Relatore dott. GIuseppe Liuzzi (Medicina generale)
Le note e tristi vicende sanitarie mondiali derivanti dalla pandemia da virus SARS-COV2, conosciuto lo scorso dicembre per la prima volta in una citta’ della Cina chiamata Wuhan per aver causato un numero elevatissimo di casi di una sindrome respiratoria non conosciuta prima, molto severa e con esiti fatali in una percentuale di casi per niente trascurabile, malattia denominata a gennaio 2020 da OMS proprio COVID 19 (COVI come coronavirus, l’agente patogeno, D come disease, termine anglosassone per indicare malattia, 19 come l’anno in cui è comparso per la prima volta), stanno modificando profondamente le nostre abitudini e i nostri stili di vita, non solo in relazione alle misure individuali di protezione nei confronti di un potenziale contagio ma anche da un punto di vista di politica sanitaria in generale.
Anche quelli che apparivano standard acquisiti in medicina vengono rimessi in discussione alla luce dei potenziali ritorni di nuovi focolai epidemici da Covid19. Con questa doverosa premessa, parliamo delle vaccinazioni raccomandate dell’adulto inserite nel Piano vaccinale nazionale, come la vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica. Queste due tipologie di vaccinazioni che ben conosciamo, soprattutto l’antinfluenzale, come modalita’ rituale di somministrazione presso gli studi di medicina generale, in un periodo di solito tra novembre e dicembre di ogni anno, quest’anno 2020 assumeranno una valenza molto più importante e decisiva proprio nell’ottica di una possibile circolazione parallela del virus influenzale e di quello di Covid19 nello stesso periodo, nella stessa popolazione, con le medesime modalita’ di trasmissione. Si può prevedere, quindi che nel prossimo autunno-inverno potremmo assistere a una serie di segni e sintomi, banalmente identificati come influenzali, ma che invece potrebbero trattarsi di manifestazione da Covid19, forme indistinguibili tra loro nelle fasi iniziali di malattia. Ne deriva quindi che la strategia di poter vaccinare contro l’influenza un numero maggiore di persone e in tempi anticipati potrebbe rivelarsi vincente per immunizzare fasce di popolazione sensibile e quindi orientare da subito verso Covid eventuali sintomi nella persona colpita. La circolare del Ministero della Salute di programmazione delle campagne vaccinali raccomandate, molto attesa quest’anno proprio in previsione di probabili modifiche organizzative, pubblicata qualche settimana fa: http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4859 conferma la possibilita’ che la vaccinazione antinfluenzale possa essere estesa gratuitamente alla popolazione già a partire da 60 anni anziche’ 65 anni come fino allo scorso anno e che la stessa venga anticipata temporalmente già da ottobre. Attendiamo su questa importante modifica la ratifica da parte della Regione Puglia da cui dipendono le decisioni di spesa e le modalita’ attuative sul territorio. Le caratteristiche del vaccino antinfluenzale, inoltre, sono conosciute per conferire oltre alla ben nota risposta immunitaria contro il virus stagionale anche una reazione immunitaria generica nell’organismo ospite tale da rappresentare una prima barriera di difesa verso qualunque insulto nocivo, una sorta di aumentata capacità di rispondere e di difendersi qualunque sia l’aggressore. Questo effetto, quindi, rappresenterebbe un sorta di arma di scorta anche verso il virus del Covid19, anche se non abbiamo prove certe di questa immunizzazione considerata l’originalita’ del SARS-COV2. Vale la pena insistere su un concetto, a proposito della vaccinazione antinfluenzale: la stessa, se eseguita massivamente sulla popolazione target (cioè sui candidati alla stessa) non solo conferisce una protezione individuale verso la patologia ma suddetti benefici si estendono anche a coloro che esitano o non possono praticare la vaccinazione. E’ il cosiddetto concetto di immunità di gregge: se la popolazione target è composta da 1000 individui (numero solo per esempio) e si vaccinano in 800 , la protezione si estenderebbe anche ai 200 non vaccinati perché non ci sarebbe praticamente circolazione virale per mancanza di soggetti suscettibili. E’ chiaro che la percentuale dei vaccinati deve essere alta per poter ambire a una immunità di gregge, per quella antinfluenzale è posta intorno al 75% della popolazione target.
