mercoledì 11 novembre 2020

Gianni Rodari, «giocoliere della parola»

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RELAZIONE DI SILVIA LADDOMADA 


Parliamo di uno scrittore per ragazzi. Gianni Rodari, un genio assoluto della fantasia, un inventore di favole, di filastrocche, di giochi di parole.

Ricorre quest'anno, esattamente il 23 ottobre scorso, il centenario della nascita.

Originario di Omegna, sul lago d'Orta (Piemonte), Rodari é stato uno scrittore, un giornalista, un pedagogista, un poeta.

L'unico scrittore italiano che ha vinto il prestigioso premio Hans Cristian Andersen, riconoscimento dovuto agli scrittori per l'infanzia.

Rodari era convinto che scrivere fiabe fosse un lavoro utile, oltre che divertente. Era convinto che anche raccontando favole allegre, si potesse parlare di cose serie.

«Credo che le fiabe , quelle vecchie, e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba aiuta il bambino a conoscere il mondo».

«Ma dove stanno le favole? - diceva Rodari - Ce n'è una in ogni cosa, nel legno del tavolino, nel bicchiere, nella rosa».

Rodari amava incontrare i bambini a scuola, li coinvolgeva in piccoli esperimenti linguistici e letterari, li invitava a usare l'immaginazione.

Ricorreva a vari meccanismi per giocare con le parole. Era «un giocoliere della parola».

Uno di questi meccanismi era «il binomio fantastico»: accostava due parole che non avevano niente in comune e inventava storie senza capo né coda, storie senza senso, ma che facevano ridere e mettevano in moto la fantasia.


Leggiamo «Filastrocca corta e matta»

                                                                            

                                                                Filastrocca corta e matta:
                                                                il porto vuole sposare la porta;
                                                                la viola studia il violino;
                                                                il mulo dice: “Mio figlio è il mulino”;
                                                                la mela dice: “Mio nonno è il melone”;
                                                                il matto vuole essere un mattone.                                                   E il più matto della terra                                                    sapete che vuole?
                                                                Fare la guerra!



Un altro meccanismo era «l'ipotesi fantastica», cioè immaginare «che cosa succederebbe se» , se il mondo girasse al contrario, per esempio; come avviene in molte storie di Rodari.


Egli usa un linguaggio a misura di bambino, ma si rivolge agli adulti. Racconta storielle divertenti, fantasiose. Personaggi bizzarri, situazioni esilaranti. Un brulichìo di uomini, animali, cose, che incuriosiscono, fanno sorridere, educano. E' il trionfo dell'immaginazione, il cui potere, però, non é mai separato dalla voglia di conoscere il mondo, per cambiarlo e renderlo migliore. In ogni storia c'è un messaggio, o di pace, o di fratellanza, o di collaborazione, o di giustizia sociale.


Leggiamo la «Storia universale».


In principio la Terra era tutta sbagliata,
renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano ponti.
Non c’erano sentieri per salire sui monti.

Ti volevi sedere?
Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi dal sonno?
Non esisteva il letto.

Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali.
Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita non c’erano palloni:
mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni.

Anzi a guardare bene mancava anche la pasta.
Non c’era nulla di niente.
Zero via zero, e basta.

C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare
e agli errori più grossi si poté rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti.


Pochissime parole per raccontare la storia del mondo e incitare ogni uomo a svolgere il proprio ruolo sulla Terra.

Rodari si definiva un filastroccaro, amava scrivere le filastrocche.

Questi componimenti che piacciono ai bambini e non solo, attirano per il gioco delle rime, per la musicalità particolare.


Leggiamo «I colori dei mestieri».

 

Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzan prima degli uccelli
e han la farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano nemmeno un dito,
ma il loro mestiere non è pulito.


C'è anche «Gli odori dei mestieri».


Io so gli odori dei mestieri:
di noce moscata sanno i droghieri;
sa d’olio la tuta dell’operaio;
di farina il fornaio;
sanno di terra i contadini;
di vernice gli imbianchini;
sul camice bianco del dottore
di medicine c’è un buon odore.

I fannulloni, strano però,
non sanno di nulla e puzzano un po’.


Semplici parole per allargare lo sguardo sui tanti mestieri, ognuno dei quali ha una sua dignità, ognuno deve portare il suo contributo, affinché le cose funzionino meglio.


Nel«Libro degli errori» Rodari si diverte a individuare gli errori di ortografia e gioca con gli errori, perché essi fanno cambiare il senso della comunicazione: un accento sbagliato, un apostrofo in più o in meno, danno l'opportunità di inventare delle storie stravaganti..

Ma, attenzione, dice Rodari, il mondo sarebbe bellissimo se fossero solo i bambini a fare errori, bisogna anche correggere gli errori del mondo, che oggi sono sempre più frequenti.


