giovedì 6 dicembre 2018

I DONI DI DEMETRA, TRA PRATO E SOTTOBOSCO

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Nell'incontro culturale si è parlato di prodotti alimentari che la natura copiosamente e spontaneamente ci dona in questa stagione: erbe selvatiche e funghi.                               L'agronomo Cosimo Clemente ha offerto l'opportunità di imparare a conoscere queste prelibatezze, a selezionarle e a gustarle.
Non poteva mancare la notizia o la riflessione culturale, come é d'obbligo in questi incontri. I funghi sono considerati oggetti misteriosi, perché sono vegetali che non possiedono radici, né foglie, né fiori, né clorofilla. Il fungo ha sempre interessato l'uomo, fin dai tempi più remoti. Per gli Egiziani i funghi erano "erbe dell'immortalità", "figli degli Dei", mandati sulla terra attraverso i fulmini, per questo solo i Faraoni potevano mangiarli. Altre leggende si soffermano sugli effetti velenosi o allucinogeni dei funghi. Secondo una leggenda cristiana delle origini, i funghi sarebbero nati dalle briciole di pane cadute in un bosco da due pagnotte, che Gesù e san Pietro stavano mangiando mentre camminavano nella foresta. Le due pagnotte erano una bianca e una nera, le briciole cadute, dettero origine ai funghi buoni e a quelli velenosi.
Molti sono gli studi sulle proprietà dei funghi, ma resta sempre il legame con vecchie tradizioni, miti e leggende che considerano il fungo come qualcosa appartenente ad un mondo misterioso, legato a fenomeni ultraterreni e a forze sovrumane. La raccolta delle erbe spontanee commestibili é antica quanto l'umanità. All'inizio della preistoria gli uomini erano nomadi, cacciatori e raccoglitori si muovevano in cerca di cibo; molto più tardi si é passati all'allevamento e alla coltivazione, quindi non più tribù di nomadi, ma piccoli villaggi di famiglie stabilmente dimoranti in un territorio. Nei paesi industrializzati sono andate perdute molte delle tradizioni che nei secoli avevano caratterizzato popoli e culture.
Tra queste, la tradizione del saper riconoscere e cucinare le erbe selvatiche commestibili. Questa pratica é andata perduta sia per l'enorme disponibilità di cibo dovuto alla meccanizzazione delle attività agricole, sia per fatti culturali. Raccogliere erbe campestri e cibarsi di esse, venivano considerate un'abitudine dei poveri, per cui le nuove generazioni del dopoguerra non hanno voluto apprendere questo genere di sapere dei contadini. Nel corso dei secoli l'utilizzo é aumentato, purtroppo, nei periodi di carestia, segno che a questa alimentazione si ricorreva nei momenti di necessità. Oggi la ricerca scientifica ha confermato l'utilità delle erbe spontanee addirittura per la prevenzione di alcuni disturbi.
Oggi i cibi e le pratiche contadine sono percepite come più genuini, rispetto a quelli industriali; ecco perché "le verdure di campagna" tornano sui banchi dei mercati, nei menù di ristoranti di nicchia e sulle tavole di chi pratica la raccolta diretta - Vecchie erbe commestibili dalle benefiche proprietà per la salute. Attraverso la pratica della raccolta spontanea, si sperimenta il contatto diretto con la natura, si risveglia un sentimento di rispetto reverenziale per Madre Terra, che dona alimenti ai suoi figli, verdure e funghi in queste fredde stagioni.
Ci si rende conto di quanto amore la Natura é in grado di offrire, anche in piena epoca tecnologica. Madre Natura, quindi.
Non si puo' fare a meno di ritornare agli antichi miti, raccontati dai nostri antenati, in epoche remote, quando ancora non si conosceva la scrittura e i racconti venivano tramandati oralmente. Si parla di un'età mitologica, lontana, fantasiosa. Ma perché i miti? Il mito é una narrazione sacra, nasce dal bisogno dell'uomo primitivo di trovare una spiegazione a fenomeni naturali (la pioggia, il fulmine, il giorno e la notte, le stagioni) oppure dal bisogno di rispondere ai tanti interrogativi sull'esistenza e sul mondo. Racconti che prevedono l'intervento di figure antropomorfe, cioè di esseri aventi sembianze umane, ma considerati eroi, semidei, dei, esseri immortali e onnipotenti, che hanno compiuto azioni fantastiche, modificando il mondo degli uomini con il loro intervento. Abbiamo citato Demetra. Demetra ( o Cerere per i Romani) era la sorella di Zeus (Giove per i Romani), dea della fertilità dei campi. Per i Greci era la divinità che aveva insegnato agli uomini l'agricoltura, favorendone il progresso. Era la Madre Terra, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte.
Demetra e Persefone
 



















Il più importante mito legato a Demetra é la sua relazione con la bellissima figlia Persefone (Proserpina per i Romani). La giovane dea mentre giocava con alcune ninfe sulle coste della Sicilia (lago di Pergusa, oggi Siracusa) fu rapita da Ada, dio dei morti (Plutone per i Romani) e divenne la dea del mondo sotterraneo. Demetra punì le ninfe che non si erano opposte al rapimento, trasformandole in sirene, e poi, disperata cominciò ad andare in cerca della figlia perduta. La vita sulla terra si fermò, niente più raccolti, niente più fioritura, niente più stagioni, una vera carestia. Gli uomini, affamati, protestavano, alcune divinità, impietosite si rivolsero a Zeus perché convincesse Ada a restituire Persefone a sua madre. Ade però, prima di farla ritornare sulla Terra, aveva invitato Persefone a mangiare sei, sette semi di melograno, il cibo dei morti.
Così ella aveva infranto il digiuno, di regola negli Inferi, per cui Ade la costringeva a ritornare nel mondo sotterraneo, alcuni mesi all'anno, da 6 a 7, quanti i semi mangiati. Persefone uscì dagli Inferi, riabbracciò sua madre, la terra rifiorì e le piante crebbero rigogliose, ma solo per 6-7 mesi all'anno, all'inizio dell'autunno Persefone ritorna tra le ombre dell'aldilà. La terra ridiventa spoglia e infeconda, la vegetazione ingiallisce e muore. Ecco il mito che spiega la variazione delle stagioni. Cosimo Clemente ha quindi invitato i presenti a selezionare le verdure, da lui raccolte, e poi ha illustrato le loro caratteristiche, le loro virtù benefiche. Interessante poi la presentazione dei funghi, anche qui una copiosa quantità di diversi esemplari, descrivendo per ognuno forme, colori, tipi di terreno in cui nascono.                                                                Non sono mancati suggerimenti e semplici ricette per gustarli al meglio.                                               Infine, plaudendo alla disponibilità e generosità del relatore, tutti hanno portato a casa una porzione dei doni di Demetra.
                                                                     Silvia Laddomada

SUL SITO MINERVA NEWS - "I TUMORI DELLA MAMMELLA" DI ALDO CAPOZZA.

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