Silvia Laddomada |
venerdì 21 giugno 2019
Un saluto a tutti voi del gruppo Minerva.
Gino Longo - Maestro di vita e di Scuola
In memoria... |
A LUI E' STATA INTITOLATA L'AULA INFORMATICA
DELLA SCUOLA ELEMENTARE "Pasquale MANCINI"
Il maestro Gino Longo non può essere dimenticato e non sarà dimenticato grazie all’iniziativa della famiglia, condivisa dal Circolo Didattico “Pasquale Mancini”, diretto dalla prof.ssa Brigida Sforza, coadiuvata dall’ins. dott.ssa Tina Lacatena. Domenica 7 luglio, alle ore 9,30, in occasione del primo anniversario della scomparsa, verrà celebrata, in Chiesa Madre, la S. Messa di suffragio, alla quale seguirà, alle ore 10,30 la cerimonia di intitolazione dell’Aula informatica della Scuola, con il taglio del nastro da parte della moglie, la maestra Dina Cipriani. Saranno presenti, insieme alle Autorità, i docenti della Scuola, l’ex dirigente dott.ssa Anna Sgobbio, la mamma Maria Fumarola, i fratelli Raffaele e Mario, la sorella Cristina, Franco Caleandro ed altri parenti e amici. Gino non si è mai arreso dinanzi alle sue condizioni fisiche, utilizzava prima la bicicletta e poi il motorino per raggiungere i luoghi frequentati. Ha insegnato per oltre 30 anni: l’anno 1968/69 con il Patronato scolastico a Crispiano; gli anni 1969/1972, insegnante supplente a Crispiano (Scuola rurale “Casellone”, bivio Montemesola) e a Montemesola (le due scuole costituivano un unico circolo didattico); l’anno scolastico 1973/74 con il passaggio in ruolo, venne assegnato alla Scuola elementare a S. Paolo di Martina Franca, ove a seguito di visita ispettiva, conseguì la valutazione finale “ottima” del servizio prestato.
FOTO RICORDO CON GINO LONGO A SINISTRA E IL DIRETTORE GIUSEPPE MASTROMARINO A DESTRA |
Dal 1974/1975 sino al 2004 (eccetto l’a.s. 1976/77 che è stato a Palagiano), ha insegnato presso le Scuole “Mancini” e “Giovanni XXIII” di Crispiano. Dal gennaio 1992, su sua richiesta e previa relazione del direttore didattico Giuseppe Mastromarino, nella quale si riconoscono le sue competenze informatiche, in deroga alle regole, il provveditore autorizzò l’estensione dei suoi compiti alla “gestione” dell’aula informatica e alla costruzione di software didattici a supporto di alunni e docenti. Il 17 ottobre 2006 Gino è stato collocato in pensione, dopo aver sperimentato per anni, il progetto di informatica e computer per le quarte e quinte classi. Il progetto, inscritto nella programmazione educativa di Circolo, attuato anche in ore extrascolastiche, aveva come obiettivi: la razionalizzazione di esperienze significative degli alunni nella delineazione logica, conseguenziale o in variante, di momenti e fatti, colti in processi di analisi e di estrapolazione; mobilità dei contenuti; organizzazione logica di nozioni curriculari ed interdipendenza funzionale; simbolismo nell’informazione e possibilità dei simboli in fase espansiva della conoscenza; processi di input-elaborazione-output come base fondamentale di qualsiasi operatività, conoscenza del computer.
Bacheca Gino Longo |
Gino ha svolto, altresì, in modo encomiabile, il ruolo di amministratore comunale con l’Amministrazione Giacovazzi e, per diversi anni, di dirigente politico, distinguendosi per la competenza e l’equilibrio gestionale, tant’è che era considerato dagli amici, per la sua abilità e passione di unire e non dividere, un vero e proprio “conzacraste” (conciatore di vasi rotti). Personalmente, ho avuto l’onore, negli 1975 – 1978, di averlo come Assessore alla Cultura, e con lui vennero regolamentati diversi servizi della Biblioteca Civica “C. Natale”; attuati programmi innovativi e promosse iniziative socio-cultuali che diedero grande impulso all’istituzione comunale. Nell’aula, messa a disposizione dalla Scuola, verranno esposti in una bacheca, realizzata dalla locale falegnameria Pi.emy su progetto dell’arch. Paolo Resta, il “Commodore 64” che utilizzava Gino, sue foto, libri e cimeli vari di ex alunni, colleghi e amici, che ricordano la sua preziosa opera. Nella stessa giornata di domenica 7, ha comunicato la dott.ssa Lacatena, si terrà una manifestazione promossa dalla locale Associazione WiFi, alla quale partecipano molti ex alunni di Gino invitati a dare una propria testimonianza durante la cerimonia di intitolazione dell’Aula.
