, comprensibile per tutti.

Al poeta spetterà il compito di guardare all'interiorità del cuore, di intuire e ricostruire il mondo psicologico e morale degli uomini.

L'invenzione poetica consisterà nel saper esprimere i dubbi, le ansie, le speranze, le delusioni degli individui di quel periodo storico.

L'invenzione non deve tradire la storia; i protagonisti anche quando sono inventati, devono essere verosimili, devono vivere in una determinata epoca e si devono comportare in modo coerente con il loro periodo storico.

Aveva sposato una donna ginevrina, Enrichetta Blondel, di origine calvinista, poi passata al Cattolicesimo.

Anche Manzoni, credente solo nel dio Ragione da illuminista, ritornò alla fede religiosa, a un cattolicesimo però severo, intransigente, pessimista e giansenista.

Secondo la sua visione il male pervade tutto.

Dio però può salvare l'uomo con l'intervento della Grazia, concessa solo ai predestinati.

La frequenza di sacerdoti cattolici, sopratutto di Rosmini, lo convince a passare al cattolicesimo ufficiale. Alla luce di questa conversione, gli ideali illuministici di libertà, uguaglianza, fratellanza vengono arricchiti dalla fede, si sostanziano di interpretazione cattolica.

Manzoni é un descrittore di quel "guazzabuglio" che é il cuore umano, del quale sa rivelare i moti più nascosti.

E mentre analizza i percorsi degli uomini, le vicende della Storia, Manzoni esprime una sua visione, cristiana, della vita.

Egli vede dovunque la presenza di Dio e della Provvidenza che operano misteriosamente. Solo la Fede permette di cogliere questo intervento divino.

"Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande". La fede in Dio consola gli umili, ma anche i potenti. Anche per loro la Provvida sventura può intervenire e nel momento di sofferenza, fa comprendere la vanità della gloria e della potenza terrena, dando loro la forza di abbandonarsi fiduciosamente alla misericordia di Dio e riscattare le loro prepotenze.

Il dolore come mezzo di riscatto, come occasione di ravvedimento.

Esiste un ordine tra le cose, voluto da Dio, che la ragione umana non comprende. Gli uomini restano sconvolti davanti ai flagelli, alle sventure che colpiscono gli innocenti.

Ma anche attraverso la sofferenza, chi ha fede vede crescere nell'animo quelle doti dello spirito che migliorano l'individuo e lo portano, con l'aiuto della ragione, a costruire un mondo migliore. Ragione e Fede.

Il romanzo.

Il classicismo non apprezza questo genere letterario, questa categoria di scrittura. Ma Manzoni lo sceglie per rivolgersi a un pubblico borghese, usando forme espressive popolari. Era la forma letteraria più innovativa e più vicina agli ideali del Romanticismo. Romanzo storico significa che l'opera presenta un periodo storico, una vicenda storica, nella quale si inseriscono le vicende dei personaggi. Vicende e personaggi realmente esistiti e vicende e personaggi inventati dall'Autore, personaggi verosimili non fantastici.

I Promessi Sposi é un'opera letteraria che non ha uguali nel panorama letterario italiano del 1° Ottocento, un romanzo storico originale, nel quale c'é la fusione tra la riflessione romantica sul realismo, (aprirsi alla realtà) e i valori del Cristianesimo.

Valori che danno all'opera un profondo significato religioso.

Il romanzo é l'epopea degli umili, racconta le vicende di anonimi personaggi, di quegli umili che generalmente sulla loro terra passano inosservati, senza lasciare traccia.

Nel contesto di una storia vera, Manzoni si interessa della vita degli umili, delle masse anonime, dei loro pensieri, dei loro sentimenti. L'umiltà, la più grande virtù cristiana che consente di riconoscere i limiti dell'essere umano e permette di lasciarsi guidare dalla volontà di Dio e contribuire a migliorare il mondo.

"La vita non é destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, per tutti é un impegno del quale ognuno renderà conto".

I protagonisti sono due popolani, a cui un signorotto impedisce il matrimonio.

Manzoni racconta le loro vicende, che li vede a volte vittime di soprusi e ingiustizia, a volte figure eroiche, strumenti della Provvidenza.

Alla fine il matrimonio si celebra, e la storia si conclude con queste riflessioni: i guai sono inevitabili, ma la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore.

Manzoni finge di aver trovato un anonimo manoscritto del 1600 che racconta una storia molto bella, e che lui vuole trascrivere in un linguaggio moderno e comprensibile.

Affida all'autore anonimo la responsabilità del racconto dei fatti. Lui si ritaglia dei cantucci, degli angolini da cui poter giudicare gli eventi, dialogare con i lettori, esprimere riflessioni generali accompagnati da una benevole ironia, da una bonaria indulgenza, ispirata alla carità.

La benevola ironia a volte serve per attenuare momenti tragici e può diventare comicità, a volte invece é satira amara e denuncia delle arroganze e malvagità.

Manzoni ha scelto di ambientare la storia nel 1600, quando in Italia c'era la dominazione spagnola. Ma in realtà era un richiamo all'unità degli italiani che si preparavano a liberarsi da un'altra dominazione. Quella austriaca.

Dal romanzo si ricava un magistrale affresco del Seicento, un secolo non condiviso da Manzoni, un'epoca simbolo dell'ingiustizia eretta a sistema.

Un gran teatro barocco, delle apparenze e dei pregiudizi assurdi.

Un secolo "scellerato" (anarchia feudale e popolare, ignoranza profonda, vergognosa presunzione). Un secolo in cui la guerra, la carestia, la peste hanno travolto l'umanità. Questa complessa epoca storica viene descritta dal Manzoni attraverso la molteplice varietà di co-protagonisti e personaggi minori, che affollano il romanzo, movimentando così la narrazione.

Vengono narrati gli aspetti negativi del potere ecclesiastico, del potere politico, viene raccontata l'ingenuità degli uomini, la saggezza umana e la fede.

Manzoni indaga nell'animo umano.

 

 

Ogni individuo é perfettamente definito e unico, che interagisce e partecipa alle vicende di molti altri personaggi. Nessuno é solo. L'azione di uno, anche se minore, si riflette sulla vita degli altri. E l'azione di tutti si riflette nella prospettiva religiosa: la legge di Dio, che governa la vita umana.

Un primo abbozzo, o "scartafaccio" Manzoni lo presenta nella prima edizione (1821-1823) col nome di Fermo e Lucia, poi nel 1827 dopo la revisione linguistica che ha richiesto il soggiorno a Firenze, per "sciacquare i panni in Arno".

L'edizione definita nel 1840-1842.

Già dal 1833 era cominciato il decadimento fisico, intellettuale, psicologico di Manzoni.

Aveva avuto10 figli, molti dei quali erano morti, erano morte la prima e la seconda moglie, un figlio conduceva una vita dissoluta, tra debiti e carcere.

Gli fu fatale una caduta sui gradini della Chiesa, all'uscita da una funzione religiosa.

Di questo grande letterato, celebriamo quest'anno il 150° anniversario dalla morte.




            LA LIBRERIA DELL'UNIVERSITA'

In foto: La Presidente dell'Associazione

             "Minerva" e la Direttrice-vice Presidente

              dell'Associazione Silvia

              Laddomada
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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