RELATORE :Tommaso CHISENA
Attraverso i fatti lungo tutto il novecento vedremo una realta’ che appartiene ancora all’oggi. Una storia antica di stringente attualita’.
L'approccio alle “anomalie italiane” e’ condizionato da un vizio a cui non e’ estraneo proprio il modo di essere della informazione e piu’ in generale della intellighenzia del nostro paese: la tendenza a operare sistematicamente una cesura tra il presente ed il passato. Un taglio netto di memoria che crea un vuoto, impedendo di capire come e perche’ si sono sviluppate certe degenerazioni. Affrontare il passato non e’ facile perche’ costringe a fare i conti con se stessi. Siamo cosi’ perche’ ci ha modellato una storia, e la storia dalla quale veniamo, purtroppo, ha collocato l’Italia su frontiere bollenti, lungo le quali si sono combattute le guerre piu’ aspre del novecento. Conflitti ideologici, geopolitici e militari che hanno determinato fratture drammatiche anche all’interno del nostro paese spaccandone in due il tessuto politico, sociale e civile.
L’informazione e l’industria culturale, da quando si sono evolute in strumenti di comunicazione di massa capaci di formare una opinione pubblica e di orientarla, non sono mai state neutrali, anzi sono sempre state fazioni combattenti di questa guerra, partigiani e militanti che hanno imbracciato le armi del proprio mestiere e le hanno messe al servizio di una causa a volte buona a volte cattiva. In molti casi per motivi ideali e convinzioni politiche, in altri per semplice opportunismo e biechi interessi personali. Infatti negli archivi di Kew Gardens a Londra e’ stata trovata una lista di trecento nomi di giornalisti, editori e uomini della intellighenzia (che gli inglesi chiamavano “ clienti”) assoldati dai servizi inglesi – con lauti compensi- a cui passavano veline su argomenti da confezionare e in alcuni casi articoli interamente preparati a Londra e pubblicati in Italia con la sola aggiunta della firma del giornalista “cliente”.
Una delle tante guerre che hanno condizionato la crescita del nostro paese e’ quella tra l’Italia e la Gran Bretagna per il controllo del Mediterraneo e delle rotte petrolifere verso il nord Africa e il Medio Oriente. Una guerra segreta, perche’ combattuta con mezzi non convenzionali tra nazioni amiche e per molto tempo anche alleate: il dominio della propaganda occulta inglese adesso e’ nei fatti provata, grazie soprattutto agli stessi inglesi che- a differenza di altri paesi compresa l’Italia- hanno messo a disposizione migliaia di documenti desecretati agli studiosi e ricercatori. Dunque sono gli stessi inglesi a raccontare con dovizia di particolari l’organizzazione della macchina della propaganda occulta, le sue tecniche di manipolazione e di reclutamento, l’uso dei giornali e dei giornalisti e, di volta in volta, gli scopi da raggiungere, come ad esempio: l’ingresso nel primo conflitto mondiale al fianco dell’intesa anglo-russo-francese, l’ascesa di Mussolini e il consolidamento del suo regime ( quando faceva comodo ai governi di Londra) , la lotta al fascismo ( quando non faceva piu’ comodo) il contrasto al comunismo, ma soprattutto la guerra senza quartiere a quella parte della classe dirigente italiana cosiddetta “ sovranista”, come De Gasperi- Mattei e Moro, che mal sopportava il ruolo di protettorato britannico e che in nome dell’interesse nazionale italiano “disturbava” Londra proprio nelle aree piu’ strategiche, a cominciare da quelle petrolifere in Iran-Iraq-Egitto e Libia.
Fatta questa premessa di carattere generale sul novecento, iniziamo dal 1896 anno foriero di profondi mutamenti geopolitici, destinati a ripercuotersi anche sulla scena italiana. Innanzitutto per gli inglesi il nemico non e’ piu’ la Francia: e’ la Germania del kaiser Guglielmo II che e’ cresciuta troppo in Europa ed è pronta a espandersi in Asia e Africa, (insidiando l’influenza britannica in alcuni dei suoi presidi piu’ antichi), mettendo gli occhi e le mani sul piu’ grande giacimento petrolifero rappresentato dalla Mesopotamia, grazie ad un accordo e allenza con l’Impero ottomano nel quale ricadevano le aree petrolifere. Infatti nel 1896 ci fu la dichiarazione di simpatia del kaiser Guglielmo II nei confronti dei Boeri impegnati in un lungo conflitto contro il dominio inglese nell’Africa australe. Inoltre la tensione sale quando la Turchia affida in concessione alla Germania la costruzione della ferrovia per Bagdad, aprendo la strada verso le Indie e la Cina. Questo induce Londra a rompere con la triplice e a formare l’intesa con la Francia e la Russia. per questo l’Italia come vedremo, diventa una pedina fondamentale.