Michele Annese
martedì 18 giugno 2019
La Costituzione italiana: gli Organi Costituzionali
Relatore dott. Tommaso Chisena
Sergio Mattarella |
Maria Elisabetta Alberti Casellati
|
Roberto Fico |
Giuseppe Conte |
Di fronte a una notizia di reato, il giudice può procedere all'azione penale o chiedere l'archiviazione del procedimento. Il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ha il ruolo di “garante della Costituzione”, soprattutto quando la situazione politica è caratterizzata da una forte frammentazione, dovuta alle lesioni prodotte da interferenze tra i poteri. Il Presidente della Repubblica è eletto a scrutinio segreto dal Parlamento in seduta comune. (art. 83). Una volta eletto, resta in carica sette anni. (art.85). La durata del suo mandato è di due anni superiore a quella delle Camere; questo per sottolineare l'indipendenza dalla maggioranza parlamentare. Il Presidente della repubblica è il capo di Stato e rappresenta l'unità nazionale, (art. 87). Quest'articolo attribuisce al Presidente diversi poteri. Invia messaggi alle Camere (messaggi formali o comunicazioni delle sue opinioni attraverso i mezzi di informazione). Indice le elezioni delle Camere. Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo. Promulga le leggi. Indice i referendum popolari. Nomina i funzionari di Stato. Ratifica i trattati internazionali. Ha il comando delle Forze armate. Presiede il Consiglio supremo di difesa e il Consiglio superiore della Magistratura. Può concedere grazia e commutare le pene. Conferisce le onorificenze della Repubblica. Il dott. Chisena ha illustrato gli articoli facendo continui riferimenti agli orientamenti decisi dai Padri costituzionali, dopo l'esperienza del fascismo e della guerra e all'attualità. Oggi non sempre i princìpi costituzionali sono rispettati. Molte le riforme per snellire i procedimenti legislativi, molti gli interventi per limitare i poteri della Magistratura; molti i processi, le interferenze, le ingiustizie.
I princìpi a cui dovrebbero ispirarsi le attività della pubblica amministrazione sono: la legalità (rispetto delle norme di legge), la discrezionalità (compiere scelte meditate e giuste), l'imparzialità (parità di trattamento a tutti i cittadini) e buon andamento (efficienza delle proprie attività). (art. 97-98).
Consiglio Superiore Magistratura-Vice Presidente David Ermini |
LA MAGISTRATURA esercita il potere giudiziario. La costituzione stabilisce che il potere giudiziario deve essere “indipendente da ogni altro potere” (art. 104). Sulla base di questo principio, ha stabilito i presupposti per difenderlo dai possibili condizionamenti del potere politico. I giudici infatti sono soggetti solo alla legge (art.101). Per difendere la sua indipendenza, la Magistratura dispone di un organo di autogoverno: il Consiglio superiore della Magistratura (CSM), presieduto dal Presidente della Repubblica, e composto da membri “togati” (appartenenti alla Magistratura) e da membri “laici” (professori universitari ordinari e avvocati con anzianità di servizio di15 anni).
lunedì 10 giugno 2019
Leonardo da Vinci - l'artista. Relazione di Nadia BUMBI
Leonardo
da Vinci
data di nascita: Giovedi 15 aprile 1452, Anchiano di Vinci, Italy
data di morte: Venerdi 2 maggio 1519, Maniero di Clos-Lucé, Amboise, Francia.
Leonardo da Vinci è senza dubbio l'artista che ha determinato e segnato la storia dell'intelligenza e della creatività dell‘uomo, sviluppando la sua curiosità a tal punto da spingersi, senza freni, verso orizzonti impensati per la sua epoca.
data di nascita: Giovedi 15 aprile 1452, Anchiano di Vinci, Italy
data di morte: Venerdi 2 maggio 1519, Maniero di Clos-Lucé, Amboise, Francia.
