lunedì 7 dicembre 2015

Il ricordo della tragedia di Triggiano e l'attesa del Valle d’Itria Express

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Promotore dell'iniziativa l’Aisaf gruppo Bari (associazione jonico-salentina Amici del treno)





Foto di Gabriele Lepore, socio dell'Aisaf gruppo Bari


(Franco Presicci) 
 Correva l’anno 1927. Il 30 ottobre, alle 7.41, un convoglio speciale per Bari partito da Locorotondo, appena uscito dalla curva che sfocia nella stazione di Triggiano, finì contro un treno, anch’esso diretto al capoluogo, fermo sul binario, unico, in ritardo sull’orario. Il conducente del treno in arrivo, mancando il segnale rosso, e accortosi dell’ostacolo quando ormai era pochi metri, azionò i meccanismi di frenata, ma non potè evitare il disastro: 9 viaggiatori perdettero la vita e 145 rimasero feriti. Due cittadini, Michele Campobasso e Vito Giannelli, s’impegnarono immediatamente con coraggio nell’azione di soccorso, salvando molta gente imprigionata nei vagoni devastati, pur sapendo che la caldaia della locomotiva, sottoposta a pressione, poteva esplodere da un momento all’altro; pericolo scongiurato dal macchinista che pur avendo subito un trauma all’addome, risalì sulla macchina deragliata per compiere le manovre necessarie.
Alla tragedia e ai suoi eroi, il 13 novembre scorso, è stata dedicata una lapide, affissa su una parete all’ingresso della stazione di Triggiano . Presenti il sindaco Vincenzo Denicolò, l’assessore alla Cultura Piero Caringello, una dirigente dello stesso dipartimento Tonia Caldarulo e alcuni consiglieri comunali. Con loro il direttore d’esercizio delle Ferrovie Sud-Est, ingegner Giuseppe Formica, il parroco don Michele Camassa, l’arciprete don Antonio Bonerba, che ha benedetto la targa, oltre a Dario De Simone, rappresentante dell’Aisaf gruppo Bari (associazione jonico-salentina Amici del treno), promotore dell’iniziativa realizzata con il patrocinio e l’intervento economico del Comune; e alla fanfara della scuola secondaria di primo grado “De Amicis-Dizonne.
Tra il pubblico c’era chi ricordava che quel giorno a Bari si festeggiava il quinto anniversario della marcia su Roma (il 28 ottobre del ‘22) e chi i gravissimi precedenti incidenti sulle strade ferrate del Sud. Tra i quali, l’ecatombe del 3 marzo del ’44: più di 500 morti: nel pomeriggio, alle 19, il treno 8017, lunghissimo, tirato da due locomotive a vapore con un fuochista e un macchinista, partito dallo scalo di Battipaglia con un rilevante carico di viaggiatori, nella notte si bloccò in una galleria poco distante da Balvano e nel tentativo di rimettersi in moto, dai locomotori si liberarono gas tossici che colsero i passeggeri nel sonno. L’episodio è passato alla storia come il disastro di Balvano, il paese in cui il 3 novembre del 1961 si rifugiarono i briganti Carmine Crocco e Josè Borjès con le loro bande, e nel 1980 fu coinvolto nel terremoto che si accanì in Basilicata e in Irpinia.
Tornando a Triggiano, recitata una preghiera per le vittime, va detto che è da lodare l’attività svolta con impegno e competenza da Dario De Simone e dai suoi collaboratori dell’Aisaf gruppo Bari, in favore del treno, della conoscenza della sua storia e anche dell’incremento del turismo. Sono in molti ad esprimere entusiasmo per l’esperienza fatta quest’estate con il Salento Express, che viaggiava con orchestre jazz a bordo e concludeva la sua corsa sul secondo binario dello scalo di Martina. E a Crispiano si manifesta il desiderio che il tragitto venga allungato fino alla loro città, terminando a Taranto. A fare da portavoce Michele Annese, già direttore della biblioteca “Carlo Natale”, che tanto lustro ha dato alla sua terra, e oggi artefice dell’Università del Tempo libero e del Sapere, un laboratorio molto attivo. Sicuramente gli organizzatori non rimarranno insensibili all’idea. Per ora sono impegnati nella messa a punto del programma del Valle d’Itria Express, che verrà forse trainato da una “Ciucculatera”, la locomotiva a vapore” che è sempre nel cuore e nella memoria degli appassionati del treno. Sul quale Wolfgang Schivelbusch ha scritto un libro interessantissimo: “Storia dei viaggi in ferrovia”, edito da Einaudi. Vi si parla tra l’altro della ferrovia come garante tecnico della democrazia, secondo la teoria degli intellettuali seguaci di Saint Simon, che consideravano il treno come trasporto dell’uguaglianza, della libertà e della civiltà. Ma era un’illusione: la disposizione dei posti nello scompartimento (uno di fronte all’altro) risultava sgradevole a chi si riteneva di prima classe. E si isolava tacendo, immergendosi nella lettura o guardando il panorama. .



Nella foto di Gabriele Lepore: il sindaco Vincenzo Denicolò; don Antonio Bonerba, arciprete di Triggiano, Pietro Caringella, assessore alla Cultura; Dario De Simone, referente Aisaf gruppo Bari; e Giuseppe Formica, direttore d'Esercizio delle Ferrovie Sud-Estalia


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