RELAZIONE DI SILVIA LADDOMADA
Buonasera amici.
Riprendiamo i nostri incontri culturali a distanza, in attesa di tempi migliori.
Spero che tutti abbiate trascorso il periodo delle feste natalizie in buona salute e in serenità.
Ci sono mancati gli affetti, le persone care lontane, lo scambio caloroso di auguri, il brindisi attorno a una tavolata, illuminata oltre che dagli addobbi lucenti e scintillanti, illuminata soprattutto dai nostri sorrisi.
Purtroppo abbiamo vissuto l'atmosfera malinconica della settimana santa, della Pasqua.
Come disse allora il papa "in questa situazione apocalittica della pandemia, siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa.
Siamo nella stessa barca. Tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda".
Ancora oggi il Papa ci invita a mettere da parte l'umanesimo orgoglioso dell'io, a favore dell'umanesimo del noi, del prenderci cura dell'altro in modo concreto.
Avevamo sperato di vederci, di incontrarci, ma le restrizioni ce lo impediscono. Quindi seguiamo le regole e speriamo.
Ai medici, il compito di aiutarci.
Si celebra quest'anno Dante Alighieri, il sommo poeta, il padre della lingua italiana. Sono passati 700 anni dalla sua morte, avvenuta il 14 settembre 1321.
In questi secoli Dante non é stato mai dimenticato, é diventato l'autore classico più presente nelle coscienze non solo degli italiani, ma anche di altri popoli europei e non.
A lui dobbiamo la nostra identità culturale e la lingua che parliamo.
La sua popolarità dura nel tempo e nello spazio.
Si legge Dante nella scuola, ma dappertutto si organizzano le lecturae Dantis, cioè incontri in cui si legge e si fa leggere Dante, incontri che attirano molti ascoltatori.
Più leggiamo Dante, più scopriamo significati nuovi e suggestivi delle sue opere.
Bisogna conoscere Dante, lui ci aspetta per dirci ciò che ha imparato sulla vita.
Certo, il suo capolavoro, la Divina Commedia, non può dare risposte dirette a tutte le domande esistenziali di noi uomini moderni.
E' lui a dirci che l'uomo é un animale fornito di ragione e assetato di conoscenza. Oggi il sapere é più diffuso, ma spesso si esaurisce nella rapida consultazione di internet, senza stimolo ad approfondire e a farci plasmare dalle conoscenze acquisite.
Dante invece é sempre attuale, perché la sua poesia suscita in noi emozioni eterne.
L'uomo, dice ancora Dante, é un pellegrino che ha ancora bisogno della Grazia per innalzarsi, ma é anche libero di scegliere tra bene e male (Paradiso 31° 62-87)
Machiavelli, quando era in esilio, diceva che la sera: "tolte le vesti cotidiane, di fango e di loto" entro nelle antique corti degli antichi homini e mi pasco di quel cibo che solum é mio".
Anche leggendo Dante possiamo nutrirci in quel cibo che solum é mio, la sapienza, la conoscenza del nostro percorso esistenziale. Dante ci invita a fare un viaggio interiore, a servirsi della ragione per individuare il male a sentire il bisogno di pentirsi, di aspirare a una sfera di valori che trascendono l'istinto, valori che conferiscono una superiore dignità al vivere umano. Una volta consapevoli di questo bisogno, l'uomo potrà, con l'aiuto della fede, ritrovare la luce della grazia di Dio.
Nelle sue opere Dante ci parla del Medio Evo, un'epoca con problematiche lontane da noi, poco coinvolgenti.
Eppure il Medio Evo é l'età in cui la civiltà classica é stata adattata, rielaborata e trasformata nella cultura dell'Umanesimo, che sta alla base della cultura moderna.
Dante dice di scrivere "in pro del mondo che mal vive".
Si propone cioè di portare l'uomo dal disordine alla saggezza, dalla miseria alla felicità.
Tante sono le frasi di origine dantesca che circolano nel linguaggio quotidiano, applicate a contesti svariati.
Lasciate ogni speranza o voi che entrate.
Amor che a nulla amato amor perdona.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.
Non ti curar di loro ma guarda e passa.