Leonardo da Vinci è senza dubbio l'artista che ha determinato e segnato la storia dell'intelligenza e della creatività dell‘uomo, sviluppando la sua curiosità a tal punto da spingersi, senza freni, verso orizzonti impensati per la sua epoca.
Ogni sua parola e suo
concetto, racchiude un grande significato che ne spiega il senso e il
peso specifico, abbinando nel suo ragionamento, i principi della
logica e delle emozioni, creando un connubio di grande potenza
espressiva.
Sono passati 500 anni dalla sua morte e ancora
oggi il suo fascino rimane avvolto nel profondo del suo animo, nei
suoi scritti e nei suoi progetti.
Raccontare "Lionardo di ser Piero di Anchiano di Vinci", significa imbattersi nel pensiero eccelso di un uomo che ha sconvolto nel più profondo le convinzioni e lo ha fatto lasciandoci "tracce" del suo pensiero nei suoi scritti, segni inconfondibili di una memoria storica straordinaria e unica.
Raccontare "Lionardo di ser Piero di Anchiano di Vinci", significa imbattersi nel pensiero eccelso di un uomo che ha sconvolto nel più profondo le convinzioni e lo ha fatto lasciandoci "tracce" del suo pensiero nei suoi scritti, segni inconfondibili di una memoria storica straordinaria e unica.
«So bene che, per non
essere io letterato, che alcuno presuntuoso gli parrà
ragionevolmente potermi biasimare coll’al/egare io essere omo sanza
lettere. Gente sto/ta!
Non sanno questi tali ch'io potrei,
si come Mario rispose contro a’ patrizi romani, io si rispondere,
dicendo:
"Quelli che dal/’altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie 3 me medesimo non vogliono concedere".
"Quelli che dal/’altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie 3 me medesimo non vogliono concedere".
Or non sanno questi che le mie cose son
più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la quale
fu maestra di chi bene scrisse, è così per maestra la pig/io e
quella in tutti i casi allegherò»
(Estratto dal Codice Atlantico folio 119)
“A torto si lamentan gli omini della isperienza, la quale con somme rampogne que/la accusando di fallacia e di bugiarda dimonstrazioni.
(Estratto dal Codice Atlantico folio 119)
“A torto si lamentan gli omini della isperienza, la quale con somme rampogne que/la accusando di fallacia e di bugiarda dimonstrazioni.
Ma lasciàno stare
essa sperienza, e voltate tale lamentazione contro alla vostra
ignoranzia. la quale vi fa transcorrere, co' vostri vani e instolti
desideri, a impromettervi di quelle cose che non sono in sua
potenzia, dicendo quella esser fallace.”
Riteneva infatti che la "ragione" e l'argomentazione del ragionamento fossero "il centro delle cose" e che l'uomo dovesse essere in grado di produrre sempre argomentazioni certe e credibili solo attraverso il ragionamento e non attraverso dicerie o supposizioni.
Per tutta la sua vita è stato un indagatore dell'ignoto che ha ricercato instancabilmente quelle risposte alle domande che muovono il mondo e non si è fermato a questo: ha ricercato le spiegazioni alle risposte che nella maggior parte dei casi, sembravano impossibili.
La sua sete di curiosità è sempre stata dettata da uno stimolo infinito che lo ha portato a cavalcare continuamente nei meandri della mente umana, percorrendo strade ancora buie e impervie che solo lui era certo, avrebbero portato l'umanità intera all'illuminazione della coscienza e dell'intelligenza.
Un uomo semplice Leonardo da Vinci; è stato davvero un uomo semplice, ma non semplicistico.
La sua unicità è dovuta alla semplificazione del suo pensiero, a tratti quasi elementare, che gli ha consentito di "osservare", oltre che a "vedere" le cose.
Il mondo per Leonardo non era complesso da capire, ma complesso diventava solo se lo si affrontava con un "pensiero difficile", con un approccio sbagliato, con pregiudizio o con stupidità.
Nulla di tutto questo serviva al suo pensiero, ma solo semplicità di visione.