Per esperienza degli anni scorsi, questa percentuale è raggiunta con molta difficoltà e non in modo omogeneo su tutto il territorio; ciò perché, nonostante gli sforzi e le spinte motivazionali alla somministrazione da parte dei medici di medicina generale, le esitazioni e i rifiuti franchi sono ancora molto presenti nella popolazione anche per dilaganti campagne no-vax solo appena assopite negli ultimi tempi sommerse dal fenomeno Covid. Credo opportuno ribadire che il vaccino antinfluenzale è un farmaco sicuro, le rarissime reazioni di anafilassi verso lo stesso sono percentualmente molto basse, al di sotto delle percentuali di anafilassi provocate da altre categorie di farmaci a cui ricorriamo spesso e talvolta in automedicazione come gli antibiotici. Gli effetti collaterali attesi (dolore nel punto d’inoculo per qualche giorno, indurimento o arrossamento del deltoide, perfino qualche decimo in elevazione di temperatura corporea) sono transitori e di scarsa importanza clinica ed esprimono, paradossalmente, la capacità dell’organismo ospite di risposta verso l’estraneo. Riferiti racconti ormai anedottici di qualche esitante come severe malattie respiratorie causate dal vaccino sono opinabili e spesso non verificabili: il proprio medico di famiglia, che conosce le storie cliniche e le persone, è il miglior alleato della salute del cittadino ed è sempre in grado di consigliare (o sconsigliare…) una pratica vaccinale. Accanto alla classica vaccinazione antinfluenzale, il vostro medico potrebbe proporvi anche una seconda vaccinazione, quella antipneumococcica. Di cosa parliamo? Parliamo di una protezione vaccinale verso il pneumococco, agente batterico noto per causare infezioni dell’albero respiratorio fino a polmonite severe e talvolta fatali. Non solo, il pneumococco aggredisce distretti extrarespiratori come il sistema nervoso centrale causando meningiti ed encefaliti severe. Particolare non trascurabile è la caratteristica del pneumococco di indurre contagi in comunita’ (ospedali , case di riposo ed RSA), fino a piccoli focolai epidemici di un numero elevato di pazienti contemporaneamente. La strategia vaccinale è anche qui valida: vaccinare l’adulto e l’anziano, soprattutto i portatori di particolari patologie croniche, respiratorie e non, garantisce una immunizzazione duratura nel tempo (non è un vaccino da praticare ogni anno, ma si somministra con una particolare schedula che prevede due dosi a distanza di alcuni mesi e basta) che evita la possibilità di un contagio individuale e anche frena il contagio di gruppo se si vivesse in una comunità. La vaccinazione antipneumococcica non è legata a una precisa stagione o mese, può essere praticata tutto l’anno e spesso si approfitta della seduta antinfluenzale per co-somministrare anche l’antipneumococcica. La nostra Regione ha già pubblicato indirizzi tecnici ed organizzativi per questa vaccinazione ed ha avviato la campagna vaccinale da luglio a settembre 2020, indicando i medici di medicina generale come attori principali della divulgazione e promozione di detta campagna.
In conclusione, è opportuno ribadire che politiche e scelte sanitarie oculate hanno introdotto la obbligatorietà delle vaccinazioni verso gruppi di malattie infettive, contrastando e perfino annullando la registrazione di nuovi casi nella popolazione; va menzionata la grande scelta operata negli anni ’60 di vaccinare i nuovi nati verso il tetano e la difterite, patologie di fatto non piu’ registrate se non per casi isolati nei non vaccinati , identico andamento per vaccinazioni più recenti come varicella e rosolia, per le quali i casi registrati sono di persone adulte o anziane mai vaccinate, vorremmo parlare negli stessi termini del morbillo ma, purtroppo, l’aver rifiutato la vaccinazione nei nuovi nati in un numero considerevole di neonati ha determinato impennata di nuovi casi e focolai microepidemici nella popolazione scolastica con ovvie conseguenze cliniche ed epidemiologiche. Pertanto, l’esitazione verso la pratica vaccinale è da considerarsi, in generale, priva di fondamento sia negli aspetti scientifici ma anche nelle teorie complottistiche legate a enormi affari dietro l’industria del vaccino: non può sfuggire ad alcuno che qualunque industria, compresa quella farmaceutica, si regga su una legge di bilancio e gli investimenti economici devono rientrare insieme al profitto derivante. Se poi arrivasse un vaccino contro il Covid19 attraverso un accordo finanziario mondiale che ne calmierasse i prezzi di produzione, saremmo tutti soddisfatti. La vaccinazione antinfluenzale ed antipneumococcica, dunque rappresentano una strategia sanitaria valida ed efficace, come protezione del singolo e come protezione di gruppo: l’accoglienza nella popolazione target va incentivata ed incoraggiata con ogni mezzo, soprattutto in questa stagione di possibile co-circolazione col virus del Covid19. La sede ideale della proposta e della somministrazione delle vaccinazioni raccomandate resta lo studio di medicina generale: affidarsi al proprio medico di famiglia resta la migliore garanzia in questo scenario complesso e mutevole.
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