il 1896 e’ anche l’anno in cui arrivo’ da Londra -dopo essere stato formato- Luigi Albertini che diventera’ dopo qualche anno, il piu’ temuto e potente direttore del corriere della sera per ben 25 anni meritandosi per questo l’appellativo di secondo presidente del consiglio.
il 1896 e’ soprattutto l’anno che coincide con la sconfitta rovinosa di Adua in Etiopia: un disastro che ridimensiona drasticamente le ambizioni coloniali di Francesco Crispi con le conseguenti dimissioni del suo governo e con la definitiva sua uscita di scena dalla politica. un tempo, all’epoca della spedizione dei mille,era uno dei piu’ importanti agenti di influenza inglesi. Francesco Crispi ha conciliato gli interessi italiani con quelli britannici, infatti ha inviato le nostre truppe in Etiopia per contenere la pressione francese, che aveva gia’ invaso la Tunisia, e che minacciava quindi i domini britannici dell’Africa orientale. Inoltre Crispi era a favore dell'allenza con la Germania e l’Austria-Ungheria per assecondare i disegni di Londra. Ma adesso che il vento ha preso a soffiare nella direzione opposta, lo statista siciliano ha esaurito la sua funzione. E’ un politico inutile e ingombrante. infatti riceve attacchi duri proprio dal Corriere della sera , su imput inglesi, da Albertini che di li’ a poco trasformera’, nei 25 anni di direzione, il giornale nella piu’ potente macchina di influenza nella storia italiana.
Il direttore del Corriere della sera ha due chiodi fissi oltre alla devozione per la Gran Bretagna : il primo e’ il moderatismo in politica interna, contrario ad ogni forma di apertura alle istanze sociali; il secondo e’ l’interventismo in politica estera, contro la Germania e a fianco dell’Inghilterra e la Francia. e, quindi, la sua ossessione e’ rappresentata da Giovanni Giolitti, grande statista che domina la scena politica italiana dai primi del novecento sino al 1914. Giolitti infatti e’ favorevole ad una politica riformista ( nel 1903 promosse il suffragio universale maschile, il diritto di sciopero, la scuola elementare obbligatoria ecc…) e di tiepida apertura a sinistra. Giolitti inoltre rappresentava la politica della neutralita’ del paese, una neutralita’ filo tedesca. Giolitti quindi incarna tutto cio’ che Albertini detesta; per questo sara’ oggetto di dure e infamanti campagne di stampa dal Corriere della sera di Albertini che lo costrinsero nel marzo del 1914 a dimettersi da presidente del consiglio.
Il re Vittorio Emanuele III affida la guida del governo ad Antonio Salandra strenuo oppositore di Giolitti e convinto filo inglese. Salandra, su indicazione di casa Savoia e degli inglesi, attua una politica di sganciamento dalla triplice alleanza facendo credere alla Germania e all’Austria-Ungheria che l’Italia sarebbe stata neutrale in caso di guerra. Nell’agosto del 1914 , a pochi giorni dall’inizio della prima guerra mondiale, su incarico del re, il governo italiano avvia un negoziato segreto con Londra. Nel frattempo Sidney Sonnino ( sodale e socio di Salandra) diventa ministro degli esteri al posto di Antonino di Sangiuliano -morto improvvisamente- e poco dopo lo stesso Albertini e’ nominato senatore chiudendo cosi’ il cerchio antigiolittiano. All’insaputa di tutti, l’accordo con la Gran Bretagna viene firmato da Salandra e Sonnino il 15 aprile 1915 . Ne’ il Parlamento e né l’opinione pubblica e’ al corrente di questo accordo che di lì a poco fara’ abbandonare la neutralita’ dell’Italia con la sua entrata in guerra a fianco dell’Intesa. Quando scocca l’ora x le camere si rivoltano : 420 deputati e senatori sono contrari e dichiarano apertamente il loro sostegno alla posizione di neutralita’ di Giolitti. Ciononostante l’Italia entra in guerra sotto il ricatto delle dimissioni del governo e dell’abdicazione del re, i quali si sono impegnati sottobanco con Londra e Parigi in cambio di terrritori quali l’Istria, la Dalmazia, il sud Tirolo e la valle dell’Isonzo goriziana. E' un golpe. Non sarebbe avvenuto senza il contributo determinante del Corriere della sera e del suo direttore Albertini, ovvero il secondo presidente del consiglio. Ad ammetterlo fu un convinto meridionalista ed interventista come Gaetano Salvemini.