Riteneva infatti che la "ragione" e l'argomentazione del ragionamento fossero "il centro delle cose" e che l'uomo dovesse essere in grado di produrre sempre argomentazioni certe e credibili solo attraverso il ragionamento e non attraverso dicerie o supposizioni.
Per tutta la sua vita è stato un indagatore dell'ignoto che ha ricercato instancabilmente quelle risposte alle domande che muovono il mondo e non si è fermato a questo: ha ricercato le spiegazioni alle risposte che nella maggior parte dei casi, sembravano impossibili.
La sua sete di curiosità è sempre stata dettata da uno stimolo infinito che lo ha portato a cavalcare continuamente nei meandri della mente umana, percorrendo strade ancora buie e impervie che solo lui era certo, avrebbero portato l'umanità intera all'illuminazione della coscienza e dell'intelligenza.
Un uomo semplice Leonardo da Vinci; è stato davvero un uomo semplice, ma non semplicistico.
La sua unicità è dovuta alla semplificazione del suo pensiero, a tratti quasi elementare, che gli ha consentito di "osservare", oltre che a "vedere" le cose.
Il mondo per Leonardo non era complesso da capire, ma complesso diventava solo se lo si affrontava con un "pensiero difficile", con un approccio sbagliato, con pregiudizio o con stupidità.
Nulla di tutto questo serviva al suo pensiero, ma solo semplicità di visione.
Nadia Bumbi ha illustrato, con ricchezza di particolari e competenza artistica le opere minori e, ovviamente, le più note tele del Genio.
Ha
poi letto alcuni Pensieri, tratti dall’opera: “Leonardo da Vinci
– Scritti scelti”, Giunti Ed.)
“CHI SPREZZA LA PITTURA NON AMA LA FILOSOFIA DELLA NATURA”
Se tu sprezzerai la Pittura, la quale è sola imitatrice di tutte le opere evidenti di natura, per certo tu sprezzerai una sottile invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera tutte le qualità delle forme, arie e siti, piante , animali, erbe e fiori, le quali sono cinte d’ombra e lume. E veramente questa è scienza e legittima figlia di natura, perché la Pittura è partorita da essa natura. Ma, per dire più corretto, diremo nipote di natura, perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura, delle quali cose partorite è nata la Pittura. Dunque rettamente la dimanderemo nipote di natura e parente di Dio.
A proposito “Dell’ordine dello studio”
Dice l’avversario, che per farsi pratico e fare opere assai, ch’elli è meglio che ‘l tempo primo dello studio sia messo in ritrarre vari componimenti, fatti per carte o muri per diversi maestri, e in quelli si fa pratica veloce e bono abito. Al quale si risponde, che questo abito sarebbe bono, essendo fatto sopra opere di boni componimenti e di studiosi maestri; e perché questi tali maestri son sì rari, che pochi se ne trova, è più sicuro andare alle cose naturali, che a quelle d’esso naturale con gran peggioramento imitate, e fare tristo abito, perché chi può andare alla fonte non vada al vaso.
Quando tu avrai imparato bene di Prospettiva… sia vago, nel tuo andarti a sollazzo, vedere e considerare i siti e li atti delli omini, in nel contendere o ridere o zuffare insieme… e che atti facciano i circostanti… e quelli notare con brievi segni, in questa forma, su un tuo picciolo libretto. Il quale tu debbi sempre portar con teco, e sia di carte tinte, acciò non l’abbi a scancellare, ma mutare di vecchio in un novo, ché queste non sono cose da essere scancellate, anzi con grande diligenza riserbate, perché gli è tante le infinite forme e atti delle cose, che la memoria non è capace a ritenerle, onde queste serberai come tuoi autori e maestri.
“PARAGONE DELLA PITTURA COLLA SCULTURA”
La Scoltura non è scienza, ma arte meccanicissima, perché genera sudore e fatica corporale al suo operatore… conciossiaché lo scultore, nel fare la sua opera, fa per forza di braccia e di percussione a consumare il marmo o altra pietra soverchia, ch’eccede la figura, che dentro a quella si rinchiude con esercizio meccanicissimo, accompagnato spesse volte da gran sudore, composto di polvere e convertito in fango, con la faccia impastata e tutto infarinato di polvere di marmo, che pare un fornaio, e coperto di minute scaglie, che pare gli sia fioccato addosso, e l’abitazione imbrattata e piena di scaglie e di polvere di pietre.