Leggiamo «Il paese senza errori».


 

C’era una volta un uomo che andava per terra e per mare
in cerca del Paese Senza Errori.
Cammina e cammina, non faceva che camminare,
paesi ne vedeva di tutti i colori,
di lunghi, di larghi, di freddi, di caldi,
di così così:
e se trovava un errore là, ne trovava due qui.
Scoperto l’errore, ripigliava il fagotto
e ripartiva in quattro e quattr’otto.

C’erano paesi senza acqua,
paesi senza vino,
paesi senza paesi, perfino,
ma il Paese Senza Errori dove stava, dove stava?

Voi direte: Era un brav’uomo. Uno che cercava
una bella cosa. Scusate, però,
non era meglio se si fermava
in un posto qualunque,
e di tutti quegli errori
ne correggeva un po’?


Rodari ritiene anche che la fantasia, l'immaginazione, la creatività siano alla base dello sviluppo sociale, culturale e scientifico dell'umanità.

Bisogna essere capaci di allontanarsi dal pensiero comune, bisogna saper costruire un pensiero autonomo, bisogna scommettere sulle idee nuove, bisogna avere idee nuove. Per questo molto spesso Rodari contrappone alla fiaba tradizionale una divergenza, una visione opposta. «Chiedo scusa alla favola antica, se non mi piace l'avara formica. Io sto dalla parte della cicala, che il più bel canto non vende...regala!»


Leggiamo la favola del «Giovane gambero».

 

Un giovane gambero pensò: “Perchè nella mia famiglia tutti camminano all’indietro? Voglio imparare a camminare in avanti, come le rane, e mi caschi la coda se non ci riesco”.

Cominciò ad esercitarsi di nascosto, tra i sassi del ruscello natio, e i primi giorni l’impresa gli costava moltissima fatica. Urtava dappertutto, si ammaccava la corazza e si schiacciava una zampa con l’altra. Ma un po’ alla volta le cose andarono meglio, perchè tutto si può imparare, se si vuole.

Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e disse:
“State a vedere”.
E fece una magnifica corsetta in avanti.

Figlio mio”, scoppiò a piangere la madre, “ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, cammina come tuo padre e tua madre ti hanno insegnato, cammina come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene”.

I suoi fratelli però non facevano che sghignazzare.
Il padre lo stette a guardare severamente per un pezzo, poi disse: “Basta così. Se vuoi restare con noi, cammina come gli altri gamberi. Se vuoi fare di testa tua, il ruscello è grande: vattene e non tornare più indietro”.

Il bravo gamberetto voleva bene ai suoi, ma era troppo sicuro di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e si avviò per il mondo.

Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di rane che da brave comari si erano radunate a far quattro chiacchiere intorno a una foglia di ninfea.

Il mondo va a rovescio”, disse una rana,, “guardate quel gambero e datemi torto, se potete”.
“Non c’è più rispetto”, disse un’altra rana.
“Ohibò, ohibò”, disse una terza.

Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada. A un certo punto si sentì chiamare da un vecchio gamberone dall’espressione malinconica che se ne stava tutto solo accanto a un sasso.

Buon giorno”, disse il giovane gambero.
Il vecchio lo osservò a lungo, poi disse: “Cosa credi di fare? Anch’io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco che cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente si mozzerebbe la lingua piuttosto che rivolgermi la parola. Fin che sei in tempo, dà retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio”.

Il giovane gambero non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Ma dentro di sé pensava: “Ho ragione io”.

E salutato gentilmente il vecchio riprese fieramente il suo cammino.
Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perchè egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno.

Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: “Buon viaggio!”.



Essa esprime l'irruenza e l'entusiasmo, della giovinezza, in cui Rodari vedeva l'unica salvezza dell'umanità.


La scrittrice Carla Ida Salviati, in una conversazione su Rodari, diceva che la favola, secondo lo scrittore, é uno strumento ideale di cui i bambini si servono per trattenere a sè l'adulto. La mamma è sempre impegnata, il papà appare e scompare secondo un ritmo misterioso. E' difficile afferrare la loro attenzione. Ma quando i bambini chiedono di leggere una favola prima di addormentarsi, la mamma è là. Dopo la prima e la seconda favola, il bimbo chiede di leggere ancora, perché desidera prolungare la piacevole situazione di avere vicino la mamma e, a volte, il papà. E mentre scorre tranquillo il fiume della favola, il bimbo, che la conosce, si può distrarre. Mentre tiene sotto controllo il normale svolgimento delle vicende, il bimbo studia la madre, il suo viso, i suoi occhi, la sua voce, e questo lo conforta, lo rilassa.

Lo sapevate?

Concludo con un invito rivolto a tutti noi da Rodari: «Di imparare non si finisce mai, e quel che non si sa, è sempre più importante di quello che si sa già».

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