Senza infamia e senza lode.
Mi fa tremare le vene e i polsi.
Fatti non foste a viver con bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.
Quest'anno anche noi celebreremo Dante, associandoci a quanti lo ricorderanno con spettacoli, letture, manifestazioni, celebrazioni.
Tra le tante, voglio ricordare che sul sito dell'Accademia della Crusca sarà avviata la rubrica "La parola fresca di giornata, 365 giorni con Dante". Ogni giorno sul sito sarà ospitata una parola o una espressione dantesca.
Sarà il nostro contributo al grande fiorentino.
Ricordo che la nostra Università del tempo libero e del sapere ha sempre mirato a trasmettere contenuti culturali. Avevamo cominciato a trattare dante già nell'aprile del 2016. Abbiamo parlato della struttura della Divina Commedia, dei suoi contenuti, della sua finalità. Abbiamo letto e analizzato i canti più significativi dell'Inferno. Abbiamo anche cominciato Il Purgatorio. Poi abbiamo dato spazio ad argomenti più leggeri. Ritorniamo ora a questi incontri più impegnativi, alternati ovviamente dalla trattazione di altre tematiche.
Cominciamo col ricordare, brevemente, la biografia di Dante:
Dante
nasce a Firenze nel 1265 e muore a Ravenna nel 1321.
Il
suo interesse per la vita della città di Firenze e il suo impegno
politico cominciarono all'età di 30 anni. Nel 1300 viene nominato
Priore della città, è la più alta carica pubblica del Comune di
Firenze. Ma il 1300 è un anno decisivo della sua vita, è
il momento della sua massima ascesa alla vita politica ma è anche il
momento in cui maturano gli eventi che gli costeranno la
condanna e l'esilio. Firenze è una città comunale che si
autogoverna, come tante città del nord, che dopo la guerra con
Federico Barbarossa avevano ottenuto l'autonomia dall'Impero. A
Firenze, però, ci sono due fazioni, due partiti, i Guelfi Bianchi e
i Guelfi Neri, che si odiano e si distruggono a vicenda. I Guelfi
Bianchi erano inclini a un equilibrio tra le prerogative del Papa,
che aveva potere temporale, e quelle dell'Imperatore. Dante è
a capo dei Guelfi Bianchi. Il Papa Bonifacio 8° , con la complicità
dei Neri, cerca di controllare la vita politica della colta e ricca
Firenze. Dante si oppone.
Nel 1301 Firenze invita Carlo di Valois, fratello del re di Francia Filippo il Bello, a fare da mediatore tra il Papa e la città. In realtà Carlo di Valois arriva come braccio armato del papa, con cui ha stipulato un accordo per dare il potere ai Neri . Il governo dei Bianchi viene destituito e i capi vengono mandati al confino. Dante, che era andato a Roma per parlare col papa, viene trattenuto con l'inganno e non può più ritornare a Firenze, anzi gli viene chiesto di pagare una grossa multa perchè accusato di baratteria di uso illecito di denaro pubblico. Dante si rifiuta di pagare, consapevole della sua onestà e dirittura morale, per cui i Neri procedono confiscandogli i beni e condannandolo al rogo per contumacia.
Così
nel 1302 comincia la durissima stagione dell'esilio, ospite dei
Signori d'Italia (come sa di sale lo pane altrui), ospite degli
Scaligeri di Verona, di molte famiglie del Nord e infine ospite di
Novello da Polenta, signore di Ravenna, dove muore nel 1321, e qui
viene sepolto nella chiesa oggi dedicata a S. Francesco.
Vent'anni
di esilio. E' in questo periodo che Dante compone diverse
opere, tra cui il poema Divina Commedia, di contenuto morale,
filosofico e teologico. Commedia perchè usa un linguaggio
medio e non quello tragico , cioè solenne dei grandi trattati.
Divina è un aggettivo che aggiunse Boccaccio, per il contenuto
spirituale dell'opera.
Tre
volumi, cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso); cento
canti.
E'
un viaggio immaginario nell'Aldilà, compiuto nell'arco di una
settimana, dall'8 al 15 aprile del 1300, settimana santa, anno santo.
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