Relatore: dott. Tommaso CHISENA
Secondo incontro sul linguaggio politico, non sempre accessibile ai cittadini. “Il politichese-significato degli acronimi” è il tema su cui si è soffermato il dott. Tommaso Chisena. L’acronimo di cui si è parlato è il MES, di grande attualità in questi giorni. Il Mes è il “Meccanismo Europeo di Stabilità”, detto anche Fondo Salva-Stati e, tristemente, Fondo salva-banche. In pratica è un’organizzazione intergovernativa, nata come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro, istituita nell’ambito del Trattato di Lisbona (2011), formato da rappresentanti degli Stati membri, con poteri di imporre scelte politiche economiche ai paesi aderenti al fondo-organizzazione( 19 paesi su 28). Nei Paesi in difficoltà economica, il prestito è concesso attraverso l’acquisto di titoli sul mercato primario e a condizioni molto severe. Il ricavo della vendita dei titoli serve per pagare le Banche. La Germania, che guida la locomotiva europea, ha detto Chisena, propone di confermare le misure previste, per salvare soprattutto le banche tedesche. La Germania ha deciso di ratificare il MES, perché ogni atto del Fondo è controllato dal Parlamento tedesco, non da quello europeo. La firma a conferma delle regole del MES comporta per l’Italia di versare una cifra di 111 miliardi, oltre ai 14 già versati, poiché la quota massima a cui l’Italia è obbligata, è di 125 miliardi. Il MES, in caso di necessità per l’Italia, può offrire un prestito di 800 miliardi. Ma alcuni gruppi politici ritengono che il Salva-Stati sia penalizzante per l’Italia, aumenterebbe il debito pubblico. Inoltre tra i requisiti per ottenere un prestito, lo Stato in crisi non deve avere un debito pubblico superiore al 60% del PIL; l’Italia ha un debito pubblico di 134 miliardi,superiore quindi al 60%. di conseguenza non avrebbe alcun beneficio. In questa situazione stanno 10 Paesi dei 19 dell’euro zona. Sarebbe necessario non confermare le regole previste dal MES, occorre una modifica, una riforma. L’Italia ha il diritto di partecipare, essendo uno dei tre grandi paesi fondatori dell’Unione Europea, di proporre le necessarie modifiche, nell’interesse dell’economia nazionale e degli italiani.
Silvia Laddomada
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