Il che tutto al contrario avviene al pittore, parlando di pittori e scultori eccellenti. Imperocché il pittore con grande agio siede dinanzi alla sua opera, ben vestito, e muove il lievissimo pennello con li vaghi colori. E’ ornato di vestimenti come a lui piace, e è l’abitazione sua piena di vaghe pitture e pulita; e accompagnata spesse volte di musiche o lettori di varie e belle opere, le quali – senza strepito di martelli o altro rumore misto- sono con grande piacere udite.
VARIE COLORAZIONI DEL MARE
Il mare ondeggiante non ha colore universale, ma
chi lo vede di terra ferma, è di colore oscuro, e tanto più oscuro,
quant’egli è più vicino all’orizzonte, e vedervi alcuni
chiarori over lustri, che si movono con tardità a uso di pecore
bianche nelli armenti; e chi vede il mare stando in alto mare lo vede
azzurro. E questo nasce, che da terra il mare pare oscuro, perché tu
vedi in lui l’onde, che specchiano la oscurità della terra; e
d’alto mare paiono azzurre, perché tu vedi nell’onde l’aria
azzurra, da tali onde specchiata.
DEL MODO DI FIGURARE UNA NOTTE
Quella cosa ch’è privata interamente di luce è tutta tenebre. Essendo la notte in simile condizione, e tu vi vogli figurare una storia, farai che, sendovi ‘l grande foco, che quella cosa ch’è più propinqua di detto foco più si tinga nel suo colore, perché quella cosa ch’è più vicina all’obbietto, più partecipa della sua natura. E facendo il foco pendere in colore rosso, farai tutte le cose alluminate da quello ancora loro rosseggiare e quelle che sono più lontane a detto foco più sien tinte del colore nero della notte. Le figure, che sono fra te e ‘l foco, appariscano scure nella oscurità della notte e non della chiarezza del foco, e quelle che si trovano dai lati sieno mezze oscure e mezze rosseggianti, e quelle che si possono vedere dopo i termini delle fiamme saranno tutte alluminate di rosseggiante lume in campo nero.
Un Leonardo inedito (dalla stessa fonte)
PROFEZIE (Indovinelli)
E dove prima la gioventù femminina non si potea difendere dalla lussuria e rapina de’ maschi, né per guardie di parenti, né fortezze di mura; verrà tempo che bisognerà, che padre e parenti d’esse fanciulle le paghino di gran prezzo chi voglia dormire con loro, ancoraché esse sien ricche, nobili e bellissime.
Certo e’ par qui che la natura voglia spegnere la umana specie, come cosa inutie e guastatrice di tutte le cose create.
(Della dote delle fanciulle)
Molti, per mandare fòri il fiato con troppa prestezza, perderanno il vedere e in breve tutti i sentimenti.
(Dello spegnere il lume a chi va a letto)
Appariranno grandissime figure in forma umana, le quali quanto più le ti farai vicino, più diminuiranno la loro immensa magnitudine.
(Dell’ombra che fa l’omo di notte col lume)
Li animali volatili sosterran l’omini colle lor proprie penne.
(Delle piume ne’ letti)
La percussione della spera del sole apparirà cosa che, chi la crederà coprire, sarà coperto da lei.
(Del parasole)
Molti, che tengon la fede del figliolo, sol fan templi nel nome della madre.
(De’ cristiani)
Molti fien quelli che, per esercitar la loro arte, si vestiran ricchissimamente: e questo parrà esser fatto secondo l’uso del grembiale.
(De’ preti che dicono Messa)
Infinita moltitudine venderanno pubblicamente e pacificamente cose di grandissimo prezzo, sanza licenza del padrone di quelle, e che mai non furon loro, né in lor potestà, e a questo non provvederà la giustizia umana.
(Del vendere il paradiso)
E’ saran molti cacciatori d’animali che, quanto più ne piglieranno, manco n’avranno, e così di converso, più n’avrà quanto men ne piglieranno.
(Del pigliar de’ pidocchi)
FACEZIE
Fu dimandato un pittore perché, facendo lui di figure sì belle che eran cose morte, per che causa esso avesse fatti i figlioli sì brutti. Allora il pittore rispose, che le pitture le fece di dì e i figlioli di notte.