La guerra per il petrolio e’ il vero motivo di questa guerra e la partecipazione dell’Italia viene utilizzata dai francesi e inglesi per impegnare le truppe germaniche e austroungariche sul fronte sud. L’ingresso in guerra dell’Italia quindi e’ una boccata di ossigeno per l’Intesa. Germania e Austria sono costrette a trasferire molte truppe dal fronte russo al fronte italiano e all’area balcanica, dove Londra ha concentrato i suoi obiettivi. L’impero ottomano, infatti, si estende dai Balcani al mar Rosso e al golfo persico: li c’e’ l’oro nero ( il petrolio) tantissimo. L’epicentro e’ rappresentato dalla Mesopotamia ( l’Iraq), territorio che appartiene al sultano turco e gli inglesi non possono consentire che questo territorio, grazie all’alleanza tra il kaiser e l’impero ottomano, finisca sotto l’influenza germanica. Per gli inglesi, dopo il canale di Suez, la Mesopotamia e’ l’area strategica piu’ importante e quindi va conquistata perche’ il petrolio e’ il combustibile del futuro. In una nota del novembre 1915 intitolata “ la Germania e il movimento arabo”, i servizi inglesi scrivono che il sogno tedesco e’ di aizzare tutti i musulmani del mondo contro Gran Bretagna e Francia che dominano gran parte delle aree di fede islamica. Si capiva qual’era la vera posta in gioco della guerra. La minaccia turco-tedesca non puo’ che essere affrontata in un conflitto bellico globale, al fine di spartire l’Impero Ottomano in divisione di sfere di influenza tra Inghilterra e Francia. Appare evidente il motivo che ha spinto la macchina della propaganda inglese -ad intervenire in Italia -per indurre l’opinione pubblica ad una fuoriuscita dalla triplice al fine di far entrare Roma in guerra. Infatti l’Italia entra in guerra il 24 maggio del 1915 e dopo alti e bassi arriva prima il disastro di Caporetto nel 1917 e poi la vittoria di Vittorio Veneto nel novembre 1918, che pose fine alla prima guerra mondiale.
Ma i problemi per l’Italia iniziano subito dopo. Gli entusiasmi popolari evaporano rapidamente mentre si contano i morti e feriti pari a circa 1.200.000 , senza contare gli oltre 5 milioni di reduci. Una devastante crisi economica rende difficile il loro reinserimento nella vita civile. Intanto, subito dopo, inizia a Parigi la conferenza di pace firmata nel 1919. L’opinione pubblica, gia’ provata dal conflitto, e’ fortemente delusa per l’umiliazione che l’Italia sta subendo alla conferenza di Parigi. Le promesse sottoscritte nel patto segreto di Londra, sono carta straccia. Infatti, Roma deve rinunciare alle isole e territori dell’Asia minore, all’Istria e Dalmazia,al sud Tirolo e alla valle dell’Isonzo, a nord di Gorizia. La delegazione italiana alla conferenza di Parigi era rappresentata dal nuovo presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando- in sostituzione di Salandra- e dal ministro degli esteri Sonnino, i quali , benche’ annoverati tra gli alfieri piu’ anglofili d’Italia, sono costretti, per un sussulto di dignita’, ad abbandonare il tavolo della conferenza per salvare la faccia. Il colmo della umiliazione e’ che ad intimare sprezzantemente all’Italia di rinunciare alle sue pretese territoriali, e’ proprio il ministro degli esteri inglese Balfour, con un atteggiamento che di solito si rivolge non ad un paese alleato ma ad un paese sconfitto. La perfidia inglese particolarmente mostrata nei confronti degli Italiani sara’ praticata dall’Unita’ sino ai nostri giorni, non a caso l’Inghilterra e’ da tutti chiamata la perfida Albione. La conferenza di Parigi e’ una occasione favorevole per assicurare alla Gran Bretagna un dominio assoluto sulle aree petrolifere della Mesopotamia e del Medio Oriente. Londra non tollerera’ intrusioni in questa area, neanche da alleati come Roma, che l’hanno aiutata a vincere la guerra.
