Leonardo
da Vinci
data di nascita: Giovedi 15 aprile 1452, Anchiano di
Vinci, Italy
data di morte: Venerdi 2 maggio 1519, Maniero di
Clos-Lucé, Amboise, Francia.
Leonardo da Vinci è senza
dubbio l'artista che ha determinato e segnato la storia
dell'intelligenza e della creatività dell‘uomo, sviluppando la sua
curiosità a tal punto da spingersi, senza freni, verso orizzonti
impensati per la sua epoca.
Ogni sua parola e suo
concetto, racchiude un grande significato che ne spiega il senso e il
peso specifico, abbinando nel suo ragionamento, i principi della
logica e delle emozioni, creando un connubio di grande potenza
espressiva.
Sono passati 500 anni dalla sua morte e ancora
oggi il suo fascino rimane avvolto nel profondo del suo animo, nei
suoi scritti e nei suoi progetti.
Raccontare "Lionardo
di ser Piero di Anchiano di Vinci", significa imbattersi nel
pensiero eccelso di un uomo che ha sconvolto nel più profondo le
convinzioni e lo ha fatto lasciandoci "tracce" del suo
pensiero nei suoi scritti, segni inconfondibili di una memoria
storica straordinaria e unica.
«So bene che, per non
essere io letterato, che alcuno presuntuoso gli parrà
ragionevolmente potermi biasimare coll’al/egare io essere omo sanza
lettere. Gente sto/ta!
Non sanno questi tali ch'io potrei,
si come Mario rispose contro a’ patrizi romani, io si rispondere,
dicendo:
"Quelli che dal/’altrui fatiche se
medesimi fanno ornati, le mie 3 me medesimo non vogliono
concedere".
Or non sanno questi che le mie cose son
più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la quale
fu maestra di chi bene scrisse, è così per maestra la pig/io e
quella in tutti i casi allegherò»
(Estratto dal Codice
Atlantico folio 119)
“A torto si lamentan gli omini
della isperienza, la quale con somme rampogne que/la accusando di
fallacia e di bugiarda dimonstrazioni.
Ma lasciàno stare
essa sperienza, e voltate tale lamentazione contro alla vostra
ignoranzia. la quale vi fa transcorrere, co' vostri vani e instolti
desideri, a impromettervi di quelle cose che non sono in sua
potenzia, dicendo quella esser fallace.”
Riteneva
infatti che la "ragione" e l'argomentazione del
ragionamento fossero "il centro delle cose" e che l'uomo
dovesse essere in grado di produrre sempre argomentazioni certe e
credibili solo attraverso il ragionamento e non attraverso dicerie o
supposizioni.
Per tutta la sua vita è stato un indagatore
dell'ignoto che ha ricercato instancabilmente quelle risposte alle
domande che muovono il mondo e non si è fermato a questo: ha
ricercato le spiegazioni alle risposte che nella maggior parte dei
casi, sembravano impossibili.
La sua sete di curiosità è
sempre stata dettata da uno stimolo infinito che lo ha portato a
cavalcare continuamente nei meandri della mente umana, percorrendo
strade ancora buie e impervie che solo lui era certo, avrebbero
portato l'umanità intera all'illuminazione della coscienza e
dell'intelligenza.
Un uomo semplice Leonardo da Vinci; è
stato davvero un uomo semplice, ma non semplicistico.
La
sua unicità è dovuta alla semplificazione del suo pensiero, a
tratti quasi elementare, che gli ha consentito di "osservare",
oltre che a "vedere" le cose.
Il mondo per
Leonardo non era complesso da capire, ma complesso diventava solo se
lo si affrontava con un "pensiero difficile", con un
approccio sbagliato, con pregiudizio o con stupidità.
Nulla di
tutto questo serviva al suo pensiero, ma solo semplicità di visione.
Nadia
Bumbi ha illustrato, con ricchezza di particolari e competenza
artistica le opere minori e, ovviamente, le più note tele del Genio.