(Risposta di un pittore)
Fu detto a uno che si levasse dal letto, perché già era levato il sole, e lui rispose: - se io avessi a fare tanto viaggio e faccende quanto lui, ancora io sarei già levato, e però, avendo a fare sì poco cammino, ancora non mi voglio levare.
(Detto di un dormiglione)
Uno disse, che in suo paese nasceva le più strane cose del mondo. L’altro rispose:- tu che vi se’ nato, confermi ciò esser vero, per la stranezza della tua brutta presenza.
(Motto)
DEL MODO DI FIGURARE UNA NOTTE
Quella cosa ch’è privata interamente di luce è tutta tenebre. Essendo la notte in simile condizione, e tu vi vogli figurare una storia, farai che, sendovi ‘l grande foco, che quella cosa ch’è più propinqua di detto foco più si tinga nel suo colore, perché quella cosa ch’è più vicina all’obbietto, più partecipa della sua natura. E facendo il foco pendere in colore rosso, farai tutte le cose alluminate da quello ancora loro rosseggiare e quelle che sono più lontane a detto foco più sien tinte del colore nero della notte. Le figure, che sono fra te e ‘l foco, appariscano scure nella oscurità della notte e non della chiarezza del foco, e quelle che si trovano dai lati sieno mezze oscure e mezze rosseggianti, e quelle che si possono vedere dopo i termini delle fiamme saranno tutte alluminate di rosseggiante lume in campo nero.
Un Leonardo inedito (dalla stessa fonte)
PROFEZIE (Indovinelli)
E dove prima la gioventù femminina non si potea difendere dalla lussuria e rapina de’ maschi, né per guardie di parenti, né fortezze di mura; verrà tempo che bisognerà, che padre e parenti d’esse fanciulle le paghino di gran prezzo chi voglia dormire con loro, ancoraché esse sien ricche, nobili e bellissime.
Certo e’ par qui che la natura voglia spegnere la umana specie, come cosa inutie e guastatrice di tutte le cose create.
(Della dote delle fanciulle)
Molti, per mandare fòri il fiato con troppa prestezza, perderanno il vedere e in breve tutti i sentimenti.
(Dello spegnere il lume a chi va a letto)
Appariranno grandissime figure in forma umana, le quali quanto più le ti farai vicino, più diminuiranno la loro immensa magnitudine.
(Dell’ombra che fa l’omo di notte col lume)
Li animali volatili sosterran l’omini colle lor proprie penne.
(Delle piume ne’ letti)
La percussione della spera del sole apparirà cosa che, chi la crederà coprire, sarà coperto da lei.
(Del parasole)
Molti, che tengon la fede del figliolo, sol fan templi nel nome della madre.
(De’ cristiani)
Molti fien quelli che, per esercitar la loro arte, si vestiran ricchissimamente: e questo parrà esser fatto secondo l’uso del grembiale.
(De’ preti che dicono Messa)
Infinita moltitudine venderanno pubblicamente e pacificamente cose di grandissimo prezzo, sanza licenza del padrone di quelle, e che mai non furon loro, né in lor potestà, e a questo non provvederà la giustizia umana.
(Del vendere il paradiso)
E’ saran molti cacciatori d’animali che, quanto più ne piglieranno, manco n’avranno, e così di converso, più n’avrà quanto men ne piglieranno.
(Del pigliar de’ pidocchi)
FACEZIE
Fu dimandato un pittore perché, facendo lui di figure sì belle che eran cose morte, per che causa esso avesse fatti i figlioli sì brutti. Allora il pittore rispose, che le pitture le fece di dì e i figlioli di notte.
(Risposta di un pittore)
Fu detto a uno che si levasse dal letto, perché già era levato il sole, e lui rispose: - se io avessi a fare tanto viaggio e faccende quanto lui, ancora io sarei già levato, e però, avendo a fare sì poco cammino, ancora non mi voglio levare.
(Detto di un dormiglione)
Uno disse, che in suo paese nasceva le più strane cose del mondo. L’altro rispose:- tu che vi se’ nato, confermi ciò esser vero, per la stranezza della tua brutta presenza.
(Motto)
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