1^ Guerra Mondiale |
l’Italia nel 1919 e’ una nazione costretta a leccarsi le ferite, invece di godersi i frutti della vittoria che il popolo ormai chiama "vittoria mutilata”. La corrente bellicista, eccitata per anni dal Corriere della sera di Albertini prende una nuova direzione su imput degli inglesi: ovvero Mussolini, l’ex socialista e direttore dell’Avanti fu dapprima antinterventista e poi improvvisamente a favore della guerra; espulso dal partito, fonda, anche con i soldi francesi e inglesi , il Popolo d’Italia. Inoltre, con l’aiuto degli inglesi ,fonda anche un partito ’ I fasci di combattimento’ ,sfruttando le delusioni e la rabbia dei reduci per la vittoria mutilata e proponendosi come l’unico argine al sovversivismo rosso. La grande industria, gli agrari e il vecchio mondo liberale vedono in lui un nuovo punto di riferimento. Il rapporto con gli inglesi diventa piu’ saldo in quanto dal 1917 al 1922 diventa una pedina dei servizi inglesi dell’mi5, ingaggiato dal col. Hoare che gli passa 100 sterline a settimana ( equivalente a 7.000 euro di oggi). Infatti Hoare apre a Roma un ufficio, costruendo una rete di un centinaio di spie e confidenti. Hoare porta con sé bauli colmi di sterline con le quali corrompe editori e giornalisti, finanziando la nascita di movimenti politici come quello di Mussolini.
Luigi Sturzo |
Il capo dell’esercito -generale Badoglio -chiese al re di poter intervenire e di fermarli con tre colpi di fucile – ma Vittorio Emanuele III, legato a doppio filo con la corona britannica nonche’ con le banche inglesi ,dove era depositata buona parte della sua ricchezza, decide -su imput britannico -di affidare a Mussolini la guida del governo, con l’esultanza della stampa inglese. Da allora Mussolini instaura un rapporto personale con Churchill che manterra’ sino al 1939. Tale rapporto di stima e fiducia reciproca e’ cosi’ forte che nel 1927 nella visita in Italia, Churchill, in qualita’ di ministro delle finanze, lodera’ Mussolini al punto da definirlo “un genio”, nonche’ “il piu’ grande legislatore vivente” oltre che strenuo oppositore del leninismo.
Intanto nel 1923 e sino alle elezioni del 1924, nella Gran Bretagna per la prima volta vanno al governo i laburisti. Questo provoca una preoccupazione nei conservatori inglesi per l’assillo dovuto al probabile calo dell’influenza nel nostro paese e per l’allarme dovuto alla involuzione autoritaria della politica italiana. Siamo alla vigilia del sequestro e assassinio di Giacomo Matteotti ( avvenuta il 10/6/1924) e alla definitiva mutazione del sistema politico italiano in un regime dittatoriale, con la complicita’ dei liberali e delle altre forze del listone che, grazie al loro appoggio, dettero vita ad una legge elettorale maggioritaria, la quale permise nelle elezioni del 1924 di far ottenere a Mussolini una grande vittoria politica.
Benito Mussolini |
Qualche settimana piu’ tardi, il 10 giugno 1924 , il giorno antecedente il suo intervento in parlamento, il leader socialista Giacomo Matteotti viene rapito e assassinato. Il suo corpo verra’ ritrovato nel mese di agosto in una campagna romana. La paternita’ del sequestro e assassinio di Matteotti verra’ attribuita – quali esecutori- ad uno squadrone della morte chiamata “ceka”, specializzata in azioni sporche. Il capo di questo commando e’ Amerigo Dumini, alle dipendenza del gen. Emilio De Bono, uno dei quadrumveri della marcia su Roma e responsabile della sicurezza nazionale. Ma perche’ e’ stato ucciso Matteotti?
Giacomo Matteotti |
Mussolini e gli uomini piu’ vicini a lui scaricano la responsabilita’ sugli ambienti massonici che collegano il regime ai britannici. Infatti il 22 aprile 1924 - due mesi prima di essere assassinato- Matteotti si reca segretamente a Londra dove si ferma 4 giorni, incontrando diversi esponenti del partito laburista al governo in quel momento in Gran Bretagna. Questi gli consegnarono una copiosa documentazione relativa alla convenzione segreta fatta dal governo e dalla monarchia con una societa’ petrolifera americana, la Sinclair oil (facente parte del gruppo standard oil), nonche’ documenti che provano le tangenti pagate dagli americani ai Savoia e al fratello di Mussolini, Arnaldo. Il delitto Matteotti si inserisce nella guerra del petrolio, combattuta tra Italia e Gran Bretagna, e tra i due colossi energetici dell’epoca: la standard oil Societa’ americana privata e la britannica apoc ( anglo-persian oil company) di proprieta’ pubblica. La Societa’ americana standard oil aveva iniziato la scalata al mercato italiano all’inizio del Novecento, conquistando l’80% del mercato. Questa supremazia era dovuta al fatto che gli inglesi non avevano una raffineria in Italia, cosa che avevano gli americani presso Trieste. Ecco che la Societa’ nazionale inglese apoc attacca il gigante usa standard oil, firmando nel 1923 una convenzione con l’Italia e rilevando una vecchia raffineria austro-ungarica, in disuso, a Trieste, nei pressi di quella americana. A questo punto la americana sinclair oil – di proprieta’ della standard oil- reagisce firmando una convenzione segreta con il governo e la monarchia e al fine di agevolare gli americani si concedeva inoltre lo sfruttamento anche del territorio italiano, tutto questo in cambio di poderose tangenti ai Savoia e al fratello di Mussolini.