Ha
poi letto alcuni Pensieri, tratti dall’opera: “Leonardo da Vinci
– Scritti scelti”, Giunti Ed.)
“CHI
SPREZZA LA PITTURA NON AMA LA FILOSOFIA DELLA NATURA”
Se
tu sprezzerai la Pittura, la quale è sola imitatrice di tutte le
opere evidenti di natura, per certo tu sprezzerai una sottile
invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera
tutte le qualità delle forme, arie e siti, piante , animali, erbe e
fiori, le quali sono cinte d’ombra e lume. E veramente questa è
scienza e legittima figlia di natura, perché la Pittura è partorita
da essa natura. Ma, per dire più corretto, diremo nipote di natura,
perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura,
delle quali cose partorite è nata la Pittura. Dunque rettamente la
dimanderemo nipote di natura e parente di Dio.
A proposito
“Dell’ordine dello studio”
Dice l’avversario, che
per farsi pratico e fare opere assai, ch’elli è meglio che ‘l
tempo primo dello studio sia messo in ritrarre vari componimenti,
fatti per carte o muri per diversi maestri, e in quelli si fa pratica
veloce e bono abito. Al quale si risponde, che questo abito sarebbe
bono, essendo fatto sopra opere di boni componimenti e di studiosi
maestri; e perché questi tali maestri son sì rari, che pochi se ne
trova, è più sicuro andare alle cose naturali, che a quelle d’esso
naturale con gran peggioramento imitate, e fare tristo abito, perché
chi può andare alla fonte non vada al vaso.
Quando tu
avrai imparato bene di Prospettiva… sia vago, nel tuo andarti a
sollazzo, vedere e considerare i siti e li atti delli omini, in nel
contendere o ridere o zuffare insieme… e che atti facciano i
circostanti… e quelli notare con brievi segni, in questa forma, su
un tuo picciolo libretto. Il quale tu debbi sempre portar con teco, e
sia di carte tinte, acciò non l’abbi a scancellare, ma mutare di
vecchio in un novo, ché queste non sono cose da essere scancellate,
anzi con grande diligenza riserbate, perché gli è tante le infinite
forme e atti delle cose, che la memoria non è capace a ritenerle,
onde queste serberai come tuoi autori e maestri.
“PARAGONE
DELLA PITTURA COLLA SCULTURA”
La Scoltura non è
scienza, ma arte meccanicissima, perché genera sudore e fatica
corporale al suo operatore… conciossiaché lo scultore, nel fare la
sua opera, fa per forza di braccia e di percussione a consumare il
marmo o altra pietra soverchia, ch’eccede la figura, che dentro a
quella si rinchiude con esercizio meccanicissimo, accompagnato spesse
volte da gran sudore, composto di polvere e convertito in fango, con
la faccia impastata e tutto infarinato di polvere di marmo, che pare
un fornaio, e coperto di minute scaglie, che pare gli sia fioccato
addosso, e l’abitazione imbrattata e piena di scaglie e di polvere
di pietre.
Il che tutto al contrario avviene al pittore,
parlando di pittori e scultori eccellenti. Imperocché il pittore con
grande agio siede dinanzi alla sua opera, ben vestito, e muove il
lievissimo pennello con li vaghi colori. E’ ornato di vestimenti
come a lui piace, e è l’abitazione sua piena di vaghe pitture e
pulita; e accompagnata spesse volte di musiche o lettori di varie e
belle opere, le quali – senza strepito di martelli o altro rumore
misto- sono con grande piacere udite.
VARIE COLORAZIONI
DEL MARE

Il mare ondeggiante non ha colore universale, ma
chi lo vede di terra ferma, è di colore oscuro, e tanto più oscuro,
quant’egli è più vicino all’orizzonte, e vedervi alcuni
chiarori over lustri, che si movono con tardità a uso di pecore
bianche nelli armenti; e chi vede il mare stando in alto mare lo vede
azzurro. E questo nasce, che da terra il mare pare oscuro, perché tu
vedi in lui l’onde, che specchiano la oscurità della terra; e
d’alto mare paiono azzurre, perché tu vedi nell’onde l’aria
azzurra, da tali onde specchiata.