Quindi i documenti ricevuti a Londra da Matteotti sono il movente del suo assassinio. Tali documenti erano stati forniti a Matteotti per mettere in difficolta’ il regime e indirettamente i conservatori britannici, che del regime erano tutori. Scoperti gli esecutori materiali restano da individuare i mandanti. Tutto faceva presagire che l’implicazione del fratello di Mussolini e della casa reale portasse direttamente a Mussolini. In realta’ dietro l’affare Matteotti , alla luce dei documenti riguardanti Churchill e Dumini, rinvenuti negli archivi di Kew Gardens, c’era l’interesse britannico.
Amerigo Dumini , nato in America da padre italiano e madre inglese, era molto legato agli ambienti e servizi inglesi, in quanto massone, e alle dipendenze dei servizi italiani, si approprio’ della borsa di Matteotti -contenente i documenti delle tangenti- che custodi’ gelosamente sino al 1941, allorche’ a Derna in Libia furono recuperati dagli inglesi e mandati a Londra. Gli inglesi avrebbero voluto rendere pubbliche tali carte, per mettere in difficolta’ il regime fascista, ma Churchill venuto a conoscenza inspiegabilmente ne vieto’ la pubblicazione. Nel 1943 Dumini si associa alla repubblica sociale di Salo’. Preso nel 1945 e condannato all’ergastolo, gli fu dapprima ridotta la pena e poi condonata del tutto. C’e’da dire che una copia dei documenti di Matteotti fu, dopo il suo assassinio, consegnata da Dumini al suo capo De Bono, che nel tentativo di salvarsi dalla condanna a morte nel processo di Verona del 1943, volle darla a Mussolini, anche se del tutto invano. Quel carteggio -unitamente ad altri documenti sulla corrispondenza con Churchill – Mussolini li portava con sé quando fu catturato dai partigiani a Dongo e fatti sparire da un capitano dei servizi inglesi, che con molta probabilita’ provvide anche a tappare per sempre la bocca del duce e della Petacci. Tale archivio sui rapporti segreti tra il fascismo e Londra se fosse finito ai partigiani o peggio a conoscenza dell’opinione pubblica avrebbe messo in serio imbarazzo sia Churchill che la corona inglese, nonche’ gli alleati americani.
A questo punto e’ certo che i mandanti venivano dalla Gran Bretagna, visti i rapporti stretti di Dumini e De Bono con gli inglesi, i quali agivano favorendo il doppio gioco.
Dopo l’assassinio di Matteotti il governo annulla l’accordo con l’americana Sinclair oil : gli interessi inglesi sono salvi , Mussolini pure e Churchill tiene in pugno il duce.
Intanto nel 1926 Mussolini fonda l’Agip, per soddisfare una politica energetica nazionale ed autonoma. L’Agip partecipa con delle azioni alla Societa’ che in Iraq estrae il petrolio, controllata dagli inglesi.
Il petrolio iracheno o la conquista dell’Etiopia.
La perfidia degli inglesi, di cui si accorgera’ tardi Mussolini, costringera’ il governo nel 1935 a scegliere tra la conquista dell’Etiopia (1935/1936 ) piena di polvere e pietre, e il petrolio iracheno. infatti il presidente dell’Agip- Puppini- chiese a Mussolini la somma di 500.000 lire con le quali avrebbe potuto comprare la maggioranza delle azioni della Societa’ petrolifera irachena, mettendo in minoranza la partecipazione inglese. Mussolini li nego’ perche’ preso dal sogno di dare -su imput inglese- un posto al sole – all’Italia, per cui i soldi servivano tutti per finanziare la spedizione eritrea. Risultato di quel mancato affare fu che gli inglesi presero loro la maggioranza della Societa’, diventando i padroni del petrolio iracheno.
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