DEL MODO DI
FIGURARE UNA NOTTE
Quella cosa ch’è privata interamente
di luce è tutta tenebre. Essendo la notte in simile condizione, e tu
vi vogli figurare una storia, farai che, sendovi ‘l grande foco,
che quella cosa ch’è più propinqua di detto foco più si tinga
nel suo colore, perché quella cosa ch’è più vicina all’obbietto,
più partecipa della sua natura. E facendo il foco pendere in colore
rosso, farai tutte le cose alluminate da quello ancora loro
rosseggiare e quelle che sono più lontane a detto foco più sien
tinte del colore nero della notte. Le figure, che sono fra te e ‘l
foco, appariscano scure nella oscurità della notte e non della
chiarezza del foco, e quelle che si trovano dai lati sieno mezze
oscure e mezze rosseggianti, e quelle che si possono vedere dopo i
termini delle fiamme saranno tutte alluminate di rosseggiante lume in
campo nero.
Un Leonardo inedito (dalla stessa
fonte)
PROFEZIE (Indovinelli)
E dove prima la
gioventù femminina non si potea difendere dalla lussuria e rapina
de’ maschi, né per guardie di parenti, né fortezze di mura; verrà
tempo che bisognerà, che padre e parenti d’esse fanciulle le
paghino di gran prezzo chi voglia dormire con loro, ancoraché esse
sien ricche, nobili e bellissime.
Certo e’ par qui che
la natura voglia spegnere la umana specie, come cosa inutie e
guastatrice di tutte le cose create.
(Della dote delle
fanciulle)
Molti, per mandare fòri il fiato con troppa
prestezza, perderanno il vedere e in breve tutti i
sentimenti.
(Dello spegnere il lume a chi va a
letto)
Appariranno grandissime figure in forma umana, le
quali quanto più le ti farai vicino, più diminuiranno la loro
immensa magnitudine.
(Dell’ombra che fa l’omo di notte
col lume)
Li animali volatili sosterran l’omini colle
lor proprie penne.
(Delle piume ne’ letti)
La
percussione della spera del sole apparirà cosa che, chi la crederà
coprire, sarà coperto da lei.
(Del parasole)
Molti,
che tengon la fede del figliolo, sol fan templi nel nome della
madre.
(De’ cristiani)
Molti fien quelli che,
per esercitar la loro arte, si vestiran ricchissimamente: e questo
parrà esser fatto secondo l’uso del grembiale.
(De’
preti che dicono Messa)
Infinita moltitudine venderanno
pubblicamente e pacificamente cose di grandissimo prezzo, sanza
licenza del padrone di quelle, e che mai non furon loro, né in lor
potestà, e a questo non provvederà la giustizia umana.
(Del
vendere il paradiso)
E’ saran molti cacciatori d’animali
che, quanto più ne piglieranno, manco n’avranno, e così di
converso, più n’avrà quanto men ne piglieranno.
(Del
pigliar de’ pidocchi)
FACEZIE
Fu dimandato un
pittore perché, facendo lui di figure sì belle che eran cose morte,
per che causa esso avesse fatti i figlioli sì brutti. Allora il
pittore rispose, che le pitture le fece di dì e i figlioli di
notte.
(Risposta di un pittore)
Fu detto a uno
che si levasse dal letto, perché già era levato il sole, e lui
rispose: - se io avessi a fare tanto viaggio e faccende quanto lui,
ancora io sarei già levato, e però, avendo a fare sì poco cammino,
ancora non mi voglio levare.
(Detto di un
dormiglione)
Uno disse, che in suo paese nasceva le più
strane cose del mondo. L’altro rispose:- tu che vi se’ nato,
confermi ciò esser vero, per la stranezza della tua brutta
presenza.
(Motto)